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Il conte e la modella: Harmony Collezione
Il conte e la modella: Harmony Collezione
Il conte e la modella: Harmony Collezione
E-book164 pagine2 ore

Il conte e la modella: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Ultime notizie! Il conte solitario si è finalmente sposato!
L'ex modella Angel Tiltson, amatissima dai paparazzi, è segretamente convolata a nozze con Rafe McFarland, ottavo conte di Pembroke. Visti i problemi finanziari che da tempo assillano la splendida Angel, siamo portati a credere che il suo matrimonio con il tormentato milionario sia quindi stato dettato esclusivamente da motivi di convenienza. Il conte lascia raramente la sua residenza nelle Highlands scozzesi, avere altre indiscrezioni sarà perciò quasi impossibile. Certo non ci dispiacerebbe sapere cosa accadrà da ora in poi dietro le spesse mura dell'antico maniero.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2019
ISBN9788858995808
Il conte e la modella: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Il conte e la modella - Caitlin Crews

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Man Behind The Scars

    Mills & Boon Modern Continuity

    © 2012 Harlequin Books S.A.

    Special thanks and acknowledgement are given to Caitlin Crews

    for her contribution to The Santina Crown series

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-580-8

    1

    Una cosa era decidere di sposare un uomo ricco per risollevarsi dalla disastrosa situazione economica in cui si era ritrovata pur senza averne colpa alcuna, ragionò Angel Tiltson mentre osservava la grande, scintillante sala da ballo, e una cosa del tutto diversa era attuare quel piano.

    Era circondata da gente facoltosa e titolata, ovunque guardasse vedeva denaro, nobiltà e addirittura teste coronate che affollavano l’enorme salone del palazzo Santina, persone che con il loro splendore offuscavano anche la luce delle decine di lampadari sospesi all’alto soffitto.

    Persino l’aria profumava di ricchezza.

    Per la prima volta nei suoi ventotto anni si ritrovava in una stanza – un salone di una reggia ma, tecnicamente, pur sempre una stanza – piena di principi. Di conti. Di duchi. Sarebbe dovuta essere sovraeccitata. Continuava a ripetersi che lo era. Era a Santina, una splendida, piccola isola del Mediterraneo, per partecipare alla festa di fidanzamento della sua sorellastra preferita, Allegra, con un vero principe. Naturalmente era felice per Allegra e per Alessandro, lo era davvero. Ma se la dolce, timida Allegra era riuscita ad accaparrarsi l’erede al trono di Santina, non vedeva motivo per cui lei stessa non dovesse avere uguale fortuna, dal momento che in quel piccolo paradiso gli uomini ricchi si sprecavano.

    Non era necessario che fosse un principe o un nobile, concesse mentre scrutava i maschi presenti dal suo punto di osservazione accanto a una grande colonna di marmo. Tutto quello di cui aveva bisogno era un solido, sicuro, grande conto in banca.

    E ne aveva davvero bisogno poiché, detto in parole povere, era disperata. Una ruga le solcò la fronte al pensiero e, in qualche modo, cercò di incollare al viso un’espressione più gradevole. Una faccia mesta non attraeva nessuno, tanto meno ispirava proposte matrimoniali da parte di uomini che potevano comprarsi tutti i sorrisi che volevano.

    Sorridi, era l’esortazione che sua madre le aveva sempre rivolto, sottolineando il suggerimento con quel sorrisetto sexy che era in pratica il suo biglietto da visita. Quello, e perché non sposare un uomo ricco se proprio devi sposarne uno, erano stati gli unici consigli materni che Chantelle, mai mamma, sempre Chantelle, età imprecisata, le aveva offerto.

    Pensare alla sua sciagurata, calcolatrice madre però non le era di nessun aiuto, decise.

    Non ora, che doveva risolvere un altro dei pasticci combinati da Chantelle.

    Rabbia, dolore, incredulità, provò tutto questo mentre ricordava le cinquantamila sterline che sua madre aveva speso usando una carta di credito accidentalmente intestata ad Angel Tiltson.

    Lei aveva trovato la comunicazione della banca di quel conto pazzesco una mattina fra la posta, in una busta dall’aspetto innocuo. Poi l’aveva aperta e, colta da un capogiro era stata costretta a sedersi, gli occhi fissi sul foglio fin quando la cifra non aveva assunto un significato, se non nel senso tradizionale della parola, almeno un significato coerente al modo di fare di Chantelle.

    Perché, superato lo shock iniziale, aveva capito che sua madre era l’artefice di quella catastrofe, che non si trattava di un errore. Aveva detestato la sicurezza della conclusione cui era giunta, e aveva detestato ancora di più l’ondata di nausea che l’aveva aggredita di conseguenza. Non era stata la prima volta che Chantelle prendeva in prestito del denaro da lei, non era stato il primo incidente del genere, ma c’era un limite a tutto, anche alla sua sopportazione.

    «Ho appena ricevuto un conto stratosferico da una carta di credito che non ho mai richiesto» aveva esordito quando la madre aveva risposto al telefono con il suo solito tono allegro e noncurante, quello di chi non aveva una sola preoccupazione al mondo. Il che, considerato che si era appena appropriata di cinquantamila sterline, era forse anche vero.

    «Giusto, in realtà avevo intenzione di parlartene, tesoro» aveva replicato Chantelle. «Sono sicura che non vorrai rovinare la festa di Allegra affrontando il discorso proprio in questi giorni, ma avremo tempo per farlo dopo...»

    Lei aveva interrotto la comunicazione in tutta fretta, nel timore di dire qualcosa di cui poi si sarebbe pentita. O di scoppiare in lacrime come la bambina che non era mai stata, poiché era stata costretta a diventare adulta troppo presto. Mai una volta aveva pianto, non importava in quali eccessi fosse caduta Chantelle. Mai si era disperata per le carenze di sua madre come genitore ed essere umano. Perché quali problemi si potevano risolvere con le lacrime?

    Cinquantamila sterline, Angel si ripeté in quel momento, eppure ancora non le sembrava vero. Una somma di denaro così enorme, pensò mentre il panico dilagava in lei fino a impedirle di respirare.

    Cinquantamila sterline...

    Né lei né Chantelle avevano alcuna possibilità di saldare quel debito. L’unico vanto di Chantelle era il suo matrimonio con l’ex calciatore e beniamino dei paparazzi Bobby Jackson. Un matrimonio che aveva dato come risultato Izzy, la sua stravagante sorellastra, cantante pop fallita, e poco altro, se non la notorietà, ovviamente. Chantelle era stata proprietaria di una bancarella nel mercato prima di sposarsi, e nessuno aveva mai davvero dimenticato il suo passato, ma per Chantelle non era stato un problema. Le era bastato risplendere della luce riflessa del marito.

    Lei aveva smesso di interrogarsi sulla bizzarra unione di sua madre e Bobby da molto tempo, così come aveva evitato di ascoltare i consigli di Chantelle che, da esperta arrampicatrice sociale qual era, aveva sempre predicato che sposare un uomo con i soldi era semplicemente una questione di buon senso.

    Angel rabbrividì, cercando di immaginare cosa si provasse a essere legata a un uomo come Bobby che – lo sapevano tutti – andava ancora a letto con Julie, la sua ex moglie. E con molte altre donne. Come era possibile che Chantelle fosse così fiera del suo matrimonio quando le riviste di cronaca rosa sprecavano fiumi di inchiostro per narrare le scorribande sessuali del marito? Lei non lo sapeva, però sapeva che non doveva esserci una piccola fortuna nascosta a casa di Bobby, nell’Hertfordshire, o nell’appartamento di Knightsbridge che piaceva tanto a Chantelle, altrimenti quest’ultima non sarebbe stata costretta a prendere in prestito denaro da lei, giusto? In verità, sospettava che Bobby avesse smesso di elargire soldi alla moglie ormai da tempo, posto che – considerando il suo stile di vita – di soldi ne avesse ancora.

    La tristezza la aggredì, come sempre le accadeva quando permetteva a se stessa di immaginare come sarebbe stata la sua vita se Chantelle fosse stata una madre normale. Se Chantelle fosse stata in grado di pensare agli altri oltre che a se stessa. Onestamente, Angel riconobbe, non aveva solo motivi per lamentarsi. Qualcosa di buono aveva ottenuto anche lei dal matrimonio di sua madre. Era sempre andata d’accordo con i figli che Bobby aveva avuto dalle varie moglie e amanti, persino con Julie, e in verità Bobby era l’unico padre che avesse mai conosciuto. Quello biologico se l’era data a gambe nello stesso istante in cui una diciassettenne Chantelle gli aveva comunicato di essere incinta. Bobby e tutto il clan Jackson l’avevano accolta di buon grado, con affetto. Avevano cercato di farla sentire una di loro ma, alla fine dei conti, lei non era una di loro, giusto?

    Era sempre stata acutamente consapevole di quella verità. Aveva sempre percepito l’esistenza di una linea di confine, per quanto invisibile, che segnava la differenza fra lei e i suoi fratellastri. Non importava quante feste comandate avessero trascorso insieme, lei restava l’outsider. I Jackson erano la sola famiglia che avesse mai avuto, ma questo non significava che fossero la sua famiglia. Tutto quello che aveva era Chantelle.

    Desiderò, e non per la prima volta, di aver frequentato l’università. Di avere studiato in modo da poter intraprendere una soddisfacente carriera professionale. Ma era così carina da ragazza, il destino segnato dal suo corpo e dall’atteggiamento della madre. Si era convinta che grazie al suo aspetto sarebbe riuscita a farsi strada nella vita, in un modo o nell’altro. Aveva intrapreso, e abbandonato, così tanti lavori da non poterli più contare, sempre ripetendosi che era così che le piaceva. Che non voleva avere nulla che la trattenesse quando avvertiva l’esigenza di cambiare percorso. Era stata l’ispiratrice e la modella di un creatore di moda, aveva gestito una boutique per un paio di anni, e ancora oggi era ingaggiata per qualche servizio fotografico di tanto in tanto.

    Nulla di eclatante, ma almeno riusciva a pagare l’affitto e le bollette, e le lasciava anche un po’ di denaro spicciolo.

    Che non era sufficiente per saldare quell’ultimo, spaventoso debito contratto da Chantelle, naturalmente.

    Un crampo le aggredì lo stomaco. Che cosa doveva fare? Dichiarare bancarotta? O denunciare sua madre per frode? Ma qualsiasi fossero i suoi sentimenti, erano due possibilità che non poteva neanche prendere in considerazione. Optare per la prima sarebbe stato troppo umiliante, la seconda poi era addirittura impensabile.

    Raddrizzò la schiena mentre il suo temperamento freddo e pratico si risvegliava.

    Doveva smettere di compatirsi e sfruttare al meglio quella serata, poiché difficilmente le sarebbero capitate altre occasioni simili.

    Prese una coppa di champagne dal vassoio di un cameriere che si trovava a passarle accanto, e bevve un lungo sorso, ignorando il tremito delle mani. Era una dura lei, lo era sempre stata, non crollava in pezzi alla prima avversità. Non accettava la sconfitta. Come Bobby aveva l’abitudine di dichiarare – mentre si scolava bottiglie di liquore – la sconfitta era solo la possibilità di riuscire la volta successiva. E la cosa buona nella sua situazione attuale era che non aveva assolutamente altra possibilità se non riuscire.

    «Dunque, andrà tutto bene» mormorò.

    La disperazione la spingeva a quel particolare gioco, ma questo non cambiava il fatto che lei era molto brava a giocare. D’altra parte, come poteva essere il contrario?, pensò. Quel particolare talento era scritto nei suoi geni.

    Lasciò scorrere una mano su un fianco per controllare che la gonna aderisse alle curve generose che aveva ereditato dalla madre. Il vestito che indossava era scollato, corto e nero, ed esaltava la sua unica arma, l’unico patrimonio che possedeva...

    Il suo corpo.

    Un anziano gentiluomo dal viso severo e la sua rigida moglie la fissarono, quasi lei avesse violato le regole dell’etichetta semplicemente stando loro accanto. Il che era possibile, naturalmente, anche se, fino a quel momento, aveva fatto di tutto per non farsi notare, sopraffatta dal ritrovarsi per la prima volta nella vita – e probabilmente anche l’ultima – in un vero Palazzo Reale.

    La coppia distolse lo sguardo e Angel trattenne a stento una risata. Aveva lasciato ai suoi fratellastri il compito di sconvolgere i presenti con il loro comportamento, e poiché erano tutti raggruppati sotto lo stesso, nobile tetto, era certamente possibile che riuscissero nel loro intento. Era infatti una tradizione di famiglia per i Jackson essere oggetto di scandali e di pettegolezzi ovunque andassero.

    Per esempio, il recente fidanzamento di Izzy era stato seguito con molta attenzione dalla stampa e si era concluso in modo drammatico, con la sposa abbandonata proprio sull’altare, i flash che lampeggiavano, e lei aveva ipotizzato che il tutto fosse stato solo un disperato tentativo di Izzy di riportare su di sé l’interesse calante dei giornalisti. Izzy era molto simile a Chantelle, la quale in quel momento doveva essere da qualche parte nella sala, agitando la chioma bionda e civettando quasi avesse la metà dei suoi anni, fasciata in un abito oltraggioso, tentando chissà cosa. Era anche possibile che le due stessero progettando insieme la loro prossima mossa, una probabilità che preferiva ignorare.

    A lei invece toccava comportarsi in modo irreprensibile, ragionò, in

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