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Un papà sotto l'albero: Harmony Bianca
Un papà sotto l'albero: Harmony Bianca
Un papà sotto l'albero: Harmony Bianca
E-book161 pagine2 ore

Un papà sotto l'albero: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Che cosa desidera veramente Dusty per Natale?

Dal diario di Dusty McPherson, 10 anni.

Io non ho mai avuto una vera famiglia. Siamo sempre stati solo io e la mia mamma, Jess, finché questo Natale non ho conosciuto lo zio Ben. È davvero un tipo forte e fa il dottore, proprio come mia mamma. Stare insieme a lui mi ha fatto capire come ci si sente ad avere un papà per casa. Ben fa ridere la mamma e un giorno li ho anche visti che si baciavano, anche se lei ha negato tutto. Però è arrossita. Dopo Natale torneremo a casa. Ma se io avrò fatto il bravo, forse Babbo Natale esaudirà il mio desiderio e lo zio Ben potrà venire con noi.

Dusty

LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2015
ISBN9788858930250
Un papà sotto l'albero: Harmony Bianca
Autore

Marion Lennox

Marion Lennox is a country girl, born on an Australian dairy farm. She moved on, because the cows just weren't interested in her stories! Married to a `very special doctor', she has also written under the name Trisha David. She’s now stepped back from her `other’ career teaching statistics. Finally, she’s figured what's important and discovered the joys of baths, romance and chocolate. Preferably all at the same time! Marion is an international award winning author.

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    Anteprima del libro

    Un papà sotto l'albero - Marion Lennox

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Dynamite Doc or Christmas Dad?

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2011 Marion Lennox

    Traduzione di Giovanna Seniga

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-025-0

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Tutto quello che voglio per Natale è un’isola di soli maschi. L’altra sera ho letto di un monastero dove non possono entrate nemmeno le galline. È questo che devi cercare per me, Ellen. Passerò il Natale lì.»

    La segretaria di Ben Oaklander stava riponendo gli ultimi documenti nella ventiquattrore del suo capo. Non si scompose. Dopo cinque anni che lavorava con Ben erano poche le cose che riuscivano a turbarla. «Non hai bisogno di un monastero» replicò. «Cassowary Island è popolata da quei pericolosi uccelli, i cassowary. Non ci deve essere molto altro.»

    «A parte un convegno con un mucchio di ostetrici. Scommetto che almeno uno è donna.»

    «Se non ti piacciono le donne perché hai fatto l’ostetrico?»

    «Perché amo i miei colleghi. E amo le mie mamme.» Ben lanciò un’occhiata alla segretaria. «E quindi amo te. E i bambini, indipendentemente dal loro sesso.»

    «Però ti piace uscire con le donne» gli fece notare lei. Intanto ripose la chiavetta USB dove la relazione per il convegno era stata salvata in quattro formati diversi. Era la regola per tutte le sue pubblicazioni e i suoi dati. Ben Oaklander era più che meticoloso...

    «Sì. Incontri. Niente di più.» Ben si passò le lunghe dita fra i capelli neri e ondulati e se li arruffò. Era costantemente un po’ scarmigliato. Il risultato di notti insonni a far nascere bambini, un febbrile lavoro di ricerca e l’insegnamento portava a orari assurdi, una barba sempre un po’ lunga, camicie sgualcite dai sonnellini durante le lunghe ore di attesa dei parti...

    Ma Ellen pensava che il suo stato arruffato non togliesse nulla al fatto che fosse naturalmente sexy. Niente di strano che avesse problemi con le donne. Il suo capo era un uomo di trentacinque anni, alto, bruno e bello da morire. Come ostetrico era famoso per intervenire il meno possibile. Passava un mucchio di tempo ad aspettare e mentre aspettava durante la notte usava la palestra dell’ospedale e il risultato si vedeva. Il suo corpo... beh, una segretaria di sessant’anni non avrebbe dovuto pensare quello che Ellen pensava del corpo del suo capo.

    E poi c’era da considerare la sua testa...

    Ben Oaklander si era guadagnato in fretta la fama di essere uno dei più importanti ostetrici australiani. L’invito ad aprire il Convegno Internazionale di Ostetricia che quell’anno si teneva per la prima volta in Australia era il segnale che lui era arrivato in vetta nel suo lavoro.

    Ma non per quello che riguardava le donne.

    «Allora, cos’è successo con Louise?» chiese Ellen.

    Lui sospirò. «Louise aveva prenotato di nascosto un viaggio a Cassowary Island come regalo di Natale per me. E l’altra sera durante una passeggiata siamo passati per caso davanti a una gioielleria. Mi ha mostrato l’anello che le piaceva. Mi ha fatto notare con insistenza che mancano solo due settimane a Natale. Io ho pensato... non valeva la pena di non essere sinceri.»

    «Lasciami indovinare. Lei non ha apprezzato la tua sincerità?» chiese Ellen con un sorrisetto sarcastico.

    «Mi ha dato un ceffone.»

    «Accidenti. Devi aver sentito male.»

    «Sì» confermò lui in tono triste. Sembrava sconcertato. «Ma era del tutto ingiustificato. Glielo avevo detto fin dall’inizio che non volevo legami.»

    «È difficile impedire che i legami si formino» gli fece osservare Ellen. «Fa parte della nostra natura.»

    Louise, la signora in questione, era una patologa di trentaquattro anni. Lavorava nello stesso ospedale. Ellen la conosceva bene.

    «Sarebbe una mamma adorabile» osservò in tono speranzoso. I suoi ragazzi non sembravano intenzionati a renderla nonna. Non le sarebbe dispiaciuto se il suo capo...

    «Purché non sia io il padre» disse seccamente Ben prendendo la borsa.

    «Hai qualcosa contro le famiglie?»

    «Non ho niente a favore e niente contro. Però non voglio averci a che fare. O avere a che fare con le donne che le desiderano. Per questo mi fermerò a Cassowary dopo la conferenza. Che il resto del mondo celebri il Natale. Io starò ad aspettare che passi steso sulla spiaggia.» Si fermò a fissare la sua segretaria. «Questo non significa che non desideri che tu passi un ottimo Natale. Buon Natale, Ellen. Divertiti.»

    «Con la mia famiglia. Lo sai che mi piacerebbe che tu...»

    «No» la interruppe lui. «È inutile che me lo chiedi. Ti voglio bene, ma non voglio avere famiglie.»

    «Tutto quello che voglio per Natale è il mio papà.»

    «Questo non è esattamente un desiderio che si possa soddisfare.» Jess era seduta sul bordo del piccolo letto e guardava con sgomento la lista dei desideri di Natale di suo figlio. Fino ad allora si era sempre trattato di desideri facili da esaudire. Giocatoli meccanici o elettronici. Il costume di Superman. Giochi per il computer.

    Era convinta di avere ancora un paio d’anni prima di doversi confrontare con i problemi di un adolescente, ma ultimamente suo figlio cominciava a dare qualche segno di inquietudine. Dusty non mostrava più la tipica eccitazione infantile per il Natale. Aveva l’aria truce e il suo viso di bambino di dieci anni mostrava maturità e solennità e non un’aria ridente e infantile.

    «Lo sai che il tuo papà è morto quando tu avevi tre anni» gli ricordò Jess con il tono più gentile possibile. «Neppure Babbo Natale può farci qualcosa.»

    «Lo so» disse lui con l’aria del ragazzo intelligente che parla a un adulto un po’ tonto. «Ma tutto quello che ho sono tre fotografie. Confuse per giunta. Invece io voglio un pacco di fotografie. E altre foto dei miei... antenati. E oggetti veri, così quando Mike parla di suo padre io gli posso mostrare qualcosa.»

    Ecco allora dove stava il problema, pensò Jess. Mike Scott era il nuovo grande amico di Dusty. Suo padre era morto un anno prima di cancro e sua madre, un’anestesista, si era trasferita a Londra per essere più vicina ai genitori. I due bambini erano diventati amici frequentando il doposcuola organizzato dall’ospedale. Tutti e due avevano dieci anni, erano bravi a dipingere e orfani di padre.

    Differenze? Mike aveva una vita di ricordi, Dusty tre foto confuse.

    E la cosa non era affatto sorprendente. I genitori di Mike erano stati sposi felici. Jess era una madre single. Aveva incontrato Nate quando frequentava il primo anno di medicina. Era stata disperatamente sola e disperatamente infelice nella sua scelta del fidanzato, nella sua scelta dei contraccettivi, nella... sua vita.

    Ora stava molto meglio. In qualche modo era riuscita a finire l’università. In qualche modo era riuscita ad allevare un bambino sano e normalmente felice, che di rado le chiedeva qualcosa. E che adesso la guardava con un’espressione che lei conosceva bene.

    «Non c’è niente che possa fare per questo» disse, consapevole di dovergli dare una risposta da adulto. «Sai che tuo padre non era pronto a fare davvero il genitore quando sei nato e che è rimasto ucciso quando tu avevi appena imparato a camminare.»

    «Quando avevo tre anni» la corresse Dusty in tono combattivo. «Devono esserci almeno delle foto.»

    «Non ci sono.» Non era ancora riuscita a dirgli tutta la verità, che suo padre non si era mai avvicinato a lui, che non aveva nemmeno conosciuto suo figlio, che, anzi, aveva messo in dubbio la sua paternità.

    «Ma qualcuno deve avergliele fatte» disse Dusty con ostinazione. «Quando lui era un bambino.»

    «Tuo nonno era un vecchio iroso.» Almeno in questo Jess poteva essere sincera. «Gli ho chiesto se poteva farci vedere qualcosa dell’infanzia di tuo padre e lui mi ha risposto che la cosa non lo interessava.»

    E questo riassumeva quell’incontro terrificante. A Jess tornò prepotentemente in mente quando a ventun anni si era armata di tutto il suo coraggio e aveva affrontato il padre di Nate. Sperava che lui gli avesse parlato di Dusty, e anche se non l’aveva fatto lei credeva che sapere di avere un nipote l’avrebbe reso felice. E si era completamente sbagliata.

    Si ricordava di essere stata ad aspettare nell’ingresso di marmo di una casa che le aveva tolto il respiro. Nate era morto da tre mesi ed era cessato il suo contributo alle spese del bambino, pochi soldi concessi sempre malvolentieri, ma maledettamente importanti per una studentessa che non arrivava alla fine del mese.

    Lei sapeva che la famiglia di Nate era molto ricca e che quei soldi non significavano nulla per lui, mentre erano fondamentali per lei. E quindi si era trovata a fronteggiare quel vecchio che l’aveva fissata con aria rabbiosa e sdegnata.

    «Come osi presentarti da me con le tue bugie e i tuoi trucchi? Mio figlio non avrebbe mai avuto un bambino da una come te. Vattene da casa mia. Da me non avrai nulla, nemmeno un penny.»

    Le ci vollero due anni per riuscire a trovare il coraggio di scrivere. Nella lettera, dove aveva aggiunto una foto di Dusty, che era uguale a suo padre, aveva scritto che non chiedeva nessun aiuto economico, ma desiderava che in qualche modo a suo figlio fosse riconosciuto il fatto che aveva un padre.

    Per tutta risposta aveva ricevuto una lettera da un avvocato che minacciava di denunciarla per diffamazione.

    Ci voleva un minuto a provare la verità. Bastava un test del DNA sul padre o sul fratello di Nate. Era per questo che Nate aveva dato, anche se di malavoglia, il suo contributo al mantenimento del figlio.

    Ma le importava provare una paternità di cui era certa? Pagare una fortuna che non aveva in parcelle dell’avvocato? Decise di lasciar perdere.

    Dusty aveva bisogno di dimenticare come era quasi riuscito a lei. «Non possiamo farci niente» ripeté a suo figlio. «So che è difficile, ma devi accettare l’idea che tuo padre è morto. E anche tuo nonno. Non c’è rimasto

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