Un errore fatale (eLit): eLit
Di Leona Karr
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Un errore fatale (eLit) - Leona Karr
successivo.
1
Alexa Widmire chiuse il rubinetto dell'acqua e uscì dalla doccia proprio mentre suonava il campanello. Si era concessa un po' di pigrizia come degno inizio di tre settimane di vacanza dal college in cui insegnava storia americana.
Il campanello suonò con insistenza ancora maggiore. Alexa si infilò l'accappatoio e si precipitò verso la porta a piedi nudi. Dopo aver guardato dallo spioncino, aprì immediatamente.
«Mia, che sorpresa!»
La sorella entrò in casa. I suoi capelli erano spettinati in modo strano e gli abiti in disordine. «Devi aiutarmi!» la implorò prendendola per un braccio e scoppiando subito a piangere.
«Che... che cosa ti è successo? Hai avuto un incidente?» le domandò facendola sedere sul divano.
«No, io... io...» Mia si interruppe, portandosi una mano sulle labbra tremanti. «Ho paura. Tu devi aiutarmi. Lo farai? Per favore, Alexa, ti prego.»
«Certo» la tranquillizzò sedendosi accanto. Non riusciva a capire che cosa potesse aver ridotto Mia in quello stato. Sua sorella rappresentava ancora un mistero per lei, dato che si erano trovate da poco. Abbandonate in un orfanotrofio da neonate, le due gemelle identiche erano state adottate da due famiglie diverse. Alexa da una coppia di professori universitari e Mia da una potente famiglia siciliana. Ora, all'età di trent'anni, si erano finalmente ricongiunte, grazie al tentativo di Alexa di ritrovare la madre naturale. La scoperta di avere una gemella aveva alleviato il dolore della notizia che la donna era deceduta.
«Non so cosa fare» continuò Mia singhiozzando. «Si tratta di Guy. L'hanno portato via. Devi aiutarmi, mio marito non deve scoprire.»
«Scoprire cosa?» Alexa sentì una fitta allo stomaco. Non aveva mai incontrato Leo Santini di persona, ma aveva visto la sua fotografia sul giornale: fisico taurino, lineamenti marcati e una massa riccia di capelli grigi. I federali stavano cercando da tempo di raccogliere prove sufficienti per incriminarlo per traffici illegali. Mia non aveva riferito al marito di aver scoperto di avere una sorella. «Gli piace controllare tutto e tutti» le aveva spiegato Mia. «Leo farebbe in modo che non ci vedessimo più.»
«Ho tanta paura» ripeté stringendo la mano ad Alexa. «Leo non deve sapere che ero là nell'appartamento di Guy, quando i suoi uomini l'hanno portato via.»
«Che cos'è successo?»
«Abbiamo sentito bussare forte alla porta. E voci maschili. Ho preso di corsa le mie cose e mi sono chiusa nel bagno. Guy li ha fatti entrare. Ho sentito urla e rumori di lotta. Lo hanno portato via. Non so se Leo ha scoperto di noi due.»
«Chi è Guy?»
Gli occhi di Mia si illuminarono. «Un ex giocatore di football. Occhi marroni e capelli castano chiaro. Quando un anno fa fu cacciato dalla National League per scommesse clandestine, Leo lo assunse come mia guardia del corpo.»
Alexa capì subito come stavano le cose. Una moglie sempre sola con un uomo attraente a stretto contatto: guai! «Non so che cosa fare» cominciò Alexa.
«Ho bisogno che tu faccia una cosa per me» la interruppe Mia. «Non credo che nessuno sappia che ero nell'appartamento ma non ne sono sicura. Guy ha giocato molto d'azzardo di recente e ha perso parecchio. Forse sono andati a prenderlo per questo. Se Leo scoprisse di Guy e me...» Mia si portò le mani al viso e riprese a singhiozzare.
«Da quanto tempo va avanti?» le domandò Alexa dopo averle portato un bicchiere d'acqua.
«Un paio di mesi. Leo è stato via parecchio. Abbiamo cominciato a fermarci nell'appartamento di Guy ed è successo, tutto qui.»
«E tu sei sicura che nessuno ti abbia vista là stamattina?»
«Non lo so. La sua abitazione è alle spalle di una vecchia villa riadattata. Entriamo e usciamo sempre dal vialetto del giardino. Mi sono slogata la caviglia scendendo dalle scale sul retro quando sono corsa via. Devi aiutarmi, non ho nessun altro a cui rivolgermi.»
«Ma cosa posso...»
«I miei orecchini di diamanti. Li ho lasciati sul comodino. Sono un regalo di Leo... hanno le mie iniziali. Se qualcuno dovesse trovarli lì... Tu non conosci Leo» continuò Mia terrorizzata. «È crudele e spietato. Sa quanto ami la mia bambina. Non rivedrò più Dorrie se lui deciderà di allontanarla da me.»
Alexa si sentiva completamente persa. La sua vita di insegnante di liceo era ben pianificata e noiosa.
«Leo mi ucciderà. Oggi pomeriggio dovrei partire per una vacanza nel nord. Lui mi raggiungerà tra qualche giorno. Io... io... non so cosa fare!» urlò isterica. «La caviglia mi duole e non riesco a camminare. Devi farlo per me. Per favore, per favore, Alexa! Torna all'appartamento e prendi gli orecchini prima che li trovi qualcun altro.»
La sua richiesta fu talmente inaspettata che Alexa non seppe cosa rispondere. Il suo buonsenso le suggeriva di non lasciarsi coinvolgere, ma nello stesso tempo non se la sentiva di voltare le spalle a sua sorella.
«Leo ha giurato che non rivedrei più la mia bambina se lui decidesse di liberarsi di me. Me la porterà via per sempre.»
«No, non può farlo. La legge non glielo consentirà mai.»
Mia rise fra le lacrime.
«E che cosa c'entra la legge con Leo Santini? Lui ottiene sempre ciò che vuole.»
Alexa sapeva bene quale fosse il potere del marito di Mia. I giornali erano pieni di articoli sui suoi affari loschi.
«Per favore, aiutami» la supplicò la sorella.
«D'accordo. Andrò a prendere gli orecchini» acconsentì senza troppa convinzione.
«Grazie! Grazie!» piagnucolò Mia.
«Stenditi sul divano e tieni la caviglia alzata. Non appena sarò di ritorno, decideremo cosa fare.»
«Non so cosa farei senza di te» gemette la giovane. «Non ho più la forza di tener testa a Leo.»
Sua sorella era sull'orlo di un collasso nervoso. Era probabile che fosse stata molestata emotivamente per tutto il matrimonio, pensò Alexa. Si infilò un paio di jeans e una blusa e si asciugò i capelli. Avevano entrambe i capelli biondi lunghi fino alle spalle. Mia però li lasciava cadere in soffici ricci intorno al viso, mentre Alexa li raccoglieva in una coda di cavallo, che riteneva più indicata per un'insegnante di liceo.
Mia aveva il viso leggermente più rotondo, ma per il resto erano identiche: stessi occhi blu, naso alla francese, bocca ben disegnata con una fossetta sulla guancia destra. I loro caratteri invece erano ben distinti: Mia era emotiva, estroversa e volubile, mentre Alexa era sempre controllata e di certo non si lasciava guidare dall'istinto.
Non riusciva a credere di aver accettato di essere coinvolta in quel sordido affare della sorella.
Le mani le sudavano mentre si dirigeva all'indirizzo che Mia le aveva dato. Raggiunta la destinazione, Alexa parcheggiò sul retro, come le aveva detto sua sorella, e scese dall'auto.
Passò esitante dalla recinzione esterna e giunse a un cancello semiaperto accanto alla pattumiera. Percorse uno stretto vialetto con il costante terrore di essere vista da qualcuno, poi si ritrovò davanti alla porta e la aprì con la chiave che le aveva dato Mia.
Un silenzio minaccioso la accolse.
Con il cuore che le martellava in petto, richiuse di corsa la porta e vi si appoggiò, controllando la cucina e tendendo l'orecchio per captare eventuali rumori dalle altre stanze.
L'appartamento non era certo dei più puliti. Come aveva potuto sua sorella ritrovarsi coinvolta con un uomo simile?
Trova l'orecchino e vattene. Attraversò la cucina ed entrò nel salotto, trattenendo il fiato. Quella stanza era un disastro. C'erano evidenti segni di lotta e questo confermava i sospetti di Mia. Guy non se n'era andato spontaneamente. Doveva trovare gli orecchini e andarsene prima possibile.
Scansò un tavolino ribaltato e raggiunse la camera, soffermandosi sulla soglia. C'erano due finestre oscurate da tende marroni e una porta a vetri che dava su una specie di portico pieno di scatoloni accatastati. Una sciarpa di seta era appoggiata allo schienale di una sedia e Alexa la prese. Mia doveva averla dimenticata nella fretta di scappare.
Cos'altro aveva scordato?
Mia aveva detto di aver lasciato gli orecchini sul comodino e Alexa sospirò di sollievo notando un luccichio accanto alla lampada. Si chinò per prendere i gioielli e fu presa dal panico. Il luccichio era dei diamanti di un solo orecchino. Dov'era l'altro?
Spostò la lampada, un posacenere e un bicchiere, ma dell'orecchino non c'era traccia. Si inginocchiò e controllò sotto al comodino, poi frugò sotto al letto e trasse un sospiro di sollievo. Nella fretta di andarsene, Mia doveva aver fatto cadere il diamante lì sotto.
Alexa respirò profondamente per rallentare il battito del cuore. La sua vita ben organizzata non l'aveva preparata a simili avventure. Il sollievo però durò poco. Non aveva ancora afferrato l'orecchino, quando sentì la porta d'ingresso aprirsi e richiudersi.
Alexa si raggelò. Il cuore le si fermò, mentre dei passi pesanti si spostavano dal salotto alla cucina.
C'era qualcuno nell'appartamento.
Guy era tornato? Era opportuno farsi vedere e spiegare perché stava frugando sotto al suo letto? Se però non era lui? Se era uno degli uomini di Santini venuto a cercare prove della relazione tra Mia e Guy?
Alexa pensò a come fuggire da lì. Non poteva uscire dalla porta sul retro, non con lo sconosciuto in cucina. L'ingresso principale? Sì, forse sarebbe potuta uscire da lì. La porta non si vedeva dalla cucina. Se fosse stata abbastanza veloce, sarebbe riuscita a uscire senza essere vista.
Con le orecchie ben aperte, uscì dalla camera, ma dopo nemmeno due metri, sentì la persona lasciare la cucina e dirigersi nel salotto.
Alexa tornò sui suoi passi e cercò un posto per nascondersi in camera da letto. L'armadio era così pieno di vestiti che nemmeno una persona snella come lei sarebbe potuta entrarci. Se si fosse nascosta sotto al letto, non avrebbe avuto alcuna possibilità di fuggire se l'avessero trovata.
Quindi si diresse alla porta a vetri e la aprì. I cardini scricchiolarono e Alexa uscì di corsa, poi richiuse la porta dietro di sé. In quel momento si accorse che quello non era affatto un portico, ma soltanto un terreno recintato. Non c'erano uscite. Si accovacciò dietro a una pila di scatole, con la speranza che chiunque ci fosse stato in casa non l'avesse vista.
Rimase lì per un'eternità, ma l'unico suono che sentiva era il battito accelerato del suo cuore. C'era ancora qualcuno nell'appartamento? Nella camera? Stava guardando fuori dalla porta a vetri? Era possibile che se ne fosse andato senza entrare in camera da letto?
Più passava il tempo, più la speranza che la persona se ne fosse andata aumentava. Alexa sbirciò dalla pila di scatole. Un uomo con i capelli neri e una giacca di tweed dava le spalle alla porta a vetri. Girò la testa e il suo profilo non era per niente rassicurante. I suoi lineamenti erano marcati e la sua espressione severa.
La donna si riaccovacciò, portandosi la mano alla bocca. Non era Guy. Lui aveva i capelli castano chiaro. Era certamente uno degli uomini di Santini.
Se solo fossi stata più veloce, si ammonì Alexa. Considerata però la situazione, aveva fatto del suo meglio. Aveva preso la sciarpa e un orecchino e l'altro non era visibile. Con tutta probabilità, lo sconosciuto se ne sarebbe andato presto.
I minuti volavano e alla fine Alexa decise che l'uomo doveva essersi allontanato. Uscì dal nascondiglio e