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Una principessa da sposare: Harmony Collezione
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Una principessa da sposare: Harmony Collezione
E-book159 pagine2 ore

Una principessa da sposare: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Luc Garnier ha giurato che si sarebbe sposato solo nel caso in cui avesse incontrato la donna perfetta.
E la principessa Gabrielle di Miravakia sembra proprio essere quella donna: bella, dolce, e soprattutto con una reputazione immacolata. La loro sarà un'unione sulla carta, prima ancora che fra le lenzuola. Ma le cose non vanno come lui aveva previsto, e alla prima notte di nozze Luc si ritrova nel pieno di uno di quegli scandali che tanto aveva cercato di evitare.
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2018
ISBN9788858986516
Una principessa da sposare: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Una principessa da sposare - Caitlin Crews

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Pure Princess, Bartered Bride

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Caitlin Crews

    Traduzione di Maria Elena Vaccarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-651-6

    Prologo

    Luc Garnier non credeva nell’amore.

    L’amore era follia. Era sofferenza, disperazione, stoviglie scagliate contro le pareti. Luc credeva nei fatti, nelle prove, nei contratti inviolabili e nell’implacabile realtà del denaro. Per tutta la vita era stato concentrato e inflessibile, ottenendo un incredibile successo. La fortuna non c’entrava affatto. Tanto meno i sentimenti.

    Neanche nella scelta della sua futura sposa.

    La Costa Azzurra si pavoneggiava nel caldo sole pomeridiano mentre Luc percorreva una via secondaria di Nizza, diretto verso la Promenade des Anglais, dove il lussuoso Hotel Negresco sorgeva in tutto il suo splendore vittoriano, dominando le acque azzurre della Baie des Anges. Il Negresco era uno dei suoi hotel preferiti, con la sua architettura e le opere d’arte degne di un museo, e il personale servizievole, ma quel giorno aveva un motivo più importante per recarvisi.

    Era arrivato in volo dalla sede parigina della sua società, deciso a controllare di persona se l’ultima, potenziale sposa fosse adeguata come appariva sulla carta. Perché a una prima impressione tutte sembravano all’altezza delle sue esigenze. Lady Emma, l’ultima nobildonna che aveva preso in considerazione per quel ruolo, era sembrata la compagna perfetta, almeno in teoria. Tuttavia, i pochi giorni trascorsi passati a pedinarla in giro per i ritrovi frequentati dalla buona società londinese avevano rivelato la sua predilezione per la vita notturna in compagnia di uomini grossolani.

    Non che a Luc importasse il tipo di esistenza che la sua futura moglie aveva condotto prima di conoscerlo, solo preferiva che il suo passato non coinvolgesse il genere di persone che attirava l’attenzione dei rotocalchi scandalistici.

    «Oggigiorno le donne sono così» gli aveva ricordato il suo vice dopo che Luc aveva scoperto le scorrerie notturne di Lady Emma nei pub. Benché Alessandro fosse la persona più simile a un amico che avesse mai avuto, Luc gli aveva lanciato un’occhiata astiosa.

    «Oggigiorno le donne possono essere dissolute quanto vogliono» aveva ribattuto seccamente, «ma mia moglie no. È forse pretendere troppo?»

    «Tu non pretendi solo questo!» aveva esclamato Alessandro con una risata. E aveva incominciato a elencare i requisiti necessari. «Deve essere nobile, se non proprio di famiglia reale, in omaggio alla tua discendenza. Deve essere pura, nelle parole e nei fatti. Non deve essere mai stata giovane o stupida, in modo da non essere stata sfiorata da alcuno scandalo.» Aveva scosso la testa. «Non credo che esista una donna con simili requisiti.»

    «Forse no» aveva riconosciuto Luc chiudendo il dossier che aveva compilato su Lady Emma e mettendolo da parte con una smorfia di disgusto. «Ho imparato da mia madre che troppo spesso la bellezza non è che una maschera che nasconde il disonore e il tradimento. Non ci si può basare sull’aspetto esteriore, ma soltanto su una reputazione irreprensibile.» E aveva sorriso ad Alessandro. «Credimi, se esiste una donna del genere, io la troverò.»

    «E se quando avrai scovato questa donna esemplare lei non vorrà sposarti?» aveva chiesto Alessandro con una punta di ironia. «Allora che cosa farai?»

    Luc aveva riso. «Per favore!» Si era appoggiato allo schienale della sedia e aveva fissato l’amico, corrugando divertito la fronte. «Non mi pare probabile, no? Quale donna non troverebbe vantaggioso diventare la signora Garnier? Che cosa potrebbe volere una donna che io non sia in grado di darle? Metterò tutta la mia ricchezza e il mio potere a disposizione di qualunque donna sia in grado di occupare quel posto.»

    Alessandro aveva sospirato. La definizione occupare il posto di moglie aveva ferito mortalmente il suo romantico animo italiano. «Le donne amano le favole e le storie a lieto fine» aveva obiettato. Luc pensava che fosse Alessandro il vero romantico, ma aveva tenuto per sé quel commento. «Non vogliono che il matrimonio sia gestito come una trattativa d’affari.»

    «Ma è proprio questo, invece.» Luc aveva scrollato le spalle. «La donna giusta deve capirlo.»

    «Temo che dovrai cercare a lungo, amico mio» aveva replicato Alessandro scuotendo la testa.

    Ma il lavoro duro e apparentemente infruttuoso non l’aveva mai spaventato, rifletté Luc, svoltando l’angolo e vedendo davanti a sé la facciata dell’Hotel Negresco. Al contrario, l’aveva sempre trovato eccitante. I suoi famosi genitori erano morti quando aveva soltanto ventitré anni, e da allora si era dovuto fare strada nel mondo alla loro notevole ombra. Ancora prima della loro morte in un incidente in mare, aveva vissuto molto spesso solo, dato che i genitori si erano sempre interessati più alle loro interminabili complicazioni romantiche che al proprio figlio.

    Non che Luc si dolesse di quell’educazione assai poco convenzionale, anche se erano in molti a pensare che il suo atteggiamento rivelasse qualche mancanza in lui, sebbene nessuno avesse mai osato dirglielo in faccia. Crescere circondato da sentimenti così intensi mescolati a gelosia, tradimento e avidi interessi, l’aveva privato di molte delle necessità che governavano altri uomini. Aveva anche contribuito al suo successo, la sola cosa che contava, per lui. Perché, cos’altro c’era di importante? Non era interessato all’amore e a tutto lo scompiglio e il dolore che causava. Voleva una moglie nel senso più tradizionale del termine, e per le ragioni più classiche. Ormai si avvicinava alla quarantina, ed era ora che si creasse una famiglia per continuare la propria discendenza e il retaggio reale italiano della madre. La moglie che avrebbe scelto doveva essere di lignaggio altrettanto nobile. Nobiltà vecchia di secoli, come minimo, come la sua famiglia. Era la tradizione. Era un obbligo.

    Gli serviva una moglie che conoscesse il proprio dovere.

    Luc entrò a grandi passi nel lussuoso hotel, passando davanti ai portieri in guanti bianchi senza restare a guardare a bocca aperta come un turista la sfavillante hall che emanava vecchio fascino francese. L’aveva già vista innumerevoli volte. Si diresse verso il Salon Royal, con la cupola progettata da Gustave Eiffel e i lampadari in cristallo di Baccarat che scintillavano su una folla composta da alcuni dei più eminenti filantropi del mondo. Ignorando gli abiti eleganti, così come le opere d’arte di inestimabile valore che ornavano le pareti, ispezionò la sala finché i suoi occhi non si posarono sulla donna che cercava: la principessa Gabrielle di Miravakia.

    Notò con soddisfazione che la giovane donna si teneva leggermente in disparte, e non richiamava l’attenzione su di sé. Non ostentava in modo sconveniente il seno, e non stava attaccata agli uomini che si contendevano la sua attenzione. Sembrava distaccata ed elegante, raffinata e regale, lì al centro di un gruppetto di mecenati dall’apparenza raffinata.

    Era bella, ma lo sapeva già. Dopotutto era una principessa di sangue reale, erede al trono del suo paese. Ignorò il suo aspetto e si concentrò invece sul modo in cui si presentava: il personaggio pubblico, impeccabile sotto tutti gli aspetti.

    Portava i capelli raccolti in un elegante chignon sulla nuca e indossava un semplice abito da cocktail, con solo un accenno di gioielli alle orecchie e al polso. Niente di vistoso o privo di gusto. Sofisticata e di classe, presiedeva quel sontuoso ricevimento per una delle sue opere di carità con tutta la grazia per la quale era famosa. Era in tutto e per tutto la perfetta principessa.

    Quello che vide gli piacque, ma non poteva fidarsi della facciata che mostrava al mondo durante un ricevimento per seicento persone. Possibile che una donna fosse davvero così irreprensibile?

    Luc fece cenno a un cameriere di passaggio e ordinò da bere, poi si aggirò ai margini della folla, dove poteva osservarla senza essere notato. Sapeva che si trovava a Nizza per una settimana, e che avrebbe dovuto fare numerose apparizioni in pubblico, che gli interessavano meno del modo in cui lei trascorreva il tempo libero.

    Era sicuro che, al pari di Lady Emma, prima o poi la principessa Gabrielle avrebbe rivelato la sua vera natura. Doveva soltanto aspettare. E stare a guardare.

    Ma mentre osservava la principessa muoversi fra la folla, Luc si concesse un momento di cauto ottimismo. Se si fosse rivelata perfetta come sembrava, allora c’era riuscito. Finalmente aveva trovato la sua sposa.

    1

    «Fa’ il tuo dovere» le ordinò il padre pochi istanti prima che l’organo cominciasse a suonare: la sua versione di un discorso d’incoraggiamento. «Rendimi orgoglioso.»

    Tutto lì, il paterno consiglio prematrimoniale?

    Quelle parole risuonavano nella mente della principessa Gabrielle anche mentre il notevole peso dell’abito da sposa di taffettà la intralciava, rallentando i suoi passi. Il lungo strascico si stendeva per quasi tre metri alle sue spalle, come si confaceva a una principessa reale il giorno del proprio matrimonio. Gabrielle sapeva soltanto che era difficile camminare tirandosi dietro tre metri di tessuto, nonostante ciò teneva la schiena eretta e la testa sollevata, come sempre.

    Grazie al cielo, il velo le copriva la faccia, nascondendo l’espressione che temeva di non riuscire a controllare per la prima volta nei suoi venticinque anni. Per non parlare delle lacrime che le pungevano gli occhi.

    Non poteva piangere. Non lì. Non in quel momento.

    Non mentre percorreva la navata di una delle più venerande cattedrali del suo regno, tenendosi aggrappata al braccio del padre. Suo padre, re Josef di Miravakia. L’uomo che aveva cercato per tutta la vita di compiacere, senza mai riuscirci.

    Perfino all’università, il desiderio di ottenere l’approvazione paterna l’aveva spinta a studiare duramente. Mentre i suoi coetanei andavano alle feste ed esploravano tutto quello che Londra aveva da offrire, Gabrielle si era immersa nei libri e nelle ricerche. Dopo l’università, nonostante la laurea in economia che aveva conseguito, si era dedicata alle opere di beneficenza, perché era quello che il padre si aspettava da una principessa ereditaria di Miravakia.

    Qualunque cosa, pur di ingraziarsi il padre. Era la parola d’ordine della vita di Gabrielle.

    Perfino il matrimonio con un perfetto estraneo scelto da lui!

    Perché non si era ribellata? Il suo non era un antico regno feudale, e lei non era un bene da scambiare. Ma non conosceva un modo per contrastare i desideri del padre senza incorrere nella sua collera. Sapeva soltanto che non avrebbe potuto rifiutare. Oppure sì? Era forse spinta soltanto dal disperato bisogno di dimostrare al padre che era degna della sua approvazione, anche quando la posta in gioco era così alta?

    «Ho accettato una proposta di matrimonio» aveva annunciato una mattina re Josef, quasi tre mesi prima, facendo sobbalzare Gabrielle, impegnata a esaminare il programma della giornata. Non aveva nemmeno sollevato la testa, intento com’era a sorseggiare il suo caffè. Il solo fatto che avesse parlato era stato

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