Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Cuori Affini
Cuori Affini
Cuori Affini
E-book566 pagine12 ore

Cuori Affini

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

L’affascinante mascalzone Tristan Northwood sembra avere tutto: un nome antico, un titolo ereditario, un’amabile moglie, e un figlio che adora. Le donne lo amano, gli uomini lo ammirano, e sembra che non ci sia niente che non possa fare, che sia sedurre una moglie dell’alta società, o vincere una corsa con i carri. La Società non sospetta affatto che il nome non significhi niente per lui, la sua fortuna sia sotto il controllo di suo padre, e che lui non abbia interesse nella moglie tranne per un’amicizia davvero distante. La Società lo annoia, e accetta le sfide perché si sente vivo solo quando si trova sul limite… fino a quando il fratello di sua moglie torna a casa dalla guerra.

Charles Mountjoy, decorato eroe di guerra, tira fuori Tris dalla sua disperazione, inspirandogli sentimenti di passione che non aveva mai sospettato di essere in grado di provare.

Quasi terrificanti quanto questi sentimenti per Charles sono i segni che Charles potrebbe ricambiare il suo affetto – o anche peggio, che Charles vede l’uomo che Tristan ha cercato così tanto di nascondere al mondo.

LinguaItaliano
Data di uscita25 set 2012
ISBN9781623809348
Cuori Affini
Autore

Rowan Speedwell

Rowan Speedwell is a cynic who believes in romance, an obsessive-compulsive who lives in chaos, and an introvert who loves to start conversations with strangers. Everything is fodder for a story, so be careful what you say to her. While not plotting either a novel or world domination (which will never happen because she’s far too lazy, but the world would be run so much better if she was in charge), she can be found reading, watching superhero movies, reading, and trying to avoid being bitten by her cat, Psycho. (Just kidding—her cat’s name is Pandora. Not kidding about the biting, though.) And reading. She loves history but hates historical novels, because people never get them right. Historical romances are okay because no one expects them to be remotely accurate. Her other hobby is buying craft supplies. Not doing crafts, just buying the supplies. Her favorite activity is untangling yarn snarls. She is a longtime member of the Society for Creative Anachronism. She has a website, www.rowanspeedwell.com, but is terrible about keeping it updated.

Correlato a Cuori Affini

Ebook correlati

Narrativa romantica sui reali per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Cuori Affini

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Cuori Affini - Rowan Speedwell

    Copyright

    Pubblicato da

    Dreamspinner Press

    4760 Preston Road

    Suite 244-149

    Frisco, TX 75034

    http://www.dreamspinnerpress.com/

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono prodotto dell’immaginazione dell’autore o usati a scopo di fiction, e ogni somiglianza con persone reali, vive o morte, società, eventi o luoghi è puramente casuale.

    Cuori Affini

    Copyright © 2011 by Rowan Speedwell

    Titolo originale Kindred Hearts

    Traduzione di Martina Volpe

    Cover Art by Reese Dante  http://www.reesedante.com

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta né trasmessa in ogni forma né con ogni mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazione o ogni altro sistema di registrazione e archiviazione, senza il permesso scritto della Casa Editrice, tranne nei casi permessi dalla legge. Per richiedere il permesso e per tutte le altre richieste, contattare Dreamspinner Press, 4760 Preston Road, Suite 244-149, Frisco, TX 75034

    http://www.dreamspinnerpress.com/

    ISBN: 978-1-61581-898-3

    Stampato negli Stati Uniti d’America

    Prima Edizione

    Maggio 2011

    Edizione eBook disponibile

    eBook ISBN: 978-1-61581-899-0

    Per i miei amati fratelli e per le sorelle che mi hanno dato, e per la prossima generazione in cui risiedono le nostre speranze. E per Bunnie, che ci tiene tutti in riga.

    Perché sono fortunata ad avere cuori affini, e davvero si tratta solo di famiglia.

    Ah! Di sicuro un qualche forte impulso vibra qui,

    Sussurra che l’amicizia sarà doppiamente cara

    A uno, che deve vagare per cuori affini,

    E cercare altrove, l’amore negato a casa.

    —George Gordon, Lord Byron

    Prologo

    1790

    LA MANO che riposava sulla sua spalla sembrava pesante come pietra. Le sue gambe magre, ancora deboli per le settimane in cui era stato malato, tremavano per lo sforzo di tenere sollevata la testa, il corpo, quella mano pesante.

    Di fronte a lui, il terreno era ancora spoglio e nero e privo di erba; un vecchio mazzo di fiori riposava ai piedi della lapide, spoglie anche le scritte su di essa. Alice, Lady Ware, c’era scritto, e delle date. Sotto c’era un altro nome, Emily Northwood, 1790. Mamma. E la Piccola Emmy.

    Non stavi abbastanza bene per il funerale, disse Papà sopra di lui, la sua voce ruggente e fisica come la mano sulla sua spalla.

    Le parole gli scorsero addosso, senza importanza. Le uniche cose che vedeva erano la lapide e i fiori appassiti. Mamma era morta. L’ultima volta che l’aveva vista, si era piegata sopra di lui, gli aveva accarezzato la fronte e gli aveva detto di andare a dormire, di riposare, che ci sarebbe stata quando si sarebbe svegliato. Ma non c’era. E chiamarla piangendo non era servito, non la fece arrivare come aveva sempre fatto.

    Invece, aveva fatto arrivare Papà, che era rimasto ai piedi del letto, e lo aveva guardato male. Papà guardava sempre male tutti; aveva spaventato Tris fino a zittirlo, come sempre. Aveva sempre avuto paura di Papà, ma mai come quando era venuto nella sua stanza invece di Mamma. Non ricordava una sola volta in cui Papà era venuto nella sua stanza invece di Mamma. Non ricordava una sola volta in cui Papà era venuto nella sua stanza. Dov’è Mamma? aveva chiesto Tristan coraggiosamente, la sua voce suonava strana, sottile e debole. Gli faceva male la gola.

    Papà era sembrato ancora più arrabbiato, ma la sua voce era calma mentre parlava. Aveva spaventato Tris ancora di più. È andata.

    Riportala indietro, aveva detto Tris. Stava cercando di non piangere, ma le lacrime gli stavano sfuggendo. Riportala a casa, per favore.

    Non posso. È morta. Lei e la bambina sono morte per la febbre. Ora siamo solo noi.

    Poi suo padre fece qualcosa di orribile. Sorrise. Tris non aveva mai visto Papà sorridere. Lo terrorizzò, e pianse e urlò. L’infermiera entrò e cercò di calmarlo, e mentre stava piangendo, Papà era andato via e non era tornato fino a questa mattina, quando Tris stava finalmente abbastanza bene da vestirsi e uscire.

    Guardò oltre la lapide spoglia verso la canonica. C’era un grosso carro parcheggiato fuori, e la signora Parroco era in piedi a dirigere gli uomini che ci spostavano dentro i mobili. Perché prendono i mobili del Parroco? chiese a suo padre.

    La signora Redding torna a casa dai suoi parenti, disse Papà.

    Perché? Chi si prenderà cura del Parroco e di Rob e di Will e di Cressy? Rob e Will erano i suoi migliori amici. Cressy aveva solo quattro anni, e li seguiva sempre, ma era a posto per essere una bambina e una femmina.

    Anche il Parroco Redding e i suoi figli sono morti per la febbre, disse Papà. Ma sono stati seppelliti vicino alla parrocchia in cui sono nati, non qui.

    Tris guardò sgomento Papà. Ma – chi mi insegnerà le cose? Con chi potrò giocare ora?

    Tra qualche mese andrai a Westmister, non appena starai di nuovo bene. È una scuola. Sono sicuro che la mamma ti ha parlato della scuola. Ti farai degli amici là. Papà rimase in silenzio un momento, poi disse: Presto qui crescerà di nuovo l’erba, e sarà un bel posto per quando verrai a trovare la mamma ed Emmy.

    Perché dovrei venire a trovarle? chiese Tris. "Sono morte." Si scansò dalla mano di Papà e corse giù per la collina fino alla carrozza. Quando ci arrivò, gli mancava il fiato per salirci, quindi rimase in piedi lì davanti, piangendo, fino a che Papà arrivò e lo sollevò sul calesse e prese le redini. Tornarono a casa in silenzio.

    Tata li aspettava nella hall e portò Tristan di sopra, dove gli rimise la camicia da notte e gli rimboccò le coperte. Non sei ancora pronto per stare fuori, gli disse gentilmente, ma presto guarirai e potrai uscire ancora a giocare.

    Tristan non disse niente, ma si girò e finse di dormire. Stava ancora fingendo quando Papà venne nella sua stanza. Rimase in piedi davanti al suo letto, e Tris pensò che sapesse che stava facendo finta, ma non si mosse e non disse niente, e così fece anche Papà. Alla fine Papà se ne andò e Tris si addormentò davvero.

    OH, ALICE, pensò James, guardando la piccola, smagrita figura rannicchiata nel letto. Cosa dovrei fare con lui? Non so da dove cominciare con i bambini. Sospirò, poi lasciò la stanza e andò alla sua libreria. Nella grande Bibbia di famiglia, scrisse le date della morte di Alice ed Emily, sotto alla registrazione datata meno di un anno della nascita di Emily. Alice era stata così felice di Emily, stava già blaterando sui suoi futuri spasimanti e di come avrebbe avuto successo, flirtando e facendo sfilare le sue conquiste davanti al suo adorato papà. Quel futuro non c’era più, sciolto completamente come la neve in primavera. Anche il suo futuro era sparito, senza la sua Alice con cui condividerlo.

    Il loro era stato un amore combattuto: lui, felice dei suoi studi alla Trinity, in gara per una delle più desiderate posizione di docente in matematica, non aveva intenzione di sposarsi e aveva invece pianificato una carriera accademica da scapolo. Alice, l’unica figlia di un ricco importatore, gli era stata presentata da un amico di suo fratello maggiore, e lui si era, con suo grande sorpresa, perdutamente innamorato di lei. I suoi corteggiamenti erano disapprovati dal padre, che non era interessato a conquistarsi un banale secondo figlio, non importa quanto antico il nome della famiglia. Alice, da parte sua, aveva fermamente rifiutato di sposare ognuno degli altri candidati che suo padre le aveva messo davanti, dichiarando con calma che, se non poteva sposare James Northwood, non avrebbe sposato nessun altro. Per un anno si erano parlati solo per lettera: quelle di lei, scritte e contrabbandate fuori casa da una cameriera fedele; quelle di lui, scribacchiate nell’angolo buio della sua scrivania da studioso.

    Poi Albert era morto per una febbre invernale e improvvisamente James diventò l’erede. I dubbi del papà di Alice svanirono, James fu strappato dai suoi amati studi e, prima che se ne accorgesse, era sposato.

    Sorrise nonostante tutto e passò delicatamente il dito sopra l’annotazione del suo matrimonio dieci anni prima, e la nascita del suo splendido figlio Tristan due anni dopo. Gli era mancata Cambridge, ma non avrebbe voluto che andasse in nessun altro modo. Solo ora…

    Sopra il camino era appeso il ritratto che aveva fatto dipingere subito dopo la nascita di Emily: Alice, i suoi occhi d’argento luminosi sotto la frangia di riccioli neri, tra le sue braccia Emily nella sua veste da battesimo, e Tristan, in piedi davanti alle ginocchia di Alice, che la guardava dal basso. Il pittore, uno promettente di nome Thomas Lawrence, aveva catturato perfettamente l’espressione sul viso di Tristan: uno sguardo dolce e adorante che rispecchiava perfettamente anche i sentimenti di James per lei.

    Dio, come avrebbe vissuto senza Alice? Non sapeva niente di bambini; tutta la sua esperienza era nella finanza. I bambini erano sempre stati il campo di Alice. Suppose di potersi consultare con la tata su cosa fare con Tristan; aveva una vaga idea che i bambini richiedessero sorveglianza e amministrazione, e presupponeva che avrebbe dovuto occuparsene come con i suoi altri affari, con logica e buon senso. Ma non oggi. Era la prima volta che era andato alle tombe dal funerale, ed era troppo esausto.

    Domani, o forse il giorno dopo. Si sedette alla sua scrivania e lo annotò nella sua agenda, poi guardò tutte le altre cose che doveva fare, e sospirò. Forse il giorno dopo…

    Libro Primo

    Capitolo 1

    SIGNORE? Signore?

    Tristan Northwood aprì cautamente un occhio, sentendo grattare la palpebra contro l’orbita sabbiosa. Una luce incredibilmente forte gli bruciò la retina; lo richiuse in fretta, ma non prima che il lampo di luce rivelasse una faccia che pensò di poter riconoscere. Arrivò l’illuminazione, anche se per fortuna non letteralmente. Reston, gracchiò, gli occhi ancora serrati. Che ore sono?

    Le dieci e trenta, signore, disse la voce del valletto. Sembrava avere un tono innaturalmente alto, tonante. Poi le parole penetrarono oltre la nebbia.

    "Le dieci e trenta? Del mattino?"

    Sì, signore.

    "Reston, sei licenziato."

    Sì, signore. Il Signor Northwood preferirebbe il panciotto verde per oggi, o quello blu?

    Il Signor Northwood preferirebbe che Reston, assieme con tutti i panciotti, a prescindere dal colore, andasse dritto all’inferno.

    Sì, signore. Prima della mia partenza, comunque, potrei ricordare al Signor Northwood che ha un appuntamento con il Barone Ware questa mattina alle undici e trenta?

    Maledizione.

    Sì, signore.

    Fece un altro tentativo di vedere, e questo ebbe più successo. Reston era impegnato nel processo di chiudere le tende contro l’odiosa luce del mattino. Quando la stanza fu sufficientemente buia, prese il vassoio che aveva appoggiato sul tavolo e lo portò al letto. Il suo caffè, signore.

    Tristan si sedette, si afferrò la testa appena prima che cascasse, e disse con voce roca: Non solo sei riassunto, Reston, ma alzerò il tuo stipendio. Prese la tazza con gratitudine.

    Sì, signore. Quello blu o quello verde?

    Quello blu. No. Dov’è quello arancione che ho comprato la settimana scorsa?

    Ci fu silenzio nella stanza, poi il tono secco di Reston. Sono sicuro di non poterlo dire, signore.

    Perché no? Sei il mio maledetto valletto.

    Sì, signore. Comunque, quello era il panciotto che ha indossato la sera di giovedì scorso. Non lo indossava venerdì mattina quando è tornato a casa. Neanche la cravatta, la camicia o gli stivali, anche se quelli li aveva trovati dove il Signor Northwood li aveva probabilmente lasciati, nel vicolo a una trentina di metri dalla stalla dove era stato trovato, ubriaco fradicio e con addosso solo i pantaloni e un pastrano. Reston, in privato, aveva pensato che fossero state solo le conservanti proprietà dell’enorme volume di alcool che il suo padrone aveva bevuto a evitare che morisse congelato nel freddo dell’aria di aprile.

    Accidenti. Mi piaceva quel panciotto.

    Sì, signore.

    Tristan bevve con aria cupa il suo caffè, poi disse: Cosa è più probabile che irriti mio padre?

    Quello blu, signore. La fattura – ehm – iridescente è parecchio… vistosa.

    E blu sia. Presumo che non ci sia tempo per un bagno?

    Non se desiderate arrivare in tempo.

    Non lo desidero, ma vorrei che per questo mese una ramanzina fosse abbastanza, quindi presumo che non dovrei gingillarmi. Maledizione. Mi chiedo dove ho lasciato il panciotto. Presumo di non poter mettere un annuncio, dopotutto – ‘un panciotto rosso-arancione, lasciato nella camera di una qualche signora’.

    Neanche la camicia o la cravatta, disse piano Reston.

    Tutta quella roba? Devo essere stato sul punto di essere scoperto, disse Tristan. Oh, pazienza, è stato la settimana scorsa e nessuno mi ha ancora cercato, quindi presumo di essere sfuggito alla cattura anche questa volta.

    Sì, signore.

    Non è che qualcuno potrebbe capire di chi era quel panciotto, comunque – era la prima volta che lo indossavo, e… Lady Abernathy?

    No, signore. Il signore è abituato a visitare Lady Abernathy di mercoledì.

    "Accidenti. Oh, pazienza. Non è che non posso permettermi di perdere un panciotto. Lo so – ne comprerò un altro dello stesso colore, così se qualcuno sospetta davvero, sarà sconcertato dal fatto che lo possiedo ancora. Te ne occupi tu, Reston?"

    Sì, signore.

    Cosa farei senza di te?

    Sono sicuro di non poterlo dire, signore.

    Tristan si tolse di dosso la coperta per scoprire che era ancora quasi del tutto vestito. Che palle, disse irritato e si tolse i pantaloni sudici e le mutande e la camicia, poi andò a grandi passi al catino e insaponò la spugna con l’acqua fredda. Reston prese i vestiti scartati e disse: Porterò fuori questi e tornerò subito per aiutarla a rasarsi e vestirsi, signore.

    Mm, rispose Tristan, fissandosi nello specchio del lavandino. Aveva un aspetto orribile, non rasato, con gli occhi rossi e la pelle grigia. Sembrava avere quarant’anni invece dei suoi ventotto. Ventotto e ancora rigidamente sotto il pollice di suo padre come era stato a otto. Peggio, a otto aveva ancora sua madre a difenderlo. Un anno dopo era morta, e con lei sua sorella appena nata, lasciando Tristan e suo padre ad affrontare il dolore nei loro modi diversi. Suo padre aveva deciso di controllare ogni ora da sveglio della vita di Tristan, e Tristan aveva deciso di opporsi a lui altrettanto fermamente.

    Era stufo di questo. Stufo di svegliarsi ogni mattina col dopo sbornia o ancora ubriaco, con poca o nessuna memoria della notte prima; stanco di sbattersi infinite donne con le loro morbide mani appiccicose e i loro morbidi, corpi appiccicosi e i profumi pervasivi e nauseanti; stanco di ore passate in un club o in un altro, con i soliti amici ripugnanti. Stanco della ribellione che non sembrava mai finire, e non sembrava fare altro che seccare suo padre. Non che il vecchio non avesse provato di tutto per tirare le briglie del suo erede, compreso tagliargli i fondi. Tristan aveva solo tagliato le sue spese per compensare, appoggiandosi ai suoi amici e bevendo gin economico invece del brandy, fino a che suo padre non si era stufato di sentirne parlare dai suoi amici e si era arreso. Non era un giocatore, per niente, e non era mai stato un ghiottone; quelle attività lo annoiavano e non facevano niente per farlo smettere di pensare. Il sesso e l’alcool, quelli erano i biglietti per l’oblio. Ma non duravano mai abbastanza, ed era stanco di svegliarsi dopo. Stanco di svegliarsi e basta. Non aveva senso, da qualunque punto di vista – anche quando era perso nell’alcool, sapeva di essere una persona totalmente inutile, che il suo solo valore era di essere l’erede delle ampie proprietà di suo padre. Suo padre si era assicurato che lo sapesse. Che palle, disse di nuovo e, finito di lavarsi, indossò mutande e pantaloni puliti proprio mentre Reston tornava in camera, con in mano acqua calda e materiale per rasarsi.

    SUO padre aspettava nella libreria della sua casa di città a Clarges Street, quando Tristan arrivò puntuale alle undici e trenta. Il maggiordomo lo fece entrare, il suo viso privo di espressione come sempre, anche se Tris sapeva che era una delusione per Fulton come era sempre stato per suo padre. Era il suo ruolo, e almeno era costante. Dopo un momento in cui rimase sulla porta, suo padre alzò lo sguardo e disse irritato. Forza, vieni dentro, non gingillarti. Che panciotto è orribile. Cosa ti ha fatto spendere i tuoi soldi in quell’atrocità?

    Il sapere per certo che la cosa vi avrebbe dato fastidio, disse Tristan indifferente.

    Hai un aspetto orribile.

    Grazie, signore. Posso ricambiare il complimento?

    Non cercare di fare l’intelligente, ragazzino. Hai perso la fermata un anno fa. Il tuo stile di vita sarà la tua morte.

    La vita è la morte di tutti noi, signore, disse Tristan, e si buttò sulla sedia di fronte alla scrivania, allungandosi senza riguardi. Gli occhi di suo padre si assottigliarono guardandolo, ma non diede voce alla critica.

    Invece tirò fuori un pezzo di carta dalla pila sul tavolo. Ho sentito fin troppe cose su di te ultimamente, Tristan. Il tuo bere è diventato imbarazzante per il nome della famiglia.

    Tutti bevono, disse Tristan con una scollata di spalle, e tutti bevono troppo. Sarebbe troppo per me non seguire l’esempio di quelli più saggi di me – che come dite sembrano essere tutti.

    E quest’affare delle donne…

    Tristan disse pigramente. Non sono ancora stato accusato apertamente di qualcosa del genere.

    Dio, lo spero! Il barone gli lanciò un’occhiataccia. Ma ci sono dei pettegolezzi, e stanno aumentando. Di questo passo ti ritroverai col fissare la canna di una pistola.

    Tristan scosse di nuovo le spalle. Duellare è illegale, o non avete sentito?

    Questo non vuol dire che non si faccia ancora!

    Rischierò comunque.

    Non lo farai! Il Barone Ware si alzò e guardò male suo figlio. Hai finito di spassartela, figlio mio. Non intendo stare lì a guardarti pisciare via quello che rimane della tua vita senza lasciarti niente alle spalle. Ho organizzato un matrimonio tra te e—

    Matrimonio? Io? Dio, quale povera donna hai seccato così tanto da farle accettare di addossarsi uno come me?

    Lady Charlotte Mountjoy. La figlia del Conte di Chilson. Ha ventiquattro anni ed è accettabile.

    Ci credo, disse Tristan, vedendo che ha ventiquattro anni e non è sposata e apparentemente, visto che non l’ho mai vista, deve essere non solo disponibile, ma brutta a un livello incredibile. O è una di quelle che preferiscono la compagnia del suo stesso sesso e quindi un ubriacone donnaiolo che la lasci da sola è proprio il tipo di matrimonio che vuole?

    Sarai anche un ubriacone donnaiolo, ma non la lascerai da sola, se non intendi lasciare il tuo matrimonio senza consumazione. La tua eredità – e la libertà che desideri così tanto – dipende dall’avere un erede da questa donna, assumendo che tu non abbia preso una qualche sporca malattia che ti ha reso inabile a farlo. O almeno dal fare un tentativo serio di ottenere un erede. E per rispondere alla tua domanda – assunzione più che altro – Lady Charlotte non è affatto poco attraente. Però, comunque, preferisce la campagna, quindi ha passato poco tempo in città.

    Beh, allora va bene, disse Tristan. Non la vorrei comunque in città.

    L’avrai in città fino a quando non avrai avuto un erede da lei – possibilmente due. Dopo potete entrambi andare all’inferno, o dove preferite. Suo padre lanciò il documento oltre la scrivania verso di lui. Firmalo e presentati lunedì alla Cattedrale di Saint George alle dieci – sobrio e senza postumi.

    Non posso nemmeno incontrare la mia sposa innocente prima del matrimonio?

    E farla fuggire piangendo? Non credo.

    Tristan osservò il documento. Si aspettava il solito tipo di cosa, accordi e assicurazioni, ma questo era specificamente indirizzato a lui. Doveva produrre un minimo di due figli, almeno uno di loro un maschio, dopo di che suo padre proponeva di assegnare due delle sue proprietà e il loro reddito personalmente a lui, e un’altra alla sua futura moglie, per il suo mantenimento e quello dei figli, e l’assegnazione sarebbe aumentata per ogni figlio aggiuntivo. Avrebbe vissuto con sua moglie fino a che non fossero nati i due figli, e in quel periodo avrebbe percepito il suo sussidio con in aggiunta l’affitto per la casa di città. Sua moglie avrebbe ricevuto lo stesso sussidio. In due si presumeva che sarebbero stati in grado di mantenere un livello di vita ragionevole.

    C’era un’opzione di rifiuto – con il risultato che il sussidio sarebbe cessato, l’affitto delle sue stanze ad Albany sarebbe stato cancellato, e l’unica concessione ai suoi preparativi di partenza era l’offerta di comprare un rango di cornetta nella cavalleria. Tristan lo osservò incredulo. Mi tagliereste i viveri?

    No, ma insisterei che ti arruolassi nell’esercito, disse freddamente suo padre. Ho fallito nel renderti un uomo; se scegli di non fare un tentativo con una moglie, forse ci riuscirà invece l’esercito. Charles, il fratello gemello di Lady Charlotte, ha avuto una carriera di successo nella cavalleria; non ho dubbi che tu riusciresti altrettanto bene. Se ti impegnassi.

    Senza dubbio, disse Tristan, altrettanto freddamente. Preferireste che fossi responsabilità di qualcun altro? O preferite vedermi morto che vostro erede? Sono sicuro che quel cugino lontano sarebbe più aperto ai vostri piani.

    "Io sto provando a salvare la tua dannata vita, ragazzo! Hai pisciato su ogni opportunità che ti ho dato. Hai un’ultima possibilità per cambiare la tua vita."

    Un’ultima possibilità per permettervi di controllarmi, disse Tristan amaramente. Un’ultima possibilità per mostrare al mondo che il grande Barone Ware può gestire il suo erede tanto bene quanto gestisce le sue ricchezze e proprietà e investimenti e affari. Beh, sapete cosa, Padre? Fate pure i vostri fottuti accordi. Sarò alla Saint George, e vi darò i vostri maledetti eredi, e che possiate essere dannato assieme a loro. Afferrò una penna, la infilò rudemente nel calamaio, e scarabocchiò il suo nome in fondo al foglio. Mi sbatterò la vostra Lady Charlotte fino a farla esplodere di bambini, e poi la ributterò indietro nella dannata campagna da dove viene e poi i vostri ‘pettegolezzi’ non vi sembreranno niente in confronto al fango che spalerò sul vostro prezioso nome.

    Le labbra di suo padre erano una linea sottile, ma prese il foglio senza una parola e lo appoggiò sulla pila sulla scrivania. Tristan si alzò, lasciò cadere la penna sporca d’inchiostro sul tappeto ai suoi piedi, e uscì dalla stanza.

    RACCOGLIENDO il suo cappotto, il suo cappello e i suoi guanti da un Fulton inespressivo, Tristan uscì di corsa dall’edificio. Alla fine della strada, invece di andare dritto a casa, discese Curzon Street, attraversò Park Lane ed entrò nel parco, abbandonando i sentieri più frequentati per una zona protetta che conosceva già troppo bene. C’era una panchina su una leggera salita dietro al Serpentine Lake, che dava sull’acqua ma era nascosta dai passanti dietro. Si lasciò cadere sulla panchina e si coprì gli occhi con le mani.

    Matrimonio. Non il tipo di matrimonio che aveva sempre in qualche modo sognato di avere, con una donna di cui gli importasse davvero – anche se non l’aveva ancora incontrata – ma il tipo di matrimonio che si era così impegnato a sbeffeggiare. Matrimonio con un’estranea, una donna con cui non condivideva nessun interesse, nessun conoscente in comune, una donna che non aveva mai nemmeno visto. Non aveva mai incontrato l’Onorevole Charles Mountjoy, ma sapeva che cosa si intendesse con ufficiale di cavalleria di successo – uno che se ne sta seduto sul suo grasso culo mentre manda i suoi uomini a morire. Non il tipo d’uomo che avrebbe trovato interessante. Conosceva suo fratello, l’Onorevole Daniel Mountjoy, vagamente; frequentavano alcuni club in comune, ma mentre Tristan e i suoi amici frequentavano da Angelo e da Jackson, la compagnia di Mountjoy preferiva le sale da gioco che Tristan trovava noiose. Si chiese pigramente se la sorella di Mountjoy fosse un tipo da scommesse; se fosse stato così, avrebbe dovuto porvi un freno.

    Scosse stancamente la testa. Cosa gli aveva fatto pensare che avrebbe avuto più controllo sul comportamento di sua moglie di quello che aveva su tutto il resto della sua vita? Ogni cosa che faceva sembrava una reazione più che un’azione: bere troppo perché suo padre disapprovava, prendere rischi inutili perché era l’unico erede di suo padre, andare a letto con donne che non poteva sposare per la stessa ragione. Dio sapeva a questo punto che non andava a letto con le donne per trarne un qualche gran divertimento. Lavorare per soddisfare lei, poi un qualche istante del proprio piacere, un momento di lussurioso oblio, e poi era finita. Non ne valeva quasi più la pena.

    Il suono di passi, e una reazione automatica; si tirò indietro, le braccia appoggiate sullo schienale della panchina, le gambe incrociate e uno stivale hessian che si agitava oziosamente, l’immagine di un ricco ozioso che si godeva la mattinata di aprile. Un paio di ragazze arrivarono ridacchiando lungo il sentiero; esitarono notandolo, ma quando lui toccò il bordo del cappello di castoro, loro affrettarono una riverenza, ridacchiarono ancora, e accelerarono lungo il sentiero.

    Lo fecero sentire vecchio. Chissà se la sua fidanzata ridacchiava. Sperava di no – aveva ventiquattro anni, dopotutto, e una donna ancora libera a quell’età non aveva diritto di ridacchiare come una scolaretta.

    La sua fidanzata. Dio. Forse la cavalleria era la scelta migliore. Ma poi pensò che avrebbe dovuto inchinarsi alle richieste di un ufficiale come quelli che conosceva: arroganti, privilegiati, più interessati al loro benessere che a quello dei loro uomini, veloci a far fustigare per un insulto immaginato, ancora più veloci a punire una ribellione immaginata. Pensò ai veterani malconci che chiedevano la carità ad ogni angolo, alle liste di morti stampate in ogni edizione del Times, agli ufficiali in pensione nei club, senza un braccio, una gamba, un occhio. Era un codardo, lo sapeva, ma l’idea di ritornare senza metà del corpo lo spaventava di più di non tornare per niente – forse paralizzato, per sempre indifeso tra le mani dell’uomo che lo odiava… si sentì male. No, il matrimonio, anche con una donna che lo disprezzasse, sarebbe stato meglio di quello. E lei l’avrebbe disprezzato, non aveva dubbi su questo.

    Si alzò in piedi, scuotendo la testa per svuotarla. Non importava. Aveva un appuntamento per pranzo col suo amico Gibson e dopo una lezione con Henry Angelo. Avrebbe presenziato al suo appuntamento con il matrimonio con la stessa coerenza di questi, per quanto fosse sgradevole – faceva un punto di onore di non mancare mai un appuntamento, non importa quanto ubriaco potesse essere. Poteva anche essere un ubriacone donnaiolo, ma, per Dio, era un ubriacone donnaiolo onorevole. Ridacchiò alla battuta, e stava ancora ridendo mentre si avviava per il sentiero verso la strada.

    Capitolo 2

    SIGNOR TRISTAN NORTHWOOD.

    L’ospite di Tristan si affrettò al suono del suo nome, allungando una mano per prendere la sua. Signor Northwood! Sono così felice di vedervi. Dovete dirci tutto al riguardo! Che ragazzaccio, tenere una cosa del genere segreta!

    Presumo che la notizia fosse sul Times, oggi, disse Tristan.

    Lady Raegood annuì. Non ero nemmeno al corrente che la vostra famiglia fosse in amicizia coi Mountjoy, ed eccovi qui, promesso a Lady Charlotte! È una ragazza così dolce. Sono andata a scuola con lei, sapete.

    Non lo sapevo, ammise Tris, poi disse con un sorriso, ma deve essere stata anni avanti rispetto a voi.

    Oh, smettetela, Lady Raegood sorrise affettata. "Oh, c’erano degli anni tra noi, ma non saprei dire in che direzione! Ovviamente, lei è sempre stata matura per la sua età – che fatica, essere l’unica ragazza in una famiglia del genere."

    Tristan sollevò un sopracciglio.

    Oh, non che non siano perfettamente accettabili, si scusò in fretta l’ospite. "Ma tutti uomini, sa. Così difficile per una ragazza giovane. Il suo gemello è delizioso, ovviamente."

    Ho saputo che è nella cavalleria.

    Sì, uno dei reggimenti dei dragoni. È in Spagna o in Portogallo o in uno di quegli altri luoghi dimenticati da Dio. Sospirò in modo teatrale. "Siamo tutte rimaste alquanto affascinate da lui quando è venuto a visitare Lottie. Quell’uniforme! Quegli occhi! Quelle spalle!"

    Sembra un grande esempio, disse seccamente Tristan.

    Lei rise. Oh, abbastanza. Ma allora eravamo solo stupide scolarette. I suoi occhi flirtarono con lui.

    Dentro sospirò, ma disse solo: Spero di poter avere l’onore di un ballo con voi, più tardi?

    Certamente, Signor Northwood. La sua voce si abbassò in un basso bisbiglio. Può averne quanti ne vuole.

    Le sorrise galante, sopprimendo il desiderio di correre fuori nella notte piovosa. Doveva incontrare Gibson e Berkeley qui; un’ora o due per socializzare; poi sarebbero andati in un certo pub per divertimento più piacevole. Sarebbe meglio limitarci a due, disse, altrimenti si chiacchiererebbe. E se uno fosse un valzer?

    Certamente, disse subito Lady Raegood. Si sbirciò dietro le spalle. Il non più giovane Lord Raegood era con un gruppo di amici, rideva sboccatamente per una qualche battuta. Con voce bassa disse: Forse più tardi potremmo incontrarci in un luogo un po’ più… privato?

    Ahimè, disse dolcemente Tristan, ho un altro appuntamento questa sera. Un’altra volta?

    Sembrò dispiaciuta, ma si riprese. Per favore, tubò. Faccio un giro in carrozza nel Parco quasi tutti i pomeriggi; forse, se vi trovaste a passeggiare, potrei tirarvi su per un giro o due?

    Sarebbe un piacere, disse Tristan. Prese la sua scheda e scrisse il suo nome vicino a due balli, accanto all’altro valzer preso da Geoffrey de Salis, un altro dei più disdicevoli libertini in giro. Così la piccola Betsy Raegood teneva il piede in due staffe? Buon per lei. E con Geoffrey intorno, lui non aveva bisogno di prendersi un’altra amante – almeno non ancora. Betsy Raegood era un pezzo di classe; aveva pensato che fosse devota al marito più vecchio, ma apparentemente le apparenze ingannavano davvero. Si sentì un po’ depresso per un altro esempio di falsità dell’aristocrazia, di cui lui stesso era un così ottimo esemplare, ma le sorrise incoraggiante per poi scusarsi e andare a cercare Gibs.

    Non era ancora riuscito a sfuggire dalla sala da ballo quando si ritrovò faccia a faccia con Barbara Abernathy. I pettegolezzi dicono che vi sposate. Allargò il ventaglio e lo fissò civettuola da sopra.

    È vero. Un accordo tra i nostri genitori. Soldi per lei, posterità per mio padre. Prese il suo braccio e la portò un po’ in disparte, in un’alcova da cui potevano essere visti chiaramente, ma non sentiti.

    Allora posso fidarmi che rispetterete i legami del matrimonio come avete sempre fatto? disse lei, ridacchiando.

    La fissò. Ovviamente, disse asciutto. Non vedo come la mia vita debba cambiare in maniera sostanziale. Rifletté, poi continuò. Senza dubbio, comunque, non sarò in grado di vedervi mercoledì prossimo come sempre – immagino che la mia sposa si aspetti un qualche tipo di viaggio di nozze o qualcosa del genere. Il mercoledì successivo sarà, sono sicuro, un altro discorso.

    È così cortese da parte di William tenere un programma così regolare, osservò Barbara. Mi piacerebbe potervi vedere più spesso, ma le sue partite a carte del mercoledì sono l’unico momento in cui posso essere assolutamente sicura che rimarrà impegnato. E poi, anche voi avete un programma alquanto impegnato, no? Ho sentito che il marito della Signora Foote era alquanto adirato con lei per via di un panciotto color papavero trovato nella sua camera giovedì scorso.

    Oh, buon Dio, sospirò Tristan. Deborah Foote. Mi ero proprio dimenticato di lei. L’ho incontrata al Templemoors’.

    "Avevo pensato che fosse il vostro panciotto. Avete un gusto impeccabile in tutto tranne che nei panciotti. Indicò l’esemplare a strisce oro e panna che indossava quel giorno. Questo non è troppo orribile, ma alcuni…!"

    Li indosso per irritare il Barone Ware, disse Tristan. Non lo vedo spesso, ma so di un certo numero di amici che gli fa regolarmente rapporto su di me.

    Ah, disse Barbara. "È così che siete finito in questo pasticcio?"

    Lui scosse le spalle. Non è così grave. Per un inconveniente di poco conto, ottengo di essere più o meno libero dalla sua interferenza – almeno per un po’. E presumo che sia inevitabile – sono vicino ai trenta, dopotutto. Ora di cominciare una nursery e cose così.

    Lei sbuffò delicatamente. L’età. Per gli uomini è diverso.

    Mio delizioso tesoro,‘l’età non può farvi appassire né rendere monotona la vostra infinita varietà’.

    Questa sembra una citazione, disse sospettosa. Shakespeare, immagino?

    Immaginate bene, disse lui. Antonio, riferendosi a Cleopatra. Anche se immagino che il mio futuro matrimonio non vi incoraggerà a richiedere i servigi di un aspide?

    Mio dolce Tristan, disse Barbara con lo stesso tono, non ho la più pallida idea di cosa sia un aspide.

    Lui ridacchiò, si inchinò educatamente, e si congedò.

    CHARLOTTE MOUNTJOY sedeva serenamente sulla sedia di fronte alla scrivania di suo padre, osservando con calma l’ammasso di fogli, penne, bicchieri mezzi vuoti, carte da gioco sparse e tabacchiere. Era il disordine di papà; non credeva di averlo mai visto diverso. Era confortevole a modo suo, una rappresentazione del modo in cui teneva la casa. Le lasciava tenere il resto della casa come voleva, ma era libero di disordinare il suo studio quanto voleva. Tacito, ma sempre un accordo.

    D’altra parte, lo stesso Papà sembrava infastidito, cosa inusuale. Papà permetteva raramente alle cose di infastidirlo; se lo facevano, le calpestava o le ignorava, quale fosse più appropriato al momento. Lei era del tutto felice di essere ignorata. Finché c’era abbastanza da mangiare e da bere, lui era del tutto felice come lei.

    Questo fastidio minacciava di disturbare quella felicità. Aveva un sospetto su cosa riguardasse la questione, e sperava di sbagliarsi.

    Per gli ultimi tre anni, dalla sua ultima Stagione al Mercato del Matrimonio, aveva fatto commenti occasionali sul fatto che non si fosse ancora sposata. Lei non gli aveva prestato molta attenzione, visto che dipendeva parecchio da lei per il suo benessere, e visto che era egoista quanto lei, dubitava che avrebbe fatto passi in una direzione che avrebbe comportato la perdita della sua governante. Era stato abbastanza felice di lei da obbligarla a rifiutare diversi possibili partiti durante le sue tre Stagioni. Era solo una ragazza, dopotutto, e un’eredità sostanziale da sua madre l’aveva lasciata ricca abbastanza da non aver bisogno di sposarsi per soldi come facevano molte sue contemporanee. Sembrava non esserci ragione di liberarsi di lei.

    Ma nel corso delle ultime settimane, aveva sentito rimbombi nascosti tra lui e il suo erede, suo fratello maggiore Daniel, che segnalavano un cambiamento sulla superficie della Terra. Problemi di soldi. I suoi piani per uno zitellaggio tranquillo e ritirato stavano per essere distrutti.

    Due settimane prima Papà aveva sradicato la famiglia dalla casa di campagna per trascinarla nella gelida casa di Londra. La prima settimana Charlotte era stata obbligata a sovrintendere alla pulizia del luogo da cima a fondo, così come ad assumere nuovi servitori, visto che Papà aveva ovviamente evitato di avvisare quelli di Londra che sarebbero arrivati ed evitato di avvisarla prima così che potesse farlo lei. Così fu costretta ad un’intera settimana di pulizie, acquisti, organizzare, ordinare e riordinare. Grazie a Dio per Ellen Bayes, sua cugina e dama di compagnia, la cui esperienza nelle faccende domestiche aveva fatto scorrere tutto liscio. Tutto quello che Charlotte doveva fare era prendere decisioni.

    Di suo, Charlotte non era brava nei lavori domestici – la sua unica abilità come donna di casa era assumere ottimi servitori. Era brava a capire le persone. Ma per trovare servitori onesti, organizzati e lavoratori, bisognava averne tra i candidati, e le varie agenzie sembravano divertirsi a mandarle candidati del tutto inaccettabili. Le erano servite due intere settimane per occupare tre posizioni, l’ultima solo quella mattina.

    E ora doveva avere a che fare con qualunque cosa fosse riuscito a escogitare il cervello febbrile di Papà.

    Piegò le mani e aspettò placidamente.

    Lui la fissò, gli occhi vaghi e rossi. Dopo un momento, disse: Ehm. Humph.

    Sì, Papà, disse condiscendente.

    Hum hum. Beh. Lottie. Una volta pensavi di sposarti.

    Oh, accidenti, pensò. Aveva ragione. Con un lieve sospiro, disse: Se la pensi così, Papà.

    Giusto. La penso così. Ragazze della tua età dovrebbero pensare a organizzare la propria casa, non a gestire quella del loro papà.

    Sì, Papà.

    La guardò male, poi puntò il suo sigaro cheerot spento verso di lei. Ci stai pensando, vero?

    Solo da quando lo hai suggerito, Papà.

    "Ho organizzato una cosa per te.

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1