Scandalo milionario: Harmony Collezione
Di Maisey Yates
4.5/5
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Info su questo ebook
Il milionario italiano Renzo Valenti sa di non potersi permettere un simile scandalo. Con un difficile divorzio alle spalle e una reputazione da mantenere, la notizia che sta per avere un bambino da una donna che nemmeno conosce non gioverebbe certo alla sua immagine. Per questo dovrà fare tutto il possibile per impedire a Esther di rovinargli la vita.
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Scandalo milionario - Maisey Yates
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1
«Il fatto è, signor Valenti, che io sono incinta.»
Renzo Valenti, erede della immobiliare di famiglia, conosciuto come donnaiolo e incline agli eccessi, fissò la sconosciuta, immobile sulla soglia di casa sua.
Non l'aveva mai vista prima, ne era assolutamente certo. Né era il suo genere di donna, con quell'aria di chi ha trascorso l'afoso pomeriggio trascinandosi per le vie di Roma anziché rotolarsi tra lenzuola di seta.
Aveva le guance arrossate e l'aria trasandata, il viso senza un filo di trucco, lunghi capelli scuri che sfuggivano in ciocche da una crocchia allentata.
Era vestita come la maggioranza delle studentesse americane che d'estate riempiono le città d'arte: canottiera nera e gonna lunga alla caviglia che quasi le copriva i piedi impolverati, infilati in un paio di sandali bassi che parevano sul punto di andare a pezzi.
Se gli fosse passata accanto per strada non l'avrebbe notata, ma era in casa sua e aveva pronunciato delle parole che non poteva ignorare.
Non significano niente. Lei non significa niente.
«Congratulazioni, o condoglianze» replicò. «Dipende dalle circostanze.»
«Lei non capisce.»
«No» convenne, spezzando il silenzio della grande anticamera. «Si infila in casa mia, dicendo alla mia governante che deve assolutamente parlarmi, e adesso eccoci qui.»
«Non mi sono infilata in casa sua. Luciana non ha avuto problemi a farmi entrare.»
Non avrebbe mai licenziato la sua governante, e sfortunatamente lei lo sapeva. Renzo era certo che ammettendo in casa quella ragazza aveva voluto punirlo del suo comportamento con le donne.
Tuttavia quella ragazzina, che aveva l'aria di una che suonava la chitarra agli angoli delle strade per qualche moneta, poteva ben costituire la punizione per qualche uomo, ma non per lui.
«In ogni caso non accetterò scenate in casa mia, non le sopporto.»
«Il bambino è suo.»
Lui scoppiò a ridere. Non c'era altra risposta per un'affermazione tanto assurda. Ed era l'unico modo per sciogliere la tensione che lo attanagliava.
Ne conosceva la causa, ma non avrebbe dovuto.
Non riusciva neppure a immaginare di toccare quella sciocca, giovane hippie. E aveva trascorso gli ultimi sei mesi recitando l'oscena farsa del suo matrimonio.
Benché Ashley avesse dato e preso piacere da altri uomini mentre stavano insieme, lui le era stato fedele.
Una ragazza con un accenno di pancia, che sosteneva di portare in grembo suo figlio era solo ridicola.
Nei suoi sei mesi di matrimonio Renzo non aveva avuto altro che litigi, vasi lanciati dalla moglie nei momenti di rabbia attentando alla fama dei canadesi come persone gradevoli e rispettose, e poi giorni a tubare in modo ridicolo, come se lui fosse un cucciolo che lei cercava di domare dopo avergliele suonate.
Senza comprendere che lui non era uomo da lasciarsi domare, né lo era mai stato. Ormai aveva divorziato da lei ed era di nuovo libero.
Libero anche di prendere quella piccola autostoppista, se ne avesse avuto voglia.
Se non che il suo unico desiderio era prenderla e sbatterla fuori di casa, sulla strada da dove era venuta.
«Mia cara, non è proprio possibile.» Gli occhi della ragazza diventarono lucidi, mostrando lo shock e il dolore che la attraversavano. Pensava di trovare la salvezza venendo da me? «Capisco che devi esserti costruita qualche fantasia per cui io avrei potuto darti una mano» aggiunse, cercando di mantenere la calma. «Ho la reputazione di donnaiolo. Tuttavia negli ultimi sei mesi sono stato sposato, perciò il responsabile di averti messo nei guai e di essere sparito dalla tua vita non sono io, e non tentare di convincermi del contrario. Ormai abbiamo divorziato, ma finché sono stato con mia moglie le sono stato fedele.»
«Ashley» pronunciò lei, sbattendo le palpebre. «Ashley Bettencourt.»
Lo colse di sorpresa, ma fu solo un attimo. Il suo nome compariva sui giornali di tutto il mondo e anche quello di sua moglie doveva essere stato pubblicato. Tuttavia se sapeva che ero sposato, perché non trovarsi un bersaglio più facile?
«Vedo che leggi i giornali di gossip.»
«No, io conosco Ashley, l'ho incontrata in un bar, ed è lei che mi ha messo nei guai.»
Renzo sentì qualcosa come un pugno colpirgli il torace. «Come? Niente di quello che dici ha senso.»
La ragazza si prese la testa tra le mani, poi stese le braccia. «Ci sto provando... pensavo, però, che lei sapesse chi sono.»
«E perché dovrei saperlo?» domandò, sempre più confuso.
«Non avrei mai dovuto darle retta! Sono proprio una sciocca, come dice mio padre.» Era sul punto di piangere e Renzo dovette ammettere che quella farsa era creativa.
«In questo momento mi sento dalla parte di tuo padre, e ci resterò finché non mi avrai dato una spiegazione che non sia stupida come la storia che la mia ex moglie ti ha messo incinta.»
«Ashley mi ha assunta. Lavoravo in un bar vicino al Colosseo e abbiamo cominciato a parlare. Mi ha raccontato della vostra difficoltà di avere figli...»
Quelle parole lo colpirono come un pugno. Lui e Ashley non avevano mai cercato di avere figli. Quando avrebbero potuto prendere in considerazione l'ipotesi di diventare genitori, lui aveva già deciso che niente bastava per tenersi una moglie come quella.
«Mi era sembrato strano che mi parlasse in quel modo, ma la sera dopo è tornata, e quella dopo ancora. Mi aveva chiesto come mai fossi in Italia, perché fossi rimasta senza soldi...» Sbatté le palpebre. «E poi mi ha domandato se sarei stata disposta a diventare madre surrogata al posto suo.»
Renzo aveva l'impressione che il cuore gli stesse per esplodere e dalle labbra gli sfuggì una litania di parolacce in italiano come un fiume in piena. «Non ci credo. Dev'essere un trucco di quella pazza che ti ha convinto a imbrogliarmi.»
«No, lo giuro, è tutto vero. Non sapevo che lei fosse all'oscuro... quello che diceva Ashley aveva senso. Mi ha assicurato che sarebbe stato facile, che sarebbe bastato un rapido viaggio in un posto dove la procedura è legale. Ha promesso di pagarmi e io, poi, le avrei dato il bambino. Mi sembrava abbastanza disperata da chiedere aiuto a una sconosciuta.»
Il panico assalì Renzo come un animale selvaggio, addentandolo alla gola, impedendogli di respirare. Non è possibile, non può esserlo.
Se non che Ashley era sempre stata imprevedibile e da lei c'era da aspettarsi di tutto, specialmente dopo il loro divorzio, un atto molto semplice giacché si erano sposati in Canada, scelta che secondo lei era stata premeditata. E infatti era così.
D'altra parte non avrebbe potuto fare qualcosa di tanto assurdo. Eppure continuò a pressarla di domande.
«Ti sembrava credibile che ti facesse una richiesta del genere senza farti incontrare il marito?»
«Diceva che per lui era impossibile venire in clinica. Lei per entrarci si era camuffata con grandi occhiali da sole e un cappello. Diceva che lui sarebbe stato subito riconosciuto, perché molto alto. E in effetti è così.» Lo studiò. «Anche con gli occhiali da sole non sarebbe stato possibile... mi capisce.»
«Non ne so niente, però mi sto rendendo conto che so molto meno di quanto credessi. Quella serpe ti ha ingannata. Quanto ti ha pagato?»
«Be', per il momento ancora niente.»
Lui scoppiò a ridere, una risata amara. «Davvero? Spero che il prezzo finale sia molto alto.»
«Il fatto è che adesso Ashley dice che non vuole più il bambino, a causa dei vostri problemi.»
«Problemi?» le domandò incredulo. «Si riferiva al nostro divorzio?»
«Io... io credo di sì.»
«Perciò hai fatto qualche ricerca su di noi e nient'altro?»
«Non ho internet all'ostello» ammise.
«Vivi in un ostello?»
«Sì» rispose arrossendo. «Ero di passaggio e ho finito il denaro. Ho lavorato in un bar e ci sono rimasta più di quanto immaginassi. Poi tre mesi fa ho incontrato Ashley.»
«Di quante settimane sei?»
«Quasi otto. Solo che... Ashley ha deciso che non vuole più il bambino e io non... non voglio interrompere la gravidanza e ho pensato che, anche se diceva che lei non se ne voleva occupare... dovevo venire a trovarla. Volevo esserne sicura.»
«E perché? Cresceresti tu il bambino se non lo volessi?»
A quel punto fu lei a scoppiare a ridere, ma senza allegria. «No, né adesso né mai. Non voglio figli, non voglio un marito. Tuttavia sono coinvolta in questa storia. Come potrei non sentirmi coinvolta? Per me Ashley era quasi un'amica, mi ha raccontato della sua vita. Mi ha fatto capire quanto tenesse a questo bambino e adesso invece... Può aver cambiato idea, ma io non posso cambiare quello che sento.»
«E che cosa farai?» le domandò. «Che cosa farai se io non vorrò tenere il bambino?»
«Lo darò in adozione» rispose.
«Capisco.» I suoi pensieri si rincorrevano alla ricerca di un senso in tutto ciò che quella donna, di cui ancora non conosceva il nome, gli stava dicendo. «E Ashley ha intenzione di pagarti se porti a termine la gravidanza?»
Lei abbassò lo sguardo. «No.»
«Allora volevi solo assicurarti di ricevere il tuo compenso? Per questo sei venuta da me?»
«No. Sono venuta perché mi pareva la cosa giusta da fare, perché mi preoccupava la sua mancanza di coinvolgimento in questa storia.»
La collera di Renzo aveva raggiunto il punto massimo. «Lascia che ti dia il quadro della situazione. La mia ex moglie ti ha ingaggiata a mia insaputa, ancora non capisco come. Non so come abbia potuto manipolare te e addirittura un medico, come sia riuscita a fare tutto, senza che io ne fossi al corrente. E non capisco che risultato volesse ottenere, visto che adesso si tira indietro. Forse sapendo che da me non otterrà denaro, non vuole trovarsi sulle spalle il peso di questo bambino per il resto della vita. O forse è solo perché lei è Ashley e prende le decisioni per capriccio. A parte le sue motivazioni, non cambia nulla. Io non lo sapevo e non voglio questo bambino.»
A quel punto, la ragazza sembrò afflosciarsi. «D'accordo.» Sbatté in fretta e palpebre, poi sollevò il mento e lo fissò. «Se dovesse cambiare idea mi trova all'ostello o al lavoro nel bar di fronte.» Girò sui tacchi e si allontanò diretta all'ingresso. Poi fece una pausa. «Lei dice di non averne saputo niente finora. Volevo solo che non potesse più nascondersi dietro quella scusa.»
Poi lasciò la casa, e Renzo si disse che, come aveva fatto con sua moglie, non avrebbe più pensato a lei.
Quel pensiero invece lo tormentava, nonostante per tre giorni avesse cercato di ignorarlo. Non conosceva il nome della donna, non era neppure certo che gli avesse detto la verità e non fosse invece una complice della sua ex moglie per giocargli un brutto tiro.
Il tipico comportamento di Ashley per attirarlo di nuovo nella sua rete. Si era mostrata troppo soddisfatta dello scioglimento della loro unione, specialmente alla luce di quanto si era mostrata contrariata all'inizio. Lo aveva accusato di avere sempre saputo che sarebbe andata a finire in quel modo, e che era per quella ragione che aveva voluto sposarsi fuori dal paese. Il divorzio in Italia era troppo complicato ed effettivamente lui non aveva avuto troppa fiducia nella volubile Ashley.
Lei, però, aveva ottenuto la sua vendetta: la surroga della maternità in Italia era illegale, ed ecco spiegata la ragione per cui aveva scelto di effettuare la procedura nella vicina Santa Firenze.
Peccato che mia sorella Allegra abbia sciolto il fidanzamento con il Principe di Santa Firenze, sposando il mio amico, il Duca Cristian Acosta, che non mi darebbe mai una mano in questa situazione. Probabilmente quella donna ha mentito, e se anche avesse detto la verità... perché dovrebbe importarmi?
Pensò di bere ancora un po' e si versò dello scotch, ricordando all'improvviso che la