Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il profumo dell'azzardo (eLit): eLit
Il profumo dell'azzardo (eLit): eLit
Il profumo dell'azzardo (eLit): eLit
E-book383 pagine5 ore

Il profumo dell'azzardo (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Hell's Height 7
A differenza degli altri fratelli dell'Hell's Height, Ace Parker non è ancora pronto a mettere radici e attaccare gli speroni al chiodo. L'irrequieto cowboy ama il brivido e l'azzardo e sa di poter soddisfare ogni suo più oscuro desiderio a Simple, Texas. La cittadina sembra infatti attrarre peccati e peccatori come una calamita, almeno fino a quando non arriva la nuova maestra.
Petunia Wayfield è la più ingenua e innocente creatura su cui Ace abbia mai posato gli occhi ed è talmente fuori posto a Simple da sembrare una rosa in un campo di ortiche. Lei però non pare rendersene conto, anzi chiede ad Ace di aiutarla a ripulire la città dai truffatori e dagli ubriaconi che la abitano. Lui è tentato di accettare, a patto di ricevere come ricompensa dalla voluttuosa Petunia un premio sensuale e scandaloso. Ma il duello di volontà tra due personalità tanto diverse quanto fatalmente attratte l'una dall'altra non può che portare guai.
LinguaItaliano
Data di uscita2 set 2019
ISBN9788830503465
Il profumo dell'azzardo (eLit): eLit
Autore

Sarah Mccarty

Esperta conoscitrice del selvaggio Texas al tempo dei pionieri.

Leggi altro di Sarah Mccarty

Autori correlati

Correlato a Il profumo dell'azzardo (eLit)

Titoli di questa serie (8)

Visualizza altri

Ebook correlati

Erotismo per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il profumo dell'azzardo (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il profumo dell'azzardo (eLit) - Sarah Mccarty

    Copertina. «Il profumo dell'azzardo (Hell's Eight - Vol. 7)» di Mccarty Sarah

    Immagine di copertina:

    Antonio Gravante / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Ace’s Wild

    HQN Books

    © 2015 Sarah McCarty

    Traduzione di Alessandra De Angelis

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-346-5

    Frontespizio. «Il profumo dell'azzardo (Hell's Eight - Vol. 7)» di Mccarty Sarah

    1

    Simple, Texas

    Novembre 1860

    Sarebbe andata all’inferno, non c’era alcun dubbio. Petunia Wayfield scese dal marciapiede di assi di legno per attraversare la strada sterrata, schivando per un pelo degli escrementi di animali. A ogni passo sollevava una nuvoletta di polvere che le sporcava l’orlo della gonna. Non pioveva da tanto; se fosse continuata la siccità ancora per un altro mese, sarebbe stato un bianco Natale per la polvere, non certo per la neve.

    Si riparò gli occhi dal sole con una mano per vedere bene dove metteva i piedi mentre saliva sul marciapiede opposto, rimproverandosi. Aveva appena ascoltato un sermone sui sette peccati capitali e stava già per commetterne due: la gola e la lussuria...

    Era tutta colpa delle ciambelle alla cannella di Maddie Miller; se Petunia non avesse annusato l’aroma stuzzicante dei dolci che si spandeva in strada dalla panetteria di Maddie, non avrebbe mai varcato la soglia della bottega nel preciso istante in cui usciva Ace Parker, non sarebbe andata a sbattere contro il suo torace muscoloso e da quel giorno in poi non avrebbe associato la tentazione delle ciambelle con l’odore di quell’uomo virile.

    Razionalmente era la spiegazione che si dava per giustificare gli impulsi che la invadevano, ma sapeva che era solo una bugia.

    Sospirando rassegnata, si diresse verso la panetteria, con l’ingresso sormontato da un grazioso tendone a strisce bianche e rosa.

    In fondo, anche se le voleva, non aveva certo bisogno delle ciambelle. Aveva quasi trent’anni e quei dolci burrosi, con il ripieno alla cannella e la glassa di zucchero, avrebbero accentuato ancora di più la curva dei suoi fianchi. Non aveva neppure bisogno di un giocatore d’azzardo alto e arrogante, con le spalle ampie e i fianchi stretti... però anche lui le faceva gola.

    Ace era irresistibile come le ciambelle, ammise Petunia mentre apriva la porta della panetteria e il tintinnio della campanella annunciava la sua presenza. Lo desiderava spudoratamente con la stessa smania che l’aveva indotta a sgattaiolare via prima che fosse terminato il sermone, per andare a placare la sua voglia peccaminosa e proibita.

    Era a un passo dallo scivolare nella dissolutezza, ed era veramente una disdetta per l’unica figlia del pilastro della comunità di Benton nel Massachusetts. Suo padre imputava la sua indole ribelle alle carenze nell’educazione ricevuta dopo la scomparsa prematura di sua madre, ma Petunia preferiva definirsi progressista, più che ribelle. Era una questione su cui lei e il padre non erano mai stati d’accordo ed era per questo che Petunia aveva intrapreso da sola il suo viaggio verso il selvaggio West senza alcun aiuto economico da parte del padre che aveva disapprovato la sua partenza. Lui era sicuro del fallimento della sua impresa, mentre Petunia era certa che sarebbe riuscita ad avviare la sua attività in California.

    Non aveva mai avuto tanta sfortuna come quella che le era capitata dopo la partenza da Benton. Tanto per cominciare, la carrozza si era rotta a Simple, il che di per sé non sarebbe stato tanto grave, se non fosse stato per il furto subito quando aveva pernottato in una pensione alla periferia del paese. Non le era rimasto nulla, tranne qualche moneta che aveva provvidenzialmente cucito nell’orlo della sottoveste. Solo la vita amorosa della maestra di Simple, che di colpo aveva lasciato il lavoro per seguire il cuore, l’aveva salvata dalla rovina o, ancora peggio, dall’umiliazione di dover scrivere al padre per chiedergli aiuto. Quella sarebbe stata veramente l’ultima spiaggia; Petunia Wayfield non era tipo da deporre le armi tanto facilmente.

    Quando chiuse la porta alle sue spalle fu avvolta dall’abbraccio voluttuoso della fragranza dei dolci appena sfornati. Serrò gli occhi e aspirò a fondo l’aroma appetitoso. Quel piccolo peccato di gola era proprio quello che ci voleva; poteva concederselo senza rischi perché in fondo era innocuo, non come Ace Parker che rappresentava una provocazione pericolosa per i suoi sensi ed era un uomo da evitare a tutti i costi.

    Petunia fece un respiro profondo, scacciando dalla mente la tentazione. Per la prima volta in vita sua desiderava un maschio. Purtroppo non era un brav’uomo timorato di Dio e con un lavoro rispettabile. Eh, no... Era andata a invaghirsi proprio di un mascalzone che non era assolutamente adatto a lei, perché il suo stile di vita era contrario a tutti i principi in cui lei credeva. Se fosse stata tanto debole da soccombere al desiderio, sarebbe stata un semplice trastullo per Ace Parker e la natura forte e volitiva di Petunia si ribellava a quell’idea.

    Non era fatta per essere una bambolina destinata al piacere maschile; era una donna indipendente che voleva tenere saldamente in mano le redini della propria vita.

    «Mi lusinga vederti entrare e annusare l’aria con l’espressione di chi si sente in paradiso!» esclamò Maddie Miller, accogliendola con la sua abituale cordialità.

    Petunia riaprì gli occhi e sorrise a Maddie che era dietro il bancone. Vivace come sempre, aveva un abito verde su cui aveva legato un grembiule bianco da fornaia, le gote lentigginose spolverate di farina e qualche ricciolo ramato che sfuggiva dalla crocchia.

    «È proprio così» annuì avvicinandosi. «Le tue ciambelle alla cannella sono la mia unica debolezza.»

    Bugiarda!, le sussurrò la voce della coscienza.

    Come se avesse potuto sentire quel rimprovero muto, Maddie aggrottò le sopracciglia e si fermò con in mano una teglia di ciambelle appena sfornate prima di posarla sul bancone.

    «Non capisco perché si pensi che non si debbano avere debolezze» osservò.

    Perché solo i forti sopravvivono, rispose mentalmente Petunia, mordendosi la lingua per non ribattere ad alta voce.

    «Se un corpo non ne avesse, non potremmo sapere quali sono le nostre esigenze, no?» continuò Maddie. Mise a cuocere una nuova infornata di ciambelle e prese la ciotola della glassa da spalmare su quelle ancora calde.

    Petunia non sapeva cosa rispondere. «Giusto» annuì.

    «E poi certe debolezze sono piacevoli...» aggiunse l’altra con un sorriso ammiccante.

    Petunia ebbe l’impressione che quell’insinuazione avesse toccato sul vivo proprio il punto in cui si sentiva più vulnerabile. «Non che io sappia» mormorò.

    «Forse non hai ancora abbastanza esperienza.»

    Quando l’aveva conosciuta, Petunia aveva etichettato Maddie come una sempliciotta, forse anche un po’ lenta di comprendonio, però aveva dovuto ricredersi e aveva imparato a vederla come una donna che aveva avviato un’attività fiorente dal nulla e aveva conquistato il cuore del famigerato Caden Miller, ma si era rifiutata di sposarlo finché lui non avesse rispettato la sua autonomia.

    A un primo sguardo, la rossa dal fisico minuto sembrava fragile, dolce come le sue ciambelle e bisognosa di protezione, ma in realtà era una donna forte, volitiva e determinata, l’esempio perfetto del fatto che non bisognava mai giudicare dalle apparenze.

    Maddie poteva sembrare una svampita, ma sapeva convogliare tutte le energie sul suo obiettivo con grande concretezza, e in quel momento era concentrata su di lei... purtroppo per Petunia.

    «Hai visto Ace?» le domandò con una finta disinvoltura che Petunia non era in grado d’imitare.

    «No, perché? Avrei dovuto?»

    «Ho sentito dire che ieri sera ha avuto un diverbio con Brian Winter al saloon» la informò Maddie mescolando la glassa con il cucchiaio di legno.

    «E in che modo la cosa dovrebbe interessarmi?»

    Maddie alzò lo sguardo al cielo. «Forse perché disapprovi il modo in cui Brian tratta suo figlio» le suggerì.

    Era vero che Brian Winter era una bestia e se la prendeva con i più deboli, ma Ace Parker era tutt’altro che indifeso, perciò i suoi eventuali dissapori con Brian Winter non suscitavano la sua preoccupazione.

    «Sicuramente Brian era andato al saloon per giocare, quindi avrà litigato con Ace per questioni di carte o per soldi» dedusse.

    Maddie emise un mugugno che esprimeva il suo scetticismo, ma Petunia lo ignorò.

    «E poi neanche il signor Parker mi sembra un tipo pacifico e civile.»

    «Se lo dici tu...»

    «Non lo dico solo io, è opinione comune!»

    «Non può essere una canaglia in tutto e per tutto, considerato che è il saggiatore ufficiale di metalli preziosi di tutta la regione» obiettò Maddie.

    «Avrà i suoi buoni motivi, se ha quell’incarico, ma non so fino a che punto siano onesti...» insinuò Petunia.

    «È un lavoro del tutto rispettabile.»

    «L’avrà vinto a poker!»

    Maddie posò il cucchiaio di legno e cominciò a spennellare la glassa sulle ciambelle. «Com’è stato il sermone del reverendo stamattina?» chiese a Petunia per cambiare discorso. «Sentivo il suo vocione tuonare anche da qui, addirittura.»

    «Sì, era decisamente infervorato» confermò Petunia. «E il sermone è stato trascinante come sempre.»

    «Cosa riguardava oggi?»

    Petunia abbozzò un sorriso. «I sette peccati capitali. Il reverendo ha anche parlato del peccato di porgere l’altra guancia.»

    «E sarebbe un peccato?» osservò Maddie continuando a spalmare la glassa. Petunia era arrivata in anticipo, ma quando i fedeli fossero usciti dalla chiesa ci sarebbe stata la fila fuori dalla panetteria.

    «Ha una teoria interessante al riguardo.» Petunia era sicura che il sermone volesse attirare l’attenzione dei cittadini sui suoi sforzi di aiutare i bambini svantaggiati e i bisognosi, perché la popolazione di Simple non era abbastanza interessata ai problemi sociali. «Secondo lui la gente da queste parti ha preso l’abitudine di chiudere un occhio invece di reagire davanti alle ingiustizie.»

    Maddie sorrise e posò la ciotola della glassa. «E immagino che tu sia d’accordo con il suo punto di vista.»

    Petunia annuì. «Avresti dovuto partecipare alla funzione. Il reverendo era veramente esaltato.»

    Maddie non fece alcun commento, mentre sistemava le ciambelle nel vassoio sul bancone. Nonostante avesse sempre espresso interesse per i sermoni del sacerdote, non aveva mai messo piede in chiesa, o almeno Petunia non l’aveva mai vista lì.

    «Dovresti venire, una di queste domeniche» insistette.

    Maddie si finse affaccendata ad aggiustare una ciambella in cima alla pila, poi alzò lo sguardo ma fissò Petunia con un sorriso gelido. «E chi infornerebbe le ciambelle? Sai che i fedeli prendono d’assalto la mia bottega al termine della funzione.»

    Era chiaro che non era affatto entusiasta all’idea di andare in chiesa, e Petunia non aveva idea del perché fosse tanto riluttante, considerato che non c’era al modo persona più buona, generosa e sensibile di Maddie. Era un vero mistero che stuzzicava la sua curiosità, perciò non resistette alla tentazione di pungolarla.

    «Sicuramente per vederti in chiesa il reverendo preferirebbe rinunciare alle ciambelle!» la incalzò.

    Maddie però scosse la testa. «Non credo. È un vero goloso e ha un debole per i miei dolci. Una domenica senza ciambelle lo renderebbe ancora più irascibile. Non oso pensare all’argomento del sermone successivo!»

    La sua resistenza non fece che aumentare la curiosità di Petunia. «Tentar non nuoce...»

    Una mano maschile scostò la tenda di cotonina a quadretti rosa dietro il bancone e sulla soglia apparve Caden Miller, il marito di Maddie, che le cinse la vita con le braccia in un gesto affettuoso e protettivo.

    Petunia fu intenerita nell’assistere a quell’abbraccio pieno d’amore, ma non mancò di notare lo sguardo glaciale delle iridi azzurre di Caden quando la fissò. Dopotutto era uno dei leggendari Hell’s Eight, uomini noti per il loro coraggio, audacia e lealtà, sprezzanti del pericolo. All’ingresso di Caden, famoso per la sua natura imprevedibile e impulsiva, la bottega le era sembrata di colpo più piccola perché lui dominava lo spazio con la sua presenza.

    «Alla mia Maddie non serve andare in chiesa per garantirsi un posto in paradiso» sentenziò. «Non c’è angelo più puro e innocente di lei.» Le diede un bacio sulla sommità del capo, poi puntò lo sguardo su Petunia, come per sfidarla a insistere.

    Petunia capì al volo il tacito monito. «Buongiorno, Caden.»

    Lui rispose con un cenno del capo. «D’altronde basta mangiare i suoi dolci celestiali per sentirsi in paradiso!» aggiunse prendendo una ciambella. Dopo averla messa su un pezzo di carta la spinse sul bancone verso Petunia. «Assaggiate e ditemi se non li ha fatti un angelo...»

    Maddie gli sorrise e ravviò con un gesto tenero una ciocca di capelli che gli era ricaduta sulla fronte, poi lasciò scivolare le dita fino alla guancia del marito in una carezza affettuosa. Caden le baciò il palmo fissandola con dolcezza. Con una stretta al cuore per l’invidia, Petunia ebbe l’impressione di essere di troppo.

    «In effetti, mangiare una delle ciambelle di Maddie è il momento più bello della domenica!»

    Maddie si girò verso di lei e le rivolse il suo sorriso cordiale. «Tu e Caden mi fate girare la testa con tutti questi complimenti.»

    «Non preoccuparti, Maddie mia, se hai un capogiro sono pronto a sorreggerti per non farti cadere» disse Caden rubando una ciambella dal vassoio. «E posso anche prenderti in braccio se non riesci a camminare.»

    Maddie fece una risatina compiaciuta. «Grazie.»

    «È mio dovere come marito, e poi...» Caden s’interruppe e fece scorrere lo sguardo sulle curve procaci di Maddie. «Ogni occasione è buona per metterti le mani addosso, lo sai!»

    «Caden!» esclamò Maddie, arrossendo imbarazzata.

    Lui rise disinvolto e le offrì la sua ciambella. Maddie diede un morso al dolce ridacchiando sommessamente e guardandolo maliziosa.

    Nonostante si sentisse di troppo, era bello vedere un uomo che si comportava da bravo marito e riempiva sua moglie di premure e affetto. Tutti sapevano che Caden adorava Maddie e l’avrebbe protetta contro il mondo intero. Simili sentimenti erano accolti sempre con sorpresa dagli abitanti di Simple perché era opinione comune che Caden Miller fosse un uomo spietato e senza cuore, come dimostravano le tante storie che giravano sul suo conto. Invece Caden era capace di amare, e la sua passione era tutta rivolta verso quella donna formosa dagli occhi verdi e dai capelli di fiamma, dotata di un eccezionale talento per i dolci.

    Petunia aveva l’acquolina in bocca, attirata dalla fragranza della cannella e dello zucchero. Sarebbe stata addirittura incline a sostenere che addentare una ciambella provocasse sensazioni più inebrianti dell’abbraccio di un uomo, ma era difficile sostenerlo quando si aveva davanti agli occhi l’incarnazione della coppia perfetta. Vedere Maddie tra le braccia di Caden e assistere ai piccoli gesti affettuosi tra i due faceva vacillare i suoi saldi principi e la induceva a sospettare che forse aveva torto a ritenere che una donna non avesse bisogno d’amore.

    Posò le monete sul bancone, prese la ciambella e mise da parte l’invidia che l’attanagliava appena posava lo sguardo sulla coppia.

    «Grazie.»

    Non aveva tempo da dedicare a quel genere di pensieri; nella sua vita non c’era posto per il romanticismo e i castelli in aria. Di lì a due giorni avrebbe avuto un incontro d’importanza fondamentale e non poteva concedersi distrazioni. A Simple c’erano problemi che i cittadini si ostinavano a ignorare nonostante lei si sforzasse di aprire loro gli occhi. Troppi scolari erano trascurati, vivevano di stenti o erano vittime di maltrattamenti, e tanti bambini non andavano neppure a scuola perché le madri erano impegnate a vendere il proprio corpo nelle stanze al primo piano del saloon.

    Per Petunia una simile situazione era inaccettabile; era essenziale fare qualcosa per garantire protezione e istruzione a tutti. Per lei era una priorità e intendeva intervenire per cambiare quello stato di cose prima di lasciare la città, anche a costo di essere considerata una persona sgradita. Sapeva di non essere ben vista per la sua determinazione e il suo impegno nel sociale; persino Caden non gradiva il fatto che Maddie le desse una mano, benché Petunia fosse sicura che non corresse alcun pericolo per il sostegno che dava alla sua causa.

    «Ora vado prima che arrivi il reverendo e mi rimproveri per essermela svignata quando la funzione non era ancora terminata» disse, accomiatandosi con un sorriso, impaziente di essere in strada per poter affondare i denti nella ciambella.

    Caden sogghignò. «Temete la dannazione eterna?»

    Petunia impugnò la maniglia della porta. «Per questa settimana, no...» commentò, ironica.

    Maddie fece una risatina. «Buona giornata, Petunia.»

    Aperta la porta, Petunia si girò a guardare la coppia abbracciata. «Grazie, anche a voi.»

    Caden era ancora alle spalle di Maddie e la stringeva alla vita. Con le sue spalle ampie e i bicipiti torniti, aveva tutta l’aria di un pistolero aggressivo, pronto a far fuori qualcuno con un colpo di pistola o a menare le mani. Maddie invece era serena e rilassata; sembrava assolutamente a suo agio mentre si appoggiava al busto del marito. Teneva una mano su quella bruna di lui e l’accarezzava come se volesse calmare lo spirito guerriero che gli scorreva nelle vene e lo faceva fremere, quasi fosse una belva pronta a scattare al collo della preda per affondarvi i denti.

    Quel gesto impercettibile ma teneramente delicato ebbe un effetto immediato su Caden che rilassò visibilmente i muscoli. Petunia nascose a stento un sorriso complice; era chiaro che Maddie fosse consapevole del proprio potere e sapesse amministrarne l’uso con saggezza. Quello che non riusciva a spiegarsi era come mai Maddie si rifiutasse di mettere piede in chiesa pur essendo evidente che volesse partecipare alle funzioni.

    La cosa non aveva senso. Se ne avesse avuto il tempo, Petunia avrebbe sondato quell’enigma per cercare di risolverlo e soddisfare la propria curiosità, ma aveva altre priorità. Appena raggranellata la somma necessaria per pagare il biglietto della diligenza, avrebbe ripreso il viaggio che l’avrebbe portata a coronare il suo sogno.

    Varcata la soglia, si fermò sul marciapiede di legno per dare il primo morso che aveva tanto pregustato. La ciambella era così soffice da sciogliersi in bocca e Petunia masticò a occhi chiusi, lasciandosi invadere da un piacere voluttuoso mentre soddisfaceva la sua golosità.

    «Sapete, se aveste la stessa espressione rapita quando partecipate ai balli, potreste essere invitata più spesso a danzare invece di passare tutto il tempo in un angolo della sala a chiacchierare.»

    Petunia non aveva bisogno di riaprire gli occhi per capire chi la stesse punzecchiando. Era Ace Parker, il migliore amico dei coniugi Miller, nonché suo tormento. Ace era il tallone d’Achille che le impediva di essere invulnerabile alle tentazioni, un po’ come le ciambelle...

    Non aveva idea di come facessero due persone così serie e industriose come Maddie e Caden ad apprezzare un individuo tanto spregevole e dalla dubbia moralità.

    Sollevò le palpebre e fissò gli occhi intensi di Ace, ombreggiati dalla tesa del cappello da cowboy. Fu scossa da un fremito sensuale che raggiunse punti profondi e sensibili del suo corpo, come se la stesse ipnotizzando. Accidenti a lui! Aveva delle iridi stupende, azzurre e screziate di grigio glaciale... Avrebbe voluto togliergli il cappello per vederle meglio, ma si disse che forse sarebbe stato un errore fatale, perché lo sguardo penetrante di Ace le faceva venire voglia di sensazioni proibite, di abbandonarsi ai più scandalosi piaceri erotici.

    Vide un angolo della bocca di Ace sollevarsi in un abbozzo di sorriso sornione. Non era difficile comprendere il motivo per cui vinceva sempre a poker. Era circondato da un’aura di calma compostezza che aveva la capacità d’indurre le persone a fidarsi di lui anche se non avrebbero dovuto. Però lei non era un tagliagole ubriaco, facile da abbindolare, ma una donna forte e razionale, che credeva nel potere dell’intelletto.

    Perciò fece un respiro profondo e rispose con un sorrisetto sostenuto, dissimulando il turbamento che lui le aveva provocato e che le aveva inturgidito i capezzoli.

    «È chiaro che un uomo con il vostro stile di vita non possa capire che preferisco non ballare» replicò dopo avere inghiottito il boccone.

    «Mi rendo conto che cominciate a essere un po’ avanti negli anni, ma non siete ancora decrepita» ribatté lui, scherzoso. «Avete tutto il tempo di cambiare abitudini.»

    Per Petunia non era una novità sentire allusioni alla propria condizione di nubile. Ace Parker non era certamente il primo a insinuare che avrebbe dovuto trovare marito e dedicarsi alla famiglia. Si sforzò di mantenere il sorriso ma era difficile, perché non desiderava altro che sfiorargli la guancia per sentire sotto i polpastrelli la pelle leggermente ruvida per la barba. Non si era rasato, e Petunia pensò che probabilmente aveva passato tutta la notte al saloon.

    «Lo terrò in mente, insieme ai miei altri interessi.»

    Il sorriso di Ace si allargò; aveva un atteggiamento rilassato, sicuro di sé, mentre il sorriso di Petunia era stentato, forzato. Era così impudente! Le sembrava che considerasse tutto divertente, specialmente le questioni che lei aveva più a cuore.

    «E scommetto che il vostro interesse principale sia quello di portare via i bambini dal bordello, ospitarli in una casa e cercare di renderli rispettabili» osservò.

    Petunia raddrizzò le spalle e avvolse la ciambella nella carta. Era inutile continuare a mangiare; non avrebbe gustato neanche un boccone mentre Ace la provocava.

    «Esattamente.»

    «Credete che i cittadini di Simple sarebbero d’accordo nel sapere che i figli del peccato vengono istruiti nella stessa scuola che frequentano i loro pargoli concepiti all’interno del sacro vincolo del matrimonio?»

    «Non intendo dare loro molta scelta» replicò Petunia.

    Ace sospirò. «Non potete imporre le vostre riforme.»

    «Posso imporre quello che voglio, se l’alternativa è quella di lasciare dei poveri innocenti trascurati, analfabeti e privi di affetto ed educazione» dichiarò Petunia con foga.

    Ace sollevò un sopracciglio. «Pensate di avere così tanta forza?»

    «Spero che il Natale imminente possa risvegliare lo spirito caritatevole delle persone e mi permetta di avviare la mia impresa.»

    Ace sollevò anche l’altro sopracciglio. «Non vi aspettate di suscitare del risentimento?»

    «Oh, certo che sì! Ma sono determinata a superarlo.»

    Ace scosse la testa e tenne aperta la porta della panetteria per aiutare Caden che stava portando fuori delle sedie da mettere davanti alla bottega. «Per quante buone azioni possiate fare, non sperate che vi eleggano sindaco.»

    Petunia digrignò i denti, infastidita dalla sua ironia. «A Simple c’è già un sindaco.»

    «E secondo voi basta e avanza, giusto?» commentò Ace.

    Evidentemente aveva un certo acume oltre alla parlantina facile, pensò Petunia.

    Era vero, non nutriva un’ottima opinione del sindaco, che considerava pigro e imbelle, ma proprio per questo sperava che non s’intromettesse nei suoi affari, perciò non le dispiaceva affatto che ricoprisse quella carica.

    «Mi auguro che sostenga la mia iniziativa.» O almeno che non mi metta i bastoni fra le ruote, pensò.

    «È davvero una buona causa» commentò Maddie dall’interno della panetteria, mentre strofinava il bancone.

    Ace si voltò verso di lei. «Può darsi, ma rischia di crearsi dei nemici.»

    Petunia indietreggiò per lasciare spazio a Caden che teneva la porta aperta bloccandola con una sedia. «Perché dovrebbe crearmi delle inimicizie il fatto di aiutare dei bambini bisognosi?»

    Caden alzò lo sguardo. «Perché i padri di quei bimbi preferirebbero tenerli nascosti.»

    «Se esistono dei padri, dovrebbero essere loro a prendersi cura dei figli» obiettò Petunia seccamente.

    Vide che i primi fedeli stavano già uscendo di chiesa. Se non si fosse affrettata ad allontanarsi, sarebbe stata costretta a essere civile con le stesse persone di cui doveva sopportare le continue frecciatine, perché i suoi progetti non raccoglievano molti consensi a Simple.

    «Nessun essere vivente dovrebbe soffrire indebitamente solo perché c’è chi è troppo pigro per intervenire o si preoccupa più delle apparenze che di dare una mano. Ritengo che la società non possa essere forte se ci sono degli elementi deboli di cui nessuno si occupa» continuò con enfasi, nonostante lo sguardo di Ace la mettesse in soggezione mentre parlava.

    Caden spostò lo sguardo da Petunia ad Ace e sospirò. «Sapete, se voi due sprecaste meno energie a litigare e parlaste un po’ di più, magari scoprireste che avete più opinioni in comune di quanto immaginiate.»

    Petunia sollevò il mento. «Dubito di avere qualcosa in comune con il signor Parker» disse con sussiego.

    Ace si calcò meglio in testa il cappello con un gesto indispettito, come se il suo commento l’avesse infastidito. «È vero, potrei essere rigido e inflessibile come lei solo se avessi il manico di una scopa infilato su per il...»

    «Ace!» esclamò Maddie in tono di rimprovero dall’interno del negozio, interrompendolo prima che potesse concludere la frase.

    Petunia si limitò a sollevare un sopracciglio. Credeva davvero di scandalizzarla? «È un’idea» osservò. «Potremmo provvedere.»

    «E chi vi aiuterebbe?» ribatté Ace.

    «Ah, non credo che sarebbe difficile trovare qualche volontario tra i vostri numerosi nemici.»

    Ace fece una risatina strozzata, ma Caden intervenne prima che potesse replicare e la discussione degenerasse.

    «Voi due dovete avere dei buoni motivi per litigare così, come cane e gatto.»

    «Ah, io ho degli ottimi motivi» replicò Ace.

    Petunia lo fissò incuriosita. Le sarebbe piaciuto sapere quali fossero ma, prima che avesse modo di replicare, da dietro il bancone arrivò Maddie che si affacciò sulla soglia. «Vi prego, calmatevi. A noi piacete entrambi.»

    Caden s’irrigidì impercettibilmente. «Quello che mia moglie sta cercando di dire, Ace, è che i tuoi motivi non c’importano. Petunia è sua amica e, come tale, è sempre la benvenuta a casa nostra.» Abbassò leggermente la voce e aggiunse: «E godrà della mia protezione».

    A quell’affermazione, dalla postura di Ace trasparì una tensione improvvisa. «Col cavolo» mormorò con voce appena udibile, ma il tono inequivocabilmente minaccioso.

    Maddie si bloccò di colpo e Petunia trasalì, trattenendo il fiato. Caden invece non si scompose minimamente. «Hai capito bene» insistette, gelido.

    Se Caden si fosse rivolto a lei in quel modo, Petunia se la sarebbe data a gambe all’istante, tremando di paura. Invece Ace non batté ciglio, mentre Caden mandava la moglie dietro il bancone con un cenno.

    «Non sono affari tuoi» gli disse Ace.

    «Se non ti va bene, denunciami al giudice» lo rimbeccò Caden.

    «Dai, Caden, non è giusto. Sai benissimo che tra Ace e il giudice Bracen non corre buon sangue» commentò Maddie.

    «Un altro dei vostri clienti insoddisfatti, signor Parker?» osservò Petunia.

    Ace scrollò le spalle. «Non è stato contento quando ho dichiarato che il suo oro era falso.»

    «Ha perso una bella sommetta su quel terreno» osservò Caden.

    «Mi dispiace per il giudice» intervenne Petunia, ansiosa di chiudere il discorso. Apprezzava i coniugi Miller, anche perché Maddie appoggiava la sua causa, mentre non era sicura che Caden l’approvasse. Accortasi che stava ricominciando a tremare perché sentiva su di sé lo sguardo di Ace, decise che era ora di andare. «Grazie per la ciambella, Maddie. È squisita come sempre» aggiunse accomiatandosi con un cenno di saluto da Caden, mentre ignorò Ace.

    Lui però non gliela fece passare liscia. «Non mi salutate neanche?» le chiese mentre Petunia si voltava.

    Lei continuò imperterrita senza degnarlo di una risposta né di uno sguardo che potesse tradire la sua debolezza. Sollevò l’orlo della gonna e

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1