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Nascosta fra le sue braccia: Harmony Collezione
Nascosta fra le sue braccia: Harmony Collezione
Nascosta fra le sue braccia: Harmony Collezione
E-book153 pagine2 ore

Nascosta fra le sue braccia: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lei è la star del suo nuovo show...



Chloe Rollins, noto volto televisivo, ha appena scoperto il tradimento di suo marito. La cosa, però, invece di gettarla nello sconforto si rivela essere la più importante svolta della sua vita. Non saranno più gli altri a decidere per lei, finalmente tornerà a essere padrona di se stessa.



... e ha tutte le intenzioni di proteggerla.



Max Hart non può lasciare che un investimento come Chloe venga dato in pasto ai paparazzi. Deve fare qualcosa... tipo nasconderla nella sua splendida villa.
LinguaItaliano
Data di uscita8 set 2017
ISBN9788858972311
Nascosta fra le sue braccia: Harmony Collezione
Autore

Emma Darcy

La vita di Emma Darcy è stata caratterizzata da tanti colpi di scena, esattamente come succede ai protagonisti dei suoi romanzi. Nata in Australia, al momento abita in una bella fattoria nel Galles.

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    Anteprima del libro

    Nascosta fra le sue braccia - Emma Darcy

    1

    La osservava. Al party per la presentazione dell’attesa miniserie televisiva partecipavano molte celebrità, alcune delle attrici più belle della giovane che stava studiando, ma per Maximilian Hart lei le offuscava tutte. La naturale semplicità attraeva sia gli uomini sia le donne, una dote innata che evocava sincerità. La tipica ragazza della porta accanto, per la quale tutti provano simpatia, pensò Max, unita a una sensualità che spingeva ogni uomo a desiderare di portarsela a letto.

    I capelli biondi avevano un taglio corto e davano l’impressione di essere sempre arruffati. Quando sorrideva, si notavano le fossette sulle guance. Il corpo era come doveva essere, armonioso e senza spigoli, non con curve voluttuose da suscitare l’invidia delle altre donne, ma talmente femminile da essere invitante per qualsiasi uomo.

    Ma la vera attrattiva erano gli occhi: l’azzurro luminoso pareva lasciare trasparire l’animo, disponibile all’ascolto. Non c’era nulla di guardingo in quegli occhi. Tradivano ogni emozione, trasmettevano una vulnerabilità che suscitava l’istinto protettivo maschile, così come quello carnale.

    La bocca generosa era espressiva quanto gli occhi, la mobilità che le permetteva di passare da una deliziosa smorfia di simpatia, a un sorriso solare di gioia pura. Aveva il dono di proiettare ciò che uno si aspettava da lei, dando l’impressione di provare sinceramente questo sentimento, non come una qualsiasi attrice che recita una parte. Era un dono innato che l’avrebbe portata a essere una stella di prima grandezza, e non soltanto un’attrice del cast della miniserie che aveva acquistato e rivisto per adattarla a ciò che aveva scorto in lei.

    Stranamente, aveva l’impressione che non le interessasse la carriera. Era sua madre a volere che facesse strada, e l’ambizioso marito scrittore. E lei faceva ciò che loro volevano, senza sollevare obiezioni, ma in alcune occasioni Max aveva intravisto un certo smarrimento sul suo viso, quando credeva di non essere osservata, quando non le era imposto di essere la creatura di qualcun altro, quando non era sotto le luci della ribalta.

    Ma quella sera lo era, e gli invitati si affollavano intorno a lei, desiderosi di condividere il suo successo, affascinati dal suo carisma unico. Max notò che i familiari si tenevano in disparte, lasciandola risplendere da sola.

    Questo non lo sorprendeva. Né sua madre, né suo marito amavano il ruolo di secondo piano, che avrebbero ovviamente rivestito se si fossero mostrati con lei in pubblico.

    Distolse lo sguardo e osservò la sala, per niente sorpreso scorgendo sua madre che coltivava relazioni con importanti dirigenti televisivi. Max non sopportava avere a che fare con quella donna, ma era stato inevitabile quando si era autonominata agente della figlia. Riduceva al minimo gli incontri con lei e respingeva gelido qualsiasi tentativo di instaurare un rapporto personale.

    Egoista, autoritaria, piena di sé, Stephanie Rollins era il peggior esempio di madre di attrice. I capelli corti color carota gridavano: guardami, ricordati di me, e anche senza quel taglio mascolino a spazzola avrebbero accentuato la sua radicata convinzione: io sono migliore di qualsiasi uomo. Ma nell’aspetto non c’era nient’altro di mascolino. Indossava una gonna corta, aderente, un top con la scollatura profonda e tacchi vertiginosi per richiamare l’attenzione sulle gambe affusolate e lunghe.

    Si serviva di qualsiasi cosa come arma per aprirsi la strada, e Max proprio non la sopportava. Persino il nome che aveva scelto per la figlia, Chloe, gli sembrava deliberatamente artefatto, atto a essere ricordato. Chloe Rollins. Rotolava sulla lingua eppure, a suo parere, risuonava di una nota falsa. Gli pareva troppo affettato per la personalità che scorgeva in Chloe. Qualcosa di più semplice sarebbe stato più adatto per lei.

    Mary.

    Mary Hart.

    Si lasciò andare a una smorfia divertita per aver aggiunto il proprio cognome. Non aveva mai preso in considerazione il matrimonio. Non aveva bisogno di una moglie. Le necessità sessuali erano soddisfatte con una donna o l’altra, e il maggiordomo e la cuoca facevano tutto ciò che d’altro una moglie avrebbe potuto fare. Inoltre, Chloe Rollins era sposata e Max non aveva l’abitudine di cacciare in territorio altrui. Una vita privata ingarbugliata non lo attraeva, così come una situazione difficile nel campo del lavoro. Gli piaceva avere sempre il controllo totale.

    Si domandò che profitto suo marito avrebbe tratto da quel party, e lasciò scorrere lo sguardo tra la folla alla ricerca dell’affascinante individuo che Chloe aveva sposato, Tony Lipton. Lui sì che aveva il nome giusto, ma Max non credeva nella sua abilità di scrittore. Tony splendeva della luce riflessa di Chloe.

    Interessante... non stava cercando l’attenzione. Era in un angolo della sala e pareva discutere animatamente con l’assistente personale di Chloe, Laura Farrell. Lui, l’espressione frustrata, lei il viso che tradiva collera e determinazione. Tony la afferrò per il braccio, ma lei si liberò dalla stretta e, l’espressione risentita, fendette la folla dirigendosi verso Chloe.

    L’istinto di Max per i guai fu immediatamente allerta. Al party era presente la stampa, e non condivideva l’opinione che la pubblicità, anche cattiva, è pur sempre pubblicità. Non accettava voci spiacevoli sul conto della prima attrice.

    Così si mosse, fendendo la folla, ma non fece in tempo a intercettare Laura che raggiunse per prima Chloe, facendosi spazio tra gli ammiratori che la circondavano e parandosi di fronte a lei, decisa ad affrontarla. Le posò le mani sulle spalle sussurrandole qualcosa di velenoso.

    Lo shock che si dipinse sul viso di Chloe, lo sguardo totalmente ferito, gli suggerì che c’erano in vista grossi guai. Fortunatamente Max era ormai a pochi passi, abbastanza vicino per fare da schermo con la corporatura possente a quello sguardo disperato.

    «Fuori dai piedi, Laura» ordinò, il tono gelido ebbe effetto, tanto che la donna lasciò subito Chloe.

    Max cinse le spalle di Chloe e la allontanò, la testa china verso la sua, come se stessero discutendo di qualcosa di importante.

    «Fai finta di niente» le ordinò a bassa voce. «Vieni con me; ti condurrò in un luogo sicuro dove potremo risolvere in privato il tuo problema.»

    Lei non obiettò. Lo sguardo vacuo fisso davanti a sé, si lasciò guidare. Pareva che all’improvviso fosse svuotata.

    Il primo intento di Max era di proteggerla, e lo fece con decisione, di petto, come affrontava sempre le situazioni. Non gli importava cosa pensassero sua madre o il marito di quel comportamento. Uscirono dalla Starlight Room, la sala ricevimenti più importante dell’albergo a cinque stelle, ignorando i cenni per richiamare la sua attenzione. Era il barone della televisione australiana e nessuno aveva interesse a contrastarlo.

    Aveva prenotato una suite nell’attico per quella notte e, intendendo dedicarsi al successo di Chloe, non aveva invitato l’attuale amante. Sarebbe stato un rifugio perfetto per Chloe.

    Non si prese la briga di chiedere la sua opinione. In ogni caso, lei non sentiva niente, non sembrava consapevole di nulla. Così non protestò quando la condusse in ascensore fino all’ultimo piano e la accompagnò nella suite chiudendo la porta alle loro spalle.

    La fece sedere sul divano, ma lei rimase rigida. Probabilmente non si rendeva neppure conto di dove fosse. Max versò una generosa dose di brandy in un bicchiere e del whisky per sé e si impose di essere amichevole quando l’alcol avesse avuto su di lei l’effetto sperato.

    Lei non era a suo agio in sua compagnia, non lo era mai stata. Max non aveva l’abitudine di esercitare il proprio fascino sulle persone e, probabilmente, aveva una personalità troppo marcata perché lei si rilassasse. Ma in quel momento doveva fare in modo che accettasse la situazione, che si fidasse di lui, che confidasse il proprio problema e gli permettesse di risolverlo perché, evidentemente, era incapace di farlo da sola. E lui aveva bisogno che continuasse a recitare come solo lei sapeva fare. Maximilian Hart non accettava mai una sconfitta.

    «Bevi!»

    Le mise tra le mani il bicchiere. La mente assente di Chloe registrò che doveva prenderlo, altrimenti il liquido sarebbe traboccato. Lo prese con due mani per tenerlo saldo.

    «Bevi!»

    L’ordine la spinse a portarsi il bicchiere alle labbra. Bevve un sorso che le bruciò la gola, ma la mente riprese a funzionare uscendo dal torpore. Gli occhi che esprimevano una dolorosa protesta misero a fuoco l’individuo che l’aveva sottratta all’apatia.

    Maximilian Hart.

    Fu percorsa da un brivido quando si rese conto che lui le era di fronte, l’aura di potere che sempre emanava che le arrivava al cuore, mentre lo stomaco si contraeva.

    «Va meglio, no?» esclamò Max, gli occhi scuri che esprimevano soddisfazione. E lei seppe che non avrebbe potuto nascondergli nulla.

    Fu un sollievo quando lui si scostò creando una distanza fisica tra loro per sedersi su una poltrona di fronte. Sistemò comodamente il corpo imponente, allungando le gambe, la mano che teneva sempre il bicchiere.

    Definirlo affascinante era limitativo. L’aspetto cupo - capelli neri, viso ben modellato, occhi scuri, pelle abbronzata, bocca perfetta - accentuava l’aria distinta, ma era l’aura di potere che emanava a dare un impatto carismatico che rendeva tutto il resto irrilevante. Era una persona dinamica in grado di portare a buon fine qualsiasi cosa intraprendesse.

    Per qualche strano motivo, aveva un impatto fisico e mentale sulla sua sensualità e su tutto ciò che di femminile c’era in lei. Chloe avrebbe voluto ritrarsi, ma non riusciva a sottrarsi al suo magnetismo che scatenava emozioni che non avrebbe dovuto provare per lui. Era allarmante trovarsi da sola in sua compagnia.

    Si guardò intorno nella suite e subito notò il letto immenso. Immediatamente ricordò quello che Tony aveva insistito per acquistare per la loro camera.

    Se n’era servito con Laura?

    Era lì che aveva consumato il peggiore dei tradimenti?

    «Cosa ti ha detto Laura Farrell?»

    La domanda la costrinse a riportare lo sguardo su Max Hart... Non aveva scampo, doveva dire la verità. Percepiva la pressione della sua volontà sulla propria mente e sapeva che lui non avrebbe tollerato nessuna indecisione, nessuna falsità. Inoltre si sarebbe risaputo. Laura non lo avrebbe tenuto nascosto, e per questo, neppure lei. Dopo quanto era successo, nessun argomento l’avrebbe convinta a tenere in piedi il matrimonio.

    «Ha una storia con mio marito.» Un doppio tradimento - una donna che aveva considerato amica e l’uomo che fingeva di amarla. «È incinta... del suo bambino.» Quel bambino che Tony le aveva categoricamente negato perché la partecipazione a questa miniserie era un’occasione troppo importante per rischiare di sprecarla. Le labbra le tremarono nell’ammettere le ultime disgustose parole. «Tony non intende lasciarmi per lei, perché... sono la mucca da mungere.»

    Chiuse gli occhi bagnati di lacrime.

    «È evidente che non voglia lasciarti» fu il commento cinico. «Il punto è...

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