Attratta dal greco: Harmony Collezione
Di Maisey Yates
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Anteprima del libro
Attratta dal greco - Maisey Yates
successivo.
1
A volte Elle St. James immaginava di prendere una penna e conficcarla nel petto di Apollo Savas. Non per ucciderlo, naturalmente. Quell'uomo non aveva un cuore, quindi difficilmente la ferita sarebbe stata fatale. Solo per fargli del male.
Tuttavia, altre volte fantasticava di attraversare la sala delle riunioni, slacciargli il nodo della cravatta e aprirgli i lembi della camicia, graffiando con le unghie la sua pelle calda e sentendo sotto le dita quei muscoli d'acciaio. Finalmente. Dopo nove lunghi anni passati a resistergli, a opporsi al calore che divampava nel suo corpo ogni volta che i loro sguardi s'incrociavano.
Questo la turbava assai di più della voglia di ferirlo.
Capitava troppo di frequente.
Stavano partecipando a una riunione affollata e avrebbe dovuto prestare attenzione, ma riusciva solo a pensare a ciò che gli avrebbe fatto se fosse stata da sola con lui per cinque minuti dietro una porta chiusa.
Lui stava parlando di budget e di tagli. Elle detestava quelle parole. Significava ridurre ulteriormente la sua squadra, così com'era successo negli ultimi dodici mesi, da quando lui l'aveva esclusa dalla holding del padre, che da allora era precipitata in bancarotta.
Quello era solo un altro momento della lunga serie di tentativi di Apollo di ostacolarla. Alla fine il padre era stato costretto a cedere a lei la responsabilità. Quando il figliastro si era rivelato una serpe in seno, per così dire.
Elle era stata nominata direttore generale. A quel punto Apollo si era scatenato.
Era colpa sua. Almeno in parte. E niente l'avrebbe convinta del contrario.
Elle aveva un piano. Un piano che lui sembrava minare a ogni passo. Sapeva che avrebbe potuto salvare Matte senza tutti quei cambiamenti di personale, ma Apollo le negava l'opportunità, perché avversarla era diventata la sua missione. Per dimostrare di essere migliore, perfino adesso.
Ma questo non le impediva di seguire con gli occhi le sue mani mentre gesticolava, né di chiedersi che effetto le avrebbero fatto sulla pelle.
Avrebbe potuto scrivere su un tovagliolo ciò che sapeva sul sesso. La cosa triste era che sarebbero state due parole: Apollo Savas.
Per lei aveva significato sesso dall'istante in cui aveva capito il senso della parola. Dal momento in cui aveva compreso perché gli uomini e le donne fossero diversi, e perché fosse una cosa così splendida.
Il figlio con gli occhi e i capelli scuri della donna che suo padre aveva sposato quando Elle aveva quattordici anni era affascinante. Così diverso da lei. Assolutamente rude, essendo cresciuto in una classe sociale con cui Elle non aveva avuto nessun contatto. Prima di sposare il padre di Elle, sua madre era stata una cameriera. Il divario culturale era stato notevole. E molto, molto interessante.
Da allora lui era cresciuto, diventando un uomo dal cuore duro che aveva tradito e calpestato la propria famiglia.
Il lupo cattivo del mondo degli affari, che sbuffava e soffiava, e abbatteva ogni sogno.
«Non è d'accordo, signorina St. James?»
Elle alzò lo sguardo, incrociando quello di Apollo, e il cuore incominciò a martellarle nel petto. L'ultima cosa che voleva era ammettere di non avere ascoltato ciò che aveva detto.
«Dovrà ripetere la domanda, signor Savas. La mia attenzione per le ripetizioni non è infinita. Questa è la stessa canzone che canta da mesi, e non è diventata più efficace, né logica, dell'ultima volta.»
Lui si alzò con un movimento fluido. Dal luccichio cupo nei suoi occhi Elle capì che le avrebbe fatto pagare quelle parole. Il pensiero le causò un brivido lungo la schiena. Paura mista a desiderio.
«Mi dispiace che lei mi trovi noioso. Mi sforzerò di essere più interessante. Vede, parlavo del fatto che per avere successo una società deve essere ben oliata. Ogni ingranaggio deve funzionare al massimo delle capacità. Ingranaggi estranei o inerti non servono. Cercavo di usare una metafora delicata.» Apollo incominciò a camminare avanti e indietro, e la schiena di ogni persona dietro cui passava si raddrizzava. «Forse avrei catturato maggiormente la sua attenzione se avessi detto che se identificherò una parte della sua società che funziona a meno della capacità ottimale inizierò a tagliare e bruciare i dipendenti come se fossero rami secchi.»
Il volto di Elle era in fiamme e il cuore ora le martellava ancora più forte nel petto. Serrò i pugni. «Tutti, qui dentro...»
«Sono certo che il suo discorso sarà entusiasmante e veramente emozionante, ma forse dovrebbe risparmiare il fiato, signorina St. James. Può dire ciò che vuole, ma ho visto i numeri. Purtroppo, la convinzione non corrisponde ai profitti. Esaminerò ogni cosa con precisione e farò i tagli a mia discrezione. Con ciò, credo che la riunione si possa aggiornare.»
Le persone che si alzavano contemporaneamente per uscire dalla sala ricordarono a Elle una mandria di animali selvatici che fuggiva da un leone.
Un leone annoiato che voleva solo spaventarli, mostrando i denti. Non li avrebbe inseguiti. Non ora.
No, ora la sua attenzione era rivolta a lei.
«Sei in forma smagliante oggi, Elle.»
«Sono esattamente nella forma giusta, Apollo» rispose lei, tornando a chiamarlo per nome.
Dopotutto, erano una famiglia.
Non che l'avesse mai visto come un fratello. Una fantasia sessuale che non voleva; il suo più grande concorrente; il nemico più accanito. Era tutte quelle cose, ma non un fratello.
«Possiedo la tua società» dichiarò lui. «Possiedo te.» Oh, maledizione, perché quelle parole la facevano... dolere? «Non sembri mostrarmi mai il giusto livello di timore.»
«I veri capi non comandano con il pugno di ferro» ribatté Elle con voce sibilante. «Capiscono che l'intimidazione non è il modo giusto per ottenere rispetto.»
Non avrebbe dovuto rispondergli, ma quando era con lui non riusciva mai a tenere a freno la lingua. Si conoscevano da tanto tempo. Avevano trascorso troppo tempo nella stessa famiglia.
E aveva passato troppi anni a dargli strigliate quando voleva avere il sopravvento su di lui. Perché lei era la figlia consanguinea del padre, quella che aveva un posto legittimo nella loro ricca dimora.
Le cose cambiano. Oh, come cambiano!
«Disse la donna che non è più in una vera posizione di comando.» Lui sorrise, mostrando i denti.
Elle non sarebbe fuggita. No.
«Oh, ma lo sono. Finché Matte è un'entità che opera in modo indipendente sotto l'ombrello della tua grande società, sono qui a dirigerla nel modo migliore possibile. Sono qui a difendere i miei dipendenti e a darti le informazioni che non puoi trovare sui fogli stampati.»
«Sei assurda. Ormai è tutto elettronico. Non spreco risorse in fogli stampati.»
Apollo si voltò e si diresse velocemente verso la porta dell'ufficio.
«Sai cosa intendo dire» proseguì Elle, «uno scialbo rapporto che riduce tutto a statistiche e freddi numeri non è l'essenziale.»
«È qui che ti sbagli» ribatté lui, percorrendo ad ampie falcate il corridoio.
Elle dovette allungare il passo per seguirlo, con i tacchi che risuonavano sul pavimento di marmo. «Non mi sbaglio. Non presenta il quadro complessivo. Non puoi sapere come funziona veramente la società. L'effetto che ogni lavoratore ha sul processo creativo. Matte non è solo una rivista. È una linea di cosmetici, un marchio nel campo della moda. Abbiamo libri e...»
«Sì» la interruppe lui, salendo in ascensore, «grazie, conosco molto bene le mie attività.»
«Allora dovresti sapere che ho strategie che richiedono tutto il mio personale. Iniziative che impiegano tempo per il lancio, ma che garantiranno un riconoscimento mondiale a questo marchio.»
«Sì. È quello che hai detto durante il nostro ultimo incontro. E, diversamente da te, io non mi distraggo durante le riunioni.»
Elle borbottò e lo seguì nell'ascensore. «Io non mi distraggo.»
Lui premette il pulsante e le porte si chiusero. Poi si voltò a guardarla con quegli occhi scuri e sconvolgenti. L'aria intorno a loro sembrò essere risucchiata, rendendo angusto lo spazio. «No, non lo credo, Elle» mormorò con voce fluida, come i suoi movimenti. «Mi guardavi con grande intensità. Troppa per essere su un altro pianeta. Che cosa pensavi esattamente?»
«Di piantarti una penna nel petto» rispose lei, sorridendo.
Perché non si sarebbe mai sognata di dire: Di strapparti i vestiti di dosso e vedere se nella realtà sei bello come nelle mie fantasie.
Anche se aveva la sensazione che la verità fosse scritta sul suo viso, sulla sua pelle in una macchia di rossore.
Lui le rivolse un'espressione sardonica. «Sai che non puoi uccidermi così. Devi tagliarmi la testa e seppellirla in un luogo diverso dal mio corpo.»
«Lo farò sapere ai sicari.» Elle si voltò e gli sorrise di nuovo, e Apollo ricambiò.
Le porte si aprirono, rivelando un pianterreno deserto. Matte condivideva gli uffici con parecchie altre società e con gli attici all'ultimo piano. A quell'ora del giorno non c'erano molte persone che andavano e venivano.
«Dove stai, Apollo?» gli domandò. «In una cripta a Midtown?»
«Quella accanto alla tua, Elle» ribatté lui in tono leggero. «Dopo di te.»
Le tese la mano, aspettando che Elle uscisse dall'ascensore. Lei gli passò accanto, attraversando l'atrio e dirigendosi alle porte girevoli. Si ritrovò sull'affollato marciapiede di Manhattan, mise gli occhiali da sole e restò lì, battendo il piede.
Apollo arrivò un attimo dopo, sistemando la giacca del completo e fermandosi di fronte a lei. «Ti dispiace continuare a inveire contro di me mentre cammino?» le chiese.
«Non sto facendo nulla del genere. Ti sto spiegando con calma perché hai torto nel modo di trattare la mia società.»
Lui s'allontanò, incamminandosi con grande agilità lungo la strada affollata.
«Apollo!» Okay, ora stava gridando. «Non abbiamo ancora finito con la nostra riunione.»
«Credo che l'aggiorneremo.»
«Quella generale» ribatté Elle, allungando il passo. «Ma noi non abbiamo finito.»
«Sto qui.» Apollo indicò un piccolo hotel di lusso a due edifici di distanza dagli uffici di Matte. «Visto che sono in città anzitutto per occuparmi di Matte, ho pensato di alloggiare nelle vicinanze.»
«Molto ragionevole.»
«Sono un multimilionario che ha avuto successo nell'acquisire il controllo della società di tuo padre, e ho avuto parecchie vittorie.»
«Se fossi abile come pensi, ascolteresti i miei progetti per Matte. La soluzione non è ridurci a niente. Devi lasciarmi provare ad ampliarla, altrimenti moriremo veramente.»
«Tu presumi che io stia cercando di salvarti, mia cara Elle. Forse voglio soltanto chiudere.»
«Tu... tu...» Ora Elle stava farfugliando. Non lo faceva mai.
«Furfante. Canaglia. Rispondo realmente a tutti questi epiteti.»
«Sei sempre stato un figlio di puttana competitivo, ma questo supera tutto.»
«Tu presumi che questa sia una competizione.»
«Che altro potrebbe essere? Sei un ingrato. Per tutto quello che ti ha dato mio padre. E perché non ti ha dato tutto.»
Apollo ridacchiò, un suono cupo e privo di umorismo. «Oh, vuoi dire che non mi ha dato la sua società, o Matte? Perché pensi che abbia insediato te, Elle? Per la tua competenza? No. Ti ha dato l'incarico perché tu avessi un qualcosa nel caso io rilevassi la società.»
Quelle parole la colpirono con forza allo stomaco.
Come se non lo sospettassi già.
Era così, ma il fatto che Apollo lo sapesse significava che era evidente. Forse a tutti.
Il portiere aprì la porta dorata per lasciarli entrare e Apollo si fermò a dargli la mancia prima di proseguire.
«Sto nella suite all'attico. È molto bella.»
«Perché non mi sorprende di avere appena lasciato una riunione nella quale parlavi di tirare la cinghia per la mia società mentre stai in una suite all'attico?»
Lui premette il pulsante dell'ascensore e le porte