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La mossa del greco: Harmony Collezione
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E-book151 pagine4 ore

La mossa del greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il magnate greco Nicodemus Stathis non ha mai dimenticato la bella Mattie Whitaker e adesso, dopo dieci anni, ha finalmente l'opportunità di ottenere ciò che desidera fin dal loro primo incontro. La famiglia di Mattie, una volta ricca e potente, ora è a un passo dalla rovina, ed è Nic l'unico a poter risolvere la situazione.

Mattie sa di non avere scelta, ma non ha nemmeno intenzione di sottostare a ogni condizione di quell'accordo senza poter dire la sua. La lenta, deliberata seduzione di Nic, però, indebolisce le sue difese, giorno dopo giorno, quasi senza che lei possa anche solo provare a fermarlo.
LinguaItaliano
Data di uscita21 ago 2017
ISBN9788858968987
La mossa del greco: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    La mossa del greco - Caitlin Crews

    successivo.

    1

    Se fosse rimasta ferma, avesse trattenuto il respiro e non avesse sbattuto le palpebre, Mattie Whitaker era sicura che le parole che suo fratello maggiore Chase aveva appena pronunciato sarebbero sparite.

    Fuori dalla residenza sul fiume Hudson a circa due ore a nord di Manhattan, la pioggia fredda cadeva a dirotto. Il vento d'ottobre faceva piegare gli alberi spogli sul prato marrone verso il fiume cupo. La solida forma della vecchia casa di mattoni chiamata Greenleigh, nonostante non vi fosse più molto verde, era celata dalle nuvole grigie e dai solenni pini.

    Dietro di lei, seduto alla scrivania dove continuava sempre a immaginare suo padre, Chase era silenzioso.

    Non vi sarebbero state ripetizioni. Nessuna cancellazione. Nessuna fuga da ciò che sapeva stava per accadere. D'altra parte, se fosse stata onesta, aveva sempre saputo che quel giorno sarebbe arrivato, presto o tardi.

    «Non ti ho sentito bene» disse Mattie alla fine.

    «Sappiamo entrambi che hai sentito benissimo.»

    Avrebbe dovuto farla stare meglio vederlo distrutto tanto quanto lo era lei, e invece no.

    «Ripetilo, allora» borbottò, premendo le dita contro il vetro freddo della finestra, lasciando che l'umidità le penetrasse nella pelle.

    Non serviva a nulla piangere di fronte all'inevitabile, come avrebbe detto suo padre con lo stesso modo di fare pratico in cui aveva affrontato ogni cosa dopo la perdita della loro madre.

    Risparmia le lacrime per ciò che puoi cambiare, Mattie.

    Chase sospirò, e lei seppe che, se si fosse voltata a guardarlo, avrebbe visto in lui solo un pallido guscio del ragazzo sorridente, che stava sempre al gioco dei giornali inglesi ai tempi dell'università a Londra. Erano passati quattro lunghi mesi da quando loro padre era scomparso improvvisamente. Ancora più difficili per Chase, che si era sforzato di dimostrare di essere all'altezza del genio imprenditoriale di suo padre.

    Mattie continuò a non voltarsi.

    Non che nascondersi dai problemi abbia mai funzionato, in effetti, le sussurrò una vocina dentro di sé che le ricordò tutte le cose che avrebbe voluto dimenticare: l'odore dei sedili di pelle in quella dannata macchina, lo stridio delle gomme...

    Scacciò risoluta quei pensieri, ma le sue mani stavano tremando.

    «Mi avevi promesso che lo avremmo fatto insieme» affermò Chase tranquillo. Il che era vero. Lei aveva detto esattamente quelle parole al funerale di suo padre, distrutta dalla perdita e dal dolore, e senza considerarne veramente le implicazioni. «Siamo io e te adesso, Mats.»

    Non la chiamava così da tanto tempo, da quando erano rimasti intrappolati in quell'auto insieme, in effetti, e Mattie detestò il fatto che lo stesse facendo in quel momento, per il suo orribile scopo.

    «Tu, io e il nuovo marito al quale mi stai vendendo come una sorta di vacca grassa, vuoi dire» lo corresse allora, la voce piatta, o forse spaventata. «Non mi ero resa conto di vivere nel Medioevo.»

    «Papà non desiderava altro che concludere questo matrimonio, che porterà di certo ottimi affari.» La voce di Chase era ironica, o amareggiata, forse, così si voltò verso di lui trovandolo a fissarla con quello sguardo vuoto negli scuri occhi blu. «Io sono nella stessa barca. Amos Elliott mi punta la pistola alla tempia sin dal giorno del funerale, ma ha chiarito che se sposerò una delle sue figlie, la mia posizione nel consiglio d'amministrazione ne trarrà giovamento. Benvenuta nel Medioevo, Mattie.»

    Lei rise, ma fu un suono vuoto. «Questo dovrebbe farmi sentire meglio? Perché non è così.»

    «Abbiamo bisogno di denaro e sostegno, altrimenti perderemo la compagnia» le spiegò Chase, la voce piatta e bassa. «Amos Elliott e il consiglio di amministrazione stanno tramando la mia caduta proprio mentre noi parliamo. C'è la nostra eredità in gioco e rischiamo di perderla.»

    E cosa rimarrà di noi, a quel punto? Suo fratello non disse queste parole, ma avrebbe potuto. Echeggiarono dentro Mattie come se lui le avesse urlate, e riusciva persino a sentirne il resto. La parte in cui le ricordava chi era da biasimare per la perdita di sua madre, anche se non era necessario rammentarglielo. Sarebbe stato inutile, raramente vi erano momenti nella sua vita in cui Mattie non lo ribadiva a se stessa.

    Eppure... «Questo è un sacrificio troppo grande per prenderlo alla leggera» puntualizzò lei, perché la scortese, frivola e incosciente creatura che fingeva di essere sui giornali lo avrebbe fatto. «Potrei vederla come un'occasione per fuggire, invece. Iniziare la mia vita da capo senza dovermi preoccupare della disapprovazione dei genitori o dei soffocanti e critici azionisti delle Whitaker Industries.» Studiò l'espressione chiusa di suo fratello come se fosse un estraneo, e si biasimò per questo. «Tu potresti fare lo stesso.»

    «Sì» concordò Chase, la voce fredda. «Ma allora saremmo le inutili creature che papà ha sempre pensato che fossimo. Io non potrei conviverci. E nemmeno tu, credo. Immagino tu sappia che non abbiamo scelta.»

    Mattie serrò le mani a pugno per non piangere. Chase aveva ragione, non sarebbe stata in grado di convivere con le conseguenze se fosse scappata di fronte alla rovina della sua famiglia. «Da quanto tempo sei tornato da Londra?»

    Suo fratello sembrò sospettoso. «Una settimana.»

    «Ma mi hai chiamata solo quando avevi bisogno che io mi vendessi. Sono toccata, davvero.»

    «Bene» affermò Chase aspro, passandosi una mano tra i capelli scuri. «Fai di me il nemico. Non cambierà nulla.»

    «Sì» concordò allora lei, vergognandosi di se stessa per averlo accusato, eppure incapace di fermarsi. «Sapevo di non avere scelta già prima di venire qui. Ma questo non significa che sia felice di andare lieta incontro a quell'essere tremendo che è Nicodemus Stathis.»

    Le labbra di Chase si piegarono in quello che avrebbe potuto essere un sorriso in tempi più felici. «Accertati di dirglielo tu stessa. Sono sicuro che lo troverà divertente.»

    «Nicodemus mi ha sempre trovata molto divertente» ribatté Mattie, e raddrizzò le spalle mentre diceva quell'enorme sciocchezza. «Sono sicura che, se glielo chiedessi, ti risponderebbe che questo è tra i primi cinque motivi per i quali ha sempre voluto sposarmi. Questo e la sua fantasia di fondere i nostri due imperi aziendali come in un sogno feudale in cui lui recita la parte del signore del castello con il più grande...» Si ricordò, in ritardo, che stava parlando a suo fratello, che poteva non essere così vicino a lei come le sarebbe piaciuto, ma era comunque il suo fratello maggiore, così concluse in fretta: «... Impero».

    «Certo, era proprio quello che intendevi» rispose Chase secco, ma Mattie scorse qualcosa di simile a una scusa nella sua voce, una sorta di dispiacere, proprio sotto quella che sembrò una risata.

    Perché aveva le mani legate. Il grande Bart Whitaker era stato un'istituzione lui stesso. Nessuno si sarebbe mai aspettato che sarebbe scomparso quattro mesi prima. Suo fratello non aveva avuto il tempo di prepararsi a diventare amministratore delegato com'era sempre stato desiderio di suo padre.

    Mattie sapeva che era inevitabile. Avrebbe voluto ignorare quel profondo e oscuro dolore dentro di lei che non le dava tregua. Il fatto di essere spaventata, terrorizzata di come Nicodemus Stathis la faceva sentire, di quanto facile sarebbe stato perdersi con lui, finché non vi fosse rimasto più nulla di lei.

    Ma glielo devi, ricordò a se stessa. A tutti loro.

    «Lui è già qui, non è vero?» chiese Mattie dopo un momento.

    Chase incrociò il suo sguardo. «Ha detto che ti avrebbe aspettata in biblioteca.»

    Distolse lo sguardo da Chase per rivolgerlo alla scrivania lucida e sentì la mancanza di suo padre con un'intensità che la lasciò quasi stordita. Avrebbe fatto qualunque cosa, in quel momento, per potere rivedere la sua faccia rugosa, per sentire la sua voce rimbombante, anche se le avesse ordinato la stessa cosa, come aveva minacciato di fare molte volte nel corso degli anni precedenti.

    Ora che lui se n'era andato, però, ogni cosa era precaria e pericolosa. Erano rimasti solo loro due contro il mondo. Anche se erano stati lontani per così tanti anni dalla morte della loro aristocratica madre, avevano frequentato scuole private diverse, università in paesi distanti l'uno dall'altro, e vissuto vite da adulti ai lati opposti dell'Oceano Atlantico. Ma Mattie sapeva che anche tutto questo era colpa sua.

    Era lei la causa. Avrebbe accettato la sua sentenza, anche se forse non così elegantemente quanto avrebbe dovuto.

    «Bene...» mormorò a quel punto, mentre si voltava verso la porta. «Spero di vederti al matrimonio, Chase. Io sarò quella trascinata lungo la navata in catene. Cercherò di non urlare troppo forte mentre verrò bruciata viva.»

    Chase sospirò. «Se potessi cambiare le cose, lo farei. Lo sai bene.»

    Ma lui avrebbe potuto dire così tante cose, e Mattie sapeva che la verità era che avrebbe dovuto risparmiarsi le lacrime poiché sarebbero state inutili. E, forse, avrebbe potuto salvare l'impresa di famiglia nel mentre. Era il minimo che poteva fare.

    Nicodemus Stathis poteva anche essere stato il tormento della sua esistenza da che aveva memoria, ma poteva gestirlo. Lo aveva fatto per anni.

    La cosa peggiore di Nicodemus Stathis era il fatto che fosse bellissimo, pensò Mattie poco dopo, in balia di quel misto di desiderio non voluto e totale e di quel panico insensato che la sua presenza le causava ogni volta. Così stupendo che la spingeva a desiderare di ignorare tutto quanto potesse essere pericoloso per lei. Così splendido da farle annodare lo stomaco e disperare per se stessa.

    La stava aspettando accanto alla portafinestra nel lato più lontano della biblioteca, la schiena possente rivolta verso il calore e la luce della stanza colma di libri, l'attenzione focalizzata su qualcosa all'esterno, in quella grigia pioggia scrosciante. Se ne stava tranquillo, ma questo non diminuiva il fatto che fosse l'uomo più spietato e implacabile che avesse mai conosciuto. Saltava subito all'occhio. I folti capelli neri, il portamento elegante, la linea seducente della bocca che Mattie riusciva solo a intravedere nel riflesso del vetro. Emanava una sorta di minaccia che gli abiti raffinati non riuscivano a celare. Non si voltò a guardarla quando lei gli si avvicinò, ma era evidente che avesse sentito la sua presenza lì.

    Lo aveva saputo sin dal momento in cui aveva sceso le scale nel grande ingresso appena fuori dalla biblioteca. Lui lo sapeva sempre.

    «Spero che tu non ti stia compiacendo di te stesso, Nic» esordì aspra, perché temeva che aspettare semplicemente che lui si voltasse e fissasse quegli occhi scuri nei suoi l'avrebbe frastornata, e si sentiva già abbastanza vulnerabile così com'era. Credeva di poter sentire l'odore di maschio compiaciuto nell'aria. «È così poco attraente.»

    «A questo punto il buco che ti sei scavata fa concorrenza a una piscina» rispose lui con quella sua voce che le si riverberava dentro come sempre, bassa e pericolosa con quella punta di accento greco, residuo della sua infanzia. «Ma non preoccuparti, Mattie, continua pure a scavare.»

    «Eccomi qua» borbottò lei. «L'agnello sacrificale pronto per il massacro, come hai ordinato. Che lieto giorno dev'essere per te.»

    A quel punto Nic si voltò. Lentamente, così lentamente che Mattie pensò che sarebbe riuscita a sostenere il duro colpo che le provocava la sua vista. Si costrinse a respirare. Era così assurdamente bello, come sempre, dannazione a lui. Nessun incidente che lo avesse sfigurato dall'ultima volta in cui lo aveva visto al funerale di suo padre.

    Era muscoloso così come doveva essere stato da ragazzo, e si era perfezionato grazie

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