Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

L angelo custode (eLit): eLit
L angelo custode (eLit): eLit
L angelo custode (eLit): eLit
E-book148 pagine1 ora

L angelo custode (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

A seguito di un misterioso incidente, Shanna ha perso la vista. Proprio ora, che i suoi sensi dovrebbero funzionare al meglio, proprio ora, che lei e la sua bambina sono prese di mira da un temibile assassino. Ci sono però due persone che hanno deciso di occuparsi di loro. Sono il dottor Jay Harrison, la cui voce tenera e sensuale accende in Shanna un desiderio e un bisogno di fidarsi ai quali non è sicura di potersi abbandonare, e... la piccola Ariel...
LinguaItaliano
Data di uscita30 ott 2017
ISBN9788858978337
L angelo custode (eLit): eLit

Leggi altro di Leona Karr

Correlato a L angelo custode (eLit)

Ebook correlati

Thriller per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su L angelo custode (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    L angelo custode (eLit) - Leona Karr

    successivo.

    1

    L'oscurità avvolgeva la vecchia casa vittoriana, una fioca luce sotto il portico illuminava appena la facciata, senza arrivare al lato dove era parcheggiata una macchina vecchiotta.

    Una figura furtiva si avvicinò, facendo scricchiolare la ghiaia del vialetto, un paio di mani guantate sollevarono il cofano e un suono metallico ruppe il silenzio della notte. Poco dopo la figura si allontanò con un sospiro soddisfatto.

    Shanna guardò fuori dalla finestra della cucina e sorrise alla vista della figlia di cinque anni che giocava sul pendio dietro la casa. L'azzurro cielo di aprile sovrastava la macchia di pini e pioppi tutt'intorno. Sospirò sollevata: sarebbe andato tutto bene. Holly era passata da una base militare all'altra per tutta la sua breve vita. Era ora che avesse una casa stabile.

    Certo, Shanna non era sicura di voler vivere per sempre in una comunità montana isolata come quella, ma come vedova di un ufficiale dell'esercito, morto in un incidente un anno prima, non aveva molte possibilità di scelta: aveva sposato Allen ancora prima di finire il college e non aveva alcuna esperienza profes sionale. A quel punto le conveniva cercare di far fruttare la casa ereditata dalla zia Emma.

    Doveva ammettere che a prima vista l'impresa non si era preannunciata facile. Abituata a vivere nei piccoli appartamenti delle famiglie degli ufficiali, la grande casa vittoriana a due piani all'inizio le era sembrata davvero troppo grande. Erano bastati pochi giorni, però, perché lei s'innamorasse degli alti soffitti decorati, dei pavimenti di legno e delle ampie stanze. L'idea di trasformare la casa in un Bed & Breakfast era venuta naturale e ora Shanna non vedeva l'ora di cominciare a scegliere le tinte per le pareti e la carta da parati e di avviare le riparazioni necessarie.

    Si passò le dita tra i capelli biondi, ravviandoli: quel giorno sarebbero andate a Denver e avrebbero passato la notte a casa di una vecchia amica di zia Emma. La lista delle cose da comprare era assai lunga, inoltre aveva promesso a Holly di portarla al cinema a vedere un cartone animato di Disney.

    Shanna guardò intenerita la figlia dai riccioli castani e i limpidi occhi azzurri, che rideva come se qualcuno le avesse appena detto qualcosa. Ariel, pensò, l'amica immaginaria di cui la figlia parlava sempre. Una bambina di circa dieci anni, con i capelli biondi e un atteggiamento da sorella maggiore.

    Shanna sapeva che molti genitori cercavano di scoraggiare quel tipo di fantasie, ma lei aveva deciso di non farlo. In fondo, che male c'era se Holly fingeva di avere una compagna di giochi? Quel bisogno le sarebbe passato non appena fosse diventata un po' più grande.

    «Il mio va più veloce del tuo!» strillò Holly lanciando un sasso giù per il pendio.

    Ariel scoppiò a ridere e respinse a fatica la tentazione di soffiare un po' d'aria per accelerare il volo del suo sasso. Aveva inventato il gioco per far divertire Holly in quel nuovo ambiente di montagna; il suo ruolo di Angelo Custode era spesso impegnativo, soprattutto quando la bimba si sentiva triste e sola o faceva i capricci. Ariel si materializzava solo per lei e le due bambine giocavano come grandi amiche, chiacchieravano e ridevano. A volte la madre di Holly la prendeva in giro per quella mania di parlare da sola, allora le due amiche si scambiavano un sorriso complice. Gli adulti non sapevano tutto.

    Qualche minuto dopo Shanna si affacciò alla porta sul retro e chiamò la figlia.

    «Ariel, facciamo a chi arriva prima a casa» la sfidò Holly.

    L'altra rise e la lasciò partire con un leggero vantaggio. La bimba corse a perdifiato e fece irruzione in casa ansante.

    «Ho battuto Ariel!» annunciò euforica.

    «Brava!» l'accolse la mamma ridendo. «Per fortuna non sei caduta, correndo a quella velocità.»

    «Ariel non l'avrebbe permesso» dichiarò Holly fiduciosa.

    Ariel non ne era così sicura; faceva pratica con Jiggs, il cagnolino di Holly, dandogli uno spintone per farlo cadere da un sedia e poi prendendolo prima che finisse per terra, ma non sempre ci riusciva.

    «Puoi venire a Denver con noi» l'invitò Holly. «Andremo anche al cinema.»

    «Vai a lavarti le mani» intervenne la mamma. «Poi mettiti il vestito giallo che ti ho preparato sul letto.»

    Shanna stava osservando la grande, antiquata cuci na per decidere quali interventi avessero la precedenza, quando il suono del campanello la strappò alle sue riflessioni. Aprì la porta e si trovò davanti una donna dai corti capelli biondi.

    «Salve! Sono Janet Rendell, Jan. Mio marito Ted e io abitiamo nella villetta qui sotto, presso il torrente. Insomma, siamo vicini di casa» spiegò con uno spiccato accento texano. «Così ho pensato di venirla a trovare.»

    Indossava jeans aderenti, una camicia con le frange che le tirava sul seno abbondante e stivali da cow-boy e pareva il tipo di persona che si muoveva solo a cavallo.

    «Spero di non disturbarla» aggiunse poi in fretta.

    «No, no. Entri» l'invitò Shanna con un sorriso.

    Avrebbe voluto essere più presentabile, ma in quel momento indossava solo un paio di vecchi pantaloni e una camicia a maniche lunghe.

    «La casa è un disastro» spiegò in tono di scusa. «Non ho ancora finito di disfare i bagagli e svuotare gli scatoloni.»

    Janet osservò con aperta curiosità i suoi capelli biondi, la figura snella e le gambe lunghe.

    «Potrei darle una mano» propose.

    Shanna non raccolse l'offerta e la guidò in un salottino accanto alla camera da letto al pianterreno, che la zia aveva usato negli ultimi tempi. L'avido interesse con cui l'ospite si guardava intorno faceva pensare che quella fosse la sua prima visita in quella casa.

    «Conosceva mia zia Emma?» indagò allora Shanna.

    «In un posto piccolo come questo tutti si conoscono, ma sua zia era piuttosto riservata. Tanto vale che le dica subito che ho una rubrica sul settimanale locale, il Westbridge Courier. Raccolgo tutte le notizie interessanti che riguardano questo posto e ora è lei che mi interessa.»

    «Non vedo perché» rispose Shanna a disagio. «La mia storia non ha niente di speciale.»

    «È una nuova arrivata a Westbridge» replicò Jan, come se questo spiegasse tutto. «Come si sente all'idea di vivere in una località montana isolata come questa?» aggiunse, tirando fuori dalla borsa penna e taccuino.

    «Non credo che l'isolamento sia un problema» rispose Shanna dopo una breve esitazione. «Ho passato gran parte della mia vita coniugale confinata in una base militare.»

    «Da dove viene?»

    «Da Harford, nel Kansas. Ho incontrato mio marito mentre era in servizio a Fort Riley e io frequentavo il college lì vicino.»

    «Dunque non la spaventa l'idea di vivere da sola in una vecchia casa come questa» insistette Jan.

    Sono abituata a vivere sola, pensò Shanna. Spesso Allen stava lontano per mesi e, anche quando si trovava alla base, passava il tempo libero con gli amici, senza condividere molto con lei. Ma quella parte della sua vita era finita e lei non intendeva far partecipe quella pettegola cronista dei particolari della sua vita coniugale.

    «Da quanto tempo è divorziata?» chiese Janet.

    «Io sono vedova» precisò Shanna. «Mio marito, il maggiore Allen Ryan, è morto in un incidente diversi mesi fa.»

    «Oh, non lo sapevo!» esclamò l'altra continuando a prendere appunti velocemente. «Dunque avrà viaggiato in tutto il mondo.»

    «Non direi. Abbiamo passato due anni alla base di Okinawa e tutto il resto del tempo in patria. Holly è nata a Fort Benning, in Georgia, e da allora mio marito è stato trasferito ogni anno in un posto diverso. Quando mia zia mi ha lasciato questa casa, ho deciso di vivere qui con la mia bambina.»

    «Una bella vedova che vive da sola in un posto come questo...» commentò Jan soddisfatta. «Mmh, una situazione che farà parlare parecchio qui a Westbridge.»

    Shanna la guardò a disagio; avrebbe voluto interrompere quella spiacevole intervista, ma temeva che l'altra si inventasse altri particolari, che lei non sarebbe riuscita a smentire. Forse, a quel punto, era meglio chiarire anche i suoi piani per il futuro.

    «Ho deciso di trasformare la casa in un Bed & Breakfast» spiegò infine in tono professionale. «Mi hanno detto che Westbridge è perfetto per chi vuole passare un weekend in montagna, venendo da Denver.»

    Janet strinse le labbra dal rossetto intenso.

    «Non direi. Non siamo sulle rotte turistiche. Farebbe meglio a vendere la casa e investire il denaro in qualcos'altro.»

    «Non voglio vendere.»

    «Allora dovrà spendere un mucchio di soldi per risistemarla.»

    Shanna la guardò irritata: non aveva alcuna intenzione di spiegare a quell'estranea come avrebbe pagato i lavori di ristrutturazione della casa. Per fortuna Holly salvò la situazione correndo giù per le scale.

    «Mamma, non trovo le mie scarpe!»

    «Mi scusi, ma devo lasciarla» dichiarò Shanna sollevata. «Devo prepararmi ad andare a Denver.»

    «Sarà per un'altra volta» si arrese Jan.

    No, se posso evitarlo, pensò Shanna salutandola. Sperava proprio che gli altri abitanti di Westbridge fossero meno pettegoli e invadenti.

    Shanna stava indossando un vestito color crema, adatto al viaggio in macchina fino a Denver, quando il campanello suonò ancora. Gemette esasperata: la donna si era forse dimenticata di farle qualche altra domanda impertinente?

    Si affacciò alla porta a vetri e distinse una ragazza in calzoncini e prendisole, con spettinati capelli biondi e un'espressione corrucciata e impaziente. Accanto a lei un ragazzo dai lunghi capelli neri strusciava i piedi con aria nervosa, le mani ficcate nelle tasche della tuta macchiata di unto. Si irrigidirono entrambi quando Shanna aprì la porta.

    «Mia madre è qui?» chiese la ragazza a bruciapelo.

    «Tua madre?»

    «Janet Rendell. Doveva venire a trovarla.»

    «Se ne è andata pochi minuti fa.»

    «Che cosa le ha detto?»

    «A che proposito?» Shanna era perplessa.

    «Lascia perdere, Billie Jo» intervenne il ragazzo. «Lo sapevo che non era una buona idea.»

    «Non importa» borbottò lei aspra, scrollando le spalle.

    Prima che Shanna aprisse bocca, i due si girarono senza salutare, scesero di corsa i gradini del portico e salirono su una scassata macchina azzurra. Un attimo dopo si allontanavano in una nuvola di polvere.

    Shanna tornò in casa interdetta e a disagio; fino a quel momento gli incontri con i vicini

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1