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Due nel mirino: eLit
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E-book151 pagine2 ore

Due nel mirino: eLit

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Info su questo ebook

Jill Gaylor, vedova e con un figlio adolescente, accetta di trasferirsi in Colorado per lavoro, convinta di trovare finalmente la serenità che da tempo l'ha abbandonata. Hal Haverly è proprietario di un ranch poco fuori la cittadina in cui si è stabilita Jill, famoso per i suoi cavalli di razza ma da tempo nel mirino di speculatori edilizi senza scrupoli. Anche Jill si accorge di essere nel mirino di un maniaco, perché riceve lettere minacciose da un misterioso ammiratore. Poi, durante una tempesta di neve, scopre che...

LinguaItaliano
Data di uscita29 gen 2016
ISBN9788858949078
Due nel mirino: eLit

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    Anteprima del libro

    Due nel mirino - Leona Karr

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Follow me Home

    Harlequin Intrigue

    © 1998 Leona Karr

    Traduzione di Antonella Russo

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 1999 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-907-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Il vento del nord spazzava via le nubi che velavano i flebili raggi del sole invernale sulle Montagne Rocciose, mentre Jill Gaylor rivolgeva uno sguardo preoccupato fuori della finestra, verso la spessa coltre di neve che ricopriva la valle. Che seccatura, disse tra sé. Il bollettino meteorologico aveva previsto più di tre metri di neve sulle montagne e, se per gli sciatori della stazione sciistica poco distante quella era una fortuna, per lei era un vero grattacapo. Il quadro di comando del soccorso alpino di Rampart si era acceso come un albero di Natale negli ultimi tre giorni e lei aveva risposto a dozzine di chiamate d’emergenza.

    «Ne avremo ancora per un bel po’» commentò Zeb Tucker avvicinandosi alla scrivania di Jill e scuotendo il capo. «Di sicuro non potremo più uscire di casa a partire da stasera.»

    «Già» concordò Jill con apprensione. Zeb, il suo capo, aveva accettato di ospitare l’ufficio del soccorso alpino negli edifici della Slade Adventures dove lei lavorava e Jill aveva offerto il proprio aiuto procurando soccorsi immediati in situazioni critiche. L’ufficio di Jill era proprio di fronte a quello del soccorso alpino, quindi era facile raccogliere le telefonate in casi d’emergenza, come le tempeste di neve tipiche di gennaio. Nell’ultima ora aveva sempre risposto che tutti i volontari erano già impegnati e dubitava che qualcuno di essi potesse tornare presto con una tempesta in corso. La strada principale della piccola città di montagna era già ingombra di neve che scendeva fitta, dove solo poche luci fioche punteggiavano la desolata oscurità.

    «Mi dispiace, ma tutti i nostri volontari sono fuori» continuava a ripetere Jill al telefono. «Le darò altri numeri da chiamare. Sì, capisco. Mi lasci il suo nome e se ci saranno cambiamenti glielo farò sapere.» Guardò la lunga lista di persone in attesa d’aiuto sapendo che col passare delle ore si sarebbe inevitabilmente accresciuta. Quella era la prima bufera di neve che vedeva da quando era in Colorado. Niente a che fare con il clima temperato della California del sud, dove aveva vissuto per quasi tutta la vita. Jill non sapeva cosa aspettarsi: le avevano detto che spesso i meteorologi in Colorado potevano sbagliarsi perché le Montagne Rocciose cambiavano il percorso delle correnti d’aria, ma, a quel punto, le sue speranze di un errore di previsione erano svanite.

    «Vuoi che ti dia il cambio?» domandò Zeb.

    Lei sorrise all’arzillo settantenne. Zeb, che viveva a Rampart da una vita e aveva svolto i lavori più strani e disparati, si occupava da sempre del soccorso alpino e amava raccontare ai giovani volontari aneddoti dei tempi in cui Rampart era solo un gruppo di baite abbarbicate sul pendio di una montagna.

    «Grazie, Zeb, ma preferisco tenermi occupata.»

    «Come se non fossi già oberata di lavoro» commentò lui.

    «Mi piace essere indaffarata.»

    «A mio parere tu sei troppo frenetica» seguitò l’amico con franchezza. «È ora che ti lasci alle spalle il ritmo di vita cittadino. Da quanto tempo sei a Rampart? Cinque, sei mesi?»

    Jill assentì. Era passato così tanto tempo? Eppure lei si sentiva ancora un po’ spaesata, nonostante gli otto anni di vedovanza e le responsabilità verso il figlio quattordicenne le avessero insegnato come affrontare le nuove esperienze. Era strano come la vita potesse capovolgere le situazioni all’improvviso.

    L’estate precedente Jill aveva deciso di lasciare l’impiego nella piccola compagnia aerea della costa occidentale per trasferirsi in Colorado. Aveva conosciuto Jack Slade durante uno dei suoi viaggi in California e, conversando con lui, aveva appreso che la Slade Adventures si occupava del trasporto di sciatori ed escursionisti sulle montagne del Colorado a bordo di elicotteri. Jack era rimasto positivamente colpito dall’efficienza di Jill nel dirigere l’ufficio del piccolo aeroporto, e le aveva detto che cercava qualcuno con la sua esperienza che organizzasse il lavoro nell’ufficio della cittadina di Rampart. Quando le aveva proposto di trasferirsi, a Jill era sembrato che finalmente si fosse accesa una luce di speranza nella sua vita grigia.

    Il Colorado? Jill era stata un paio di volte in vacanza sulle Montagne Rocciose e ne aveva apprezzato l’aria pulita, le verdi valli, la bellezza dei monti dalle vette inaccessibili, dei torrenti dalle acque spumeggianti. Un vero paradiso! Non aveva esitato un attimo nell’accettare la proposta di Jack.

    Quel trasferimento era stato come una risposta divina alle sue costanti preoccupazioni per il figlio, Randy, costretto a vivere nell’insalubre ambiente cittadino. Jill si era sentita sollevata pensando di non dover più vivere in un posto ad alto tasso di criminalità. Ma si era sbagliata.

    Jill continuava a fissare con sguardo assente i vetri della finestra sporchi di neve, sentendo lo stomaco stringerlesi in una morsa. Fino a un mese prima era stata convinta che trasferirsi in Colorado fosse stata la decisione più saggia della sua vita. In quel momento non ne era più tanto sicura.

    «Dovresti esserti ambientata ormai» insistette Zeb quando Jill rimase in silenzio.

    «Già» gli fece eco lei distrattamente.

    «Che cos’hai, Jill? Non credo sia dovuta alla bufera quella nube scura che vedo nei tuoi splendidi occhi.»

    Jill si premette le tempie chiudendo gli occhi per un istante, prima di rispondere.

    Zeb si chinò verso la scrivania, aggrottando le folte sopracciglia grigie. «Ricevi ancora quelle telefonate anonime?»

    «Sì» si limitò a rispondere lei rabbrividendo.

    «Deve essere uno sciocco che non ha nulla da fare.»

    «Non si tratta più solo di telefonate.» Jill s’irrigidì. «Adesso qualcuno lascia degli oggetti sulla soglia di casa mia.»

    «Che tipo di oggetti?» indagò Zeb con aria preoccupata.

    «La settimana scorsa ho trovato una copia del libro Incubi e sogni di Stephen King. La settimana prima una sciarpa rosa. Entrambi erano avvolti in una carta marrone, senza indirizzo» spiegò Jill. «Questo significa che ce li ha messi qualcuno di persona» seguitò deglutendo.

    «Forse è solo uno spasimante timido che vuole farti dei regali. Non ci sono prove di un legame tra le telefonate e gli oggetti.»

    Jill estrasse con mano tremante una busta bianca dalla tasca dei jeans. «Questa era nella mia cassetta della posta stamattina.»

    Le dita nodose di Zeb aprirono la busta, mentre Jill osservava il suo sguardo farsi sempre più accigliato. «Che diavolo...?» Zeb sgranò gli occhi incredulo.

    Jill sentiva un nodo in gola, incapace di pronunciare una sola parola. Qualcuno aveva ritagliato da una fotografia il suo viso sorridente e l’aveva incollato sull’immagine di una donna nuda in una posa sexy. Il volto allegro, i capelli scuri sciolti sulle spalle... In quella fotografia sembrava che lei stesse salutando qualcuno. Quando era stata scattata? Dove?, si domandava tremante. Qualcuno le era stato così vicino da fotografarla senza che se ne accorgesse?

    «Deve essere un matto che crede di essere divertente» seguitò Zeb con disprezzo.

    «Guarda sul retro.»

    Zeb girò la fotografia e notò una frase scritta a macchina. «La prossima volta indossa quella bella sciarpa» lesse in tono sconcertato.

    «È lui, il maniaco telefonico. Ne sono sicura» disse Jill con un tremito nella voce.

    Era esasperata dall’idea che un folle potesse distruggere la sua pace così a lungo sospirata. Trasferendosi in Colorado aveva creduto di abbandonare i pericoli della metropoli per vivere in una cittadina di montagna dai sani principi morali. Invece si ritrovava invischiata nel gioco di uno di quegli alienati che si incontrano più facilmente nelle grandi città.

    «È arrivata l’ora di parlarne allo sceriffo» disse Zeb restituendole il collage. «Metterà il tuo telefono sotto controllo e arresterà quel vigliacco. Quel maiale meriterebbe l’impiccagione.» Zeb serrò la mascella gesticolando come se volesse occuparsi lui stesso dell’esecuzione.

    In quel momento il figlio adolescente di Jill entrò in ufficio. Lanciando un’occhiata che tacitamente invitava Zeb a non dire nulla, Jill s’infilò in fretta la lettera in tasca. Non era il caso che Randy sapesse che un maniaco sessuale tormentava sua madre.

    «Che cosa succede?» volle sapere Randy addentando una stecca di liquirizia che aveva appena acquistato dal distributore automatico nell’ingresso. Come sempre, una lunga ciocca di capelli ramati gli ricadeva sulla fronte.

    «È tutto tranquillo per il momento» rispose Jill.

    «Accidenti! I miei amici di Los Angeles non crederanno che possa esistere una tempesta come questa» disse guardando con eccitazione fuori della finestra. «Racconterò che siamo rimasti bloccati in casa per un mese.»

    «Un mese?» Zeb scosse il capo. «Se t’informi meglio saprai che un anno abbiamo trascorso l’intero inverno in casa. Non si udiva che il rumore del vento e della neve che si accumulava fino all’altezza dei tetti. Potrei raccontarti delle storie incredibili.»

    Jill guardava compiaciuta il bel volto del figlio. Randy a quattordici anni mostrava sempre più i segni del passaggio dall’infanzia all’adolescenza: alto e magro, aveva l’andatura dinoccolata tipica di quell’età. Col suo sorriso disarmante Randy riusciva a ottenere sempre ciò che voleva dalla madre. Nell’arco di un paio d’anni sarebbe diventato un vero rubacuori, pensò Jill con un misto di compiacimento e apprensione.

    «Dormiremo qui stanotte?» chiese Randy alla madre.

    «È probabile. Devo restare vicino al

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