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La chiave della vendetta: Harmony Collezione
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La chiave della vendetta: Harmony Collezione
E-book166 pagine2 ore

La chiave della vendetta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Stefano Bianco ha in mente una sola cosa: la vendetta. Ma l'ultima persona che si aspettava di vedere al braccio del suo bersaglio è Chloe Norwood, l'unica donna che sia stata in grado di resistergli.

Tuttavia, Chloe è solo la pallida ombra della ragazza vitale e spensierata che aveva conosciuto un tempo, e Stefano ha intenzione di risvegliare in lei la gioia di vivere e la passionalità che lui tanto aveva amato. Piano piano, grazie alle sue sapienti carezze, Chloe torna alla vita. Lei possiede la chiave in grado di garantirgli la vendetta, e Stefano quella che regalerà a lei la libertà... ma solo se Chloe acconsentirà alla sua scioccante proposta.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2020
ISBN9788830516755
La chiave della vendetta: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    La chiave della vendetta - Tara Pammi

    successivo.

    1

    Aveva l'impressione di essere fragile come il cristallo, tanto che solo un lieve tocco l'avrebbe frantumata in mille pezzi.

    Stringendo tra le mani lo scialle, Chloe Norwood si guardò intono alla ricerca del fidanzato, Jackson.

    Neppure Ashley, la sua segretaria che era sopraggiunta inaspettata, interrompendo un incontro con un cliente che Jackson era deciso ad aggiungere al proprio portfolio, era in vista. Qualcosa di fastidioso si agitò nella sua mente, come in attesa di affiorare.

    Mentre il party, a cui partecipavano persone di alto livello sociale, era in pieno svolgimento in cima all'Empire State Building, Manhattan risplendeva intorno a loro.

    Di solito la città, che era diventata la sua casa negli ultimi dieci anni, con la sua vitalità aveva il potere di darle la gioia di vivere; una gioia che non si era appannata neppure quando, dopo la laurea alla Columbia University, aveva lottato per trovare la sua strada. E l'aveva aiutata anche ad accettare i fallimenti e le ingenue, mai realizzate aspettative di fare qualcosa di buono nella città che non dormiva mai.

    Ma quella sera neppure New York riusciva a scioglierle quel nodo di timore che da qualche tempo la tormentava.

    Jackson era tornato la sera precedente dopo essere stato tre settimane oltremare ed era di umore pessimo, perché si era lasciato sfuggire un affare.

    Quel giorno si erano scambiati a malapena qualche parola mentre lei era al lavoro. Quando era tornata nell'appartamento che condividevano da qualche anno, le aveva ordinato di prepararsi per il party di quella sera.

    Ordinato, non chiesto, tantomeno aveva voluto il suo parere. Un atteggiamento che ormai le sembrava normale. In ogni caso aveva acconsentito, anche se era piuttosto debole per i postumi di un'influenza.

    Quella sera Jackson aveva bisogno che gli desse una mano a convincere la signora Alcott, una vecchia amica dei suoi genitori, ad affidargli l'incarico di gestire le proprie finanze. Con le proprietà in Inghilterra e la cospicua sostanza, Jane Alcott sarebbe stata un colpo da maestro per la carriera in ascesa di Jackson.

    Ma non erano neppure riusciti a salutare doverosamente Jane, quando era comparsa Ashley che si era avvicinata a Jackson con uno sguardo disperato.

    Volendo evitare una scenata Chloe aveva sorriso, pur notando gli sguardi incuriositi e i bisbigli soffocati delle mogli dei clienti di Jackson. Persino la domanda gentile di Jane se tutto andasse bene tra lei e Jackson le era parsa insopportabile.

    Ma cosa gli stava succedendo? Cosa stava accadendo tra loro?

    Perché Chloe sapeva con nauseante chiarezza che Ashley era solo la punta dell'iceberg di ciò che stava succedendo tra loro.

    All'improvviso le parve del tutto scandaloso che quella donna lo trascinasse via con sé con quell'aria di possesso.

    Raddrizzando le spalle si allontanò con discrezione. Non era nel suo stile fare scenate, così come non sopportava le occhiate di compatimento di cui era stata oggetto negli ultimi mesi. Eppure, in silenzio, si era adeguata.

    Ma quella sera ne aveva abbastanza. S'irrigidì quando mise a fuoco un giovane alto e imponente.

    Sbatté le palpebre all'impatto di quegli occhi verde giada e di quella bocca incurvata in una smorfia sdegnosa.

    Stefano Bianco.

    Il primo istinto fu quello di avviarsi all'ascensore e lasciare il party prima che lui la scorgesse. Non voleva che il giovane che aveva conosciuto tanto tempo prima, uno dei suoi più vecchi amici, la vedesse quella sera.

    Stefano, Christian, Rocco e Zayed erano i Quattro della Columbia, i quattro ragazzi che aveva conosciuto quando frequentavano insieme l'università e che, in seguito, avevano avuto un successo strepitoso nel mondo degli affari, scapoli impenitenti per i quali il mondo era una scacchiera e le donne più belle le pedine.

    Ma lei li aveva conosciuti prima che raggiungessero il successo, li aveva frequentati tutti i giorni per quattro anni, e aveva condiviso con loro le paure più segrete e le speranze.

    Il voler evitare d'imbattersi in una delle persone che aveva conosciuto, che l'aveva capita, le diede un sapore amaro in bocca.

    Era così grave il suo fallimento? Voleva evitare Stefano, o solo fuggire da ciò che era diventata?

    Stefano osservò lo splendore di Manhattan e serrò la mascella.

    La sua vitalità, i ricordi di un decennio prima che balzavano alla mente da qualsiasi parte guardasse, la sua ingenuità quando studiava alla Columbia con i tre amici... erano come uno spettro che per poco non gli tolse il respiro.

    Eppure, come proprietario di una grande compagnia che gestiva proprietà di lusso, New York talvolta era inevitabile, anche se cercava di ridurre al minimo le visite in quella città.

    Ma questa volta aveva un motivo ben preciso per presenziare a quel party in cima all'Empire State Building.

    Era il momento di trovare il modo di bloccare Jackson Smith.

    Il ricordo del viso esangue del suo assistente, Marco, che giaceva in un letto d'ospedale dopo un tentativo di suicidio, della sua piccina di cinque anni, con gli occhi sbarrati che gli chiedeva cosa fosse successo al suo papà...

    Il senso d'impotenza che aveva provato...

    Jackson aveva privato Marco di tutti i suoi averi riducendolo alla bancarotta finché, non avendo nessuna via d'uscita, aveva optato per quel gesto disperato...

    Il dubbio che l'aveva tormentato, l'impressione di essere un fallito, di deludere tutti coloro che avevano creduto in lui... E guardare Marco negli occhi era stato come guardare il proprio riflesso di pochi anni prima.

    Era oppresso dal rimorso. Se solo fosse riuscito a fermare Jackson tempo addietro, quando aveva truffato anche lui...

    Era stato il momento peggiore della sua vita, il tradimento di Serena, il rimorso che gli impediva di tornare dai genitori in Sicilia, le giornate interminabili in cui aveva lavorato per assicurarsi una commissione...

    Aveva perso quel poco che aveva a causa di Jackson Smith. Avrebbe fatto quello stesso gesto estremo di Marco se non fosse stato per i suoi amici, Rocco, Christian e Zayed che gli erano stati di sostegno, e se non avesse già sbattuto la faccia contro la cruda realtà a causa di Serena, la donna che aveva sostenuto di amarlo.

    Ma questa volta Jackson doveva essere fermato a qualunque costo.

    Mentre pensava a lui come al demonio in persona, Jackson a pochi metri rideva divertito con i suoi amici.

    Una bionda minuta, in jeans e maglietta aderente, lo trascinò via interrompendo la conversazione. Il viso che tradiva la tensione, Jackson si rivolse a un'altra donna del gruppo, una rossa alta, e sussurrò qualcosa.

    Delle scuse, immaginò Stefano. Ma dal modo in cui la giovane donna vacillò, per poi distogliere lo sguardo, avrebbe detto che non fossero servite. Incuriosito, la osservò meglio. Aveva irrigidito la schiena.

    Tutto in lei tradiva la tensione e qualcosa di più.

    Jackson si lasciò condurre via, anche se la donna era rimasta talmente rigida e immobile da chiedersi se per caso fosse crollata anche a un semplice soffio.

    Il viso era in ombra, ma in lei c'era una certa dignità. E poi notò i capelli. Pur se raccolti in un elaborato chignon, quel rosso era indimenticabile, così come il naso all'insù e la postura del mento.

    Chloe Norwood, la donna che non era mai riuscito ad avere.

    Ogni cellula scattò come se in lui si fosse insinuata una corrente elettrica. Che cosa diavolo ci faceva Chloe con Jackson Smith?

    Aveva notato una certa intimità in quel chinarsi di Jackson verso il suo orecchio, nel modo in cui le aveva posato la mano sul braccio nudo.

    Seguitava a percepire la sua tensione mentre era calato il silenzio. Notava le occhiate speculative che le venivano rivolte, il modo in cui lei si chiudeva in se stessa.

    E conoscendo Jackson e la sua perfidia, mille congetture gli affollarono la mente.

    Non avrebbe mai sfiorato qualcosa di minimamente connesso a Jackson, eppure si ritrovò ad avvicinarsi a lei, lo sguardo che studiava ogni suo tratto.

    Si bloccò, consapevole dell'insistente battito del cuore, del respiro che si era bloccato in gola.

    Chloe era ancora più bella di quanto ricordasse, anche se un po' più magra.

    Il pensiero andò a una decina di anni prima, al tempo dell'università con Rocco, Christian e Zayed, che erano diventati più fratelli che amici, all'ineguagliabile entusiasmo di conoscere il mondo sapendo che sarebbe potuto essere ai loro piedi, alla gloria della scoperta delle donne e all'attrazione che esercitavano su di loro; e a Chloe Norwood, che aveva conosciuto così bene i Quattro della Columbia come loro avevano conosciuto se stessi.

    Abbandonata ogni traccia dell'origine aristocratica che la contraddistingueva, Chloe aveva spesso riso alle loro uscite, osservato le avventure dei suoi amici con le altre donne con divertita rassegnazione e un certo distacco. Quel primo anno aveva respinto ogni avance con la facilità con cui si era liberata dell'immagine di ricchezza e privilegi dell'ambiente in cui era nata.

    Di tutti gli uomini del pianeta, Jackson Smith era decisamente l'ultimo che avrebbe associato a Chloe.

    Volendo evitare per il momento uno scontro con Jackson, poiché la sua pazienza era già al limite, Stefano attese. Trascorsero i minuti e alla fine, con un cenno del capo, Chloe si allontanò dal gruppo.

    Ignorando quell'insolito battito accelerato del cuore, Stefano la bloccò. «Ciao, Chloe.»

    Le posò la mano sul braccio e percepì il suo brivido, notò che tratteneva il respiro prima di voltarsi. Un lampo di terrore le passò negli occhi.

    Finché non sbatté le palpebre, le ciglia lunghe che celavano l'espressione.

    Quando lo guardò c'era un certo calore in quelle profondità. «Stefano... che sorpresa... non sapevo che fossi a New York.»

    Il suo accento gli aveva sempre provocato qualcosa di strano, un misto di calore e vaga consapevolezza sensuale. Ma il tono era riservato e falso, e lo urtò.

    D'accordo, non si vedevano da un pezzo, ma per quattro anni Chloe era stata parte della sua vita, una parte che ricordava senza amarezza.

    «L'avresti saputo se ti fossi tenuta in contatto, non credi?»

    Lei irrigidì le spalle, un segno di tensione. «Metti raramente piede a New York, e questa è la mia casa.»

    «Vero. Ma non hai pensato che fosse importante intervenire al matrimonio di Rocco? La tua nuova... vita non ha più spazio per i vecchi amici?»

    Lei non vacillò come le era successo con Jackson, ma comunque si agitò un poco. Ed ecco di nuovo quell'ombra di paura.

    Dio, in che modo era legata a Jackson?

    «Sono sempre stata qui, Stefano.» Un lampo di vivacità le illuminò lo sguardo. «Non dimentico certo la nostra vita a New York.»

    «Invece io ho capito che per me non c'era niente di importante in questa città. Non è come per Rocco, Christian o Zayed.»

    Lei non ribatté. Rimase a fissarlo con gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa. Perché non lo metteva al suo posto come usava fare un tempo?

    E da cosa derivava il suo desiderio di continuare a punzecchiarla? E per quale ragione? Solo perché aveva qualche tipo di legame con Jackson Smith, mentre aveva respinto le sue impudenti avances di un tempo?

    Non aveva certo bisogno del suo interesse per il proprio ego.

    Le donne gli cadevano ai piedi dopo un solo sguardo e lui ne approfittava. Gli piaceva il sesso, aveva una decisa libido e quando vi aveva dato sfogo se ne andava, che alla donna piacesse o meno.

    Non aveva spazio per una donna nella sua vita, salvo che nel letto.

    Eppure, dopo aver trascorso due

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