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Vizi privati
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E-book211 pagine2 ore

Vizi privati

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Info su questo ebook

Oggi...

Non mi aspetto niente di straordinario. Ho ormai trent’anni, sono single e sono perennemente a dieta. Sono un’agente e la vigilia di Natale la passo, come sempre, in servizio. Mi chiamo Mandy Delinski.

Stanotte...

Ho incontrato un uomo incredibile. Il suo nome è Josh e anche lui, come me, sta lavorando. Fa il barista nello stesso party dove io mi occupo della sicurezza. È sensuale ed eccitante. Mi sta spogliando con gli occhi. Prima che la serata finisca troveremo il modo di amarci, me lo sento.

Domani...

Mi sono appena svegliata da un sogno: io e Josh, insieme. Ed ecco che il sogno diventa incubo. Josh mi ha lasciata per sempre e l’FBI indaga. Se solo potessi tornare indietro

nel tempo e far sì che le cose andassero diversamente...
LinguaItaliano
Data di uscita9 dic 2016
ISBN9788858958339
Vizi privati
Autore

Suzanne Forster

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Vizi privati - Suzanne Forster

    successivo.

    1

    Corri, Ally! Smettila di fissarlo e corri. È malvagio, non lasciare che ti tocchi!

    Ma mentre la figura minacciosa avanzava nella nebbia verso di lei, Ally scoprì di non riuscire a correre. Il controllo quasi palpabile che lui sembrava esercitare su tutto ciò che lo circondava nell'antico cimitero la intrappolava come in una rete.

    Ally conosceva la leggenda dei Wolverton e dei fantasmi che infestavano The Willows, un'elegante e secolare villa di campagna. Stando al folclore locale, la proprietà era stata sottratta ai Wolverton un secolo prima e Micha Wolverton era stato ucciso mentre cercava di reclamarla. Il suo ultimo desiderio era stato che il suo spirito potesse riunirsi a quello dell'adorata moglie, suicidatasi per ragioni di cui nessuno osava parlare, se non sottovoce. Ma Ally non aveva dato peso a quelle voci, lei non credeva nei fantasmi.

    Fino a quel momento.

    Non capiva cosa stesse succedendo; la figura sembrava essersi materializzata dalla nebbia, solidificandosi sotto ai suoi occhi.

    Il suo viso era familiare... molto familiare. Lei arretrò mentre continuava ad avvicinarlesi.

    «Non avere paura» mormorò lui. La sua voce non era come se la sarebbe aspettata, non sembrava provenire dalla tomba, era profonda e sensuale. Carismatica.

    «Chi sei?» riuscì a domandare lei.

    «Dovresti saperlo. Sei stata tu a evocarmi.»

    «Non è vero.» Due minuti prima Ally era inginocchiata dietro una cappella coperta di muschio, intenta a spiare l'edificio che un tempo era stato The Willows ed era stato trasformato nel Club Casablanca. E poi all'improvviso...

    Se era il fantasma di Micha, poteva essere arrabbiato perché lei si era introdotta nella sua proprietà. «Me ne vado subito» disse Ally.

    «Tu non vai da nessuna parte.»

    Il terrore le serrò la gola. «Pe... perché? Cosa vuoi da me?»

    «Se volessi qualcosa, Ally, me la prenderei. Qui non si tratta di volere, ma di desiderio.»

    Lei cercò di arretrare, ma le gambe rifiutarono di collaborare. «Desideri qualcosa da me

    «Ottima deduzione.» Il tono della sua voce bruciava d'ironia. «Desidero labbra soffici e arrendevoli. E un corpo sciolto dal desiderio.»

    «Le mie labbra? Il mio co...»

    «Solo i tuoi.»

    «Perché? Perché io?» Non poteva essere Micha; in vita sua aveva desiderato una sola donna, Rose, ed era morto cercando di ricongiungersi a lei.

    «Perché anche tu lo desideri.»

    Cos'avrebbe dovuto desiderare? Un fantasma tutto suo? Ally aveva sempre considerato la leggenda dei Wolverton terribilmente romantica. Ma lui come poteva saperlo? Come poteva conoscerla? Come se non bastasse, lei aveva giurato di stare lontana dagli uomini sbagliati e chi sarebbe potuto essere più sbagliato di un fantasma?

    Scosse il capo, rifiutandosi di ammettere la verità. Ma il cuore che le martellava nel petto non stette al gioco. Il solo pensiero di ricevere un bacio da quella creatura, il solo pensiero di una sua carezza la terrorizzava, eppure... Era paura quella che stata provando?

    Quando le dita di lui le toccarono la guancia, Ally trasalì, aspettandosi che fossero gelide e senza vita. Al contrario. La sua pelle era liscia, caldissima e allo stesso tempo bramosa. E benché i suoi occhi castano scuro fossero colmi di mistero e meraviglia, lei capì che la loro sensibilità avrebbe potuto disarmarla, se si fosse perduta nelle loro profondità.

    «Queste labbra sono mie» dichiarò lui.

    Ally non poté negarlo, era la verità. Non avrebbe potuto, né voluto, fermarlo.

    «Sono tornato per reclamarle» sussurrò, mentre la sua bocca scendeva su quella di lei e le sue braccia forti le cingevano il corpo.

    Se le avesse toccato il seno, avrebbe sentito il cuore di lei battere impazzito; Ally lo capì mentre il bacio promesso diventava una realtà. La bocca di lui devastò la sua, non fu tenero né gentile, la baciò con forza cupa e imperscrutabile, muovendo le labbra sulle sue, reclamandola, sfiorando e leccando, ammorbidendo la bocca di lei finché non poté fare altro che rispondergli.

    Con un sospiro, Ally si arrese alla sua imperiosa richiesta. La mano di lui le risalì sulla cassa toracica fino ad accarezzarle il seno. Sotto i vestiti i capezzoli di lei reagirono, indurendosi mentre lui li accarezzava con i pollici.

    Il fremito che la attraversò all'improvviso risvegliò il desiderio.

    Avrebbe fatto l'amore con lei? Non poteva saperlo. Mentre il bacio si faceva più profondo, Ally si arrese al potere ipnotico delle sue carezze. Tutto il suo corpo vibrava, nuovamente vivo e libero.

    Vibrava... come un insetto?

    Il ronzio crebbe, sempre più forte.

    Cos'era quel suono? Un'ape?

    Ally spalancò gli occhi e si colpì il braccio con il palmo della mano. Non era un'ape, ma una zanzara! Doveva essersi appisolata. Comprensibile, dal momento che non dormiva da più di settanta ore. Non si sarebbe mai addormentata in un cimitero, se non fosse stata esausta.

    Si guardò rapidamente in giro, per assicurarsi di non essere stata scorta da qualcuna delle guardie di sicurezza del club. Non vide nessuno dirigersi verso di lei, né scorse sagome alte e misteriose allontanarsi.

    Un sogno, ovviamente. Di che altro si sarebbe potuto trattare? Piuttosto, si sarebbe dovuta domandare perché si stesse aggirando in un cimitero abbandonato in una notte nuvolosa e senza luna. D'altra parte, Ally non aveva scelta e nei suoi ventotto anni di vita poche cose erano state cruciali quanto la missione di quella notte.

    Victoria, sua sorella minore, era tenuta prigioniera nella villa a poche centinaia di metri da dove si era nascosta Ally. Originariamente il Club Casablanca era stato la residenza estiva dei Wolverton, una famiglia di abbienti agricoltori che avevano edificato la casa a una sessantina di miglia da New Orleans, dove il terreno consentiva di scavare fondamenta profonde con cunicoli e passaggi segreti di ogni sorta. Un tempo un magnifico podere georgiano, ora ricordava ad Ally il castello del conte Dracula. Era affascinante e allo stesso tempo inquietante, soprattutto di notte, con le torri e gli archi a sesto acuto Ma era anche un covo di depravazione, camuffato come un esclusivo club privato.

    Ally si ripulì terriccio e foglie secche dal completo nero, la copia di un modello Chanel la cui gonna aveva accorciato personalmente. Se le guardie l'avessero sorpresa, intendeva raccontare loro di essere in cerca di lavoro. In caso la gonna corta non fosse bastata per convincerli che sarebbe potuta essere un'accompagnatrice incandescente, sotto la giacca Ally aveva indossato una camicetta di seta color crema molto scollata.

    Aveva deciso di appostarsi nel cimitero, perché sapeva che le telecamere di sicurezza del club non sorvegliavano quella zona. Per esperienza personale sapeva molte cose del Club Casablanca, anche se avrebbe preferito dimenticarle. La scomparsa di sua sorella, tuttavia, l'aveva costretta a ricordare. Tre giorni prima Vix le aveva mandato una strana e-mail, dalla quale Ally aveva dedotto che sua sorella doveva essere trattenuta al club contro la sua volontà. Un campanello d'allarme era squillato nel suo cervello.

    Anni prima Ally aveva lavorato al club come hostess e, stupidamente, si era lasciata coinvolgere in una relazione distruttiva con il proprietario del Casablanca, Jason Aragon. Era riuscita a uscirne viva per pura fortuna, ma la e-mail di Vix sembrava costringerla a tornare in quell'incubo. Ally non dubitava che Aragon stesse usando sua sorella come esca per arrivare a lei. D'altra parte, Vix era troppo giovane, ingenua e ribelle per resistere alla tentazione di un luogo come quello.

    Proprio com'era successo ad Ally.

    Cercò di abbassarsi la gonna, ma l'orlo continuava a salirle sulle cosce, facendola sentire nuda, spiacevole ricordo degli errori del suo passato. Forse il suo destino era stato deciso dall'educazione che aveva ricevuto. Iperprotetta fin dalla culla, tutte le sue scelte erano state controllate rigidamente per il suo bene, ma Ally si era sentita in trappola. Per Vix non era stato altrettanto pesante, ma quasi.

    Ally stava ancora cercando di tenere nascosto il suo passato, soprattutto per proteggere la sua famiglia aristocratica da ogni ulteriore imbarazzo. Lei e Vix erano le eredi di un trono ormai inesistente; per quanto potesse sembrare anacronistico, la loro madre era stata regina e il matrimonio organizzato con il padre di Ally aveva funzionato, finché la coppia reale non era stata detronizzata ed esiliata dalla minuscola monarchia europea dove la famiglia materna di lei aveva regnato per più di un secolo.

    Ally aveva tredici anni quando la sua famiglia si era rifugiata a Londra; poco dopo era stata mandata negli Stati Uniti in un esclusivo collegio femminile ma, contrariamente alle sue speranze, ciò non aveva giovato alla sua libertà personale. Le guardie del corpo che la sua famiglia aveva ingaggiato per proteggerla avevano reso la sua vita ancor più solitaria, facendola sembrare una prigione. Ally ne aveva avuto abbastanza quando, immediatamente dopo il diploma alla Alderwood Academy, aveva scoperto che i suoi progettavano di farle sposare un facoltoso imprenditore tedesco che lei non conosceva nemmeno.

    Era stato allora che Ally aveva scoperto di possedere una volontà individuale marcata, che Jason Aragon era stato felice di aiutarla a esplorare.

    Le sfuggì un sospiro di rammarico; nella sua vita non c'erano stati altri uomini, eccetto un paio di storielle estive adolescenziali, ma con Jason aveva recuperato il tempo perduto. Ally si era concessa tutto ciò che fino a quel momento era stato proibito a una ragazza del suo status sociale, dedicandosi a ogni eccesso. Era stato un breve e folle periodo, ma sufficiente per screditare il nome della sua famiglia. Vix sembrava pronta a ricominciare dove Ally si era interrotta e sua sorella si sentiva in qualche modo responsabile.

    Vix era vissuta a Londra con i loro genitori fino a quattro anni prima, quando anche lei era stata mandata alla Alderwood. La scuola aveva una reputazione impeccabile e Ally aveva promesso ai genitori che avrebbe vegliato sulla sorella. Per lei sarebbe stata un'opportunità per redimersi e per rafforzare il legame con la sorella minore.

    Vix aveva frequentato la Alderwood e aveva trascorso i fine settimana con Ally nel suo appartamento a Washington D.C. Ally era stata molto severa con lei, ma pochi mesi prima aveva ottenuto una promozione che le aveva impedito di controllare la sorella con la consueta fermezza. Vix aveva cominciato a perdere le lezioni e a restare fuori oltre il coprifuoco con il suo nuovo fidanzato, che ad Ally non piaceva per niente.

    Il rombo del motore di un'auto la distolse dalle sue riflessioni; sbirciò oltre la cappella, verso l'ingresso del club. Aveva già utilizzato tre giorni della sua settimana di permesso. Il suo nuovo lavoro come direttore dello sviluppo allo Smithsonian includeva la ricerca di finanziatori per i progetti di conservazione dell'istituto; era una posizione di alto profilo e di grande responsabilità ma, fortunatamente, Ally lavorava all'istituto da anni e aveva chiesto così pochi permessi che il suo superiore aveva accolto la sua richiesta senza porle domande. Poche ore dopo aver ricevuto l'e-mail di Vix, Ally era partita.

    Si era domandata se fosse il caso di chiamare la polizia di New Orleans, ma dubitava che le autorità avrebbero avviato un'indagine basandosi unicamente su un'e-mail. Inoltre, Vix le aveva chiesto di non coinvolgere la polizia, pertanto Ally era da sola.

    Dopo aver sorvegliato il club per svariate ore, doveva trovare un modo per entrare; per riuscirci le serviva un accompagnatore, perché le donne erano ammesse unicamente come ospiti dei soci uomini o come dipendenti. Se Ally avesse avvicinato l'uomo sbagliato nel modo sbagliato, lei e sua sorella sarebbero state in grave pericolo.

    Continuò a guardare oltre l'angolo della cappella, gli occhi puntati sulle auto che arrivavano nel vialetto circolare del club. Ne stava cercando una in particolare, una Porsche Targa nera, guidata da un uomo misterioso.

    Controllò il quadrante luminoso dell'orologio; se lui avesse rispettato la sua tabella di marcia, sarebbe arrivato entro due o tre minuti, di norma era puntuale come un orologio svizzero. Eppure, nel corso delle ultime estenuanti settantadue ore, durante le quali Ally aveva cercato di seguire ogni sua mossa, si era convinta che non fosse un semplice socio del club. Stava tramando qualcosa.

    Lo aveva individuato fin dalla prima sera, dopo aver visto arrivare e andarsene decine di uomini. Non la disturbava che fosse anche alto e di corporatura atletica. Vedendolo, Ally aveva percepito un'immediata sensazione istintiva, al momento non avrebbe saputo dire di più. Ciò l'aveva spinta a seguirlo nella sua routine quotidiana, che tutto sarebbe potuta essere, eccetto una routine.

    Lui aveva lasciato il suo albergo un paio di volte al giorno, per una passeggiata che lo aveva sempre condotto a un telefono pubblico, ogni volta diverso, dal quale effettuava una telefonata. Evidentemente non si sentiva sicuro chiamando dalla sua camera. A chi aveva telefonato? Sarebbe potuto essere un investigatore privato, un poliziotto sotto copertura o un agente della CIA o dell'FBI. O forse un ladro intenzionato ad approfittare della ricca collezione d'arte del club.

    Come avrebbe fatto l'amore un ladro?

    Il pensiero affiorò dal nulla; Ally cercò di riportare la sua attenzione sulle auto, ma fu inutile. Apparentemente desiderava ancora il brivido che un uomo avrebbe potuto darle, piacere a qualunque costo. Sconcertante: le bastava pensare per un secondo alle mani di uno sconosciuto che correvano sul suo corpo per rischiare di perdere il controllo.

    Palesemente era da troppo tempo che non faceva sesso. Ma Ally Danner non faceva più quel genere di cose, non desiderava più uomini inappropriati. E chi sarebbe potuto essere più inappropriato di lui? Poliziotto? Agente della CIA o dell'FBI? Ladro? Probabilmente era un marito annoiato. Le possibilità erano infinite, ma Ally doveva capire con chi avrebbe avuto a che fare, prima di compiere la sua mossa.

    Si acquattò, premendosi contro la cappella per vedere meglio. È intelligente e pericoloso, non te lo dimenticare. E tu...

    Non fai l'amore da molto, molto tempo.

    Ignorò la sensazione di calore in fondo allo stomaco e continuò a osservare. La sera precedente lui aveva lasciato il club alle nove e Ally lo aveva seguito nella foresta dietro il club con l'auto presa a noleggio. Lo aveva perso quando aveva spento il motore per timore che i fari del veicolo fossero visti. Lui e la sua Targa nera erano scomparsi tra gli alberi coperti di muschio. Temendo una trappola, Ally aveva preferito aspettare l'indomani per tornare e perlustrare la zona.

    Era stata sul punto di arrendersi, quando aveva trovato un sentiero che l'aveva condotta a un'auto abbandonata in una radura.

    L'interno era vuoto, ma quando lei aveva sollevato il cofano aveva scoperto che il vano motore era pieno di strumenti di sorveglianza che, probabilmente, dovevano servire per captare segnali audio.

    Se il suo uomo misterioso stava cercando di infiltrarsi nel club, si sarebbero potuti aiutare a vicenda; lei aveva bisogno di un accompagnatore, mentre le informazioni di cui disponeva si sarebbero potute rivelare preziose per lui. Sarebbe stato più facile convincerlo se lui fosse stato un investigatore privato e ciò portava alla parte più rischiosa del piano di Ally: smascherarlo.

    Ripensò al suo viso. La prima volta che l'aveva visto aveva sperimentato un bizzarro déjà-vu e quella notte, nel suo sogno, qualcosa nel volto del fantasma le aveva trasmesso la medesima sensazione.

    Cominciò a chiedersi se il suo sogno erotico fosse un avvertimento da parte dell'inconscio; doveva avere paura di

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