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Ardente promessa (eLit): eLit
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E-book361 pagine5 ore

Ardente promessa (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Hell's Height 6
Gli Hell's Height sono indomiti, spietati quando serve, risoluti, ribelli, ma Caden Miller ritiene siano diventati docili come cagnolini da passeggio. I suoi amici, infatti, si sono innamorati e sposati e ora preferiscono i baci alle pistole, mentre lui è un vero duro, un solitario che insegue sogni di gloria. La svagata Maddie, una dolcissima fanciulla dal passato difficile, lo ama con sensuale innocenza e, partita all'avventura per inseguirlo, lo intrappola in un matrimonio forzato. Ma quando Caden non vuole rinunciare all'indipendenza, nonostante abbiano conosciuto insieme attimi d'intensa e palpitante passione, Maddie si ritrova di nuovo sola e abbandonata. A quel punto decide di rimboccarsi le maniche e costruire il suo futuro. Non vuole più esistere solo per soddisfare i piaceri degli uomini, per essere sfruttata e gettata in un angolo, ma desidera essere lei stessa l'artefice della propria fortuna. Dopo aver guadagnato a fatica la propria indipendenza, torna Caden come un uragano che scombussola i suoi piani e le travolge nuovamente i sensi...
LinguaItaliano
Data di uscita1 ago 2019
ISBN9788830503144
Ardente promessa (eLit): eLit
Autore

Sarah Mccarty

Esperta conoscitrice del selvaggio Texas al tempo dei pionieri.

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    Anteprima del libro

    Ardente promessa (eLit) - Sarah Mccarty

    Immagine di copertina:

    THEPALMER / E+ / Getty Images

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Caden’s Vow

    HQN Books

    © 2012 Sarah McCarty

    Traduzione di Alessandra De Angelis

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-314-4

    1

    Tia aveva tutti i motivi per essere fiera di come prosperava Hell’s Eight.

    Caden Miller si guardò intorno nel giardino che Tia aveva creato e che la moglie di Tucker, Sally Mae, l’aiutava a curare. Di solito era un’oasi di quiete, ma quel giorno era affollato di persone riunite per festeggiare le nozze di Ed e Tia.

    Caden sorrise, compiaciuto. Dieci anni prima non avrebbe scommesso un soldo bucato sulla capacità di Caine di dare corpo al proprio sogno. Però, come gli altri, anche Caden lo aveva seguito con zelo e dedizione e ora aveva davanti agli occhi la dimostrazione dell’impegno di Caine, perché a Hell’s Eight erano sorti capannoni, solide villette, giardini curati, orti... Ma la prova più evidente del successo di Caine nel raggiungere il suo intento era la serenità che si rifletteva nei volti dei presenti.

    Gli abitanti di Hell’s Eight non erano solo tranquilli, erano felici. Si stavano sistemando uno dopo l’altro, si sposavano, avevano figli e affondavano profondamente le loro radici nell’aspro terreno del Texas orientale.

    Degli otto uomini che originariamente avevano fondato Hell’s Eight ne rimanevano disponibili solo tre: lui, Ace e Luke erano gli unici ancora scapoli. Quel pensiero avrebbe dovuto compiacerlo, perché Caden voleva essere libero come l’aria. Invece si accorse di essere invidioso... Da quando provava invidia per qualcosa che non desiderava neanche? Non era tipo da farsi mettere il cappio al collo da una donna. Era sempre stato irrequieto, un vagabondo come suo padre prima di lui... com’erano gli Hell’s Eight un tempo, prima che tutti fossero contagiati dal morbo del matrimonio.

    Il lungo tavolo carico di cibarie era attorniato da coppie che chiacchieravano e si sorridevano. La loro espressione placida e appagata aveva sostituito la durezza e la grinta che un tempo Caden vedeva sul volto degli Hell’s Eight. Nel notarlo, lui avvertì nuovamente una fastidiosa stretta allo stomaco.

    Gli Hell’s Eight stavano cambiando. La rabbia incontenibile e spietata che li aveva sostenuti per tanti anni si era placata. Il loro spirito era più saldo, ma anche più quieto. A Caden non piaceva la quiete, mentre sembrava proprio che gli altri Hell’s Eight l’apprezzassero.

    I famigerati Shadow, Tracker e Tucker, tre degli uomini più temuti del Texas, noti per il loro spirito ombroso e le loro imprese temerarie, ora si comportavano da maritini premurosi ed erano perennemente incollati al fianco delle loro consorti. Caine e Sam, spietati pistoleri pronti a tutto, uomini dal grilletto facile che non si fermavano davanti a niente, ora erano placidi e sicuri di sé come ricchi banchieri. Solo la lieve tensione che traspariva dalla loro posa e lo sguardo vigile tradivano l’abitudine a guardarsi le spalle in ogni circostanza. Erano uomini che avevano imparato a sopravvivere affidandosi solo alla loro prontezza d’ingegno... nonché alla pistola che pendeva dalla cintura e al coltello infilato nello stivale.

    Ah, stavano diventando tutti delle donnicciole, e se fosse rimasto a Hell’s Eight si sarebbe rammollito anche lui!

    Caden sospirò e bevve un sorso del costoso champagne che Desi aveva ordinato addirittura a Chicago per festeggiare degnamente le nozze di Ed e Tia. Per Caden aveva il sapore di piscio di gatto, ma che ne sapeva lui di raffinatezze? Era figlio di un vagabondo di origini irlandesi, un sognatore perennemente convinto che in fondo a ogni arcobaleno ci fosse una pentola d’oro, e che l’occasione per sistemarsi fosse dietro l’angolo.

    Rivide mentalmente l’immagine di suo padre quando, con il volto teso e determinato, gli aveva ordinato di nascondersi perché l’esercito messicano stava razziando il villaggio. Caden aveva sette anni allora, quasi otto, e pregustava la pistola che il padre aveva promesso di regalargli per il compleanno; mancavano solo due giorni... Non avrebbe voluto nascondersi ma combattere, tuttavia il genitore non gli aveva lasciato scelta. Lo aveva spinto nel nascondiglio sotto il pavimento della cucina e aveva rimesso a posto le assi, lasciandolo al buio. Non dimenticare chi sei, figliolo. Quelle erano state le sue ultime parole. Quanto a sua madre, l’aveva trovata solo dopo che era tutto finito. Quando l’esercito era arrivato, lei si trovava all’emporio del paese.

    Caden bevve un altro sorso di champagne; avrebbe preferito qualcosa di più forte. Certe volte un uomo aveva bisogno di stordirsi per cancellare i ricordi, ma quel liquido frizzante e dorato non era whisky e non riusciva ad attutire il rumore del passato che gli risuonava ancora nelle orecchie. Era rimasto rannicchiato per ore nel nascondiglio, a sentire le grida e gli spari, sussultando a ogni colpo d’arma da fuoco, sforzandosi di individuare la voce del padre. Impaurito e smarrito, alla fine non era più riuscito a trattenersi ed era emerso dal buco scostando le assi quando aveva sentito solo silenzio.

    Era tutto finito. Non avrebbe mai dimenticato l’odore che gli aveva assalito le narici quando si era affacciato all’uscio, un misto di polvere da sparo, fumo e sangue, né il macabro spettacolo che aveva davanti agli occhi. La strada era ingombra dei corpi di amici e vicini, gettati come rifiuti. Aveva trovato il cadavere di suo padre in una pozza di sangue davanti alla porta dell’emporio, le cui macerie ardevano ancora. Lo aveva trascinato in strada e aveva spento con le mani nude le fiamme che gli divoravano le gambe. L’odore di carne bruciata gli sarebbe rimasto impresso nella memoria per sempre. Si era scottato, ma non aveva provato alcun dolore. Quando aveva alzato lo sguardo e visto Sam, l’espressione dell’amico rifletteva il vuoto che Caden sentiva nel profondo dell’animo. Era stato allora che si era veramente reso conto di quello che Sam sapeva già: che non c’era rimasto più niente. La città, i loro genitori, la loro infanzia... tutto ciò che avevano era stato spazzato via dalla furia di quegli animali.

    Gli unici sopravvissuti al massacro erano gli otto amici. Di comune accordo, avevano giurato vendetta e si erano fatti giustizia a uno a uno quando erano cresciuti, guadagnandosi la fama degli spietati Hell’s Eight. Maddie non sapeva cosa sarebbe stato di loro se Tia non li avesse colti in flagrante mentre, affamati, rubacchiavano del cibo, e non li avesse presi sotto la sua ala protettrice. Sicuramente non sarebbero diventati dei Texas Ranger.

    Tia era una donna eccezionale, come ce n’erano poche. Era forte e buona, decisa e dolce allo stesso tempo. Se avesse conosciuto una come lei, non avrebbe esitato a sposarla.

    Sentì una mano sul braccio; ancora prima di voltarsi aveva già capito chi fosse a toccarlo con tanta delicatezza e sensibilità.

    Maddie...

    La povera Maddie, figlia di una prostituta e cresciuta in un bordello, era stata vittima di abusi e usata dagli uomini per il loro piacere finché Tracker non l’aveva portata a casa con sé dopo averla trovata durante una delle sue spedizioni infruttuose alla ricerca di Ari.

    Maddie era fugace ed eterea come un raggio di sole, un minuto c’era e l’attimo dopo non c’era più, per rifugiarsi in un mondo di fantasia in cui si sentiva al sicuro. Ogni tanto si estraniava e la sua mente si perdeva in una dimensione avulsa dalla realtà.

    Gli strinse leggermente il braccio e lui sorrise automaticamente nel guardarla. Malgrado il suo passato difficile, aveva un’aura di dolce purezza che attirava i sorrisi di tutti. La stuzzicante illusione di innocenza che traspariva dal suo viso probabilmente aveva fatto di lei una prostituta molto richiesta. Sempre pronta a compiacere tutti, doveva essere stata brava nel mestiere...

    Caden si pentì di quel pensiero appena lei ricambiò il suo sorriso, fissandolo con assoluta fiducia. I suoi occhi, di un verde scuro, erano sgranati, innocenti, e i suoi capelli rossi risplendevano per i riflessi del sole. Alcune ciocche sottili sfuggivano dalla crocchia e le accarezzavano le guance rosee, punteggiate da minuscole efelidi dorate come il nasino vezzoso.

    E il suo sorriso... Il suo sorriso mite e speranzoso lo fece sentire ancora più in colpa. Era così indulgente, quando invece non aveva proprio motivo di fidarsi di nessuno, ancor meno di lui. Era come un elfo, un essere fatato che aveva varcato il confine tra il mondo reale e quello magico.

    «Tia sembra proprio una regina» disse Maddie con voce dolce. Le bastava aprire bocca perché il suo interlocutore si sentisse già più sereno. La sua voce era come musica; nonostante la sua saltuaria stranezza.

    Per Caden, Maddie era una persona molto quieta e pacata.

    «Sì» mormorò assorto.

    Era felice per Ed e Tia. Ed aveva impiegato sette anni per convincerla che avrebbe voluto restare al suo fianco per tutta la vita. Caden era contento per lei, giacché meritava davvero il meglio, non solo perché aveva allevato otto straccioni facendoli diventare uomini, ma per le sue innumerevoli doti.

    La guardò mentre era accanto al marito, piccola e rotondetta, elegante nel suo abito di seta dorata, i capelli neri con dei fili d’argento raccolti in una sobria crocchia e una bellissima mantiglia di pizzo che le incorniciava il viso sereno.

    Caden si accorse di un fremito di irrequietudine che serpeggiava in lui e, di colpo, ne comprese il motivo con assoluta chiarezza mentre guardava la scena davanti ai suoi occchi.

    Si erano tutti sistemati, Caine con Desi, Tucker con Sally Mae, Sam e Isabella, Tracker con Ari e Shadow con Fei.

    Gli scapestrati ragazzi delle pianure stavano ponendo le basi per il loro futuro. Tutta la vita di Caden era concentrata su Hell’s Eight, ma ora, guardandosi intorno nel ranch che aveva aiutato gli amici a costruire, fu assalito da un senso di fastidio. I nervi vibravano di impazienza sottopelle. Faceva parte della comunità di Hell’s Eight da ventidue anni, da quando aveva perso i suoi, ma ora aveva l’impressione che quello non fosse più il suo posto.

    «Sei preoccupato? Temi che Tia non si occupi più di te ora che ha Ed?» lo stuzzicò Maddie, prendendolo per mano. Era un gesto troppo intimo, quasi sconveniente, eppure riuscì a calmare la sua agitazione. Caden strattonò il braccio, ma Maddie continuò a stringergli le dita.

    Era troppo facile approfittarsi di lei. La sua natura docile e buona la rendeva una facile preda delle persone infide, oltre al fatto che spesso si rifugiava nel suo mondo irreale in cui non poteva accaderle niente di male. Era l’unica arma di difesa che aveva avuto contro tutte le brutture della vita. Il territorio in cui vivevano era già aspro, ancora più ostile per chi era cresciuto in un bordello, e quasi insopportabile se si aveva la mente innocente di una bambina. Sin troppi uomini si erano approfittati dell’ingenuità di Maddie, lui non voleva essere uno di loro.

    Con un altro strattone, stavolta, riuscì a liberarsi. «Non sono preoccupato, mia cara Maddie.»

    Lei lo guardò, sorpresa, e lui si pentì che gli fosse sfuggito dalle labbra quel vezzeggiativo. «Se sono la tua cara, perché mi dici una bugia?»

    Caden non sapeva come rispondere. Sorrise a Ed e a Tia e sollevò il calice in un brindisi muto. La donna ricambiò il sorriso, ma la lieve tensione che le impediva di stirare gli angoli della bocca gli fece capire che Tia si era resa conto che lui se ne sarebbe andato. Un Miller non restava fermo nello stesso posto troppo a lungo, non era tipo da piantare le tende, ma era sempre a caccia di qualcosa.

    Caden bevve un altro sorso di champagne; ora più che mai era dispiaciuto che non fosse whisky.

    «Per abitudine, suppongo» rispose infine alla domanda di Maddie.

    «Ma agli altri non menti» obiettò lei.

    Perché gli altri potevano sopportare di sentirsi dire la verità, pensò Caden. Maddie continuava a fissarlo; il suo sguardo penetrante lo metteva a disagio. Sembrava quasi che fosse un folletto dai poteri magici, che riusciva a vedere nel suo cuore.

    «Sto per partire, Maddie» le rivelò infine.

    Lei ebbe una specie di sussulto. «Quando tornerai?»

    Lui le sfiorò un ricciolo che le accarezzava la tempia. «Non lo so.»

    «Dove vai?»

    «Quante domande!»

    «E tu non vuoi rispondere.»

    «No» ammise Caden sospirando. A volte, Maddie era assolutamente schietta e diretta, e coglieva nel segno.

    Lei inclinò il capo di lato senza mai distogliere lo sguardo dal suo viso, poi si avvicinò ancora di più a lui e gli prese il polso. «Sei turbato.»

    Caden si accorse che Tia aveva aggrottato la fronte nel vedere quel gesto confidenziale. Per quanto si sforzassero, non riuscivano a insegnare a Maddie le buone maniere. Non si rendeva conto che a volte il suo atteggiamento era sconveniente, perché si comportava con tutti con eccessiva familiarità. Lei ascoltava le prediche di Tia, si sforzava, ma in fondo Maddie era Maddie... ingenua e ottimista, incline a estraniarsi dalla realtà e a non dare peso alle conseguenze del suo comportamento. Era il suo modo di difendersi da una vita di sofferenze. Caden non aveva mai visto Maddie fare effettivamente proposte esplicite a un uomo, ma dava spesso l’impressione di prendersi troppa confidenza. D’altronde non aveva altro modello di comportamento femminile se non le prostitute del bordello in cui era cresciuta, che si rivolgevano agli uomini con atteggiamento provocante per adescarli. Era un peccato che Maddie rischiasse di essere fraintesa da qualcuno che poteva approfittarsi di lei, perché aveva davvero un cuore d’oro e meritava di essere protetta e rispettata.

    Al brusio delle voci degli invitati faceva da sottofondo la musica di quattro vaqueros di Sam che strimpellavano la chitarra. Era ora del primo ballo degli sposi. Tutti si radunarono al centro del giardino facendo cerchio intorno a quella che era la pista da ballo improvvisata, delimitata da ghirlande di fiori e nastri che ondeggiavano alla lieve brezza. Tia aveva detto che maggio era un mese perfetto per sposarsi e Caden era d’accordo. Era una splendida giornata, il tempo era ideale e gli sposi felici. Tutto era perfetto.

    Caden vide Ed prendere la mano di sua moglie e portarsela alle labbra con un inchino che lo fece sorridere. Sicuramente Ed aveva fatto le prove, perché Caden dubitava che un ex mandriano avesse eseguito molti inchini in vita sua. Tia sorrise al marito con un’espressione raggiante che dissipò gli ultimi dubbi di Caden. Poteva andarsene; Tia era in buone mani, era felice ed Ed l’avrebbe protetta. Ora Caden non aveva più debiti da ripagare.

    Era libero... Perché, allora, non provava il fremito di emozione che si aspettava?

    «Non essere triste» sussurrò Maddie accarezzandogli l’interno del polso.

    «I Miller non sono mai tristi.»

    «Ma...»

    «Hai assaggiato la torta, Maddie?» la interruppe Caine, avvicinandosi con due bicchieri di whisky in mano. «È buonissima, devi assolutamente prenderne una fetta prima che quel golosone di Tucker la finisca!» le disse con dolcezza, sorridendole.

    Caine era un tipo brusco, poco incline alle smancerie, ma quando si rivolgeva a Maddie ammorbidiva il suo tono aspro. Come tutti a Hell’s Eight, anche lui la trattava con estrema delicatezza, perché lei dava l’impressione di essere pronta a correre a nascondersi alla prima parola sbagliata. Bastava un nonnulla perché Maddie perdesse la sua fragile presa sulla realtà.

    Lei staccò la mano dal polso di Caden e si voltò verso il tavolo dove la torta nuziale faceva bella mostra di sé. «Tucker è come uno sciame di locuste che divorano tutto quello che incontrano» brontolò.

    Caden sorrise di quella similitudine. Era vero; Tucker era un uomo spietato, granitico, e nessuno avrebbe voluto averlo nemico. La sua unica debolezza erano i dolci.

    Anche Maddie era golosa. Era cresciuta in ristrettezze e aveva mangiato il primo pasticcino a quattordici anni, solo perché lo aveva rubato. Da quando si era stabilita a Hell’s Eight, però, aveva recuperato il tempo perso. Oltre ad assaggiare volentieri tutti i dolci sfornati da Tia, aveva rivelato una passione per la pasticceria e le piaceva impastare e creare torte. In un’occasione aveva spiegato a Caden che voleva imparare a fare dolci e pane per poi non trovarsi mai sprovvista di ciò che desiderava, e lui era rimasto stupito del suo bisogno di autonomia.

    Vide che era indecisa tra l’altruismo di lasciare la torta a Tucker e la golosità. Si morse il labbro inferiore, rivelando gli incisivi anteriori leggermente distanziati. Caden aveva sempre trovato sensuale quella fessura, e resistette all’impulso di accarezzarle il viso.

    Posò il calice ormai vuoto e la esortò: «Vai a prendere la torta, Maddie».

    Lei esitò, fissandolo con i suoi grandi occhi verdi sgranati. «Non te ne andrai prima che io torni, me lo prometti?»

    «Promesso.» Non precisò che aveva comunque deciso di partire quella sera. Era giunto il momento di andare via.

    «Sarà meglio che ti affretti» la esortò Caine.

    Maddie lo guardò, corrucciata. Sembrava un gattino che soffia contro un giaguaro, sfidandolo. «Non gli dirai niente di brutto mentre io non ci sono, vero? Caden non dorme bene quando gli racconti brutte storie. Deve riposare tranquillo.»

    L’atteggiamento protettivo di Maddie fece sorridere Caine. «Non mi sognerei mai di turbare il tuo Caden» rispose, ironico.

    Maddie si allontanò sollevando il bordo della gonna senza curarsi di essere indecente, nella sua ansia di arrivare prima di Tucker. Aveva delle belle caviglie, pensò Caden.

    «Non ti chiederò come mai Maddie sa se dormi bene...» insinuò Caine.

    Caden incrociò le braccia sul torace muscoloso. «Non mi approfitterei mai di lei.»

    Caine gli porse uno dei bicchieri di whisky e sollevò il suo in un brindisi. «Lo so, ma Maddie è esageratamente affezionata a te.»

    «È come una bambina.»

    «Forse quando è arrivata a Hell’s Eight. Ma sta maturando in fretta.»

    «Perché sta superando il trauma.»

    «Secondo Desi, sta dimenticando il suo brutto passato.»

    Caden bevve un sorso di whisky. Ah, ci voleva proprio qualcosa di forte! «Come diamine fa a dimenticare, una ragazza costretta a soddisfare il piacere degli uomini sin dall’infanzia?»

    «Può farlo solo una donna che ha la capacità di rifugiarsi in un mondo fantastico. Comunque Sally Mae ha detto a Desi che io avrei dovuto parlarti per raccomandarti di comportarti con molta attenzione nei confronti di Maddie» ammise Caine.

    Avrebbe dovuto aspettarselo. Caden sospirò e bevve ancora. «La vita era molto più semplice prima che questo posto brulicasse di donne» borbottò.

    L’espressione di Caine si addolcì mentre si voltava a cercare sua moglie con lo sguardo. Bionda e minuta, Desi era l’amore della sua vita e a sua volta lo adorava. Desi e Caine erano davvero una coppia unita e innamorata.

    «La presenza femminile a me non dispiace.»

    Certo, pensò Caden, perché Caine non era come lui. I Miller non erano altrettanto bravi nelle faccende di cuore; erano avventurieri, sempre a caccia di tesori o di guai, e alle donne non portavano altro che delusioni e solitudine.

    «Lo so» sospirò Caden.

    «Davvero intendi andare a recuperare l’oro nella miniera di Fei?» gli chiese Caine.

    Caden inghiottì un sorso di whisky, assaporando il bruciore del liquore che gli scendeva in gola. Con una buona dose di whisky si poteva cauterizzare qualsiasi ferita del corpo e dell’anima.

    «Sì.»

    «Sam ha detto che Fei ha fatto saltare tutto in aria e non c’è più modo di recuperare niente.»

    Caden scrollò le spalle. «È solo una sfida più impegnativa.»

    «Troppo per un solo uomo.»

    Caden sorrise. «Da quando gli Hell’s Eight si fermano davanti agli ostacoli?»

    «Da mai.» Caine fece roteare il liquido ambrato nel bicchiere, osservandolo con aria pensosa. «È per questo che vuoi partire? A Hell’s Eight non ci sono più sfide da raccogliere?» gli chiese poi.

    Caden sapeva che, solo perché avevano fondato una comunità che ormai era stabile e pacifica, Hell’s Eight non era al riparo da pericoli. Poteva sempre esserci qualche farabutto intenzionato a portar loro via tutto.

    Era tentato di restare a fare la sua parte per proteggere Hell’s Eight, ma il volto di suo padre gli balenò davanti agli occhi. Ricorda chi sei...

    Aveva fatto il suo dovere nei confronti degli Hell’s Eight e di Tia. Ora era il momento di assolvere ai propri obblighi nei confronti del suo defunto padre.

    «Più che altro, ho una promessa da mantenere.»

    «Quale promessa?»

    «Niente che ti riguardi.»

    «Se interessa te, interessa tutti gli Hell’s Eight.»

    Caine dimostrava una lealtà incrollabile nei confronti degli uomini che lui considerava parte della sua famiglia.

    Caden trangugiò il whisky rimasto e posò il bicchiere accanto al delicato calice da champagne, pensando che tanta eleganza strideva con l’ambiente di Hell’s Eight così come lo conosceva lui, aspro e rude come i suoi abitanti.

    «Questa volta no» borbottò.

    «Almeno chiedi ad Ace o a Luke di accompagnarti» insistette Caine.

    Caden vide Maddie che, con aria trionfante, aveva conquistato la sua fetta di torta e sorrideva civettuola a Tucker che fingeva di volerle portare via il piatto. Sentì aggrovigliarsi le budella ma preferì non analizzare il motivo della sua irritazione. Non poteva essere gelosia!

    «Hell’s Eight non può privarsi di altre due mani» obiettò.

    «Possiamo privarci di tutto ciò di cui tu hai bisogno» disse Caine, categorico.

    Caden non era d’accordo. Il ranch era grande e il territorio pieno di pericoli. Hell’s Eight aveva bisogno di tutti, a maggior ragione ora, perché la cavalleria si era spostata verso est per intervenire nella discordia tra nord e sud, e non difendeva più la zona dalla minaccia degli attacchi degli indiani.

    «Se andassimo in troppi, attireremmo l’attenzione.»

    «Due uomini non si possono definire troppi» intervenne Sam, che si era avvicinato a loro insieme ad Ace. «Anzi, secondo me non basteranno. Ricorda che ho visto com’era ridotta la miniera dopo che Fei l’ha fatta saltare in aria. Sapete benissimo che Fei non è tipo da mezze misure...»

    Caden sapeva che prima o poi avrebbe avuto bisogno di aiuto, ma per il momento non ne voleva. «Devo farlo da solo» ribadì.

    «È per la promessa che hai fatto a tuo padre?» gli chiese Ace.

    Ace aveva un ciuffo ribelle che gli ricadeva sulla fronte e gli dava l’aria di uno sbruffone superficiale e sfrontato, ma quando si abbassava lo sguardo sotto i capelli scuri e lo si fissava negli occhi nocciola, si capiva che era animato da una ferrea forza di volontà e da una freddezza senza pari. Ace poteva tagliare la gola a un uomo con la stessa noncuranza con cui maneggiava abilmente le carte da gioco, e sempre con il sorriso sulle labbra. Non che godesse a uccidere, ma se era necessario non si faceva scrupoli.

    Caden sbuffò, notando che anche Shadow e Tracker si stavano avvicinando. Era proprio un’imboscata...

    «Avete mandato gli inviti per radunarci tutti qui?» brontolò. «Cos’è, una festa nella festa?»

    Sam sorrise sornione. «No, direi piuttosto che è un’improvvisata.»

    «Che promessa hai fatto a tuo padre?» lo incalzò Caine, con la tenacia che lo caratterizzava.

    «Lascia perdere.» Caden fulminò Ace con lo sguardo. Di tutti gli Hell’s Eight, Ace era quello con cui aveva un legame più stretto e per questo anni addietro, quando l’alcol gli aveva sciolto la lingua, gli aveva fatto una confessione riguardo a suo padre che non avrebbe mai dovuto sfuggirgli.

    Ace rispose all’occhiataccia di Caden con una scrollata di spalle, con assoluta noncuranza.

    «Non lascio affatto perdere» insistette Caine.

    «Almeno smettila di dire stupidaggini sulla mia missione.»

    «Non sono stupidaggini. La miniera è in pieno territorio indiano, e non puoi aspettarti che Culbart ti dia una mano se dovessi avere problemi.»

    Era vero, ammise mentalmente Caden. Far saltare in aria la miniera non era l’unico disastro combinato da Fei. Quando il padre di Fei aveva praticamente venduto la cugina Lin a Culbart, Fei era intervenuta a modo suo, usando la dinamite anche per portare in salvo Lin. Per questo Culbart, che era il più vicino alla miniera e avrebbe potuto dare una mano a Caden in caso di necessità, non era esattamente ben disposto nei confronti di uno degli Hell’s Eight. Però, la cosa non lo preoccupava; aveva affrontato pericoli più gravi e ne era uscito tutto intero.

    «Culbart non è uno stupido» disse Ace. «Se gli Hell’s Eight gli chiedessero aiuto, lui sa che non potrebbe rifiutarsi di intervenire. Ha bisogno di amici, con quel ranch in mezzo al territorio indiano.»

    «E poi Culbart era intervenuto solo perché aveva pensato che Lin fosse stata rapita» precisò Caden. «Chiunque cercherebbe di riacciuffare una donna portata via da casa sua.»

    «È vero» ammise Ace. «Che Culbart ti piaccia o no, non ha torto un capello a Lin finché era nel suo ranch.»

    Caine bevve un sorso di whisky e fece una smorfia contrariata. «Non dimenticate che ha perso degli uomini per quel malinteso, per così dire, e anche parecchi soldi, per il suo accordo con il padre di Fei.»

    Ace annuì. «Fei è riuscita bene a tenere nascosta la pazzia di suo padre. Non puoi biasimare del tutto Culbart.»

    Caine sollevò un sopracciglio e guardò Ace. «Sembra quasi che ti stia simpatico» commentò.

    Ace scrollò le spalle. «In effetti, è così. Non è certo un tipo ragionevole, però conosce la differenza tra il bene e il male... e poi è spiritoso, a modo suo.»

    «E tu che ne sai?» sbottò Caden con impazienza. Discutere delle doti di Culbart era solo una perdita di tempo.

    «L’ho conosciuto meglio quando Caine mi ha mandato a raddrizzarlo.»

    «Veramente la tua missione era di intimidirlo» precisò Caine.

    «Ho deciso che l’approccio migliore fosse quello di socializzare con lui, tanto per cominciare» rispose Ace.

    Caden scosse la testa. Tipico di Ace, trasformare un potenziale nemico in un alleato.

    «Non direi che siamo amici per la pelle, ma non ci è ostile» continuò Ace. «Mi sembra già tanto, date le circostanze.»

    Caden ormai aveva deciso, e al diavolo Culbart! «Be’, se a Culbart non sta bene,

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