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Notti selvagge (eLit): eLit
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E-book331 pagine4 ore

Notti selvagge (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Hell's Height 3
Lui è tutto quello che il suo corpo desidera. E tutto quello che la sua fede condanna. Sono luce e ombra, giorno e notte, bellezza eterea e fascino tenebroso... Se è inevitabile che tra due poli opposti scoppi un coinvolgimento irresistibile, la loro non può che essere una torbida passione da vivere di nascosto, al riparo delle tenebre, perché il mondo non accetterà mai la loro unione.

Sally Mae ha una bellezza esile e diafana, tanto sono chiari i suoi occhi e i suoi capelli, mentre Tucker McCade è un mezzosangue e ha la pelle scura e il fisico possente di chi discende da una stirpe guerriera. Quello che li divide è anche il rapporto con la violenza: peccato imperdonabile per lei che è una devota quacchera, risorsa utile al ristabilimento dell'ordine per lui in quanto Texas Ranger. Nonostante tutto un'attrazione fatale è divampata tra i due, travolgendo fede e buon senso, così ora non potranno più sottrarsi al giudizio degli altri e la loro passione sarà esposta alla luce del sole e della verità...
LinguaItaliano
Data di uscita2 mag 2019
ISBN9788830500129
Notti selvagge (eLit): eLit
Autore

Sarah Mccarty

Esperta conoscitrice del selvaggio Texas al tempo dei pionieri.

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    Anteprima del libro

    Notti selvagge (eLit) - Sarah Mccarty

    1

    Trasportata dall’aria umida della sera, la musica arrivava alle orecchie di Sally Mae e l’avvolgeva con la sua cadenza allegra. Si ballava nella sala parrocchiale addobbata a festa. Con i fianchi contro la balaustra, Sally Mae appoggiò la testa alla colonnina del portico e chiuse gli occhi per qualche istante, lasciandosi invadere dalla melodia che risuonava gioiosa dentro di lei. Si sentiva sempre meno in colpa, segno che a poco a poco la sua sofferenza si andava attenuando. Jonah lo aveva previsto, dopotutto. Ma Jonah era un uomo buono e altruista, che anteponeva immancabilmente gli interessi del prossimo alle proprie esigenze e seguiva le vie del Signore senza dubbi o turbamenti. Sapeva sempre che cosa fare e i suoi propositi erano chiari e limpidi, mentre Sally Mae era costantemente in lotta con se stessa e i propri impulsi.

    Il loro era stato un buon matrimonio nonostante le loro differenze, o forse proprio grazie a esse. Sally Mae era stata una brava moglie e aveva apprezzato la stabilità che la loro unione aveva dato a una donna impulsiva come lei. Non poteva dire che le sue fossero state le nozze da favola che tutte le bambine sognano quando giocano alle signore, ma Sally Mae era stata felice con Jonah. Lui era stato in grado di domare la sua inclinazione all’irrequietudine e all’insicurezza. Le risposte che non riusciva a trovare, meditando o pregando, finiva sempre per averle da Jonah e per vederle incarnate in lui.

    Jonah era solido e incrollabile come la roccia, era il suo faro nella nebbia, il suo baricentro; quando era stato ucciso, la luce interiore che illuminava Sally Mae si era spenta di colpo, facendo piombare il suo mondo nell’oscurità.

    Aveva smesso di provare qualsiasi sentimento. Per mesi, aveva avuto uno sguardo inebetito e la sua esistenza aveva assunto il tenore della mera sopravvivenza. Poi, a poco a poco, gli abitanti del paese avevano iniziato a rivolgersi a lei per essere curati. Essendo stata infermiera e assistente di Jonah, era vista come la figura più simile a un medico che avessero a disposizione per le emergenze e per ricevere consigli sui problemi di salute. Sally Mae aveva trovato un minimo di consolazione nell’accorgersi di poter essere utile al prossimo. Un barlume di luce aveva illuminato l’oscurità del suo cuore e dato un nuovo scopo alla sua vita. Dopo la morte di Jonah, le era impossibile dire di essere felice, ma almeno aveva trovato un motivo per alzarsi dal letto al mattino, un pretesto per tenere in movimento tutti i meccanismi fisici e mentali, per mangiare, dormire, vestirsi e pensare. Gradualmente quel pretesto non era più solo un ripiego, ma aveva assunto il peso e l’importanza di una vera vocazione. Il suo nuovo ruolo all’interno nella comunità l’aveva distratta dal vuoto lasciato dalla morte del marito, un vuoto che Sally Mae era riuscita a ignorare fino a sei mesi prima, quando Tucker McCade era tornato in città.

    A quel ricordo, Sally Mae fece una smorfia e cambiò posizione, premendo i fianchi contro la balaustra di legno mentre guardava il cielo punteggiato di stelle. L’immensità dello spazio siderale la colpì per la sua bellezza, come se fosse stata la prima volta che contemplava il cielo di notte. E forse era proprio così, perché lo vedeva con occhi nuovi.

    A volte aveva l’impressione che la morte di Jonah avesse cancellato la sua identità precedente, trasformandola in una donna diversa, che Sally Mae non conosceva e non comprendeva più. Era estranea a se stessa, incomprensibili le sue stesse reazioni. Certo, poteva capire perché le piacesse tanto la notte, mentre altre sensazioni la sconcertavano. Ad esempio, non riusciva a comprendere perché fosse tanto attratta da Tucker McCade, il Texas Ranger dal fisico imponente.

    A una prima occhiata, non aveva nulla che potesse piacerle. Era troppo grosso e muscoloso, impetuoso, incontenibile e imprevedibile. Viveva immerso nella violenza che lei aborriva, non credeva a nulla, viveva alla giornata ed era un insensibile. Dai suoi occhi non traspariva mai un briciolo di compassione, di dolcezza, di gentilezza. Doveva conoscere parecchi segreti e tanta sofferenza; Sally Mae non avrebbe dovuto esserne attratta, eppure quell’uomo così lontano dai suoi gusti era entrato prepotentemente nella sua vita.

    Tempo addietro, mentre lei gli medicava una ferita al braccio, Tucker l’aveva ammonita che tentare un uomo come lui era pericoloso, ma a Sally Mae era parsa una promessa più che un avvertimento. In realtà, non le era sembrato di provocarlo, però, a ripensarci, in effetti gli era un po’ troppo vicina mentre lo curava e aveva lasciato la mano sul suo braccio più a lungo di quanto fosse necessario. Era affascinata da lui, questo era innegabile. Tucker aveva degli occhi magnetici, capaci di ipnotizzare qualsiasi donna. Le iridi chiare, di un grigio argenteo, risaltavano nel viso dalla pelle brunita. Ma per Sally Mae il suo fascino andava ben oltre il suo fisico robusto e la sua bellezza intensamente virile ed esotica. Ciò che l’attirava soprattutto di Tucker era la gentilezza che emergeva solo a tratti, la delicatezza che lui si curava di celare sotto il suo spirito pungente e la sua propensione per la violenza, ma che faceva parte di lui come la pistola e il coltello. Tucker McCade era un uomo sicuro di sé, proprio come Jonah, ma per motivi diversi. Mentre Jonah aveva una fiducia incrollabile nella via che Dio gli aveva indicato e su cui lui si era avviato senza tentennamenti né deviazioni, Tucker era altrettanto saldo nel proposito di andare per la sua strada senza cedimenti, senza dare ascolto a nessuno né farsi fuorviare, forte della sua capacità di ottenere sempre quello che voleva.

    In fondo, pur nei loro percorsi diametralmente opposti, erano due uomini dalla forte personalità, intensi e carismatici. Mentre Jonah si prodigava per dare assistenza al prossimo e salvare vite umane, a Tucker bastava il minimo pretesto per litigare, nonostante lo facesse sempre per una giusta causa. Si era battuto per Cissy Monroe, che non voleva più prostituirsi, dopo essere stata costretta dall’indigenza a imboccare la via della perdizione, si batteva per difendere cani randagi e ladruncoli affamati senza casa né famiglia, ma a volte anche senza un motivo plausibile, solo per il gusto di venire alle mani o di incutere timore. Era proprio in quei momenti che Tucker McCade le faceva paura, perché si dimostrava all’altezza della sua fama di rissoso, violento attaccabrighe e incarnava proprio ciò che Sally Mae temeva di più: la violenza che le aveva portato via il marito.

    Tucker McCade era un uomo brutale, sopra le righe e al di fuori delle convenzioni, ma anche bello e attraente. Rispecchiava il fascino selvaggio della terra in cui viveva e, per quanto Sally Mae cercasse di non lasciarsi avviluppare dalle sue spire, riusciva a insinuarsi nei suoi pensieri e ad attirarla, perché faceva appello alla parte più primitiva e istintiva di lei, quella che non si lasciava imbrigliare dalla ragione, dalla logica o dai suoi precetti quaccheri.

    Era quella parte di lei che desiderava intensamente Tucker McCade...

    Sally Mae chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, abbandonandosi a un’innocua fantasia. Immaginò che Tucker fosse davanti a lei, tanto alto e imponente da farla sentire piccola e fragile. Le sue spalle ampie e muscolose le ostacolavano la visuale, impedendole di vedere il proprio passato. I suoi occhi d’argento liquido, penetranti e intensi sopra gli zigomi alti, la fissavano come se volessero carpire tutti i segreti che custodiva in fondo all’anima, con quello sguardo che la faceva agitare, nervosa ed emozionata al tempo stesso.

    Lo immaginò mentre si chinava verso di lei, con i lunghi capelli corvini, lisci e lucenti come seta, che portava con la riga in mezzo a sottolineare le sue origini indiane che sbandierava come una sfida, la sua bocca sensuale e carnosa, la sua virilità magnetica. Sally Mae aveva notato che lui non la toccava mai, ma si limitava a sfiorarla appena, promettendole e al tempo stesso negandole passione e piacere celestiale. Le sue erano mani che uccidevano con la stessa facilità con cui sarebbero state capaci di darle gioia.

    Al pensiero di essere accarezzata da Tucker, Sally Mae avvertì un brivido di timore e contemporaneamente di emozione.

    Essendo quacchera e pacifista, le ripugnava la violenza. Secondo lei, era inutile litigare, battersi, combattere. Inoltre riteneva che fosse ugualmente insensato darsi tanta pena per sfidare il prossimo e montare un caso per la minima sciocchezza; Tucker, però, era un tipo spavaldo e aveva un approccio schietto e sbrigativo nei confronti di tutti e in qualsiasi situazione. Quando posava lo sguardo su una persona, sembrava dirle prendimi così, per quello che sono, e subiscine le conseguenze. La sua sfrontatezza, unita al suo disprezzo per le convenzioni, creava una combinazione letale, irresistibile per le donne. E, se Sally Mae alla luce del giorno riusciva ad aggrapparsi al suo buonsenso di quacchera, non aveva la stessa forza quando era avvolta dalle ombre suadenti della sera, con la luce romantica della luna e la sua immaginazione pronta a galoppare sfrenata e a fantasticare un incontro rovente tra loro.

    La musica accelerò verso il finale del brano. Sally Mae immaginò le coppie di ballerini che volteggiavano in modo vorticoso e si fermavano in un abbraccio spasmodico, ansanti per la frenesia della danza, guardandosi con gli occhi lucenti, le gote arrossate, le labbra socchiuse... ma non lei. Lei era immobile, in attesa, in un angolo della scena che si era raffigurata fra sé e sé. Non doveva fare altro che compiere il passo decisivo verso Tucker, quel passo proibito che la terrorizzava e che non era mai riuscita a fare davvero, perché per molti versi era una vigliacca. Non si teneva alla larga da Tucker perché lui era mezzo indiano e la loro unione non sarebbe stata vista di buon occhio in società, ma perché Tucker aveva le mani sporche di sangue, mentre lei aveva scelto un’altra vita. Però, in sogno poteva stare con lui, in sogno poteva averlo. Quando chiudeva gli occhi, aveva il coraggio di compiere quel passo e stringersi a lui, per farsi avviluppare dal calore del suo abbraccio forte e lasciarsi proteggere dalle sue braccia possenti.

    Sally Mae sospirò mentre il desiderio le percorreva tutto il corpo al pensiero di raggiungere finalmente il culmine di mesi di aneliti smaniosi.

    Alcuni dicevano che Tucker era un uomo crudele; per altri era duro e spietato. Ma Sally Mae sapeva in modo istintivo che tra le sue braccia non avrebbe trovato altro che gioia. Aveva visto la promessa nei suoi occhi magnetici, la sentiva vibrare tra loro ogni volta che si avvicinava ed era profondamente consapevole che Tucker si sarebbe preso cura del suo corpo con scrupolo, senza riserve, con la stessa attenzione che riservava alla sua sicurezza.

    Incrociò le braccia sul petto come se volesse stringere a sé quel pensiero per cullarlo, coccolarlo, lasciarlo penetrare tra le sue fantasie più recondite e intime, in modo che Tucker potesse prendersi nei suoi sogni le licenze che non poteva concedergli alla luce del giorno e avere liberamente accesso al suo corpo, al piacere.

    Prima che l’orchestrina attaccasse un altro brano, Sally Mae approfittò della breve pausa di silenzio per lasciare che la sua fantasia facesse un passo avanti nel regno del proibito. Era quasi inevitabile che tra lei e Tucker finisse così. Tucker era una forza della natura con cui fare i conti e stancava la sua preda braccandola a lungo, ma in maniera implacabile. E, quanto a resistenza, lei non era più salda dei fuorilegge che finivano, senza eccezioni, per arrendersi al braccio muscoloso della legge, rappresentato da Tucker.

    Sally Mae non voleva opporsi più. Resistere era estenuante, la prosciugava di tutte le forze, specialmente se combatteva contro l’unico aspetto della vita che avrebbe potuto aggiungere una nota di colore alla sua esistenza piatta e tetra.

    La musica aumentò di ritmo, si trasformò in un allegro e frenetico ballabile che cambiò l’umore della sua fantasia, facendola mutare da languida ad avida mentre immaginava le lunghe dita di Tucker che le stringevano i polsi, le accarezzavano le braccia e le spalle con foga, come Jonah non aveva mai fatto.

    La sua immaginazione aveva il sapore della slealtà nei confronti di Jonah. Sotto diversi aspetti, Tucker era il suo opposto e Sally Mae non si illudeva che potesse essere gentile e delicato con una donna. Piuttosto era incline a credere che lui fosse in grado di eccitarla al punto da non avere più bisogno di gentilezze e attenzioni. Se fosse stata del tutto sincera, avrebbe ammesso che il desiderio che provava per Tucker era così intenso da condurla in una dimensione che Jonah non aveva mai raggiunto, oltre il punto in cui suo marito si era sempre fermato.

    Al ricordo degli abbracci delicati di Jonah, Sally Mae ebbe un brivido e cancellò dalla mente la sua torbida fantasia. Era di nuovo sola, con la notte stellata, la musica e un desiderio struggente da cui non riusciva a liberarsi. Non voleva un uomo qualsiasi; la passione ardente che sognava non poteva dargliela chiunque. Un abbraccio non valeva l’altro. Jonah era stato l’unico uomo con cui avesse fatto l’amore e, fino alla sua morte, non aveva posato lo sguardo su nessun altro. Anzi, nelle prime settimane di vedovanza non si era quasi resa conto dell’esistenza di Tucker. Ma un giorno qualcuno le aveva messo una tazza di caffè in mano, lei aveva alzato lo sguardo per ringraziare e lui era lì, con un’espressione seria e solenne, lo sguardo comprensivo per la perdita che Sally Mae non riusciva ad accettare. Da allora aveva gravitato intorno a lei; sbucava dal nulla per andare a trovarla quando tornava in città, la proteggeva quando c’era, badava che mangiasse abbastanza, che i suoi pazienti non la molestassero, che non le mancasse niente... e le faceva capire che la stava aspettando, pazientemente.

    Il chiaro di luna si confaceva a Sally Mae. Accarezzava la sua carnagione pallida e perfetta con la tenerezza di un amante, faceva risaltare l’oro purissimo dei suoi capelli e il mistero del suo sguardo. Di giorno, Sally Mae poteva nascondere la verità sotto il suo costante movimento e la sua instancabile alacrità, ma, al riparo del manto scuro della notte, i suoi segreti venivano in superficie come bollicine perlacee: la sua solitudine, la sua sete di avventura, la sua sensualità repressa. Al giorno, Tucker preferiva la notte e i suoi misteri, e il più stuzzicante era proprio Sally Mae.

    Era una donna di grande integrità e notevole bellezza, inoltre possedeva un fascino irresistibile a cui Tucker non era immune. Mentre la osservava, lei si voltò quel tanto da fargli scorgere il contorno del seno sotto il punitivo abito immancabilmente grigio. Avrebbe dovuto tenersi alla larga, si disse. Sorridendo fra sé e sé, pensò che per fortuna non era tipo da fare quello che avrebbe dovuto.

    Sally Mae sembrava una fata, appoggiata alla colonnina del portico. Il biondo dei capelli che spuntavano dalla cuffietta riluceva contro il legno scuro. Era una donna tutta luce che amava nascondersi nell’ombra, un mistero, una contraddizione. Tucker vide che sollevava leggermente le spalle, come se sospirasse. L’ombra di un’emozione indecifrabile le velò lo sguardo.

    Negli ultimi tempi l’aveva vista sempre più spesso in preda a una vaga inquietudine che lo eccitava con le promesse che celava. Non desiderava altro che farsi avanti, prenderla per mano, abbracciarla, sentire il suo corpo flessuoso stretto al proprio, assorbire le sue preoccupazioni. Fosse stato per lui, l’avrebbe protetta contro il mondo intero, contro il dolore e le minacce dell’ambiente ostile in cui vivevano. Sally Mae correva troppi rischi, aveva bisogno di un uomo accanto. Di recente, quando non era impegnato nella ricerca della cognata di Caine e tornava in città, la cercava subito con lo sguardo e, quando lei lo fissava con i suoi occhioni grigi tentatori, Tucker dimenticava i motivi per cui si teneva lontano.

    Sally Mae chiuse gli occhi, avvolta dalla musica che filtrava dalla sala nel silenzio della notte. Tucker sapeva che non si era accorta della sua presenza; era troppo rilassata. Quando le era vicino, era tesa come una corda di violino, e non perché lo trovasse ripugnante, al contrario. Tucker non era sciocco, sapeva che Sally Mae lo desiderava, così come sapeva che non avrebbe mai ceduto alla tentazione. Una bianca poteva avere una torrida relazione con un indiano, ma non avrebbe mai fatto sul serio con lui. C’era troppo odio tra bianchi e pellerossa perché una storia d’amore con un selvaggio fosse tollerata dalla comunità. E circolavano già troppe chiacchiere perché Tucker dormiva nel fienile di Sally Mae.

    Non che gli importasse. Nessuno sarebbe riuscito a smuoverlo. L’ultima volta in cui qualcuno aveva trovato da ridire sulla sua sistemazione nel fienile della vedova Schermerhorn, Tucker gli aveva fatto ingoiare i denti. Era un uomo d’azione e aveva risposto nell’unico modo possibile, l’unico che conoscesse. Il solo motivo per cui doveva ringraziare suo padre era proprio quello di avergli dato i muscoli e la forza che gli permettevano di scavarsi una nicchia in un mondo che gli era ostile.

    Tucker notò un movimento all’orlo della gonna di Sally Mae e si accorse che batteva il piede a tempo con la musica. Non l’aveva mai vista danzare e aveva dedotto che il ballo fosse contrario ai precetti della sua religione, oppure solo all’osservanza del lutto. Quel piede che batteva a ritmo poteva indicare che Sally Mae era pronta a riemergere dal suo dolore e ricominciare a vivere.

    A quel pensiero, raddrizzò le spalle e la fissò, teso, come una belva sul punto di balzare addosso alla preda. L’emozione gli faceva battere forte il cuore e gli faceva scorrere più velocemente il sangue nelle vene, come quando era a caccia di fuorilegge e si accorgeva di essere prossimo alla cattura. Con la stessa precisione, la stessa freddezza, ora puntava Sally Mae. Lei era il suo bersaglio e tutti i suoi sensi erano concentrati sulla conquista. Per notti e notti interminabili, era rimasto sveglio a immaginare di percorrere con la punta della lingua la sua pelle candida e morbidissima alla base della gola, dove pulsava il battito affrettato del cuore e dove il suo profumo di limone e vaniglia era più intenso, riscaldato dall’eccitazione e dalla paura. Tucker avrebbe aspirato a fondo quella fragranza seducente prima di slacciare a uno a uno i bottoni del suo vestito castigato, per rivelare il tesoro nascosto dalla stoffa di un severo color grigio.

    Ad alcuni uomini piacevano le donne formose, ad altri quelle morbide e materne, ad altri ancora quelle energiche e scattanti. Tucker non aveva mai avuto un tipo ideale; conquistava tutte indistintamente. Nondimeno, due minuti dopo essere stato sfiorato per la prima volta dalla mano delicata di Sally Mae, aveva deciso che preferiva le bionde flessuose.

    Era impegnato in una rissa al saloon e stava sfogando il suo malumore su un uomo muscoloso quanto lui e altrettanto irascibile, quando Sally Mae era entrata nel saloon, si era frapposta tra i due litiganti e li aveva costretti a sorbirsi una predica sulla stupidità e l’inutilità degli scontri fisici. Il suo avversario era pronto a prendere a pugni anche lei, per cui Tucker era stato costretto a stenderlo. Poi l’aveva accompagnata a casa e aveva dovuto sopportare la sua predica per tutta la strada e anche dopo, quando Sally Mae lo aveva fatto accomodare in cucina.

    Seduto al tavolo della stanza intima e accogliente, lui l’aveva ascoltata, avvolto dal suo profumo e, all’improvviso, era stato colto dal desiderio di dar vita a una dimensione familiare, a un luogo cui sentisse di appartenere in modo viscerale. Se le sue origini fossero state diverse e i suoi genitori fossero stati entrambi visi pallidi o pellerossa, lui non sarebbe stato un sangue misto e sarebbe appartenuto a uno dei due mondi. Invece sua madre era indiana e suo padre bianco e lui non era accettato da nessuno dei due popoli. Solo a Hell’s Eight si sentiva a casa, dopo che la sua famiglia e la sua città erano state spazzate via da un’incursione di messicani quando Tucker aveva sedici anni. Ma, nell’istante preciso in cui Sally Mae gli aveva posato la mano sul braccio in un gesto consolatorio e comprensivo, per un attimo Tucker aveva provato il desiderio di trovare il suo posto lì con lei.

    Nei mesi successivi a quell’episodio apparentemente insignificante, il desiderio era tornato a farsi sentire a tratti. Per quanto si ripetesse che Sally Mae era una brava donna, non il tipo da fugace avventura senza impegno, Tucker non riusciva a scrollarsi di dosso la convinzione che fosse la donna per lui. Dal momento in cui c’era stato quel breve contatto, aspettava con pazienza l’occasione giusta. Era bravo a dare la caccia, a braccare la preda; per questo era un eccellente Texas Ranger, un eccezionale addestratore di cavalli... e un fantastico amante.

    La musica aveva preso un ritmo vivace e Sally Mae teneva il tempo con il piede. Tucker era sicuro che ballasse con la stessa grazia venata di sensualità innata con cui si muoveva. Un lieve sorriso le increspava le labbra. Tucker adorava il suo sorriso aperto e sincero, generoso come la sua indole. Sally Mae aveva la bocca grande e un naso dritto e affilato che si sposava bene con i suoi lineamenti. Il suo viso esprimeva forza di carattere e la linea del mento tradiva la sua ostinazione.

    Sally Mae era una donna che nessuno avrebbe potuto mettersi sotto i piedi, si capiva dal suo volto. Dopo la morte del marito, diverse persone avevano tentato di convincerla a trasferirsi e tornare nell’Est, ma lei si era sempre rifiutata di muoversi da casa sua. E quando avevano alluso alla necessità che si risposasse, aveva risposto con la stessa schiettezza decisa. A quel punto, nessuno aveva più insistito, ma per Tucker era pura follia che Sally Mae restasse sola in quell’ambiente ostile. Il Texas non era il posto più adatto per una donna che credeva alla bontà del prossimo e al precetto di porgere l’altra guancia quando in città chiunque, Tucker compreso, era convinto che a una minaccia si rispondesse con una scazzottata. Per lei, tutti erano allo stesso modo creature del Signore, ma, se fosse stato per lui, l’avrebbe messa sul primo treno diretto a Est, legata e imbavagliata, se fosse stato necessario. Era troppo delicata e ingenua per vivere da sola in Texas; non si rendeva conto delle difficoltà che avrebbe dovuto affrontare senza un uomo accanto. Era convinta che, con Tucker sistemato nel suo fienile, fosse protetta a sufficienza, senza rendersi conto che la gente chiacchierava... e che lui stesso rappresentava una minaccia, perché la desiderava ed era fermamente intenzionato a farla sua.

    Sally Mae sospirò in modo sensuale e si appoggiò meglio alla balaustra. Era chiaro che le piaceva la musica, ma restava sola al buio, in disparte come sempre. Anche se si faceva in quattro per aiutare i suoi concittadini in maniera assolutamente altruistica e imparziale, senza riserve e senza fare domande, dispensando cure a delinquenti e brava gente, alla fine era sempre sola. Tucker era preoccupato per lei, per i rischi che correva a causa della sua totale abnegazione. Anche per questo esitava a riprendere le ricerche di Ari, la sorella della moglie di Caine, e aveva rifiutato l’invito di Sam e Isabella di stabilirsi presso il loro ranch appena fuori Hell’s Eight. Tucker voleva vegliare sulla vedova tanto generosa quanto imprudente, e tanto indifesa quanto affascinante, che non dimostrava un briciolo di buonsenso.

    Per esempio, giusto la settimana prima aveva accolto nella sua pensione Lyle Hartsmith per curarlo, dopo che era stato accoltellato in una rissa al saloon.

    Lyle Hartsmith era un poco di buono, un fuorilegge privo di scrupoli e di morale. Per Tucker, se al mondo ci fosse stata vera giustizia, Lyle non sarebbe stato curato perché non lo meritava, ma sarebbe stato impossibile convincere Sally Mae a lasciarlo morire. Per lei, anche quel delinquente era una creatura del Signore e aveva diritto di vivere. Perciò Tucker la teneva d’occhio e, al tempo stesso, alimentava il suo desiderio, pur sapendo che non sarebbe stato soddisfatto.

    Chi diceva che si diventa saggi con l’età?, si chiese Tucker. Aveva trentun anni ed era sempre più stupido.

    Dalla sala da ballo arrivava la melodia di un motivetto popolare e il sorriso di Sally Mae si velò di malinconia. Sicuramente la musica le evocava ricordi del marito defunto.

    Tucker non poteva provare risentimento nei confronti dell’uomo che aveva avuto

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