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Una sposa a sorpresa per lo sceicco: Harmony Collezione
Una sposa a sorpresa per lo sceicco: Harmony Collezione
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E-book165 pagine4 ore

Una sposa a sorpresa per lo sceicco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Le spose di Monteverre 2/2
Le ragioni che spingono lo sceicco Khalil a prendere moglie sono esclusivamente politiche, non hanno niente a che fare con i sentimenti. Così, quando la sua promessa sposa sceglie un altro per amore e la sorella minore accetta di prenderne il posto, Khalil raggiunge Londra per recuperare la sua regina... di riserva.

Ma il loro incontro è così inaspettatamente elettrizzante da rivoluzionare ogni cosa! Da quando ha perso la prima moglie, Khalil tiene le emozioni sotto chiave, imponendosi un distacco che con il passare del tempo ha finito per logorarlo. Tuttavia, è impossibile resistere al desiderio che la fresca innocenza della principessa Cressida accende dentro di lui.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2020
ISBN9788830512856
Una sposa a sorpresa per lo sceicco: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Una sposa a sorpresa per lo sceicco - Amanda Cinelli

    successivo.

    1

    Meglio morire che restare tua moglie un minuto di più!

    Khal aprì gli occhi e l'aria fresca gli riempì i polmoni. Il lussuoso jet reale in cui si trovava era lontanissimo dalla distesa di sabbia rossa del sogno. Si appoggiò all'indietro e fissò il soffitto, mentre il battito del cuore ritrovava il suo ritmo normale.

    Il subconscio aveva smesso da tempo di tormentarlo con le vivide immagini dell'ultima conversazione che aveva avuto con sua moglie. O almeno così aveva creduto.

    Sganciò la cintura, si rialzò a sedere e cercò di allentare la tensione che sentiva alle spalle. Avrebbe potuto coricarsi in una delle tre camere a bordo, ma ultimamente faticava a prendere sonno. I sogni erano tornati. Gli stessi che lo avevano perseguitato per almeno un anno dopo la morte di Priya. Di sicuro a innescarli era lo stress, e infatti le ultime settimane erano state tutt'altro che tranquille.

    Khal premette un pulsante sulla parete e due hostess comparvero come per incanto dal fondo della cabina. Senza una parola, sistemarono sul tavolino un vassoio con alcuni asciugamani caldi e una brocca di acqua fresca. Gli raddrizzarono lo schienale e infine lasciarono una tazza di caffè a portata di mano.

    «Potete andare, grazie» le congedò lui, con la voce ancora un po' roca. Una delle due giovani donne trasalì e lui trattenne a stento l'irritazione. Le guardò andar via in fretta, era di nuovo solo. Proprio come preferiva.

    La maggior parte dei sottoposti lo conosceva abbastanza da non tenere in alcuna considerazione le voci che si erano diffuse sulla prematura scomparsa di sua moglie. Voci offensive, che all'inizio lui aveva faticato a disperdere. E anche adesso, continuava ad aleggiare nell'aria l'idea che lui fosse un uomo da temere.

    La gente lo credeva cattivo, e a Khal stava bene così. Non era obbligato ai convenevoli, non doveva fingere interesse. Non organizzava eventi mondani, e nemmeno vi partecipava.

    Fino a poco tempo prima, almeno.

    Aprì il portatile e sfogliò la rassegna stampa internazionale che lo staff aveva selezionato per lui nell'ultima settimana. La love story reale più romantica dell'ultimo decennio, titolava una testata. Era il sogno di ogni giornalista, la giovane principessa Olivia dell'antico regno europeo di Monteverre che rinunciava al titolo per sposare un uomo inviso alla sua famiglia. La fotografia mostrava Roman Lazarov, stretto amico di Khal, che camminava mano nella mano con lei. La bellissima principessa dai capelli rossi era la donna che lui, Khal, aveva scelto come seconda moglie, la risposta a tutti i problemi del suo paese... ed era stato proprio un crudele scherzo del destino che lei gli venisse sottratta all'ultimo. E dal suo migliore amico, nientemeno.

    Come sceicco di un regno stabile, risposarsi non era mai stato nelle sue intenzioni. Il giorno del suo primo matrimonio era giovane e pieno di belle speranze, ma il Khal di allora non esisteva più da un pezzo. Non aveva alcun desiderio di trovare una donna capace di guarirgli il cuore, come aveva sentito bisbigliare da sua madre e da sua sorella quando pensavano che lui non udisse. Sua sorella gli aveva già dato due nipoti maschi in grado di portare avanti la stirpe di Al Rhas, dunque lui non aveva alcuna esigenza di una moglie.

    Però non poteva negare che le voci sull'improvvisa scomparsa di Priya, la sua prima moglie, danneggiassero l'immagine internazionale di Zayyar. Il suo paese, un piccolo regno mediorientale, godeva di una pace ventennale grazie a suo padre e a suo zio, che l'avevano salvato dalla rovina. Lui, sebbene non gli interessasse ritagliarsi un posto nella storia, rifiutava l'idea di essere ricordato come lo sceicco che aveva mandato in rovina la grande opera di stabilizzazione dei suoi predecessori.

    Rinomato per la sua lungimiranza, Khal aveva passato mesi a tessere gli accordi con la casa regnante di Monteverre, una delle più antiche in Europa, ora afflitta da gravi problemi finanziari. Erano accordi che avrebbero risolto in un colpo solo tutti i suoi problemi. Lui avrebbe iniettato capitali preziosi nell'economia monteverriana e in cambio si sarebbe guadagnato un'alleanza stabile con una delle famiglie regnanti europee più influenti.

    Al momento, tutto il mondo era venuto a sapere che la principessa aveva rinunciato al titolo per amore del suo scandaloso amante russo. Nessun giornale parlava del fidanzamento andato a monte con lo sceicco di Zayyar, e non ne avrebbe parlato nemmeno in futuro. Grazie a un ottimo staff il suo nome compariva raramente sui social, e le fotografie ancora meno. Pagava profumatamente per difendere la propria privacy. Ed era un bene anche adesso, considerato che stava per atterrare in incognito in un paese straniero per recuperare la sua sposa di riserva.

    Non sapeva nulla della più giovane delle principesse Sandoval, se non che da anni studiava in Inghilterra e che aveva accettato quasi senza esitazioni la sua proposta di un matrimonio di convenienza. Aveva persino acconsentito a firmare un contratto di fidanzamento formale prima d'incontrarlo di persona. Lui, invece di sentirsi sollevato, aveva avuto qualche perplessità.

    Il contratto originale era stato leggermente corretto, limitando il matrimonio a cinque anni, solo di nome, subito seguiti da un rapido accordo di divorzio. Con il solido appoggio di una casa reale europea, garantito da sua moglie, in cinque anni lui sarebbe riuscito a ristabilire i legami distrutti dagli echi della sua cattiva reputazione. Il divorzio era ormai una pratica accettata in tutto il mondo, e Zayyar non faceva eccezione. Eppure, per sentirsi davvero tranquillo, lui aveva bisogno di parlare con la sua promessa sposa di persona.

    Trascorse il resto del volo a pensare, e non si accorse che erano atterrati sinché il pilota non annunciò che la temperatura, a Londra, era insolitamente rigida. Per quanto fosse già maggio inoltrato Khal sentì il bisogno di sollevare il bavero del cappotto di lana di alta sartoria mentre compiva i pochi passi necessari dal jet alla limousine. Fu contento di aver scelto di vestire all'occidentale. L'ampia veste bianca che usava di solito era perfetta per il calore del deserto, di certo non per il clima freddo e umido di quella parte del mondo.

    Il suo capo della sicurezza lo aspettava in auto, con un'espressione tesa dipinta in volto. Ed era insolito che Sayyid fosse preoccupato per qualcosa.

    L'attenzione di Khal si risvegliò all'istante.

    «È sorto un piccolo problema» esordì il suo uomo fidato in tono solenne.

    Lo sceicco si impose di restare impassibile mentre l'altro lo ragguagliava sugli eventi delle ultime ventiquattr'ore. Alla fine chiuse gli occhi e si trattenne dallo sferrare un pugno contro la portiera.

    «La consideri una mina vagante?»

    «Ne ha tutta l'aria, Altezza.» Seguì un lungo attimo di silenzio, poi Sayyid si schiarì la voce. «Se lo ordinate, farò in modo che la principessa venga prelevata e portata subito a bordo dell'aereo.»

    «I tuoi uomini la tengono d'occhio?» chiese Khal, sforzandosi di non perdere la calma. Stentava a credere che la storia potesse davvero ripetersi.

    «Al momento è al sicuro, circondata da un cordone di sicurezza di cui ignora la presenza.»

    Lui annuì, poi si passò una mano sul mento. Già in passato re Fabian si era rimangiato la parola, ma questa volta era diverso. Questa volta lui aveva inviato il suo segretario personale a Londra e preteso che l'accordo venisse firmato dalla principessa in persona. Aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per ottenere il consenso esplicito di Sua Altezza Reale, prima di dare il via ai finanziamenti. Se la ragazza si fosse tirata indietro adesso, le conseguenze per Monteverre sarebbero state pesantissime.

    Di sicuro se ne rendeva conto, no?

    Naturalmente c'era anche la possibilità che non gliene importasse affatto. Per il momento, però, era ancora la sua fidanzata. E a Zayyar un fidanzamento era già quasi un matrimonio. Lui aveva il dovere di provvedere alla sua sicurezza. Magari la principessa Cressida ci aveva ripensato... ma che diavolo, stavolta lui sarebbe andato di persona per cercare di farle cambiare idea.

    «Me ne occuperò io» dichiarò, con una calma che era ben lungi dal provare. «Portatemi da lei.»

    Il club esclusivo era un segreto anche per gran parte dei londinesi, nascosto dietro l'anonimo portone nero di una bella casa georgiana di Mayfair.

    Cressida Sandoval scese sul marciapiede e guardò la facciata appena illuminata dell'edificio mentre l'aria frizzante le accarezzava le spalle. La tentazione di lasciar perdere quell'avventura e di rintanarsi di nuovo all'interno della limousine era forte. Frank, l'autista fedele che la scortava da cinque anni, non aveva gradito l'ordine di lasciarla andare da sola, e dimostrò la sua disapprovazione richiudendo la portiera con un gran tonfo, alle sue spalle.

    «Altezza, siete sicura di non volere che vi scorti all'interno?» Lo chiese a bassa voce, sistemandosi la cravatta.

    L'appellativo la fece irrigidire. Il titolo era qualcosa che marcava una differenza netta tra lei e qualunque altra ragazza di ventiquattro anni alla ricerca di una serata di libertà. Cressida inspirò a fondo, poi ricordò a se stessa che quella libertà dipendeva solo dalla discrezione del suo autista. «Non ti ho mai chiesto nessun favore, prima d'ora.»

    Frank scrollò la testa, poi si appoggiò alla fiancata dell'auto. «Cinque anni di viaggi da casa a Oxford e viceversa, regolari come un orologio. E adesso, proprio l'ultima sera di lavoro, volete che rischi un infarto.»

    «Solo due ore, Frank. Non ho chiesto altro.» Certo, comprendeva le sue preoccupazioni. L'autista rischiava grosso, se le fosse successo qualcosa. Sarebbe stato meglio prendere un taxi, ma le principesse non prendevano il taxi, e nemmeno sgattaiolavano fuori nel cuore della notte per andare da sole nei club privati. Era già stata un'impresa seminare le due guardie del corpo e convincere Frank ad accompagnarla e aspettare all'esterno dell'edificio. Finite le due ore sarebbe tornata alla realtà. O meglio, a quella realtà soffocante che era diventata la sua vita negli ultimi tempi.

    Le risuonò nelle orecchie la voce di suo padre.

    È politicamente vantaggioso... e tuo dovere... per il bene del nostro regno.

    Il giorno seguente sarebbe tornata a essere la principessa Cressida Sandoval, di ritorno nel suo paese dopo cinque anni di esilio volontario. Suo padre, il re di Monteverre, aveva ascoltato appena le sue deboli proteste a proposito del dottorato in lingue europee cui lei si era iscritta o dell'incarico di assistente che le avevano appena offerto in università.

    Le principesse non insegnano, Cressida, l'aveva stroncata come al solito. Sono sicuro che lo sceicco avrà montagne di libri polverosi in cui potrai seppellire il naso, o farci qualsiasi altra cosa tu abbia fatto a Londra negli ultimi cinque anni.

    Lo sceicco. Il suo futuro marito.

    Non avrebbe dovuto sentirsi tanto nervosa a proposito di qualcosa che era, in sostanza, un contratto d'affari. Cinque anni al servizio del paese, aveva detto suo padre. Che prospettiva romantica. Non che ci fosse mai stato niente di romantico nella sua vita, prima d'ora, eppure... Eppure lì, a Londra, era stata bene, lontana dagli occhi della gente. Ora se la sentiva di diventare una regina?

    Una nuova ondata d'ansia la caricò di adrenalina. Cressida guardò negli occhi il corpulento buttafuori di guardia all'ingresso e gli ripeté la parola d'ordine che aveva sentito da una delle guardie del corpo tre sere prima. Lui aprì la porta senza fare commenti. All'interno, la passatoia rossa portava a una rampa in discesa con il corrimano dorato. Lei esitò per un attimo. Il suono della musica e il brusio delle voci al piano inferiore l'attirarono come il canto di una sirena.

    Quella era la sua ultima notte a Londra, pensò scendendo il primo gradino. L'ultima occasione per concedersi una boccata di libertà, una libertà che aveva stupidamente dato per scontata. Lo doveva a se stessa, prima che il suo viso venisse immortalato dai giornali di tutto il globo.

    A ogni documento firmato era stato come chiudersi una porta alle spalle, come lasciarsi scivolare via dalle dita il controllo della propria vita. Forse era per questo che, per la prima volta da quando aveva memoria, stava dando retta all'impulso. La voglia di andare in incognito in un posto nuovo era stata troppo forte. Solo per poche ore, prima di fare quel che doveva.

    Quando si trattava di doveri, lei non si tirava mai indietro. Che le piacesse o no.

    Si era sentita inquieta fin dal momento in cui era terminata la fatale telefonata con suo padre. Avrebbe fatto quel che le veniva chiesto, certo, anche se non corrispondeva affatto a ciò che avrebbe voluto. Lui lo sapeva... così come sapeva che lei, da sempre, lottava per dimostrarsi all'altezza delle sorelle maggiori.

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