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Il tutore dell'ereditiera: Harmony Collezione
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Il tutore dell'ereditiera: Harmony Collezione
E-book159 pagine2 ore

Il tutore dell'ereditiera: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando viene nominato tutore legale di Liliana Girard Brooks, il cinico Izar Agustin non può immaginare che, con il passare degli anni, quell'innocente ragazzina si trasformerà in un'affascinante donna in grado di sedurlo.

Liliana è sempre stata ossessionata dal ricordo del suo austero tutore e quando lo incontra, dopo dodici anni, decide che sarà proprio lui l'uomo con cui vivrà la sua prima notte d'amore. La passione che esplode tra loro è travolgente, ma nessuno dei due può prevedere che quelle ore di puro desiderio li uniranno... per sempre!
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2018
ISBN9788858991886
Il tutore dell'ereditiera: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Il tutore dell'ereditiera - Caitlin Crews

    successivo.

    1

    «Finalmente è arrivato il tuo regalo di compleanno, Lily!»

    La coinquilina di Liliana, Kay, stava letteralmente saltando di gioia nella piccola cucina del loro appartamento nel Bronx, dove era in corso un affollato party.

    «L'uomo più bello che io abbia mai visto è appena entrato nel nostro salotto e ha chiesto di te. Avevi promesso che avresti dato una svolta alla tua vita, ricordi?» Kay rise, assumendo un'espressione maliziosa. «È arrivato il tuo momento, mia cara. Buttati! Sono certa che trascorrerai una notte indimenticabile con lui.»

    Liliana Girard Brooks, che era diventata semplicemente Lily Bertrand da quando aveva iniziato a frequentare il college, per prendere le distanze da un nome troppo ingombrante e da un terribile evento che l'aveva resa famosa in tutto il mondo, all'inizio di quella fredda serata di novembre aveva promesso solennemente che il suo ventitreesimo compleanno avrebbe segnato la fine della sua noiosa vita da monaca, una volta per tutte. Non avrebbe mai immaginato, però, che avrebbe avuto davvero l'opportunità di mantenere quella promessa. Oltretutto, subito all'inizio della festa.

    «Perderai finalmente la verginità» aveva commentato solo poche ore prima la sua seconda coinquilina, Jules, alzando un pugno in aria, mentre stavano mangiando una pizza. «Benvenuta nel Ventunesimo secolo, finalmente.»

    «Non dovrai perdere proprio nulla» era intervenuta però Kay fulminando Jules, vedendo che Lily era impallidita. «Non devi fare nulla che non vuoi fare.»

    «Be', insomma, puoi fare tutto ciò che desideri, una volta tanto» aveva ribadito Jules, per nulla intimorita dall'espressione seria dell'altra ragazza.

    «Non preoccupatevi» aveva risposto Liliana, evitando di ricordare alle amiche che aveva ricevuto un solo bacio, durante l'ultimo anno del college, e che era stata un'esperienza imbarazzante. Loro lo sapevano. E a volte Lily aveva la sensazione che l'intera città di New York ne fosse a conoscenza. «I miei anni da brutto anatroccolo sono terminati. Dichiaro ufficialmente che questa sera mi trasformerò in un cigno.»

    A quel punto avevano brindato, si erano abbracciate, poi avevano alzato la musica e Liliana aveva bevuto del vino per farsi coraggio, un gesto rivoluzionario per una persona che aveva sempre creduto a quello che le aveva insegnato Madame, l'austera direttrice del collegio-prigione in Svizzera dove Lily aveva studiato... Il vino rende le donne delle prostitute.

    «Devi comportarti in modo degno. Ti ricordo che sei l'unica erede di due nobili famiglie» le aveva fatto notare una volta Madame, come se l'avesse sorpresa a prostituirsi sulla riva del lago di Ginevra.

    All'epoca Liliana aveva quattordici anni ed era più interessata al suo cantante preferito, che non alle proprie nobili origini.

    «Ci sono molte donne ricche e superficiali che popolano i giornali di gossip. Spetta a te decidere se vuoi diventare una poco di buono come loro, oppure no.»

    E adesso, in quella piccola cucina, Liliana brindò a Madame e alle proprie coinquiline, alzando il bicchiere per poi bere un lungo sorso di vino.

    Dolce vino bianco, pensò sentendosi leggera. Forse anche un po' troppo. Trasforma questo brutto anatroccolo in uno splendido cigno.

    «Quella che avete di fronte è la versione aggiornata e migliorata di Lily Bertrand» annunciò poi con tono spavaldo, pur non essendone così convinta. «Attenzione, bei ragazzi, non avrete scampo.»

    «Ben detto» si complimentò Kay, dandole un'amichevole pacca sulla spalla. «Ora dovresti uscire dalla cucina per realizzare i tuoi buoni propositi, lo sai, vero?»

    Liliana, però, non aveva nessuna voglia di farlo. Quella festa era troppo chiassosa, e a lei non piacevano le feste in generale. La facevano sentire a disagio. Tanto più che erano stati invitati un sacco di amici di Jules e Kay che lei non conosceva. In effetti, da quando aveva iniziato a frequentare la Barnard, aveva fatto amicizia solamente con due persone: Kay e Jules appunto.

    Vino, si disse, mentre si obbligava ad attraversare la cucina per dirigersi in salotto. Il vino ti può capire. Il vino è qui per aiutarti.

    Bevve dunque un altro sorso. Un lungo sorso che in effetti le fece trovare il coraggio di varcare la soglia del piccolo locale.

    Più beveva e più si sentiva rilassata, incurante delle conseguenze che avrebbe avuto il fatto di mantenere una folle, sciocca promessa.

    Era come se ciò che aveva detto alle due amiche fosse qualcosa che lei poteva davvero realizzare, e non semplicemente un desiderio espresso a voce alta.

    L'alcol le annebbiò la mente, facendo sbiadire il ricordo di un'odiosa signora francese, che non vedeva dal giorno del diploma, ma da cui non aveva mai smesso di sentirsi perseguitata. Non è solo Madame che ha reso tutto così difficile, le disse una vocina, che tuttavia Lily mise a tacere. Non voleva pensare al resto. Certamente non ora. Non lì.

    I contorni dell'appartamento, situato in una zona vivace ma non altrettanto sicura del Bronx, cominciarono a diventare meno nitidi, mentre Lily provava una piacevole sensazione di serenità, come se finalmente fosse diventata la ragazza sfacciata che aveva sempre sognato di essere. Sogno che non aveva mai potuto realizzare negli anni trascorsi nella scuola più austera d'Europa. Una ragazza solare e allegra, come le amiche, capace di presentarsi davanti a un bel ragazzo per informarlo che era la sua serata fortunata, visto che lei lo aveva scelto come regalo di compleanno.

    In fondo non era detto che ci fosse qualcosa di sbagliato in lei solo perché non aveva avuto tutti i flirt che avevano avuto le altre.

    E non era neanche detto che fosse una colpa essere goffa e non possedere l'eleganza innata e lo charme raffinato di sua madre, o delle altre ereditiere che posavano per gli stilisti più apprezzati e si mostravano al fianco di famose star.

    Quella sera, mentre stava entrando nel salotto di casa, affollato da perfetti estranei, il vino la faceva sentire leggera come non era mai stata. Liliana rifletté sul fatto che forse, semplicemente forse, non si era mai concessa la possibilità di lasciar emergere la parte più spontanea di sé.

    Aveva impiegato due anni, dopo avere terminato la scuola superiore, per smettere di immaginare che Madame sarebbe apparsa all'improvviso, come faceva sempre allo Chateau, per rimproverarla perché si era comportata in maniera inappropriata o anche solo perché aveva pensato qualcosa di inappropriato.

    «Parli come una persona che viene dai bassifondi» diceva di solito Madame a chi si permetteva di contraddirla. «Anzi, probabilmente meriti davvero di stare nei bassifondi!»

    Liliana aveva poi impiegato un altro paio di anni per trovare il coraggio di esprimere ciò che pensava, solo alle sue più care amiche ovviamente. E soltanto adesso, sei mesi dopo essersi laureata alla Barnard, cominciava a capire chi fosse veramente.

    Di sicuro, non era più la triste ereditiera che viveva una vita solitaria e isolata, segnata dall'ingombrante cognome dei propri genitori, Girard Brooks, di cui un giorno avrebbe amministrato il patrimonio.

    Certo, non si poteva cancellare il fatto che era rimasta orfana all'improvviso ed era stata spedita in un collegio in Europa dal suo crudele tutore, che poi non si era più fatto vedere. Come non si poteva cancellare il fatto che un giorno sarebbe entrata in possesso dell'impero che le avevano lasciato la madre, di sangue blu, e il padre, un abilissimo uomo d'affari.

    Liliana, tuttavia, aveva voluto creare una netta distanza tra la propria vita reale e l'immagine patetica della ragazzina ricca e sola, che i giornalisti avevano creato in passato per scrivere articoli strappalacrime, paragonandola a questo o quel membro della famiglia Onassis, o addirittura a Rapunzel.

    Negli ultimi quattro anni e mezzo, infatti, Liliana aveva usato uno dei nomi poco conosciuti di sua madre come cognome e, per non attirare l'attenzione, aveva scelto di abitare in un appartamentino nel Bronx con le amiche, vivendo come tutte le ragazze della sua età che si trovavano alle prese con il primo impiego dopo il college.

    Non aveva di certo preso parte a un reality show, ambientato a Hollywood, né trascorreva le giornate saltando da uno yacht all'altro. Insomma, non era certamente diventata una di quelle signorine che popolavano le pagine delle riviste di gossip, a dispetto dell'opinione che aveva avuto di lei Madame. E se il suo nome compariva sui giornali, in qualche classifica delle ereditiere più ricche al mondo, veniva definita riservata e solitaria, esattamente ciò che lei voleva.

    In effetti per Liliana era importante riuscire a farsi strada con le proprie forze anche per dimostrare al suo tutore che non era la ragazzina viziata e incapace di badare a se stessa che lui credeva.

    Izar Agustin, uomo d'affari famoso e apprezzato in tutta Europa, considerato una specie di divinità in Spagna, sua terra nativa, in effetti non era mai stato tenero nei suoi confronti. In dieci anni si era limitato a comunicare con lei tramite brevi e gelide lettere o mail, facendole capire chiaramente che la considerava solo un peso. Tuttora stava gestendo la sua immensa fortuna, ma non si era mai fatto vedere dopo quella terribile giornata in cui si era presentato come suo tutore legale e poi aveva deciso di mandarla a studiare in collegio. Senza nemmeno scomodarsi ad accompagnarla di persona, tra l'altro.

    Purtroppo nemmeno il vino poté aiutarla a non pensare a Izar. Era ossessionata da lui. Lo immaginava fiero e forte come un titano. Come un dio, che poteva tutto e sapeva tutto.

    All'improvviso l'immagine dei suoi inconfondibili occhi scuri e delle sue labbra piegate in una smorfia di sufficienza... l'espressione tipica che aveva nelle numerose fotografie che popolavano le riviste, le balenò nella mente facendola sussultare. Per anni aveva pensato e fantasticato su quell'uomo che aveva incontrato una sola volta, e che spesso aveva odiato per le parole fredde che le aveva scritto, o perché l'aveva fatta aspettare mesi e mesi prima di farsi vivo.

    «Niente yacht nel Mediterraneo. Non sei una squillo, da quanto mi risulta» le aveva risposto via mail quando lei gli aveva chiesto il permesso di trascorrere l'estate con alcuni amici, sulla costa francese.

    Aveva diciassette anni allora e aveva passato l'estate come al solito: chiusa nelle aule dello Chateau, a lavorare su un progetto, insieme ad altri ragazzini dimenticati dalle famiglie. Il lato positivo era stato che aveva accumulato molti crediti che in seguito le erano serviti per essere ammessa al college.

    Nonostante non si fosse più fatto vedere da quello che era stato il giorno peggiore della sua vita, e l'avesse affidata alle cure di Madame e degli altri severissimi insegnanti del collegio, Izar continuava comunque ad avere il pieno controllo della sua vita.

    Liliana si sentì attraversare da un brivido, mentre si appoggiava a una parete del salotto, guardando il gran numero di invitati che si stava godendo la festa. Se tra loro c'era il bel ragazzo che le avrebbe cambiato l'esistenza, lei non riusciva proprio a vederlo. Riusciva a vedere solo Izar.

    Era sempre così. E non ne poteva più.

    Izar era irraggiungibile. Ed era famoso anche per questo. Era una leggenda. Una sorta di essere mitologico, tutto concentrato sul proprio lavoro. Le donne erano solo un passatempo per lui, da usare e poi gettare. Un po' come lo erano alcune delle compagnie che aveva comprato e poi rivenduto.

    Tra le tante ricerche che Liliana aveva svolto nei periodi di vacanza, una in particolare l'aveva appassionata: quella su Izar Agustin.

    Aveva studiato ogni dettaglio della sua vita, imparandolo a memoria, e nulla di ciò che aveva scoperto l'aveva aiutata a comprendere l'atteggiamento distaccato dell'uomo nei suoi confronti.

    Promessa spagnola del fùtbol, Izar aveva dominato i campi da calcio fino all'età di vent'anni,

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