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Ombre del peccato (eLit): eLit
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E-book357 pagine5 ore

Ombre del peccato (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Hell's Height 4
Un uomo senza una patria, una donna senza memoria...

Tracker Ochoa è uno dei temibili Hell's Eight, che non ha un suo posto preciso nel mondo spietato delle terre di frontiera, al confine tra Texas e Messico, terre insanguinate dalle scorribande di spietati assassini.
Ari è la donna che tutti cercano, che tutti vogliono, per motivi più o meno leciti. Non ha più memoria ed è meglio così, perché il suo è un passato da dimenticare. Ma gli Hell's Eight hanno fatto una promessa, e devono trarla in salvo, riportarla a casa.
La missione di Tracker, spinto da un istinto profondo e da un desiderio irrefrenabile, è quella di trovare Ari e donarle la serenità. Il loro è un incontro deciso dal fato ineluttabile, suggellato da una passione ardente come il sole che splende implacabile sulle pianure.
LinguaItaliano
Data di uscita3 giu 2019
ISBN9788830500358
Ombre del peccato (eLit): eLit
Autore

Sarah Mccarty

Esperta conoscitrice del selvaggio Texas al tempo dei pionieri.

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    Anteprima del libro

    Ombre del peccato (eLit) - Sarah Mccarty

    1

    5 aprile, 1858

    Cara Ari,

    non so come cominciare questa lettera, se non col dirti:

    «Grazie a Dio, sei viva».

    Nell’ultimo anno sono successi tanti avvenimenti. Non tutti belli, ma alcuni davvero speciali, tanto che mi mancano le parole per descriverli. Mi sono sposata. Felicemente, con un uomo che papà non avrebbe mai approvato. Non possiede grandi ricchezze, non ha una posizione sociale e non gliene importa della mia, ma rappresenta più di quello che noi abbiamo mai osato sognare quando ci trovavamo sotto il melo a immaginare il marito perfetto.

    È un Hell’s Eight e, se quando riceverai questa lettera sarai nei territori del Texas, ne capirai il significato. Gli uomini di Hell’s Eight sono una razza a parte. Un modello su cui si costruiscono leggende, che loro deridono solo se le menzioni. Mio marito si chiama Caine Allen, ed è stato lui a insistere perché scrivessi questa lettera. Crede nella famiglia e nel mio intuito. Nonostante tutti pensino che sei morta, dice di fidarsi del mio istinto, e mi ha promesso che trovarti sarà una priorità assoluta per gli uomini di Hell’s Eight. A volte può essere davvero determinato, ma nel modo migliore.

    Mi dispiace non poterti presentare l’uomo che ti porterà questa lettera, ma vedi, ho fatto sette copie e le ho affidate a sette uomini diversi con la speranza che ti ritrovino: Tucker, Sam, Tracker, Shadow, Luke, Caden e Ace. Sono tutti Hell’s Eight, e ti sto chiedendo, Ari, di affidarti a loro perché ognuno di loro mi ha fatto una promessa, che hanno giurato di mantenere.

    Vedi, Ari, mi hanno promesso di riportarti a casa. A casa a Hell’s Eight, dove non esiste il passato, non ci sono recriminazioni né giudizi, ma soltanto pace e un posto dove puoi respirare in piena libertà. Dopo quello che abbiamo dovuto sopportare, lo so che sembra la descrizione del paradiso, però ti assicuro che c’è una via d’uscita dall’inferno.

    Non fidarti di nessuno tranne che di loro, Ari, perché l’avvocato di nostro padre, Harold Amboy, è colui che all’inizio ha organizzato tutto per attaccarci e ha anche sguinzagliato degli uomini per cercarti. Intende controllare i soldi di papà attraverso una di noi due. Ma puoi fidarti di chi ti porterà questa lettera.

    Mentre ti scrivo, non posso smettere di piangere. Non riesco a immaginare quello che hai dovuto subire. Non posso dimenticare come siamo state separate, i miei incubi – che devono essere stati la tua realtà – il senso di impotenza quando di notte fisso il cielo chiedendomi se anche tu vedi le stesse stelle, domandandomi se stai bene, sei felice, e, soprattutto, sei al sicuro.

    Ti ricordi il gioco che facevamo quando eravamo bambine e qualcosa era andato storto? Andavamo a cercare un campo di margheritine illuminato dal sole, ci tenevamo le mani nel nostro modo speciale e ruotavamo finché non ci importava più di nient’altro. Voglio solo rivederti, Ari, ritrovare quel campo di margheritine, ruotare mani nelle mani finché una risata seppellirà tutte le cose brutte che ci sono successe. Anche se è irrazionale, perché non so quanto tempo impiegheranno gli uomini a trovarti – giorni, mesi, anni – devo dirti questo. Corri a casa, Ari.

    Ho piantato un campo di margheritine che ti sta aspettando.

    «Allora andrai a cercarla?»

    Tracker rispose con un cenno del capo alla domanda del gemello, poi strattonò la cinghia per serrare il nodo e legare ben stretta la coperta dietro la sella.

    Aveva in tasca la lettera di Desi per Ari. Era quello il suo lasciapassare, e anche il pungolo che lo spronava ad andare.

    Shadow infilò il piatto e la tazza di latta nella bisaccia, facendoli tintinnare. «Abbiamo una pista promettente» insistette. Era la terza volta che glielo faceva notare da quando si erano accampati la sera prima. «I Saransen, che abitano sulla strada per Cavato, mi hanno assicurato che c’è una bionda che vive in paese.»

    Tracker guardò Shadow. Era come guardarsi allo specchio. Il suo gemello aveva la stessa altezza, le stesse spalle ampie, il medesimo viso spigoloso, dai lineamenti duri che gli conferivano la stessa aria austera, a tratti quasi crudele, di loro padre. L’unico particolare che avevano ripreso dal viso della madre, una bella messicana, era la bocca carnosa che addolciva la loro espressione.

    I due fratelli avevano gli stessi occhi scuri penetranti, lo stesso sguardo cinico e disincantato di chi sa che tutto ha un prezzo.

    Tracker e Shadow avevano imparato molto presto a diventare invisibili, confondendosi tra la folla, per non farsi individuare dai malcapitati che il padre intendeva derubare. Purtroppo da lui non erano mai riusciti a nascondersi. Tracker non poteva ricordare senza astio quanta rabbia il padre avesse riversato su di loro, ricoprendoli di insulti e percosse se non erano all’altezza dei compiti che lui aveva affidato loro.

    Tecnicamente Tracker era il fratello maggiore, perché era nato venti minuti prima di Shadow. Per questo motivo si era sempre sentito in dovere di proteggerlo dall’asprezza del mondo in cui vivevano. Però non era riuscito nell’intento, perché Shadow aveva sempre sofferto. Aveva subito le angherie del padre, aveva vissuto la tragedia causata dall’esercito messicano che aveva spazzato via l’intero villaggio quando erano ancora fanciulli, e aveva sofferto nei giorni successivi al massacro, quando lui e gli altri sette orfani che erano sopravvissuti erano quasi morti di fame, completamente allo sbando in quella che era ormai una città fantasma. Alla fine avevano ricostruito una piccola comunità composta di otto ragazzini spauriti che si facevano forza l’un l’altro. Da allora erano cresciuti in un gruppo compatto ed erano diventati gli Hell’s Eight, gli otto uomini più temuti delle pianure del Texas.

    Tracker e Shadow avevano a Hell’s Eight la loro nuova patria, la loro famiglia acquisita, ma avevano conquistato con il loro sangue il rispetto che avevano ottenuto al di fuori dei confini della loro comunità. In un paese aspro come quello, l’unico rispetto che un uomo poteva avere era quello che si prendeva con la forza, e Tracker e Shadow se ne erano aggiudicata una fetta considerevole.

    «Sei pensieroso, fratello?»

    Tracker si riscosse e sorrise, infilando il fucile nella fondina. «Stavo pensando che Caine dev’essere proprio fiero di quello che è diventata Hell’s Eight.»

    Caine era il capo del gruppo. Aveva preso sotto la sua guida gli altri ragazzini e li aveva aiutati a crescere; da fuorilegge erano diventati Ranger, difensori della legge, ed era per la moglie di Caine, Desi, che ora Tracker era in caccia.

    «Ha sempre detto che prima avremmo dovuto diventare forti e poi lottare contro le ingiustizie, e così è stato.»

    «È incredibile, no?, che ora siamo noi quelli a cui la gente chiede aiuto.»

    Tracker non era ancora del tutto a suo agio nel ruolo di Ranger; preferiva restare in disparte, non avere legami, non essere soggetto alle aspettative altrui, risolvere i problemi con calma ed efficienza, senza rendere pubbliche le proprie imprese. Della notorietà e della stima altrui... Tracker non sapeva che farsene.

    Shadow fece una risatina e scosse la testa. «Già, soprattutto considerato quanto siamo sempre stati bravi a combinare guai!»

    Era proprio vero, pensò Tracker. Non si era mai sentito tanto libero, come un puledro selvaggio, come negli anni in cui erano degli scapestrati che si facevano giustizia da soli in barba alla legge, sempre nell’ombra, facendo ciò che andava fatto senza scrupoli, con sangue freddo e in maniera spietata, come sarebbe piaciuto a suo padre. Ma il tempo cambia le cose, e ora gli Hell’s Eight erano la Legge, costretti a sottostare alle regole della società. Tracker fece una smorfia.

    Erano diventati così rispettabili che Tracker aveva l’impressione di avere un cappio al collo, per quanto si sentiva soffocare. L’ultimo caso di cui si erano occupati ne era un esempio lampante.

    Gli sembrava di avere ancora davanti agli occhi il viso gongolante di John Kettle quando aveva ascoltato il suo verdetto di non colpevolezza uscire dalle labbra del giudice. Aveva ucciso una donna e una bambina, e Tracker e Shadow gli avevano dato la caccia. Da spietati cacciatori di taglie lo avevano trovato e inchiodato, e trascinato davanti al giudice. Ai vecchi tempi lo avrebbero ucciso e via, facendosi giustizia da soli. Invece gli avevano assicurato un processo, e ora le due poverine erano morte, ma il loro assassino era a piede libero, perché la giustizia aveva chinato il capo dinanzi alla ricchezza e all’influenza di John Kettle.

    Tracker sputò a terra. «Le cose cambiano, fratello.»

    Shadow grugnì. Sapeva a cosa si riferisse Tracker. «Avremmo dovuto freddare quel bastardo.»

    «La prossima volta non avrò pietà.»

    Tracker per natura non era incline a seguire le regole, specialmente quando le regole non venivano applicate. Le cose cambiavano, ma lui no. A lui piaceva risolvere i problemi in maniera chiara, senza lasciare strascichi né questioni in sospeso. E con John Kettle c’era una questione in sospeso... Tracker sapeva che prima o poi avrebbe chiuso la faccenda. Quel bastardo di Kettle uccideva per il puro piacere di farlo, e non avrebbe smesso. Anzi, avrebbe continuato a uccidere, ancora, e ancora. La sete di sangue non si placava, non poteva che peggiorare. Qualcuno doveva fermarlo.

    «Amen» disse solennemente Shadow.

    Si levò una brezza tiepida che accarezzò i lunghi capelli di Tracker, scostandoglieli dal collo come se la vocina misteriosa che gli aveva salvato la vita tante volte gli stesse dando un avvertimento. Con la pelle d’oca e tutti i sensi tesi, in allarme, sentì che il vento proveniva da sud. Divenne più forte in lui il senso di ineluttabilità che lo aveva invaso sin dal giorno in cui aveva conosciuto la moglie di Caine, Desi.

    Il suo destino lo attendeva a sud, dov’era la donna che corrispondeva alla descrizione di Ari. Sfiorò il calcio del fucile come se avesse bisogno di aggrapparsi a un punto fermo. Non era poi tanto sicuro di voler andare incontro a ciò che l’aspettava a sud.

    Ma, soprattutto, non poteva sperare che Shadow non avesse avvertito la sua tensione.

    «Che cos’hai?» gli chiese infatti suo fratello un istante dopo.

    Tracker non sapeva come spiegare la sua inquietudine. «Ho una strana sensazione...»

    Shadow sospirò. Da sempre i due gemelli erano uniti da un legame telepatico. Avevano un istinto particolarmente sensibile e l’uno intuiva sempre quello che stava succedendo all’altro. Questo fortissimo collegamento mentale aveva salvato loro la vita più di una volta.

    Shadow finì di legare le bisacce alla sella. «Vengo con te» dichiarò con fermezza.

    Tracker non voleva che il fratello fosse coinvolto nel disastro che lo attendeva. «No» replicò con altrettanta decisione.

    Guardandolo da sotto l’ampia tesa del suo cappello nero, Shadow disse: «Anche se sei più vecchio di me di venti minuti, questo non ti dà il diritto di dirmi cosa devo fare».

    Tracker era di tutt’altra opinione. «Abbiamo promesso a Desi di trovare sua sorella.»

    «E allora? Qualcun altro può seguire la pista di Cavato» obiettò Shadow.

    «E chi, di grazia?» sbottò Tracker, sarcastico. «Cavato è in territorio indiano. Sarebbe un suicidio per chiunque altro avventurarsi in quella zona.»

    «Non per Zacharias e i suoi uomini, se Zacharias non fosse ancora malconcio dopo il suo scontro con i Comanche.»

    «Be’, sì, loro potrebbero farlo» ammise Tracker.

    Zacharias e i suoi vaqueros lavoravano al ranch di Sam e Bella. Tranne gli Hell’s Eight, non esistevano al mondo uomini più forti, in grado di tenere testa a qualsiasi nemico e di superare qualsiasi pericolo. Gli Hell’s Eight avevano con loro un debito che non avrebbero mai potuto ripagare, perché Zach e i suoi uomini si erano offerti di sacrificarsi in una missione suicida, fungendo da baluardo contro i Comanche, per trattenerli impegnandoli in combattimento e permettere così a Tucker di guadagnare tempo per trarre in salvo sua moglie, che era incinta. Tutti credevano che fossero rimasti uccisi, per cui li avevano accolti con immenso stupore quando li avevano visti arrivare a cavallo, insanguinati e in fin di vita, alla loro stessa commemorazione funebre.

    «Non vedo l’ora di riuscire a evitare che ci siano altri attentati alla vita di Desi» sbuffò Shadow.

    «E di Ari» aggiunse Tracker.

    «Già... È incredibile cosa siano disposti a fare gli uomini per denaro» commentò Shadow, scuotendo la testa.

    Ari e Desi valevano molto per qualcuno. Da quello che avevano desunto, tutta la famiglia di Desi, che proveniva dalla costa orientale, era stata presa di mira e avrebbe dovuto essere massacrata durante il viaggio verso ovest, ma gli assassini si erano fatti influenzare dalla loro avidità quando avevano visto le due ragazze e, invece di ucciderle, le avevano vendute ai Comancheros. Le due sorelle avevano sofferto le pene dell’inferno. Desi era stata tratta in salvo da Caine, ma le sofferenze di Ari erano continuate. Tracker non osava pensare alle sevizie a cui era stata sottoposta con ogni probabilità.

    Nessuno sapeva se fosse sopravissuta, ma l’istinto diceva a Desi che sua sorella era ancora viva, e la sua convinzione era sufficiente perché gli Hell’s Eight si fossero impegnati con ogni mezzo a cercarla. Ognuno di loro portava con sé una copia della lettera che testimoniava la promessa fatta a Desi di riportarle Ari viva.

    E gli Hell’s Eight non venivano mai meno a una promessa fatta.

    Purtroppo tutti dubitavano di trovare viva Ari, tranne Tracker, che nutriva delle deboli speranze che non fosse morta. Forse perché anche lui aveva uno strettissimo legame mentale con il suo fratello gemello e comprendeva che tale legame andava oltre ogni logica. Oppure, forse, perché anche lui aveva un’intuizione irrazionale ma potentissima, che gli veniva da chissà dove. Infatti era sicuro che Ari fosse viva e che lui l’avrebbe trovata. L’unico problema era trovarla in tempo. Sentiva dentro di sé il ticchettio inesorabile di un orologio che ultimamente era sempre più forte, come se il tempo a lui concesso per trovare Ari stesse per scadere.

    Rivolse lo sguardo verso sud. Ari lo aspettava e aveva bisogno di lui; non avrebbe dato ascolto a nessun’altra premonizione. Nonostante ciò, non voleva Shadow tra i piedi mentre andava incontro al suo destino.

    «Non possiamo permetterci che Luke, Cade e Ace arrivino al punto d’incontro e ricevano il messaggio. Se la donna avvistata a Cavato è Ari, devi raggiungerla prima che venga venduta o rapita di nuovo.»

    «Va bene» disse Shadow in tono cupo, fissandolo con l’espressione di pietra, imperscrutabile, che gli diceva che aveva accettato il volere del fratello perché sapeva di non poter fare niente per cambiare le cose. «Ma se non fosse Ari?»

    Tracker diede un colpetto di incoraggiamento al fianco del cavallo. «Farò ciò che riterrò più opportuno al momento» rispose, sibillino.

    «Tia ha detto che se le riportiamo a casa un’altra bocca da sfamare che non sa cucinare, non ci darà più da mangiare per tutta la vita.»

    «Allora sarà meglio insegnarle a cucinare, che sia Ari o no» brontolò Tracker.

    Shadow fece una smorfia e afferrò le redini del cavallo. «Sì, ti ci vedo proprio!» esclamò, ironico. «Tu che scacci le donne come se fossero mosche, sei proprio il tipo da perdere tempo a insegnare a cucinare ad Ari, o a chicchessia.»

    Tracker prese in mano le briglie del cavallo, Buster, che parve cambiare atteggiamento, come se fosse pronto a lanciarsi al galoppo per le praterie. Non c’era cosa che Buster e Tracker amassero di più che correre a briglia sciolta sulla pianura, liberi come il vento.

    «Non scaccio le donne, semplicemente non voglio la loro gratitudine.»

    Avere intorno donne adoranti lo metteva a disagio, lo faceva sentire un impostore. Non era un eroe, ma, quando una donna lo guardava con aria implorante e speranzosa, lui cedeva e la accontentava. Non dava loro molto, ma quello che offriva era prezioso per alcune. Protezione, una possibilità di ricominciare... Quelle che gli chiedevano aiuto, lui le portava a Hell’s Eight e da lì erano libere di fare ciò che volevano. C’era chi tornava a casa dalla propria famiglia, chi coglieva al volo l’occasione di voltare pagina e cominciare da zero una nuova vita, chi restava a Hell’s Eight e si metteva sotto la protezione del gruppo. Shadow lo sapeva, perché aveva portato a Hell’s Eight tante donne quante quelle che erano arrivate al seguito di Tracker. La differenza era che nessuna credeva di essere innamorata di Shadow, mentre tutte perdevano la testa per il fratello. Tracker avrebbe voluto imparare a tenerle a bada, ma non ci riusciva proprio.

    «Visto che non riesci a sfuggire alle donne, tanto vale che ne approfitti per divertirti» sentenziò Shadow.

    «Non se ne parla» dichiarò Tracker, categorico. Non era un donnaiolo e non lo sarebbe mai stato.

    Aveva notato come Desi guardava Caine; era lo stesso modo in cui Sally Mae guardava Tucker. Nei loro occhi risplendevano l’amore e il desiderio che provavano per l’uomo della loro vita. Tracker non riusciva a ricordare una sola volta in cui una donna lo avesse guardato con amore. Aveva sempre pagato tutte le dolcezze che aveva ricevuto, i piaceri di cui aveva goduto. Era stanco di pagare... stanco di tutto.

    Buster nitrì, scuotendo la criniera con impazienza. Tracker non poteva che dargli ragione; era ora di partire. Balzò in sella, ma Shadow lo fermò.

    «Tracker?»

    «Che c’è?» Buster scalpitava.

    «Non devi andare per forza.»

    Tracker fissò il fratello, interdetto. «Ho dato la mia parola.» Un tempo, la parola di un Ochoa non valeva un fico secco, ma ora significava qualcosa, e lui non si sarebbe addossato la responsabilità di renderla nuovamente priva di valore.

    «Desi capirà.»

    «Ne dubito. È molto affezionata a sua sorella.»

    «Anche a te» obiettò Shadow.

    Tracker scosse la testa. «Non è lo stesso.»

    Shadow si abbassò la tesa del cappello per difendersi dal riverbero forte del sole. «Ma come mai trovare Arianna è così importante per te, Tracker?»

    «Il perché lo conosci, l’ho promesso a Desi» replicò lui.

    Shadow scosse la testa. «Non si tratta solo di questo» insistette. «Una volta mi hai detto che avevi la sensazione che trovare Ari sarebbe stata la fine per te. Cosa volevi dire?»

    «Niente, ero ubriaco.» Tracker rise.

    Ultimamente le sue notti erano popolate da sogni angosciosi, e Tracker cercava di tenere a bada gli incubi trangugiando whisky a volontà, per sprofondare in un sonno immemore, ottenebrando i sensi e la coscienza.

    «Quando l’ultima donna che abbiamo rintracciato si è rivelata l’ennesimo buco nell’acqua, ti sei dato all’alcol per due giorni di fila. Eppure tu odi bere. Cos’è che ti tormenta?» lo pungolò Shadow.

    «Lasciami in pace, fratello.»

    «No, non ti lascio in pace, se trovare Ari significa che rischio di perderti.»

    «Troverò Ari, senza se» lo corresse Tracker.

    «Anche se ti costerà la vita?»

    Tracker non aveva paura di morire. Era una possibilità che lo accompagnava sempre e che lo avrebbe trovato pronto. Il dolore dipinto sul volto di Desi quando aveva parlato dell’ultima volta in cui aveva visto sua sorella, l’agonia che traspariva dalla sua voce quando aveva confessato di sentirsi in colpa, la disperazione con cui aveva implorato Caine di aiutarla a trovare Ari... Come Caine, anche Tracker avrebbe fatto qualunque cosa pur di liberare Desi dal dolore che l’affliggeva. Malgrado tutto quello che aveva passato, Desi era l’anima più candida e pura che Tracker avesse mai conosciuto. Un angelo dai capelli d’oro e dai limpidi occhi azzurri.

    La prima volta in cui l’aveva vista, il suo volto gli era parso familiare. Aveva creduto di riconoscerla, ma, guardandola da vicino, si era accorto che non era lei. Le assomigliava, ma non era lei.

    Quando Desi aveva rivelato l’esistenza della sua gemella, Tracker aveva avuto la netta impressione che questo avesse un qualche significato. In seguito erano cominciati i sogni, in cui Arianna lo chiamava, invocando il suo aiuto.

    Lui sapeva di poterla salvare, così come sapeva che accorrere in suo aiuto avrebbe segnato la sua fine.

    Immaginava la faccia di Desi quando avesse visto Ari. Riportarle sua sorella e morire da eroe non era un brutto modo per andarsene.

    Fissò Shadow, sostenendo il suo sguardo. Non voleva lasciare alcun dubbio sul fatto che stava andando incontro al suo destino con la pace nel cuore.

    «Sono pronto a cambiare la mia vita con la sua salvezza.»

    Shadow scosse la testa. «Io non sono disposto a scambiare mio fratello con lei.»

    «Non posso farci niente. Il tuo destino è altrove, il mio è con Ari.»

    L’ombra che per un istante incupì lo sguardo di Shadow gli fece capire che aveva visto giusto. Anche suo fratello aveva i suoi demoni, con cui combatteva nel cuore della notte, quando era solo con i suoi pensieri.

    «Promettimi che ti guarderai le spalle.»

    Tracker annuì. «Anche tu.»

    «Puoi contarci.»

    «Allora siamo intesi.»

    Shadow tirò le briglie e puntò verso occidente, poi spronò il cavallo e partì al trotto. Tracker lo seguì con lo sguardo finché il fratello non sparì in lontananza, poi si diresse a sud al galoppo. Il destino lo aspettava.

    Il suo destino lo attendeva in un casolare in evidente stato di abbandono, a circa un miglio dalla città di Esperanza. La tenuta recava ancora le tracce della prosperità di un tempo. A destra c’era una grande stalla che poteva ospitare diversi cavalli, e l’abitazione era attorniata da recinti malandati. Era chiaro che nessuno li usava per tenervi il bestiame. Solo la palizzata che circondava la casa era in buone condizioni. Da quando era arrivato, la sera prima, Tracker aveva tenuto d’occhio la cadente fattoria e aveva visto entrare e uscire solo un vecchietto dalla schiena curva, probabilmente messicano, e una donna anziana che doveva essere sua moglie. Dal retro, attraverso i vetri, Tracker aveva anche visto una bionda che però non era mai uscita di casa.

    Puntò di nuovo il binocolo sulla finestra, sperando di vedere meglio la bionda. Riusciva a scorgere solo lo schienale di una sedia di legno, una tazza sul tavolo e il bordo di una stufa nera. Normalmente calmo e dotato di grande sangue freddo, adesso era roso dall’impazienza. Fremeva dalla voglia di vedere la ragazza. L’istinto gli diceva che era Ari. Doveva essere Ari.

    Era stufo di essere ossessionato dai sogni, di vivere costantemente in apprensione, di costruirsi storie orribili nella testa. Quella ragazza aveva perso la famiglia per mano di spietati assassini, la verginità per la violenza dei Comancheros e probabilmente anche la ragione. Chiunque avesse subito le stesse traversie sarebbe diventato pazzo. Quando l’avesse finalmente tratta in salvo, Tracker non avrebbe trovato una donna dolce, arrendevole, rassicurante. Era sicuro che sarebbe piombato anche lui nella stessa follia.

    Aggiustò la posizione. Intorno alla casa non c’erano molti punti in cui appostarsi, il che era un vantaggio a livello difensivo, ma era un tormento per le sue ginocchia, perché Tracker era costretto a stare accovacciato tra i cespugli bassi. La vegetazione era troppo scarsa per offrire un riparo a un uomo alto e imponente come lui. Però Tracker si impose di non pensare al disagio e alle gambe indolenzite, e riprese a sorvegliare la casa. Doveva scoprire se la ragazza era tenuta prigioniera o se era lì di sua spontanea volontà. Non era insolito trovare donne vendute come schiave e, per Ari, sarebbe stato quasi un passo avanti dopo quello che aveva subito.

    Notò con la coda dell’occhio un movimento nei pressi della porta sul retro e spostò il binocolo sull’uscio che si apriva. Il vecchio uscì in cortile, si fermò un attimo per raddrizzare le spalle curve, poi si avviò verso la stalla dove Tracker aveva visto una mucca da latte. Un cane seguiva l’uomo che arrancava tra smorfie di dolore, come se fosse malato.

    Da quello che aveva visto spiando gli abitanti della fattoria, non era una famiglia violenta. La sera prima si era avvicinato e si era messo a origliare sotto la finestra aperta. Aveva sentito i tre parlare del roseto che aveva bisogno di cure, ma il cane si era messo a ringhiare perché aveva avvertito la sua presenza, e Tracker era stato costretto a riparare tra i cespugli. Però, il poco che aveva sentito dei loro discorsi gli aveva permesso di udire la voce dolce della ragazza, con un accento dell’Est. Era difficile da dirsi a quella distanza, ma gli era parso che avesse una parlata molo simile a quella di Desi.

    Si calcò bene il cappello in testa per proteggersi dal sole. Se fosse stato sulle tracce di un’altra donna, quel poco che aveva accertato gli sarebbe stato sufficiente per mettersi in azione. Ma quella missione era troppo importante per lui, lo coinvolgeva a livello personale per motivi che Tracker non riusciva a definire. Per questo aveva bisogno di identificarla con assoluta certezza.

    Riportò il binocolo sulla finestra quando colse un movimento all’interno, ma fu invaso dalla delusione nel vedere la crocchia brizzolata della donna. Poi, però, la padrona di casa si spostò e Tracker vide la ragazza. Di spalle assomigliava a Desi; aveva la stessa statura, la stessa ossatura delicata, la postura salda, con appena un accenno di esitazione, come se avesse bisogno solo di un minimo incoraggiamento per imporsi con forza sul mondo intero. Ma, soprattutto, aveva la stessa massa di riccioli biondi che le scendeva fino a metà schiena.

    Tracker serrò la presa sul binocolo. Girati, la esortò mentalmente.

    Come se lei lo avesse sentito, si voltò verso la finestra, e Tracker ebbe una chiara visuale del suo viso.

    L’immagine del suo volto lo colpì con la forza di un pugno allo sterno, togliendogli l’aria.

    Tracker sapeva che Ari e Desi erano gemelle, ma vedere Ari in faccia lo colse impreparato. Ari aveva gli stessi occhioni azzurri di Desi, il viso tondo come il suo, la bocca rossa e voluttuosa come una ciliegia

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