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Rivincita tra le lenzuola: Harmony Destiny
Rivincita tra le lenzuola: Harmony Destiny
Rivincita tra le lenzuola: Harmony Destiny
E-book159 pagine2 ore

Rivincita tra le lenzuola: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Lei ha scoperto che la sua vita si regge sull'inganno. Lui aspetta solo l'occasione per vendicarsi.

Lana Whittaker in un giorno solo ha perso tutto: marito, casa, lavoro, stabilità economica e fiducia negli uomini. Venire poi a sapere che dovrà prendersi cura della bambina che il marito aspetta dalla sua amante è davvero troppo. Per questo, quando un misterioso e affascinante milionario si offre di aiutarla, a lei non resta che accettare. Raffaele Rossellini diventa così il suo angelo custode, di giorno, mentre di notte, tra le lenzuola, si trasforma nel suo diavolo tentatore. Quello che Lana ancora non sa è che l'unico obiettivo di Raffaele è la vendetta.

La VENDETTA è un piatto che va consumato freddo, ma quando entra in gioco la PASSIONE le anime si scaldano e l'atmosfera diventa bollente.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2019
ISBN9788830501324
Rivincita tra le lenzuola: Harmony Destiny
Autore

Yvonne Lindsay

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Rivincita tra le lenzuola - Yvonne Lindsay

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Rossellini’s Revenge Affaire

    Silhouette Desire

    © 2007 Dolce Vita Trust

    Traduzione di Lucia Panelli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-132-4

    1

    La detestava con tutto il cuore.

    Eccola là. Altera. Inavvicinabile. E vedova.

    Vedova quando avrebbe dovuto essere divorziata.

    Alta, elegante, composta. Aveva mai amato il marito defunto? Ne dubitava. Se lo avesse amato, gli avrebbe ridato la libertà. La libertà di stare con Maria. Invece, aveva preferito aggrapparsi a un matrimonio ormai finito da tempo.

    Indifferente al vento tagliente e alla pioggia scrosciante che gli bucava la pelle, Raffaele Rossellini si teneva in disparte, lontano dal gruppo riunitosi intorno alla tomba.

    E nutriva la rabbia che cresceva in lui come un fuoco alimentato da benzina. L’amata sorella si sarebbe trovata in un letto d’ospedale, tenuta in vita artificialmente, se quella donna fredda e calcolatrice avesse ceduto alle ripetute richieste del marito di lasciarlo libero? Libero prima della nascita di un bambino che ora non avrebbe mai conosciuto né la madre né il padre?

    Il dolore tornò a travolgerlo, insopportabile.

    Consapevole del proprio dovere, si trovava lì per rispetto all’uomo amato dalla sorella. Un uomo con il quale lui stesso aveva stretto rapporti d’affari e che era giunto a considerare un amico. Ma presto sarebbe tornato accanto alla sorella, anche se lei non era più in grado di avvertire la sua presenza.

    Le apparecchiature che la tenevano in vita sarebbero state spente dopo la nascita del bambino. Una nascita che i medici speravano di poter posticipare il più a lungo possibile e aumentare così le probabilità di sopravvivenza del piccolo.

    Sebbene l’idea della sorella ridotta a una sorta di incubatrice meccanica lo inorridisse, cercava di convincersi che lei non avrebbe voluto diversamente; Maria amava profondamente il bambino che portava in grembo e aspettava con ansia la sua nascita. Tuttavia, sapere che lei avrebbe dato la vita per la propria creatura non leniva il profondo dolore. Maria era là, ma era come se non ci fosse. Viveva, ma non era in vita.

    Raffaele strinse gli occhi nella pioggia e diresse lo sguardo sulla chioma ramata della donna di cui aveva sempre sentito parlare ma che non aveva mai conosciuto di persona. La vedova dell’uomo le cui spoglie erano appena state calate nella fossa. E lei se ne stava lì, immobile; non una lacrima le bagnava il viso. Nemmeno ora che gli ultimi conoscenti se n’erano andati, lei sembrava cedere alla disperazione.

    Rabbia e amarezza s’impadronirono di lui. Aveva fallito. Anni addietro aveva promesso alla madre, ormai sul letto di morte, che avrebbe protetto la sorella con tutte le sue forze. Ora era troppo tardi per porre rimedio al danno arrecato dalla sua indulgenza nei confronti dei capricci di Maria.

    Quando aveva scoperto che lei aveva una relazione con un uomo sposato, avrebbe dovuto metterle i bastoni tra le ruote, anche se cercare di fare ragionare quella ragazza cocciuta sarebbe stato praticamente impossibile. E allora avrebbe dovuto aiutarla a realizzare il suo sogno e a sposare il padre del suo bambino. Avrebbe dovuto discutere con Lana Whittaker e in qualche modo costringerla ad accettare la richiesta di divorzio del marito.

    Ma ormai era troppo tardi.

    L’immagine del corpo della sorella, immobile in un letto d’ospedale, eppure culla di una nuova vita, non lo abbandonava un istante. Sì, aveva fallito nel proteggere Maria ma non avrebbe fallito con suo figlio.

    Raffaele Rossellini non commetteva mai lo stesso errore due volte.

    Avrebbe allevato quel bambino come se fosse stato suo. Quella era la sua promessa a Maria. Il piccolo sarebbe cresciuto amato e protetto e, quando fosse giunto il momento, gli avrebbe parlato della sua mamma, così che il ricordo di quest’ultima non svanisse.

    Gli occhi gli bruciavano per le lacrime trattenute mentre fissava la schiena della donna immobile accanto alla tomba.

    Non avrebbe più fallito.

    Deglutì a vuoto per ricacciare indietro il dolore. Giurò a se stesso, che in un modo o nell’altro, Lana Whittaker avrebbe conosciuto la forza dell’ira dei Rossellini. Gliela avrebbe fatta pagare. Le avrebbe fatto pagare le sofferenze di Maria; le telefonate disperate che lo raggiungevano in Italia quando la gravidanza era stata confermata e Maria si era resa conto che Kyle non avrebbe potuto sposarla prima della nascita del loro bambino.

    Lana Whittaker avrebbe conosciuto il rimpianto.

    Avrebbe conosciuto la disperazione.

    Lana rabbrividì sotto il pesante cappotto inzuppato d’acqua; sentiva su di sé lo sguardo dello sconosciuto, che durante il servizio funebre se n’era stato in disparte e che se ne stava ancora immobile, gli occhi fissi su di lei.

    Chi era?

    Non osava guardarlo. Forse era un fotografo a caccia di scoop e l’ultima cosa che lei voleva era vedere la propria faccia su tutti i giornali. Le circostanze della morte del marito sarebbero comunque circolate a breve.

    Come aveva potuto Kyle farle questo? E lei come aveva potuto non capire, non sapere, che suo marito aveva una relazione? Cercò disperatamente, come aveva già fatto più volte nelle ultime quarantotto ore, di ricordare un segno, un indizio che avessero denunciato l’infelicità del marito. Ma non trovò niente. Era stato il Kyle affettuoso ed espansivo di sempre anche quando, pochi giorni prima, lo aveva accompagnato all’aeroporto da dove sarebbe partito per Wellington, la capitale della Nuova Zelanda. Un viaggio di lavoro che si ripeteva una volta al mese da ormai tre anni.

    Un viaggio che lui intraprendeva per stare con l’amante!

    Per un breve istante Lana fu colta dal desiderio di cedere al bisogno di urlare, di gridare, di piangere. Di strapparsi i capelli, di lasciarsi andare alla rabbia e alla paura che minavano il suo equilibrio. Non era così che doveva andare. Loro erano la coppia perfetta, la coppia affiatata, la coppia da imitare, come avevano sempre detto tutti.

    Un improvviso velo le calò sugli occhi. Respira, ordinò a se stessa. Non cedere. Resisti.

    Lana trasse un respiro profondo, nel disperato tentativo di riprendere il controllo di sé. Ma niente poteva ormai riempire quel vuoto profondo che si era aperto nel suo cuore.

    «Signora Whittaker? È ora di andare. Amici e parenti staranno già arrivando a casa sua.» La voce pacata dell’impresario di pompe funebri penetrò il gelo che avvolgeva la mente di Lana. «Signora Whittaker?»

    Lana sospirò e chiuse gli occhi per un breve istante.

    «Sì, sono pronta.» Ma pronta per che cosa? Dov’era ora il suo futuro? La sua vita, i suoi sogni, il suo amore? Sepolti in una bara con il corpo senza vita del marito.

    Coprirono il breve tragitto verso l’appartamento nel centro di Auckland in un baleno. E là avrebbe trovato amici e parenti. Doveva tenere duro. Doveva lasciarli ancora per un po’ nell’illusione che Kyle fosse stato l’uomo degno del loro ricordo e del loro rispetto, e non l’uomo che era stato in realtà.

    Kyle aveva mentito a tutti loro.

    L’atmosfera nell’appartamento era grave, perché così si addiceva al ricordo dell’uomo che da molti era stato considerato un genio della finanza. Un uomo la cui opinione era sempre stata cercata e tenuta in gran conto a tutti i livelli.

    Un paio d’ore dopo era tutto finito. I camerieri della società di catering avevano sgombrato, pulito e rimesso tutto in ordine e gli ultimi ospiti se n’erano andati. Lana si chiese se gli avrebbe mai rivisti, una volta che fosse emersa la verità. Se le loro condoglianze si sarebbero trasformate in pietà o, peggio ancora, in disprezzo.

    L’avvocato era riuscito a ottenere un’ingiunzione per evitare che i dettagli della morte di Kyle raggiungessero la stampa, ma il provvedimento sarebbe scaduto alla mezzanotte di quel giorno.

    Poi, l’attacco avrebbe avuto inizio.

    A un tratto, il ricordo dello sconosciuto al cimitero si fece strada nella sua mente. Chi era? Forse un cliente di Kyle? Era certa di non conoscerlo. Sebbene lo avesse visto solo di sfuggita, era certa che non avrebbe mai dimenticato la fronte spaziosa, il naso lievemente aquilino, gli occhi scuri e profondi, il mento deciso. Quello non era un volto che una donna poteva dimenticare. Tutto in lui, persino la fattura del cappotto, parlava di eleganza europea.

    Lana scosse la testa disgustata. Suo marito se n’era andato da appena due giorni e lei pensava già a un altro uomo. Anche se Kyle l’aveva tradita, questo non le dava il diritto di cercare un sostituto. Per lo meno, non secondo il suo personale codice etico.

    Attraversò a passo lento il grande soggiorno, una mano che scivolava sull’elegante divano in pelle bianca su cui lei e Kyle si erano accoccolati tante volte a guardare il sole scomparire dietro le montagne, prima di rifugiarsi nella loro stanza a fare l’amore. A volte non erano nemmeno arrivati così lontano.

    Le dita si strinsero a pugno quando il dolore per la falsità e la doppiezza di quello che considerava l’uomo della sua vita trapassarono il manto protettivo di stoicismo sotto il quale si era nascosta per tutto il giorno. Le donne che si trovavano nella sua stessa situazione come affrontavano la scoperta che il marito aveva un’amante? Come sopportavano il peso delle menzogne nelle quali avevano inconsciamente vissuto e come riuscivano ad andare avanti?

    Era arrabbiata. E si sentiva umiliata, offesa, imbrogliata. Come aveva osato Kyle morire in quel modo, lasciando miriadi di domande senza risposta? Lana non voleva nemmeno pensare a ciò che aveva scoperto nel computer del marito la notte precedente, dopo che la polizia le aveva consegnato i suoi effetti personali, recuperati da ciò che restava dell’auto. Il portatile non aveva riportato danni nonostante la violenza dell’impatto frontale, ma una parte di Lana non poteva fare a meno di chiedersi se non sarebbe stato meglio per lei restare all’oscuro di quanto contenuto nel PC.

    Ignara di come Kyle avesse abusato della fiducia di tanti suoi clienti sottraendo parte dei loro investimenti per mantenere la sua amante in una lussuosa residenza affacciata sul mare. Ignara di come lui avesse usato il denaro del loro conto congiunto di risparmio per lo stesso scopo.

    Ignara del fatto che probabilmente il marito era già indagato per frode. Doveva consegnare il computer alla polizia; il suo contenuto avrebbe sicuramente destato il loro interesse.

    Il dolore affondò in lei come un pugnale, piegandola sulle ginocchia. Si accasciò sul morbido tappeto color panna. La testa ciondoloni, lasciò che i singhiozzi la trascinassero in un pianto a dirotto, disperato. Era più di quanto potesse sopportare.

    Una fotografia sul tavolino accanto a lei attirò la sua attenzione. Lei e Kyle si trovavano sulla barca di un amico e ridevano felici, l’amore e la profonda intesa che traspariva dai loro occhi.

    Una menzogna.

    Il suo matrimonio – l’invidia di tutte le sue amiche e l’unione che le pagine dei rotocalchi locali avevano indicato come l’esempio perfetto di matrimonio felice – era finito da tre anni e lei nemmeno lo sapeva.

    Colta da un improvviso impeto di rabbia, Lana afferrò la foto e la scagliò contro il muro. Indifferente alle schegge di vetro e in preda a una furia isterica, balzò in piedi e, come una donna posseduta, spogliò l’appartamento di tutte le foto della coppia perfetta.

    Strappò ogni singola immagine dalla cornice, gettando quest’ultima in un mucchio confuso sul tavolo e riducendo in mille pezzi le fotografie, per poi lasciarle cadere ai suoi piedi in un ammasso di promesse spezzate.

    Menzogne. Tutte menzogne.

    Soltanto allora cedette al dolore che si era impadronito di lei da quando la polizia le

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