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Malizia (eLit): eLit
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E-book234 pagine6 ore

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Info su questo ebook

Per Logan Black, Jaiven Rodriguez e Zair al Ruyi, New York è come il Giardino dell'Eden, e nessuno conosce il dolce sapore del frutto proibito meglio dei miliardari più seducenti d'America! Pensano di aver ormai visto tutto, ma la tentazione ha qualcosa di nuovo in serbo per ognuno di loro...
Quando Addison Treffen si ritrova a lavorare per Logan Black, famigerato miliardario, non ha idea di cosa davvero la aspetti... e neppure di quanto, fino a quel momento, ha ignorato dei piaceri del sesso. Sarà proprio Logan a farle provare quelle sensazioni proibite di cui ha solo sentito parlare...
LinguaItaliano
Data di uscita1 ago 2019
ISBN9788830503151
Malizia (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Malizia (eLit) - Maisey Yates

    Immagine di copertina:

    Svittlana / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:

    The Billionaire’s Intern

    Harlequin Presents Trade

    © 2015 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Elisabetta Frattini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-315-1

    1

    Peggio di così non poteva andare. Seduta nell’ufficio di suo fratello maggiore, Addison sentiva il torpore avvolgerla come una coperta pesante.

    Era stata ufficialmente bandita dalla confraternita. Non che le importasse granché, dal momento che in quel periodo la scuola, tanto quanto la confraternita, erano uno schifo. Tuttavia avrebbe di gran lunga preferito andarsene per sua scelta.

    Nessuno aveva pronunciato la parola espulsa. La presidentessa della confraternita si era limitata a osservare che la presenza di Addison costituiva una distrazione. Relazionarsi con prostitute e cecchini non si addiceva all’ambiente educativo e rilassante che la confraternita si sforzava di creare.

    Ovvio. Nessuno però sembrava preoccuparsi di sapere se Addison sentiva di appartenere a una confraternita o a un ambiente educativo rilassante.

    Addison non aveva niente.

    Suo padre era stato ucciso davanti ai suoi occhi solo qualche giorno dopo che lei aveva scoperto che, dietro alla facciata di avvocato impegnato a patrocinare i meno fortunati, gestiva un giro di prostitute.

    Non solo aveva perso suo padre, ma anche il suo ricordo, il buon nome e la sicurezza.

    La confraternita poteva anche trovarsi a disagio nel sentirsi in qualche modo associata ai proiettili di un cecchino che nel cuore della notte avevano perforato le finestre della villa della famiglia altolocata e allo scandalo che era seguito alla scoperta del giro di prostituzione, ma per lei era andata molto peggio.

    Come se ciò non fosse bastato, Eddie, il suo ragazzo, era partito subito per Bermuda e pur dicendosi dispiaciuto per lei, si vedeva impossibilitato a interrompere la vacanza per starle vicino. Addison aveva la netta impressione che il suo già distaccato fidanzato a quel punto volesse mettere ancora più distanza tra loro.

    Per quanto riguardava la scuola, stava seguendo dei corsi online. Non era certo il caso di tornare al campus dove i ragazzi le avrebbero strizzato l’occhio chiedendole se era disposta a vendere i suoi favori e le ragazze l’avrebbero evitata per timore di restare contaminate.

    La gente è crudele, si sa.

    Suo padre era stato ucciso di fronte a lei e Addison era dovuta andare al funerale insieme a sua madre e a suo fratello fingendo che le importasse qualcosa, perché nonostante quello che suo padre aveva fatto, non sarebbero mai riusciti a sopportare che venisse sepolto in una fossa senza nome.

    Sulla lapide avevano fatto scrivere il minimo indispensabile. Jason Treffen 1955-2014.

    Niente adorato padre, marito o datore di lavoro. Nel momento in cui la pallottola lo aveva ucciso, Jason non era amato da nessuno. E la colpa era solo sua. Più dettagli emergevano, più diventava difficile ricordarlo come l’uomo che avevano creduto che fosse. Anche i vecchi ricordi svanivano davanti all’immagine del mostro che era diventato.

    Anche da morto stava facendo loro del male. Se ne era andato lasciandoli ad affrontare da soli la caduta e ognuno di loro stava reagendo come meglio poteva.

    Austin, il fratello di Addison, si augurava che la sua carriera di avvocato difensore delle donne non venisse macchiata dai misfatti di suo padre.

    Per quanto riguardava la sua fidanzata, Katy, significava dare un senso al dolore devastante per la perdita di sua sorella Sarah e fare in modo che fosse ricordata attraverso la fondazione che stava creando a suo nome.

    Per la madre di Addison aveva significato chiudere fuori il mondo e dedicarsi allo shopping.

    Dal canto suo, Addison non aveva la più pallida di idea di che cosa quello che era successo significasse per lei.

    Per quel motivo se ne stava seduta nell’ufficio di suo fratello invece che a scuola.

    «Stai bene?» le chiese Austin, studiandola dalla sua postazione dietro la scrivania.

    Addison sorrise. «Benissimo. E tu?»

    «Credo di stare meglio di te, anche perché ho qualcuno con cui confidarmi.»

    «Sì, lo so, sei innamorato. È impossibile non accorgersene.»

    Le sue labbra si incurvarono in un sorriso. «Sì, è vero.»

    «Sono felice per te.»

    Austin le porse un pacchetto di caramelle. «Zucchero. Le tue preferite. Prendine una.»

    Austin le offriva da sempre caramelle. Era molto più grande di Addison e gli era sempre risultato difficile relazionarsi con lei, ma quando trascorrevano del tempo insieme, le portava sempre delle caramelle. Caramelle che non le sarebbero sembrate così buone, se non fossero state legate a ricordi di momenti migliori.

    «Che cosa succede? Ti stai dimostrando gentile con me.»

    «Le ultime due settimane sono state un inferno per te e la cosa mi fa impazzire perché mi ero impegnato a far cadere quel bastardo senza che tu e la mamma doveste soffrire inutilmente.» Austin si interruppe spostando lo sguardo fuori dalla finestra. «Ci ho provato, Addison. Ho provato a sistemare le cose per Sarah, per Katy e per tutte le donne che ha tormentato. E l’ultima cosa che volevo era far soffrire qualcuno. Specialmente la mamma e te.»

    «Io sto bene, Austin» lo rassicurò lei infilandosi in bocca un’altra caramella.

    «Io non sarei sicuro di stare bene se avessi visto quello che hai visto tu.»

    Alcune immagini di quella notte le attraversarono la mente, scatenando in lei la gelida paura ormai familiare. Ma far sentire Austin in colpa non sarebbe servito a niente. Perciò non gli raccontò di quanto il ricordo di quello che era successo la terrorizzasse ancora, facendola svegliare nel cuore della notte tutta sudata e in preda al panico.

    «È stato terribile» ammise. «Ma sono stata abbastanza intelligente da non avvicinarmi per vedere meglio. Mi sono ritirata in bagno e ho chiamato il 911. Ero spaventata, ma... non ho visto molto» cercò di minimizzare.

    Non che non fosse comunque rimasta traumatizzata, ma suo fratello aveva già troppe preoccupazioni e se c’era una cosa che Jason Treffen le aveva insegnato, era la capacità di mostrarsi indifferente qualsiasi cosa succedesse intorno a lei.

    Bene.

    Addison si strinse nelle spalle. Austin le voleva bene, ma aveva dieci anni più di lei e se ne era andato di casa quando lei era ancora piccola. Era sempre gentile e premuroso, ma ai suoi occhi era sempre stato un adulto protettivo. Fin troppo a volte.

    In realtà Addison stava tutt’altro che bene, ma doveva in qualche modo riuscire a gestire quello che era successo e parlarne sgranocchiando caramelle non le sarebbe stato d’aiuto.

    «La scuola come va?»

    «Be’... sono stata educatamente estromessa dalla confraternita...»

    Austin inarcò le sopracciglia.

    «Stronzate. Scriverò una lettera.»

    «Me ne sono andata di mia volontà. Nessuno mi ha costretta. Si è trattato più di un suggerimento. E poi, chi vorrebbe restare in una confraternita nella quale non è gradito?» concluse sgranocchiando l’ennesima caramella.

    «E il tuo ragazzo?»

    «È a Bermuda. Se ne va in giro in sandali e calzini accecando la gente con la sua pelle candida come fanno tutti i ragazzi ricchi in vacanza.»

    «Ecco perché non è venuto al funerale. E immagino che suo padre non sia venuto per lo stesso motivo. A meno che non volessero evitare di restare implicati nello scandalo. E con la scuola come è messo?»

    Addison prese un respiro profondo. «Non lo so. Sei davvero preoccupato per la sua istruzione?»

    «Mi chiedo semplicemente perché non sia con te in un momento come questo, quando avresti bisogno di lui.»

    Addison fece spallucce, orgogliosa di se stessa per essere rimasta impassibile nel momento in cui una fitta di dolore le aveva trapassato il cuore. «Probabilmente perché sono un peso anche per lui. Lo capisco.»

    «Perché stai con lui?»

    «Perché è adatto.» Allo stesso modo in cui la Columbia University e la relativa confraternita erano adatte a una Treffen.

    «Allora, che cosa intendi fare?» le chiese Austin.

    «Riguardo a Edward Howell Terzo?» chiese lei pronunciando il nome completo del suo ragazzo.

    «Riguardo alla scuola. Dove dormirai?»

    «Non lo so. Le case non ci mancano perciò non mi preoccupa dove dormirò. Potrei fermarmi nell’attico, oppure potrei andare anch’io a Bermuda nella casa sulla spiaggia di mamma e papà.»

    «Ma hai intenzione di diplomarti oppure no?»

    «Sì» confermò lei e incrociando le caviglie si appoggiò allo schienale della sedia. In realtà incominciava a chiedersi a che pro. Si era iscritta alla Columbia per rendere Jason orgoglioso di lei.

    Aveva scelto l’indirizzo alberghiero pensando che le sarebbe servito in futuro per entrare in società con suo padre, ma per come erano andate le cose ora non aveva più importanza.

    «Adesso come adesso?»

    «Mi sono presa un periodo sabbatico. I miei compagni sono convinti che sia una prostituta perché papà... be’, lo sai.»

    Austin la scrutò e Addison ebbe la sensazione che volesse risolvere tutti i suoi problemi. «Ho la soluzione» annunciò come previsto. «O almeno, so come potresti passare il tempo.»

    «Ti prego, dimmi che non ha niente a che vedere con i preparativi per il tuo matrimonio. Ti voglio bene e voglio bene anche a Katy, ma... paga qualcuno perché vi aiuti. Sei ricco. Non c’è motivo di imporre agli amici e alla famiglia lo strazio dei preparativi.»

    «Lo so. Ma non posso, perché la mia futura moglie è un’organizzatrice di eventi e i raccoglitori colorati la rendono... diciamo che io ho il mio tornaconto.»

    «Grazie per voler condividere con me più del necessario.»

    «Sarei potuto andare oltre.»

    «Be’, non farlo. Mai. Sono felice che tu sia felice, ma sono pur sempre tua sorella e non ho bisogno di sapere certe cose.»

    «Ti risparmierò i dettagli. Ma torniamo al mio piano che non ha niente a che vedere con i preparativi per il matrimonio.»

    «Ti ascolto.»

    «Immagino che tu conosca Logan Black.»

    «Tutti conoscono Logan Black. Due anni fa i giornali non parlavano che di lui. Gli hanno dedicato più articoli che a papà, il che è tutto dire. In fondo è tornato dal mondo dei morti» concluse sarcastica.

    «Giusto, quindi credo che tu sappia anche che adesso è l’amministratore delegato della Black Properties

    «Sì, sono al corrente. Possiedo un televisore. Mi sono riproposta di tenermi aggiornata su tutto ciò che riguarda l’alta società. Non sia mai che faccia brutta figura nelle occasioni importanti» ironizzò in tono asciutto.

    «Logan e io ci conosciamo dai tempi dell’università. È... un amico. O almeno credo che lo sia. Il concetto di amicizia per Logan è diverso da quello comune.»

    «E io che cosa c’entro?»

    «Farai uno stage da lui.»

    «Che cosa?»

    «Lavorerai senza essere pagata con l’uomo più potente nel settore che ti interessa.»

    Addison batté forte le palpebre. «Tu pensi che io voglia davvero lavorare in quel settore?»

    «In realtà ho pensato che volessi sfuggire ai media.»

    Dopo che era uscita la verità su Jason, i giornalisti sembravano impazziti. Se ne stavano accampati fuori dalla loro casa, dai loro uffici e si aggiravano persino nei pressi dell’attico di proprietà della loro madre.

    «Credi davvero che fare uno stage con Black mi aiuterà a evitare i giornalisti?»

    «Se c’è una cosa che Black sa, è come stare lontano dai riflettori quando vuole. Nessuno saprà che sei lì. E se la stampa dovesse scoprirlo, non lo riterranno insolito dal momento che si tratta pur sempre del tuo ramo di studi.»

    Addison si appoggiò allo schienale della sedia. «Ci hai pensato a lungo, non è vero?»

    «La cosa più utile dei sensi di colpa è che affinano la capacità di risolvere i problemi.» Austin si alzò e si mise a camminare per la stanza. «Considerata la sua reputazione, Logan Black non è il genere di uomo con il quale vorrei che lavorassi, ma sembra che dopo la resurrezione si sia calmato.»

    Austin non si sbagliava. Né riguardo alla possibilità di sfuggire ai media né su Logan Black. Negli ultimi quattro anni, durante due dei quali era stato creduto morto, era cambiato moltissimo.

    Al suo ritorno, il donnaiolo era scomparso lasciando il posto a uno spietato uomo d’affari difficile, imprevedibile ed esigente. Un recluso.

    E Austin aveva deciso di mandarla a lavorare per lui. Gratis.

    Da un mese a quella parte le cose per lei sembravano andare di male in peggio, in una caduta senza fine, ma considerata la situazione in cui si trovava, non aveva altre opzioni.

    Era stanca di essere perseguitata dalla stampa e aveva bisogno di tenersi occupata per non cadere nell’autocommiserazione, pensando e ripensando a quella fatidica notte quando tutto era andato al diavolo. La notte in cui suo padre con ogni probabilità era andato a incontrarsi con il medesimo.

    «È...» Addison non sapeva come esprimere i suoi timori. Passare da uno psicopatico a un altro non era quello che desiderava di più nella vita. «Non è lo stesso.»

    «Esatto» confermò Austin. «Ma non ti farà del male. Mi sarei fidato di meno di lui un tempo che ora. Adesso, almeno, non si sente in dovere di sedurre tutte le gonnelle che gli passano accanto.»

    «In ogni caso io indosserò i pantaloni. Ma mi stai dicendo che credi che io possa essere sedotta?»

    Austin si incupì. «No, ma sono prevenuto nei confronti degli uomini che trattano le donne come oggetti sessuali. Non voglio esporti a pericoli del genere.»

    «Forse intendi dire che non vuoi che io sia esposta di nuovo a pericoli del genere. Dimentichi che ho vissuto sempre con nostro padre e che lui era uno di quegli uomini.» Una parte di lei avrebbe voluto che Austin la smentisse, un’altra sperava di svegliarsi e scoprire che era stato tutto un brutto sogno.

    «Sì, ma Logan non è così. Non più.»

    Addison si schiarì la voce. «Fantastico. Grazie, Austin.»

    «Ti offrirà anche un alloggio.»

    Addison inarcò le sopracciglia, lo stomaco chiuso in una morsa. «Davvero?»

    «Sì, è stato categorico su questo punto. Ha qualcosa a che vedere con la sua tabella di marcia. Tu ricoprirai il ruolo di sua segretaria personale. Credo che ti piacerà, tanto più che non appartieni più a una confraternita e che la stampa si è accampata fuori dalle nostre case.»

    «E soprattutto piacerà a te. Essendo innamorato non mi vuoi tra i piedi.» Austin era pazzo della sua fidanzata in un modo che Addison non riusciva a concepire. Ma benché non riuscisse a immedesimarsi in quello che provava, capiva che preferiva restare solo con Katy piuttosto che condividere il loro spazio con lei.

    Le sue labbra si incurvarono in un sorriso. «Be’, anche. Preferisco non entrare in dettagli emotivamente dolorosi.»

    «Sei troppo gentile, Austin.»

    «Avrai l’occasione di alloggiare in un albergo di lusso, vivere con stile e prenderti una pausa dalla scuola. Non mi sembra poi tanto male.»

    «E chi pagherà per permettermi di vivere con stile?»

    «Io. E l’assicurazione di papà.»

    Addison fece una smorfia. «Non è che mi vada tanto di prendere dei soldi da lui. Soldi guadagnati in quel modo.»

    «Che ti piaccia o meno siamo sempre stati finanziati da lui.»

    Addison guardò dritto davanti a sé, lasciando che la vista si offuscasse. «Proprio una bella eredità.»

    «Sta a noi renderla migliore.»

    «Sì, facciamolo.»

    Quello era un ottimo obiettivo. Rendere in qualche modo le cose migliori. E avrebbe incominciato dimostrandosi una brava stagista perché nonostante quello che la gente intorno a lei pensava, non intendeva arrendersi. La sua vita non era finita. Al contrario, era appena incominciata.

    2

    Seduto alla sua scrivania, Logan Black guardava fuori dalla finestra. La vista sulla Quinta Strada poteva essere incantevole o sgradevole, a seconda del suo stato d’animo.

    E lui cambiava umore da un momento all’altro molto facilmente.

    Le strade erano trafficate, niente di insolito, ma se capitava che soprappensiero posasse gli occhi su tutto quel movimento, la vista gli si offuscava. Come in quel momento.

    Avrebbe dovuto tirare le tende.

    Distogliendo lo sguardo lanciò un’occhiata al display del telefono per controllare l’ora. Addison Treffen sarebbe arrivata da un momento all’altro. La bellissima figlia di Jason Treffen, il famoso avvocato assassinato di recente. Se Austin Treffen non gli avesse chiesto di rendergli un favore, la sua scelta non sarebbe mai caduta su di lei.

    Nella sua vita non c’era posto per donne belle e delicate. Non al momento.

    Ma Austin era una delle poche persone che gli erano rimaste amiche dopo il suo ritorno. E benché Logan non avesse fatto molto per meritarsi tale amicizia, il gesto era stato apprezzato.

    Ciononostante l’idea di far lavorare Addison al Black Book...

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