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Angelo tentatore (eLit): eLit
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E-book332 pagine4 ore

Angelo tentatore (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Hell's Height 1 Gli Hell’s Height erano l'unica famiglia di cui aveva bisogno, finché non ha incontrato l'unica donna che abbia mai desiderato…

Caine non è quello che si definisce un buon partito: insomma, con lui ci si può divertire, ma non convolare a giuste nozze sperando nella fedeltà e nell'amore incondizionato. Dunque, quando incontra Desi, il suo primo desiderio è quello di sedurla. Tuttavia capisce ben presto che Desi non è come le altre ragazze che ha conosciuto. Appena la tiene tra le braccia, sa di essere completamente perduto e non desidera altro che fare l'amore con lei, per sempre. Perché Desi è la donna, con quel viso da tentatrice e una volontà di ferro. Purtroppo, la vita è complessa e la realtà si frappone in mezzo ai loro sogni: Desi è in pericolo e Caine deve innanzitutto salvarla prima di poterla legare definitivamente a sé, stravolgendo la propria vita e ciò in cui ha sempre creduto.
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2019
ISBN9788858999578
Angelo tentatore (eLit): eLit
Autore

Sarah Mccarty

Esperta conoscitrice del selvaggio Texas al tempo dei pionieri.

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    Anteprima del libro

    Angelo tentatore (eLit) - Sarah Mccarty

    1

    1858, Territori del Texas

    Odiava sentire grida di donna.

    Caine fermò Chaser. Il nero appaloosa si bloccò contemporaneamente ai cavalli di Tracker e Sam. Dopo quindici anni insieme, capivano al volo ogni movimento. Erano una squadra.

    Un nuovo grido tagliò l’aria fredda del mattino, poi scemò con una strana rapidità, dopo aver indugiato per un momento disperato nella pesante foschia.

    Tracker si tolse di bocca il filo d’erba che stava masticando. «Sembra che li abbiamo trovati.»

    «Già.» Caine sfoderò il fucile e si mise a esplorare la zona circostante. In quella pianura non c’erano molti angoli dove ci si potesse nascondere.

    Sam tirò indietro il cappello, gli occhi blu brillavano come ghiaccio. «L’unico posto che offre una certa protezione è quel gruppo di alberi laggiù.»

    Caine non ebbe bisogno di sentire altro per capire quello che significava. Se gli uomini che avevano rapito le donne fossero stati veri Comancheros, li avrebbero già scoperti. Le donne sarebbero state quasi morte e quell’urlo sarebbe stato semplicemente un modo per condurli in trappola. Tuttavia, in quel sequestro, non c’era nulla dell’acutezza per la quale i Comancheros erano famosi. Piuttosto, bramosia. Le donne rapite erano le più giovani e le più carine, ma non era stato furbo prendere la moglie dello sceriffo. Anche se in quel momento si trovava fuori città.

    Tracker scese da cavallo, fece qualche passo in avanti e si accovacciò accanto alle impronte degli zoccoli nel fango. Si mosse velocemente vicino ad alcuni detriti e toccò la base di una rientranza. «Sono gli stessi ferri di cavallo intagliati?»

    «Già.»

    Tracker seguì le impronte verso gli alberi. Sotto il cappello, i lunghi capelli neri volavano intorno al viso, rivelando una grossa cicatrice sulla pelle scura della guancia. Se l’era procurata a quindici anni, quando si era vendicato della madre contro l’uomo che l’aveva violentata. Indicò il bosco a metà strada, sull’altura. «Sono laggiù.»

    Un altro grido lacerò la quiete del mattino, questa volta crescendo di volume e ricadendo su un: «No!» rotto e appena percettibile.

    «Merda.» Sam sganciò la cinghia della fondina. «Credo che mi lamenterò con il Padre. È una perdita di tempo mandare noi a stanare questo branco di animali, quando potrebbe farlo qualsiasi moccioso.»

    Gli echi del grido risuonarono per le colline circostanti, facendo rizzare i peli a Caine. «Devo ammettere che tanta stupidità è indice di pochezza.»

    Sam controllò il tamburo della pistola con nonchalance e celò un sorriso triste. Niente lo irritava di più di uno stupido fuorilegge. «Ma, vedendo in che modo hanno scelto di violare la legge sulla nostra terra, suppongo che non dovremo faticare molto per dar loro una lezione.»

    Nel sangue di Caine scorreva lo stesso intento freddo, celato dal sorriso di Sam; gli acuiva le sensazioni, dava casa alla rabbia che lo aveva avvelenato negli ultimi quindici anni. Avevano combattuto a lungo e duramente per far sì che quel posto diventasse loro. Quei canyon erano la loro dimora, e l’unica legge che esisteva era quella da loro imposta. Sulla terra di Hell’s Eight molte cose erano lecite, ma far male a una donna e continuare a vivere non era tra queste. «Non credo proprio.»

    Sam fece scivolare la pistola nella fondina. «Comincio ad avvicinarmi.»

    «Vuoi che qualcuno ti guardi le spalle, Tracker?» domandò Caine mentre Sam si allontanava a lunghi passi, aggirando l’obiettivo per mantenere una distanza minima tra sé e le prede.

    Tracker si fermò e mise una mano sull’impugnatura rivestita di cuoio consumato del fucile. «Sarà un piacere.» La sua sagoma si intravedeva nella nebbia del mattino, e ogni parte del corpo aumentava il suo aspetto intimidatorio. Lo sguardo tenebroso era fisso in direzione degli alberi, focalizzato sul combattimento che stava per esplodere.

    Con un colpo secco del polso, Caine mise una pallottola in canna. «Allora suppongo che stia a me risolvere questo pasticcio.»

    Le labbra di Tracker si piegarono in un accenno di sorriso. «Divertiti.»

    Caine avanzò lentamente sulla pancia fino alla cresta del basso promontorio che sovrastava la piccola radura. Tirò indietro il cappello e guardò il gruppetto che si trovava più sotto, sulla riva del ruscello.

    Uno degli uomini di cui stavano seguendo le tracce puntava mollemente una pistola contro tre donne terrorizzate, acquattate sull’argine terroso. Altri tre tentavano di afferrare una bionda indemoniata immersa fino al collo nel corso d’acqua che scorreva impetuoso. Con una certa precisione, la donna scagliava sulle loro teste imprecazioni e pietre. Del vestito non c’era traccia. I mutandoni e il corpetto erano appiccicati al corpo sodo, e il tessuto trasparente le delineava chiaramente i piccoli seni e il pube.

    L’aspetto provocante contribuiva senza dubbio a eccitare gli uomini, uno dei quali scelse proprio quel momento per afferrarla. Appena il tizio le prese il braccio, quella scattò da una parte. La sua espressione era oscurata dai capelli lunghi. Invece di lottare, camminò accanto a lui per qualche metro, tuttavia, quando l’uomo inciampò sul letto irregolare del fiume, gli piantò un ginocchio all’altezza giusta per servirgli le palle per colazione.

    A quel punto sarebbe potuta scappare, ma era una lottatrice e l’istinto la spingeva chiaramente a finire il lavoro. Come l’uomo sprofondò a terra, le mani strette sui testicoli, lei lo colpì di nuovo, afferrandolo poi per il mento. Quello cadde nel fiume come un bovino abbattuto, e l’acqua schizzò in alto.

    Caine si sorprese quando la vide girarsi verso gli altri due, i piedi puntati a terra, sfidandoli a inseguirla. Dimenticata per un attimo la furia, lui non poté fare a meno di sorridere. Diavolo, se avessero indugiato ancora un po’, quella piccola attaccabrighe avrebbe risolto quel casino al posto loro.

    Il suo sorriso fu gelato da un rumore appena percettibile alla sua sinistra. Non sarebbe stato necessario aspettare. Tracker era incredibilmente efficiente, e infatti quel rumore era stato provocato da lui, già in posizione. Anche Sam era pronto a scattare.

    Caine si spinse in avanti, sempre più vicino, mentre i fuorilegge si allontanavano dalla riva del fiume. Il più grande dei due disse qualcosa all’altro, ma la sua barba pesante copriva le parole. In risposta, il più piccolo si tolse il cappello, mostrando un viso sottile e una barba incolta. Si colpì la coscia con il cappello. Qualunque cosa l’altro gli avesse chiesto, l’uomo più piccolo non era in grado di farla.

    «Buttati su di lei, maledizione!»

    «Se vuoi prenderla, Rosso, fallo da solo!» gli gridò dietro Barba Incolta. «Preferisco che le mie palle rimangano dove sono.»

    «Devo fare tutto da solo?» Il Rosso puntò la pistola contro i suoi compari, che si immobilizzarono del tutto. Con uno sparo ordinò loro: «Via di qui».

    Gli altri due fecero un passo indietro, sollevati. A quel punto, il Rosso puntò la pistola contro la bionda. «Esci dall’acqua.»

    La donna rispose a quell’ordine perentorio con una mossa brusca della testa, buttando i capelli dietro le spalle e mostrando un viso dalla forma delicata, privo di colore ma carico di determinazione. Non si mosse né disse una parola, ma, alzando quel piccolo mento appuntito e contraendo quei grandi occhi, espresse a gesti quello che a parole poteva significare: Vai all’inferno.

    Caine sentì il debole scatto di un’arma da fuoco. Merda.

    «Ora.»

    Caine non aveva mai visto una donna più stupidamente coraggiosa.

    Invece di ubbidire, quella infatti scrollò le spalle in un atteggiamento di sfida. Il coraggio era una cosa, ma la bionda stava proprio invitando l’uomo a premere il grilletto.

    Caine sistemò il fucile tra due pietre e prese la mira, mentre il Rosso alzava il braccio.

    La bionda strinse gli occhi e lanciò l’ultima sfida, scrollando un’altra volta la criniera bagnata, e sguazzò fuori dell’acqua. Appena si trovò sulla riva, l’acqua cominciò a gocciolare in un piccolo rivolo. Si fermò a tre passi dal Rosso, con il mento ancora alzato, tremando come se avesse la febbre.

    «Vedete, ragazzi, non c’è niente di cui aver paura.» Sogghignando, il Rosso rilasciò l’arma e l’abbassò sui fianchi. «È solo una puttanella che mostra le sue mercanzie per il nostro piacere.»

    I ragazzi si avvicinarono alla donna e l’afferrarono per le braccia. Se la bionda avesse potuto uccidere con lo sguardo, il Rosso sarebbe morto e i suoi compari pure. Lui le afferrò i capelli e la tirò con violenza, strappandole il corsetto. Il grido echeggiò per tutta la radura, poi, con la velocità di un treno merci, lei affondò i denti nella mano dell’uomo, in modo tanto spietato che il grido dell’aggressore seguì immediatamente il suo. Barba Incolta scattò, mentre lei non lasciava la presa, tesa com’era tra i due uomini, attaccata con i denti alla mano come un procione folle.

    «Merda! Smetti di tirarla, prima che mi strappi il pollice!»

    Barba Incolta si fermò. Lei non mollava.

    Caine aggiustò la mira. «Okay, arpia, tienili occupati ancora un po’. Almeno finché Tracker avrà le spalle coperte.» Strinse il dito sul grilletto. «Solo un po’. E li sistemerò per te, una volta per tutte.»

    Come se avesse sentito, la donna si buttò pesantemente sul barbuto che aveva iniziato a picchiarla, cercando di guadagnare un po’ di tempo nel solo modo in cui poteva. Se lo avesse lasciato sarebbe rimasta indifesa, se avesse resistito sarebbe diventata un facile bersaglio della mano dell’uomo.

    Caine prese la mira. Il colpo non sarebbe andato a vuoto.

    Il segnale acuto di Tracker echeggiò per la radura. Seguì quello di Sam. Caine sparò in rapida successione tre colpi, seguiti a breve distanza da un quarto. Gli uomini caddero, la bionda con loro. Caine scivolò giù per il pendio fangoso, preceduto dalla caduta di pietre che si erano staccate. Con pochi passi rapidi, raggiunse la donna. Aveva piazzato le pallottole esattamente dove voleva che andassero. Sam e Tracker avevano fatto lo stesso. Ci avrebbe scommesso. Gli uomini di Hell’s Eight erano conosciuti per la loro precisione.

    Più vicino andava e più piccola diventava la sconosciuta. Ossa buone, ottima corporatura. Caine mise un piede sul fuorilegge e si ritrovò al suo fianco. Le urla e i pianti delle altre non erano che ronzio di insetti. C’era del sangue schizzato sulle braccia della piccola donna, ma non pensava che le appartenesse.

    Appena le spostò dalle spalle la massa di capelli bagnati, lei gli apparve ancora più fragile. Non aveva nient’altro che coraggio e determinazione.

    A quel punto, lei cominciò a ringhiare. Aveva ancora i denti affondati nella mano del suo aggressore.

    «Potete lasciare la presa, signora.»

    Dovette passare qualche istante prima che lei ubbidisse. La bionda si sedette e lo fissò con i suoi grandi occhi eloquenti che esprimevano vergogna, rabbia, speranza e paura.

    «Chi siete?» gli chiese, bisbigliando tra i denti.

    «Caine Allen, Texas Ranger.»

    Nonostante si fosse presentato, la donna gli sembrava ancora agitata.

    «Padre Gerardo mi ha chiesto di venire a cercarvi per portarvi a casa» aggiunse. Si tolse il soprabito di pelle e lana e glielo avvolse attorno alle spalle, attirandola così nel calore del proprio corpo.

    Lei gli si avvicinò piano. «È morto?»

    «Se non lo è, sta facendo una discreta imitazione.»

    «Oh.»

    Se non avesse fissato la sfumatura blu sotto la pelle della donna, si sarebbe perso il tremito tenue che la stava attraversando e lo avrebbe scambiato per un brivido di freddo. L’inverno era finito, ma non era ancora primavera e il vento di fine marzo era pungente. L’aiutò ad alzarsi, le tolse il sangue di dosso e la condusse verso le altre donne. Aveva combattuto come una pazza, ma, quando si fosse calmata, era sicuro che avrebbe voluto stare con persone del proprio sesso.

    Caine si accorse che Tracker aveva un piede sopra l’uomo disteso nel fiume. «Quello è l’ultimo?»

    «Sì.» Tracker afferrò l’uomo per le braccia e lo tirò fuori dell’acqua.

    La donna alzò la testa e un altro brivido, quasi impercettibile, l’attraversò. Per proteggerla da quell’orrore, Caine girò il cadavere e si stupì quando lei si lasciò scappare: «Che liberazione».

    Caine non poteva biasimarla, considerato quello che aveva passato.

    «Ho bisogno di sedermi.»

    Si fermarono presso un albero abbattuto, a qualche decina di metri dalle altre donne.

    «Questo va bene.»

    Nonostante fosse piccola e delicata, aveva una voce profonda e un tono forte e seducente che gli fecero venire in mente stanze buie, teneri sussurri e sesso bollente. Caine si eccitò, come se un tenue profumo di lavanda gli avesse stuzzicato i sensi. Cambiò posizione, in modo che la donna non notasse quella reazione puramente maschile.

    «Siete ferita, signorina...?»

    Invece di dirgli immediatamente il proprio nome, lei esitò e aggrottò le sopracciglia. Poi, dopo una pausa di alcuni secondi e con un’alzata di spalle appena percettibile, arrivò la risposta: «Desi».

    Nome inusuale, indubbiamente, ma si adattava a lei in un modo strano, audacemente femminile. «Signorina o signora?»

    Un’altra pausa. «Signorina.»

    Non sposata. La fortuna girava in suo favore.

    Caine indicò il gruppetto di donne dall’altra parte della radura. «Sono sicuro che vi sentirete più a vostro agio con le altre.»

    «Qui va bene.»

    «Forse vi sentireste meglio se una di loro si prendesse cura di voi?» intervenne Sam, avvicinandosi.

    Desi si strinse nel soprabito e scosse la testa. Quindi alzò il mento in quel modo testardo che Caine aveva già visto. «Sto bene.»

    «Pare che le altre non abbiano voglia di fare comunella con lei.» Con un movimento brusco del pollice, Sam le indicò.

    «C’è una ragione?» volle sapere Caine.

    Desi gli sembrava l’unica con cui valesse la pena fare comunella. Lui ammirava una donna capace di sputare negli occhi del diavolo.

    «Avrà un passato di seduttrice» disse Sam.

    «Ora stai esagerando.»

    Desi non alzò lo sguardo su Sam, scosse solo la testa, che in un modo o nell’altro poteva essere una risposta. Rabbrividì e si strinse negli abiti.

    «Sembrano molto ferme nella loro opinione» insistette Sam con tono piatto.

    Le tre donne, l’una accanto all’altra, stavano discutendo, con facce astiose, con un Tracker poco propenso a reagire.

    «È di questo che stanno bofonchiando laggiù?»

    «Sì. Senza sosta. Sembra che più parole lancino più forza ottengano.»

    «Per Tracker è il momento di gloria.»

    Sam sorrise, freddo. «Ha detto che, per avere un po’ di pace, taglierebbe qualche lingua.»

    Desi saltò su e lanciò uno sguardo diffidente a Tracker. Come biasimarla. Tracker aveva quell’atteggiamento letale, della serie: Dammi solo una ragione per non ucciderti. E la cicatrice sul viso non aiutava.

    Caine allontanò dalle guance di Desi la pesante massa di capelli. «State tranquilla, ormai siete al sicuro» le disse, spinto da un insolito desiderio di possesso.

    Sam tirò fuori il tabacco, lanciando un’occhiata divertita a Caine. «Ho l’impressione che, se questa qui si mettesse a declamare il Vangelo, quelle tre lo definirebbero una venerazione del diavolo.»

    I muscoli della donna si irrigidirono come pietra.

    Sam si rollò una sigaretta con un movimento brusco che indicava il proprio disgusto. Mise la mano in tasca per prendere da accendere. «Chiedono che tu le riporti a casa immediatamente» disse a Caine.

    «Questo è il piano.»

    Sam accese il fiammifero sullo stivale. «E non vogliono che lei vada con loro.»

    «Che cosa pensano? Che la lasciamo qui in balia del primo che passa?»

    Desi indietreggiò. Caine colse un improvviso bagliore blu nei suoi occhi socchiusi. Le accarezzò la schiena, cercando di tranquillizzarla. Non l’avrebbe lasciata.

    Sam aspirò la prima boccata. «Le donne dicono che non si muovono, se lei va insieme a loro.»

    «Quindi?»

    «Mi sto solo chiedendo che ne pensi.»

    Le ossa di Desi sembravano delicate come ali di uccello. Difficile credere che si fosse battuta duramente e con successo, ma a volte non sono tanto le dimensioni del cane a fare la differenza in un combattimento, quanto lo spirito battagliero.

    «Di’ loro che, quando dico di montare, lo facciano, altrimenti ci seguiranno a piedi, legate. In un modo o nell’altro, si muoveranno.»

    Un grido stridulo si alzò da una delle donne e Caine girò la testa bruscamente. Dal tono sarebbe potuto sembrare che fossero in pericolo, in realtà l’unico che sembrava minacciato era Tracker. Le arpie si stavano infatti scagliando contro di lui con una rabbia e una veemenza visibili anche da lontano. Tracker le respingeva con una mano e con un’espressione severa che Caine non riusciva bene a interpretare. A quel punto, Tracker si voltò di scatto e si incamminò a passi misurati verso gli amici. I lunghi capelli neri gli sventolavano dietro il collo ed enfatizzavano la sua irritazione.

    Appena fu vicino, si toccò il cappello nero per rispetto nei confronti di Desi. «Questa è quella per cui il Padre era preoccupato?»

    «Già. Desi, vi presento Tracker Ochoa.»

    Tracker scosse la testa e Caine non poté biasimarlo. Difficile far combaciare la descrizione di Padre Gerard – una donna fragile come un fiore – con quel demonio che aveva saputo tenere a bada tre uomini.

    «Che bufera avete sollevato, signora.»

    Desi piegò la testa e quasi scomparve dentro gli abiti. «Grazie» pronunciò debolmente.

    Caine avrebbe voluto dirle che, se la sua intenzione era quella di distogliere l’attenzione da sé, stava sbagliando strada. Tentare di celare uno spirito di fuoco dietro un muro di timidezza era il sistema perfetto per stuzzicare l’interesse di un uomo.

    Tracker indicò bruscamente le donne. «Chiedono di parlare con...» Sollevò il naso e impostò la voce da baritono in un alto falsetto. «... chiunque sia il capo.» Quell’imitazione sottolineava la sua irritazione.

    «Mi sembra che non siano nella posizione di chiedere niente.»

    «Stalle a sentire.»

    Caine diede a Desi un’ultima stretta di conforto, si alzò in piedi e scacciò via la rabbia che negli ultimi giorni era cresciuta troppo rapidamente. «Allora credo che questo sia il loro giorno fortunato.»

    Appena Caine le tolse le mani di dosso, Desi fece un sospiro di sollievo. Quell’uomo era semplicemente troppo: da come la guardava, con quegli occhi di un verde intenso che sembravano scoprire tutto ciò che voleva nascondere, a come la toccava. Ogni cosa di lui era naturale e selvaggia e assolutamente mascolina. Il cappello che teneva premuto sui capelli color caffè intensificava l’aspetto potente. Non era esattamente bello, tuttavia poteva scommettere che ogni donna che incontrava facesse delle fantasie su di lui. Aveva un aspetto che suscitava un senso di pericolo, ma allo stesso tempo la sua forza dava sicurezza. Trasmetteva entrambi i messaggi con la stessa energia, e Desi si chiese quale dei due conservasse a letto con una donna abbastanza avventata da accoglierlo tra le proprie braccia.

    Non che Desi volesse farlo. Il pensiero la faceva rabbrividire. Nell’ultimo anno aveva perso tutte le illusioni sulla vera natura dell’uomo. Appena avesse trovato sua sorella, avrebbe finalmente trovato un posto nel mondo dove vivere in pace.

    Desi guardava Caine mentre attraversava la radura per andare a parlare con le sue compagne. Aveva gambe lunghe che si muovevano con una facilità sorprendente; i muscoli del sedere, perfettamente aderenti ai pantaloni, ondeggiavano a ogni passo. L’andatura non mostrava impazienza, ma Caine era impaziente. Lo aveva sentito dal modo in cui l’aveva toccata un secondo prima che andasse via. Parte di lei sperava che sfogasse quell’ansia su Mavis.

    Afferrò tra le dita una piega del soprabito. Il calore del corpo di Caine permaneva sulla stoffa e l’ondata del suo odore non le risultava affatto spiacevole. Guardò Mavis che si alzava in tutta la sua imponenza. Alta per essere una donna, con le ossa grandi e il corpo da clessidra che gli uomini ammiravano, Mavis aveva un certo fascino ed era solita ottenere quello che voleva, in un modo o nell’altro. Le sue due amiche, Abigail e Sadie, vivevano come sempre all’ombra di lei, tentando di dire la loro, seguendo poi ciecamente i suoi comandi.

    Vedendo il Ranger che si avvicinava, si alzarono anche loro. Dall’espressione di Mavis, si capiva che Caine era sul punto di beccarsi una sgridata. La donna voleva che Desi sparisse – lo desiderava da un anno – e chiaramente considerava quella situazione un’ottima occasione.

    Desi avrebbe esaudito volentieri il desiderio di Mavis, ma non ne aveva mai avuto l’opportunità. Fino a quel momento. La sua occasione era arrivata e non poteva certo farsela scappare. Improvvisamente sentì un brivido, un misto di freddo e di panico che le partì dal cuore e si diffuse nel corpo.

    «Non preoccupatevi, signora» disse il biondo. La gentilezza della voce contrastava con l’espressione implacabile. «Non c’è anima al mondo che possa dire a Caine Allen quello che deve fare. Quelle donne possono agitarsi quanto vogliono, ma, quando questo polverone si sarà placato, voi tornerete indietro con noi.»

    «Non voglio tornare laggiù.»

    «Non posso dire di biasimarvi» disse il bel selvaggio.

    Desi si alzò in piedi e verificò l’energia che le era rimasta. Nonostante gli sforzi di James per farla morire di fame e la lotta contro i fuorilegge, si stava riprendendo velocemente. «Ho bisogno di stare da sola.»

    Il rossore in viso non era del tutto finto. Non riteneva opportuno discutere delle sue funzioni corporee con un estraneo.

    Tracker le prese il gomito immediatamente. «Da questa parte.»

    Desi non riuscì a fare a meno di indietreggiare. Lo sguardo impassibile dell’uomo diventò freddo, ma non disse una parola. Andò con lui, con un labbro tra i denti. Aveva la sensazione assurda di aver urtato i suoi sentimenti. Voleva dirgli che non si trattava di lui – del fatto che fosse un indiano, o della sua cicatrice. La irritava qualunque uomo la toccasse, comunque tacque. Doveva sopprimere quei residui di tenerezza prima che le rovinassero l’ultima opportunità, perché, se non fosse scappata subito, l’unica via d’uscita dall’inferno della sua esistenza sarebbe stata la morte. Che fosse per propria mano o per quella di qualcun altro non aveva importanza. Non poteva più andare avanti in quel modo.

    Tracker la condusse per il terreno dissestato come se fosse la più raffinata delle signore, e non una donnaccia nuda a parte il soprabito. L’aiutò a superare un tronco d’albero e la tenne vicina a sé fino a che entrarono nel bosco, dove i fuorilegge avevano legato i cavalli.

    Desi si fermò. «Grazie.»

    Tracker le lasciò il gomito. «Chiamatemi quando avrete finito e vi aiuterò a tornare indietro.»

    Desi chinò la testa, sperando che Tracker prendesse il suo movimento come un gesto di imbarazzo e non come un’espressione di colpa. «Grazie.» Quindi lanciò un veloce sguardo davanti a sé e si diresse verso i cespugli, assicurandosi che lui non la seguisse.

    Tracker rimase dove lo aveva lasciato, appoggiato a un albero sottile, con quell’orribile coltello tra le mani, che lanciava da una parte e afferrava dall’altra.

    Desi rabbrividì, immaginando la sua collera, e si ritirò oltre i cespugli. Era

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