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Ricordo di un amore: Harmony Collezione
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E-book169 pagine2 ore

Ricordo di un amore: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Scampata miracolosamente a un incidente d'auto, Lily Holloway decide di voltare le spalle alla relazione proibita che la lega al suo fratellastro Raffaele Castelli e a quel mondo duro e spietato a cui sente di non appartenere.

Ma quando cinque anni dopo le loro strade si incrociano nuovamente, Lily, temendo di perdere la libertà conquistata a caro prezzo, finge che una grave amnesia abbia cancellato ogni ricordo del suo antico amore. Presto però la sua bugia verrà smascherata dalla forza dell'attrazione che ancora vibra tra loro.
LinguaItaliano
Data di uscita21 gen 2019
ISBN9788858992821
Ricordo di un amore: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Ricordo di un amore - Caitlin Crews

    successivo.

    1

    Raffaele Castelli aveva una certa familiarità con i fantasmi.

    Nei primi terribili mesi dopo l'incidente, li aveva visti dovunque. Ogni donna con i capelli biondo-fragola era la sua Lily. Una tenue traccia del suo profumo tra la folla, i lineamenti di un viso dietro i finestrini di un treno, una risata bassa, un po' roca nella sala di un ristorante. In ognuna riconosceva Lily per una straziante frazione di secondo. Il tempo necessario perché morisse la speranza.

    Sempre quella delirante scheggia di speranza, disperata quanto destinata a rimanere delusa.

    Una volta aveva seguito una donna per mezza Londra, prima di rendersi conto che non era Lily. Che non poteva essere Lily. La sua sorellastra era morta in un terribile incidente d'auto sulla frastagliata costa californiana, a nord di San Francisco. E nonostante il suo corpo non fosse mai stato recuperato dalle acque agitate sotto la scogliera; nonostante non fosse stata trovata alcuna prova che fosse rimasta carbonizzata nell'incendio che aveva distrutto la macchina, niente, nessuna teoria del complotto, nessuna astrusa congettura, poteva cambiare quel dato di fatto.

    Erano passati cinque anni. Lily se n'era andata.

    Alla fine aveva capito che non si trattava di fantasmi, ma solo di lampi di memoria. Dei suoi amari rimpianti, riversati su un centinaio di sconosciute e nessuna di loro era la donna che voleva.

    Ma quel fantasma era diverso.

    È l'ultimo, giurò Raffaele a se stesso. Cinque anni erano lunghi, se passati a tormentarsi per qualcosa che non sarebbe mai stato. Fin troppo lunghi. Doveva decidersi ad andare avanti.

    Era un tardo pomeriggio di dicembre a Charlottesville, Virginia, una pittoresca cittadina universitaria annidata ai piedi delle Blue Ridge Mountains, a circa tre ore di macchina da Washington DC, e anni luce dalla sua natia Italia. Raffaele era arrivato quel giorno dalla capitale, in elicottero. Il mezzo migliore per ispezionare dall'alto i vigneti della regione, con un occhio verso l'espansione globale della storica azienda vinicola della famiglia Castelli.

    Amministratore Delegato ad interim – perché uno sterminato orgoglio impediva al padre malato, di cedere l'azienda a lui o al fratello minore, Luca, e finché continuava a respirare, cosa tanto prevedibile quanto irritante – Raffaele aveva fatto parecchi viaggi negli ultimi anni. Portogallo. Sudafrica. Cile.

    Quell'ultimo viaggio nella regione vinicola del centro Virginia si prospettava molto simile agli altri. Sosta nella graziosa cittadina di Charlottesville, e partecipazione a una cena-evento organizzata dall'associazione dei viticultori della zona, per contribuire a promuovere i loro prodotti. Proprio il programma che Raffaele si era aspettato. Per giunta, il Natale imminente aveva invaso ogni angolo delle strade e faceva somigliare l'intera città a una di quelle cartoline sonore, che quando le premi si mettono a suonare Jingle Bells...

    Non era spiacevole, aveva pensato quando erano entrati nel Centro Commerciale all'aperto, anche se lui non aveva mai dato troppa importanza alle feste. Piccoli cori natalizi erano disseminati lungo tutti i marciapiedi e le loro voci si mescolavano nell'aria fredda, cercando di sovrastarsi. I clienti entravano e uscivano dai negozi riccamente addobbati e decine di venditori ambulanti offrivano ai passanti le loro mercanzie. Il piccolo gruppo di Raffaele si era rifugiato in un caffè, per sfuggire al freddo pungente. E per combattere ogni traccia del jet-lag, Raffaele aveva ordinato un triplo espresso.

    Poi l'aveva vista.

    La donna si muoveva con la grazia di una ninfa. Il ritmo particolare della sua camminata lo folgorò.

    Erano passati cinque anni, ma Raffaele lo riconobbe in un istante. Il dondolio dei fianchi, l'elasticità delle lunghe gambe... quando passò davanti alla vetrina dietro cui era seduto, Raffaele colse solo una sfuggevole immagine della guancia. Nient'altro.

    Ma quella camminata...

    Questo deve finire, si disse deciso. Lily è morta.

    «Sta bene, signor Castelli?» gli chiese il responsabile dell'associazione, che sedeva al suo fianco, vedendolo balzare in piedi. Suo fratello Luca, presente alla riunione in qualità di Direttore Marketing della Castelli Wine Company, occupato con il suo cellulare, si limitò a lanciargli un'occhiata distratta.

    Raffaele uscì dal caffè di corsa e si fece strada tra la folla, nella luce morente della sera.

    Per un attimo pensò di averla persa. Sapeva che forse sarebbe stata la cosa migliore, ma d'un tratto la vide di nuovo. Era quasi all'uscita del Centro Commerciale, con quella camminata che ricordava Lily e ancora una volta gli si scatenò dentro una rabbia cieca.

    Non era Lily. Non era mai Lily. Ma ogni volta che accadeva, rincorreva l'ignara sconosciuta che gliela ricordava, rendendosi ridicolo ai suoi stessi occhi.

    «Questa è l'ultima volta» si disse, lanciandosi all'inseguimento dell'ennesima sosia che, come sapeva bene, non avrebbe mai più rivisto.

    Un'ultima volta... per spegnere definitivamente quella maledetta fiammella di speranza, che si rifiutava di morire.

    Un'ultima volta... per provare quello che già sapeva: Lily se n'era andata e non sarebbe tornata mai più.

    E forse... ma solo forse... non avrebbe continuato per anni a cercarla in tutte le donne che incontrava, se non si fosse comportato da bastardo, con lei.

    Raffaele dubitava che sarebbe mai riuscito a cancellare il senso di colpa per ciò che aveva fatto, ostinatamente radicato nella sua anima. Ma quella sera, nella deliziosa cittadina che non aveva mai visitato e in cui non sarebbe mai più tornato, avrebbe seppellito per sempre ciò che restava di quella storia abietta.

    Non si aspettava di trovare pace. Non la meritava. Ma avrebbe smesso di dare la caccia agli spettri.

    È sicuramente una sconosciuta, pensava. Era sempre un'estranea. E dopo averlo verificato per la centesima volta, l'avrebbe fatta finita.

    Questo deve finire... Doveva finire.

    Non poteva vedere il volto della sua preda, solo la linea sottile della schiena, mentre camminava in lontananza. Era avvolta in un lungo cappotto nero e portava una sciarpa vivace intorno al collo. Intravedeva qualche ciocca di capelli color miele, sotto il berretto di lana nero, che portava calcato in testa. Le mani erano sprofondate nelle tasche. Avanzava decisa tra la folla, senza mai guardare indietro, come se sapesse esattamente dove andare.

    E i ricordi presero a rincorrersi, infrangendosi nella sua mente come onde contro le rocce. Lily, la donna che lo aveva totalmente stregato. Colei che aveva perso per sempre. Il suo amore proibito, la sua passione segreta e torbida, che aveva nascosto al mondo. Lily, che era stato costretto a piangere, come se fosse stata solo la figlia della quarta moglie di suo padre.

    L'odio che aveva provato per se stesso per lungo tempo, ormai, era irrimediabilmente fuso con un dolore che non gli dava tregua. Quel tormento che lo aveva cambiato. Aveva trasformato, il ragazzo ricco e viziato che sapeva solo girovagare sperperando i soldi di famiglia, in uno degli imprenditori italiani di maggior successo.

    E anche quello aveva richiesto anni. Era stata un'altra forma di penitenza.

    «Tu hai dentro il seme di un uomo migliore» gli aveva detto Lily, l'ultima volta che l'aveva vista, dopo aver fatto l'amore con lei e subito dopo averla fatta piangere. La sua specialità. «Ma se vai avanti così, lo ucciderai prima che abbia il tempo di germogliare.»

    «Tu mi confondi con qualcuno che vuole crescere» aveva replicato lui, con tutta la pigra e arrogante indifferenza per la quale si sarebbe odiato a morte, in seguito. «Io non ho nessun bisogno di trasformarmi in uno stramaledetto giardino, Lily. Sono felice così come sono.»

    Era stata una delle loro ultime conversazioni.

    Il cuore gli batteva nel petto come un tamburo e l'aria entrava a stento nei polmoni, a ogni doloroso respiro. Non la perse di vista mentre passava accanto a un negozio di articoli da regalo, un caffè e un paio di piccoli ristoranti, eclissata solo per un istante da uno sparuto coro gospel che cantava l'Ave Maria, calamitato da quella camminata.

    Come se dopo anni di dolore, fosse certo che quella era la volta buona.

    La seguì quando, lasciandosi alle spalle il chiassoso Centro Commerciale, si incamminò lungo una stradina laterale, ammirando la silhouette sorprendentemente familiare, come evocata da uno dei suoi sogni. Quella donna non era ancora Lily, eppure era esattamente come lui la ricordava.

    La sua Lily, che camminava lungo una strada nebbiosa di San Francisco, dichiarando di volersene andare a mille miglia da lui e da quella loro malsana relazione. Raffaele aveva riso, arrogante, sicuro che sarebbe tornata come aveva sempre fatto, dal giorno in cui avevano oltrepassato la linea di confine, quando lei aveva diciannove anni.

    Un appuntamento in uno sgabuzzino del corridoio, con la mano sulla sua bocca per attutire le grida mentre impazzivano insieme, a pochi passi dalle loro famiglie. Una notte imboscati nella sua camera da letto, nella casa signorile della madre di lei a Sausalito, soffocando i gemiti contro i cuscini. Una camera d'albergo... un momento rubato nel capanno del giardino... tutto così vergognoso a ripensarci ora. Tutto così stupido e sprecato. E la certezza che ci sarebbe sempre stata una prossima volta.

    Sentì il cellulare vibrare nella tasca. Doveva essere il suo assistente, che aveva piantato in asso al caffè con la delegazione, e che ora si stava chiedendo dove diavolo fosse finito. O forse suo fratello Luca, irritato dalla sua assenza quando c'era del lavoro da fare. Chiunque fosse, Raffaele ignorò la chiamata.

    Era un uomo diverso da quello che era stato cinque anni prima. Aveva delle responsabilità e ne era contento. Non poteva semplicemente andare in giro per l'Europa a caccia di donne, come aveva fatto in gioventù. Non era più il donnaiolo incallito di allora, contento del suo rapporto segreto con la sorellastra e delle innumerevoli conquiste che sbandierava in pubblico, senza mai preoccuparsi che questo potesse farle male.

    Senza mai curarsi di niente, a essere sincero, a parte il tenersi alla larga da trappole sentimentali.

    È così che dev'essere, cara, le aveva detto una volta, con tutta l'arroganza dello sciocco, superficiale viveur che era a quei tempi. Nessuno deve sapere cosa sta succedendo tra noi. Non capirebbero.

    Non era più il giovane contorto ed egoista che si divertiva a portare avanti quella relazione sconveniente sotto il naso della famiglia cieca e sorda, solo perché poteva farlo. Perché Lily non sapeva resistergli.

    La verità era che nemmeno lui poteva resisterle. Una terribile realtà, che aveva capito solo quando ormai era troppo tardi.

    Era cambiato da allora, fantasmi o non fantasmi. Ma era sempre Raffaele Castelli. E quella era davvero l'ultima volta che indugiava nel senso di colpa. Era ora di crescere, di accettare il fatto che non poteva cambiare il passato a suo piacimento, per quanto lo desiderasse. Doveva smetterla di vedere una donna morta, ogni volta che svoltava un angolo di strada.

    Questo non avrebbe riportato indietro Lily.

    La donna rallentò, prese qualcosa dalla tasca e la puntò verso una macchina parcheggiata lì vicino. L'antifurto emise un beep sommesso, mentre lei si avvicinava al posto di guida per aprire la portiera. In quel momento, il lampione lì accanto si accese inondandole il viso di luce.

    E colpì Raffaele come un'ascia da guerra.

    Il ronzio improvviso nella sua mente, un senso di vertigine incontrollabile, lo fece barcollare. Lei si voltò appoggiandosi alla portiera della macchina ancora chiusa, e Raffaele capì di aver gridato, intimandole qualcosa. O forse era il suo nome, che aveva gridato? Lei restò impietrita dov'era, guardandolo da sopra il cofano di una robusta station-wagon americana, nella sera gelida.

    Non c'era dubbio su chi fosse.

    Lily...

    Non poteva essere nessun'altra. Non con quegli zigomi scolpiti, con quella bocca generosa e sensuale che aveva assaggiato centinaia di volte. Non con quel viso perfetto, a forma di cuore, che la faceva somigliare a un dipinto degli Uffizi. I suoi occhi erano ancora di quell'azzurro intenso che ricordava gli inverni californiani. I capelli che sfuggivano al berretto di lana erano una combinazione di oro, avorio e miele. Le sopracciglia curve, della stessa tonalità, le conferivano l'aspetto di una Madonna del XVII secolo, e sembrava che non fosse invecchiata di un solo giorno, in quei cinque anni.

    Raffaele temette che il cuore gli balzasse fuori dalla cassa toracica. Prese una lunga boccata d'aria e aspettò che i tratti di quel viso femminile cambiassero sotto i suoi occhi attenti. Aspettò di svegliarsi da quello che doveva assolutamente essere un sogno. Aspettò... qualcosa. Inspirò a fondo. Espirò. Inspirò. Espirò.

    Ed era ancora lei.

    «Lily» sussurrò.

    Poi si mosse. La raggiunse in un attimo, senza sentire niente, solo il battito del suo cuore impazzito. Sollevò le mani per posargliele sulle spalle e vide che tremavano. Lei fece uno strano suono, ma Raffaele continuò a fissarla in cerca di prove, di conferme. Le piccole lentiggini chiare ai lati della bocca...

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