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Indomabile passione: Harmony Collezione
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E-book149 pagine2 ore

Indomabile passione: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Gli opposti si attraggono.

Ivan Korovin è determinato a compiere la sua completa trasformazione da bambino poverissimo a filantropo milionario, ma per poterci riuscire deve prima risolvere un serio problema di pubbliche relazioni. Miranda Sweet, infatti, l'ha etichettato come il cavernicolo numero uno nel suo libro di successo, e lui deve assolutamente cancellare quell'immagine. Come? Regalando all'opinione pubblica quello che più desidera...
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2020
ISBN9788830513372
Indomabile passione: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Indomabile passione - Caitlin Crews

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    No More Sweet Surrender

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Caitlin Crews

    Traduzione di Maria Paola Rauzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-337-2

    1

    La professoressa Miranda Sweet cercava di sgusciare attraverso la folla di gente fuori dalla Georgetown University, dove aveva appena tenuto una importante conferenza internazionale su come mettere fine alla violenza nei media, ma qualcuno l’afferrò malamente per un braccio tanto da procurarle un livido.

    Strinse la mano attorno al manico della borsetta e si voltò trovandosi faccia a faccia con uno sconosciuto.

    All’improvviso quel caldo pomeriggio le parve freddo e ostile. Ebbe la netta impressione che quell’uomo che le gridava parole ostili desiderasse il suo male.

    Ancora una volta tornò a essere la bambina terrorizzata rannicchiata in un angolo mentre suo padre, infuriato, frantumava oggetti fissandola con rabbia.

    Esattamente come allora rabbrividì.

    «Cosa...» iniziò scioccata dal tremore che percepì nella sua voce, che le riportò alla mente ricordi che credeva di avere seppellito per sempre dieci anni prima.

    «Una volta tanto hai bisogno di ascoltare invece di parlare» ringhiò lo sconosciuto con un marcato accento straniero.

    Istintivamente, Miranda avrebbe voluto scusarsi e ubbidire. Tutto pur di placare quel livore.

    Poi, però, un’altra mano più gentile si posò possessiva sulla sua schiena scostandola dallo straniero che l’aveva afferrata e attirandola contro un ampio torace maschile.

    Lei sapeva che avrebbe dovuto protestare, gridare, tuttavia qualcosa glielo impedì. Era la sensazione più strana che avesse mai provato: si sentiva al sicuro benché tutto lasciasse intendere il contrario.

    Le dita conficcate nella tenera pelle del suo braccio si staccarono dandole la possibilità di girarsi a guardare l’uomo che la teneva stretta a sé.

    Come un amante gentile e protettivo.

    Peccato che Miranda lo conoscesse e sapesse che non era nessuna di quelle cose.

    «Hai commesso un errore» disse il suo soccorritore gelido all’altro in russo.

    Anche lui l’aveva riconosciuta. Lo si capiva dal modo in cui la guardò procurandole un brivido lungo la spina dorsale.

    Aveva studiato quell’uomo e spiegato i suoi film e i suoi combattimenti durante le sue lezioni. Aveva discusso cosa credeva che rappresentassero in televisione e sulla stampa, tuttavia non lo aveva mai incontrato in carne e ossa né, tantomeno, lo aveva toccato.

    Lui era Ivan Korovin, l’ex campione del mondo di arti marziali e ora star hollywoodiana di film di azione, famoso per essere esattamente quello che era e che lei detestava con tutta se stessa: volutamente aggressivo e naturalmente brutale.

    Era alto, scuro, incredibilmente bello e rappresentava tutto quello contro cui aveva lottato nella sua carriera.

    Lo sconosciuto, furioso, gridò gesticolando. Miranda non aveva bisogno di parlare russo per capire che si trattava di qualcosa di crudele e cattivo. Aveva già sentito quel tono e lo stomaco le si contrasse in una morsa.

    Percepì ogni centimetro del corpo del famoso Ivan Korovin premerle addosso, rigido per la tensione.

    «Stai bene attento a non insultare ciò che mi appartiene» ammonì l’altro con una voce bassa e ancora più emozionante che nei film.

    A lei venne la pelle d’oca. Era confusa e spaventata, anche se in modo completamente differente, al punto da farle scordare l’assurdità che aveva appena pronunciato.

    Che cosa gli apparteneva?

    «Non ho nessuna intenzione di sconfinare» ribatté il russo senza smettere di fissarla in una maniera che la indusse a stringersi maggiormente a Ivan. «Non mi conviene averti come nemico.»

    Il sorriso di Ivan era simile a un’arma letale. «Be’, puoi stare certo che non poserai mai più la tua mano su di lei, Guberev.»

    Miranda percepì la sua determinazione. Quell’uomo fatto di forza bruta e agilità fisica, e che possedeva una voce bassa e sensuale, risvegliò parti di lei che non aveva mai preso in considerazione prima.

    Che cosa le stava succedendo? Aveva sempre preferito il cervello ai muscoli e di questo doveva ringraziare il padre e i suoi modi brutali che avevano accompagnato un’infanzia violenta sotto il tetto dorato della loro casa a Greenwich, nel Connecticut.

    E inoltre lui era Ivan Korovin!

    Da quando due anni prima aveva pubblicato il suo saggio, che aveva riscosso un notevole successo, era stata ospite regolare in numerosi talk show.

    Il culto del cavernicolo affrontava il tema della diffusa idolatria nei confronti di personaggi che praticavano a livello professionale sport particolarmente violenti.

    Miranda si considerava una voce della ragione molto necessaria in un mondo tragicamente violento che adorava bruti come il famoso e riservato Ivan Korovin, un tempo campione di arti marziali e adesso attore di film d’azione nei quali impersonava lo spietato Jonas Dark.

    Si lasciò andare contro il suo torace solido ignorando il modo in cui la facevano sentire i suoi muscoli. Riuscì a sentire a malapena le scuse insincere dell’altro uomo perché era intrappolata dallo sguardo penetrante di Ivan.

    All’improvviso la testa iniziò a girarle e le gambe non furono più in grado di reggerla. In quel momento si rese conto che le cineprese non gli rendevano giustizia.

    Sullo schermo Ivan Korovin sembrava una pericolosa macchina assassina assetata di sangue. Di solito era mezzo nudo e pieno di tatuaggi: un concentrato di assoluta virilità capace di falciare i suoi avversari come se fossero fatti di burro.

    Un uomo di Neanderthal, aveva sempre pensato lei. E di sicuro lo era. Tuttavia, da quella distanza ravvicinata, constatò che era anche straordinariamente bello malgrado fosse possibile notare i segni lasciati da tutti gli anni in cui aveva combattuto. Il naso rotto più volte non riusciva comunque a sminuire la perfezione della sua bocca. Tantomeno la cicatrice sulla fronte.

    Con l’abito elegante cucito su misura non rappresentava più una minaccia diretta e rimase completamente spiazzata dall’intelligenza che scorse nei suoi occhi scuri. Ebbe la sensazione di precipitare da una scogliera dentro un abisso.

    Miranda dimenticò l’uomo arrabbiato che l’aveva afferrata per un braccio, insieme ai brutti ricordi che aveva risvegliato in lei con quel gesto.

    Scordò tutto, compresa se stessa, come se al mondo non ci fosse più nulla a parte il modo in cui Ivan Korovin la stava fissando.

    Eppure lei non perdeva mai il controllo.

    Mai!

    Rimase sconvolta dal fatto di doverselo rammentare.

    «Cos’è che appartiene a te?» gli chiese ripetendo le sue parole. «Ti sei appena riferito a me come se fossi un oggetto di tua proprietà... tipo una capra.»

    Non c’era nessuna ragione perché lui dovesse sorridere in quel modo e ancor meno che lei provasse quell’irresistibile contrazione al basso ventre.

    In quel momento realizzò che era più pericoloso di quanto si fosse aspettata.

    Soltanto la settimana prima lo aveva definito l’uomo nero davanti alle telecamere della televisione nazionale.

    «Sono un uomo molto possessivo» le disse Ivan. Il suo accento rese quelle parole simili a una carezza. Lanciò un’occhiata severa al rivale che non accennava a spostarsi, poi tornò a concentrarsi su Miranda. E lei lo sentì. Ovunque. «Lo so. È un terribile difetto» aggiunse attirandola ancora più vicino con imbarazzante facilità, come se Miranda non fosse dotata di alcuna volontà propria. Alla fine si chinò a reclamare la sua bocca.

    Lei non ebbe tempo per pensare. Le sue labbra erano carnali contro le sue, esigenti e roventi.

    Fisiche.

    Ivan la prese come se fosse un suo diritto, come se lo avesse implorato di farlo.

    Miranda sentì la sua mano forte dietro la nuca che la teneva saldamente. Un intenso calore le si diffuse in tutto il corpo e non fece nulla per contrastarlo.

    Semplicemente permise a quell’uomo, che probabilmente la disprezzava tanto quanto lei disprezzava lui, di baciarla come se fossero intimi amanti.

    Si arrese a quell’erotico assalto e quando Ivan sollevò la testa, lesse nei suoi occhi lo stesso desiderio che l’aveva consumata.

    Aveva la sensazione che potesse venirle un attacco di cuore, ma poi desiderò soltanto dimenticare quello che era appena accaduto.

    Ciò che lui aveva fatto e, peggio ancora, quello che aveva provato lei: una tempesta dei sensi che non accennava ad abbandonarla.

    Ivan borbottò qualcosa di molto simile a una imprecazione, che tuttavia ebbe il potere di infiammarla.

    «Milaya

    Miranda non sapeva se dipendesse dalla maniera in cui aveva pronunciato quella parola, oppure dal suo sguardo penetrante. Qualunque cosa fosse si trattava di una sensazione nuova che la rese vulnerabile.

    Per un istante credette davvero di avere preso fuoco; una quantità di luci esplose tutto attorno a lei. Alla fine, però, comprese che non dipendeva dal suo bacio, bensì dai flash dei fotografi che avevano annotato ogni singola parola di Ivan Korovin perché potesse essere riportata su tutte le riviste di pettegolezzi.

    L’uomo arrabbiato se ne era andato. Era come se non fosse mai esistito. C’erano soltanto Ivan Korovin e le conseguenze di quel bacio rovente.

    Miranda fu costretta ad affrontare la sgradevole verità: era stata appena sorpresa con uno dei suoi peggiori avversari, l’essere che una volta l’aveva liquidata definendola piccola cagnolina uggiolante in un famoso talk show serale riscuotendo un sacco di applausi.

    Si erano baciati in pubblico durante un summit internazionale pieno di studiosi, accademici e delegati di almeno quindici paesi e tutti quanti contrari a ciò che quell’uomo rappresentava.

    Miranda immaginò che quegli ultimi istanti erano stati ripresi e le espressioni avide dei reporter che la circondavano le confermarono che era proprio così.

    Il che significava che la sua carriera aveva appena ricevuto uno di quei colpi letali per cui Ivan Korovin era tanto famoso.

    Per non dire di lei.

    Se uno sguardo avesse potuto uccidere, la professoressa dai capelli rossi non avrebbe esitato ad annientarlo, rifletté Ivan mentre i fotografi continuavano a scattare foto.

    Dopo averla baciata si era mosso rapidamente. I suoi uomini della sicurezza gli avevano aperto un varco perché raggiungessero una zona tranquilla nascosta da piante all’interno dell’università.

    Miranda Sweet non lo aveva più guardato, probabilmente perché stava lottando contro una verità assolutamente indigesta: gli doveva la sua gratitudine e dei ringraziamenti.

    Un uomo migliore avrebbe potuto evitare quella soddisfazione, ma lui non aveva mai finto di essere diverso da quello che era. A cosa sarebbe servito?

    Tuttavia, quando lei sollevò lo sguardo, i suoi occhi verdi lo intrigarono molto più di quanto avrebbero dovuto.

    Era ovvio che non lo avrebbe ringraziato.

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