Prigioniera di una promessa: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Per Isabella Byrne, ricca e bellissima ereditiera, è arrivata la resa dei conti: ha infatti ventiquattro ore per sposarsi o perderà tutto ciò che possiede. Il protetto del padre, il potente Andrea Vaccaro, sa che lei non può permettersi di rifiutare la sua oltraggiosa proposta.
O perderai tutto!
Il contratto viene siglato proprio quella sera stessa davanti a un altare. Ma quando l'attrazione tra loro esplode in una focosa passione, Izzy non è più sicura di poter resistere alla pericolosa tentazione che l'attende tra le braccia di Andrea.
Melanie Milburne
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Prigioniera di una promessa - Melanie Milburne
successivo.
1
Isabella Byrne posò la tazza di caffè con un sospiro inquieto. Andare a caccia di un marito sarebbe stato molto più facile se avesse voluto trovarne uno. Ma lei non voleva. Assolutamente. Il solo pensare di sposare qualcuno le faceva venire l'orticaria. Non era il tipo di ragazza che pianificava il giorno delle nozze fin dalla più tenera infanzia. Non credeva nelle favole come la maggior parte delle sue amiche. E ora che si era lasciata alle spalle gli anni delle pazzie giovanili, anche solo l'idea di uscire con qualcuno le dava il voltastomaco.
Ne aveva abbastanza degli uomini.
Izzy guardò le coppie sedute intorno a lei nel locale affollato. Non c'era più nessun single, a Londra? Era l'unica a non avere un accompagnatore.
Avrebbe potuto provare con i siti di incontri online, ma l'idea di uscire con uno sconosciuto la spaventava. E i pochi amici a cui aveva pensato di chiedere aiuto per quel compito erano già impegnati in relazioni serie.
Izzy piegò la copia del testamento di suo padre e la rimise in borsa. Per quante volte le rileggesse, le parole rimanevano sempre le stesse. Avrebbe ricevuto l'eredità solo se si fosse sposata. In caso contrario, tutto sarebbe passato nelle mani di un lontano parente. Un parente che aveva un serio problema con il gioco d'azzardo.
Come poteva lasciare che tutti quei soldi venissero sprecati nell'avida bocca di una slot machine? Ne aveva bisogno per ricomprare la casa di famiglia di sua madre.
Se non fosse riuscita a ottenere l'eredità, la magnifica casa in cui aveva trascorso le poche e indimenticabili vacanze in compagnia dei nonni e del fratello maggiore, prima che quest'ultimo si ammalasse e la lasciasse per sempre, sarebbe stata venduta a degli estranei. Non poteva sopportare il pensiero di perdere l'unico posto in cui fosse mai stata felice. Il luogo in cui lei, sua madre e Hamish erano stati davvero felici. Era per loro, per onorare la loro memoria, che doveva riuscire a ricomprarla, a qualunque costo.
Mancavano ventiquattr'ore alla scadenza. Aveva ventiquattr'ore per trovare un uomo disposto a sposarla e rimanere sposato con lei per almeno sei mesi. Un giorno. Perché non si era impegnata di più nella ricerca, nell'ultimo mese? E il mese prima? E quello prima ancora? Aveva avuto tre mesi per trovare il modo di rispettare la volontà di suo padre, aveva finito per procrastinare. Come al solito. Poteva anche aver fallito negli studi, ma era da sempre la prima della classe, quando si trattava di procrastinare.
Stava per alzarsi, quando una lunga ombra si proiettò su di lei. Il suo cuore accelerò di colpo. Forse era colpa del caffè doppio che aveva appena bevuto. Non avrebbe dovuto mischiare la caffeina con la disperazione.
«Questo posto è occupato?» La calda voce baritonale dal forte accento italiano le provocò un brivido freddo lungo la schiena. E uno strano calore nel ventre.
Alzò lo sguardo a incontrare gli occhi neri come il carbone di Andrea Vaccaro, magnate dell'ospitalità e probabilmente l'uomo più affascinante sulla faccia della terra. Le era impossibile guardare quei lineamenti marcati, quegli occhi penetranti e quella bocca ferma ma piena, senza immaginare lunghi baci roventi e...
Nel corso degli anni, aveva imparato a non mostrare quale effetto avesse su di lei ma, benché la sua espressione fosse all'apparenza fredda e composta, dentro di lei si scatenava sempre una feroce lotta tra passione e ragione.
«Stavo giusto per andarmene, quindi...»
Una grande mano abbronzata si posò sullo schienale della sedia di fronte a lei. Quante volte aveva fantasticato di sentire quelle mani sul proprio corpo? Mani che la toccavano, la accarezzavano, facendole provare cose che non avrebbe dovuto provare, non nei suoi confronti. Mai nei suoi confronti.
«Non hai tempo per un caffè con un amico?» Lui sorrise brevemente, un sorriso che sembrava dire ti ho in pugno e che la fece rabbrividire.
Izzy si costrinse a tenere gli occhi fissi nei suoi. «Amico?» chiese con tutta l'ironia che riuscì a infondere alla propria voce. «Non credo proprio.»
Quando lui si sedette, le loro gambe si sfiorarono sotto il tavolo e, nonostante la prontezza con cui si ritrasse, Izzy non riuscì a evitare la scarica di adrenalina provocata da quel breve contatto.
Fece per alzarsi, ma una delle grandi mani di lui si posò sulla sua, ancorandola al tavolo. Ancorandola a lui. Ogni cellula del suo corpo vibrò a quel contatto, con un'intensità che le fece trattenere il respiro.
Gli rivolse uno sguardo glaciale. «È il modo migliore che conosci per chiedere a una donna di prendere un caffè insieme a te? Con la forza bruta?»
Le accarezzò pigramente il dorso della mano con il pollice. «C'è stato un tempo in cui avresti voluto molto più che bere un caffè con me. Ricordi?» Il lampo di luce che gli attraversò gli occhi intensificò il calore che si stava diffondendo rapidamente in lei.
Izzy avrebbe davvero voluto poter dimenticare. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di sradicare dalla propria memoria il suo maldestro tentativo di seduzione nei confronti di Andrea, durante una delle leggendarie feste di Natale organizzate da suo padre, sette anni prima. Aveva diciotto anni ed era brilla. Deliberatamente, pericolosamente brilla. Proprio come durante ogni altro evento organizzato dal padre. Era l'unico modo in cui riusciva a sopportare la sua nauseante recita di padre devoto. Cercava ogni volta di metterlo in imbarazzo, una sorta di vendetta per tutto quello che era costretta a subire quando rimanevano soli. Per tutti gli insulti, le frecciate, le critiche che la facevano sentire indegna e inutile.
Indesiderata.
Aveva stupidamente pensato che il modo migliore per mettere in imbarazzo il suo inarrivabile padre sarebbe stato andare a letto con il suo protetto.
Izzy sfilò la mano da sotto quella di Andrea e si alzò strisciando rumorosamente la sedia all'indietro. «Devo tornare al lavoro.»
«Ho saputo del tuo nuovo lavoro. Come sta andando?»
Lo studiò attentamente in cerca di segni di scherno. La stava prendendo in giro? O era veramente interessato alla risposta? Non v'era traccia di cinismo, nella sua voce, non aveva arricciato sdegnosamente il labbro superiore e dai suoi occhi non traspariva alcun segno di divertimento, ma non poté fare a meno di chiedersi se anche lui, come tutti gli altri, fosse convinto che non sarebbe mai riuscita a tenersi un lavoro per più di una settimana.
Qualunque cosa stesse pensando dietro a quell'espressione imperscrutabile, Izzy era decisa a non perdere le staffe di fronte ad Andrea in un locale affollato. I giorni delle sue infinite scenate giovanili erano ormai lontani, ma quanto avrebbe voluto gettare quel che restava del suo caffè su quel viso troppo bello, troppo sicuro di sé...
Era proprio da lui dubitare delle sue capacità, quando stava facendo del suo meglio per rimediare agli errori del passato e trovare la propria strada. Con sua somma vergogna, nel corso degli anni aveva ottenuto e perso diversi lavori. La sua reputazione si metteva sempre tra i piedi. Sempre. Tutti si aspettavano sempre che lei fallisse, perciò lei che cosa faceva?
Falliva.
Aveva trovato difficile avviare una carriera, a causa della sua mancanza di titoli scolastici. Si era ritirata durante gli esami, incapace di sopportare la pressione del cercare di essere all'altezza dei risultati scolastici del fratello maggiore, Hamish. Era sempre stata una sognatrice, non aveva mai avuto un'idea chiara di quello che avrebbe voluto diventare da grande.
Ora però stava cercando di tornare in sella, studiava scienze sociali online e aveva trovato un lavoro in un negozio di antiquariato. E questo la rendeva ancora più furiosa al pensiero che Andrea la considerasse pigra e poco motivata.
Mantenne la testa alta. «Mi stupisce che tu non sia ancora venuto in negozio a comprare qualcosa di terribilmente costoso solo per dimostrare quanto sei ricco.»
Il pigro sorriso di lui si allargò appena. «Ho messo gli occhi su qualcosa di molto più prezioso.»
Lei si sistemò la borsa sulla spalla e gli rivolse un'altra occhiata di fuoco che rischiò di far appassire la rosa a centrotavola. «È stato un piacere, Andrea.» Il sarcasmo era la sua seconda lingua.
Si avvicinò al bancone per pagare il caffè ma, prima che potesse aprire bocca, Andrea arrivò alle sue spalle e porse alla cassiera una banconota. «Tieni il resto.»
Izzy roteò mentalmente gli occhi per lo sguardo di totale adorazione che la ragazza stava rivolgendo ad Andrea e al suo sorriso abbagliante.
Esisteva una sola donna sulla faccia della terra in grado di resistere a quel sorriso?
Izzy era ben consapevole della sua presenza alle proprie spalle. Troppo vicino. Tanto vicino che poteva sentire il calore che emanava e una strana energia che faceva vibrare ogni terminazione nervosa del suo corpo.
La sua energia... Sentiva il profumo del suo dopobarba – una fresca combinazione di limone e agrumi, con una nota legnosa che la fece pensare a un assolato frutteto circondato da una misteriosa foresta – e si concesse il lusso di immaginare come sarebbe stato abbandonarsi contro di lui. Sentire le sua braccia muscolose intorno a sé, le sue mani sui fianchi che la attiravano sempre più vicina, premere il ventre contro il suo e...
Oddio. Avrebbe fatto meglio a smettere di fantasticare o di lì a poco avrebbe fatto invidia a Meg Ryan in quella scena di Harry ti presento Sally.
Andrea la sospinse fuori dal locale tenendola per il gomito e lei si lasciò condurre senza protestare, perché già troppe persone avevano iniziato a osservarli con interesse. Non voleva essere fotografata con lui, o essere associata a lui in alcun modo. Soprattutto non voleva essere scambiata per un'altra delle sue moltissime conquiste.
Andrea Vaccaro era un'irresistibile calamita per i paparazzi. Era un playboy di fama internazionale, protetto del defunto magnate Benedict Byrne. Un ragazzo italiano cresciuto nella parte sbagliata della città, che era riuscito a riscattarsi grazie alla generosità del suo benefattore.
Izzy, al contrario, per i paparazzi era una sorta di bersaglio ma, se per un po' aveva provato un perverso piacere nel ricercare la loro attenzione e nella pubblicità negativa che riservavano a quella viziata figlia di papà, ultimamente preferiva mantenere un basso profilo ed essere lasciata in pace. Non era più la ragazzina scatenata che si fingeva ubriaca fuori da tutti i locali della città per imbarazzare il padre. Sfortunatamente, i paparazzi non sembravano aver colto il messaggio e, qualunque cosa facesse, le probabilità che una sua foto finisse su una rivista di gossip con una didascalia tutt'altro che lusinghiera erano sempre altissime.
Andrea fece scorrere la mano lungo il suo braccio, sfiorandole le dita senza anello della mano sinistra. «Hai già trovato un marito?»
Izzy sapeva che era a conoscenza di ogni parola del testamento di suo padre. Era probabile che lo avesse aiutato a scriverlo. La irritava saperlo a parte di un'informazione tanto personale. Andrea non conosceva l'esatta natura dei suoi rapporti con il padre. Benedict Byrne era troppo intelligente per mostrare i lati più oscuri della propria personalità a coloro sui quali voleva fare colpo. Solo sua madre li conosceva davvero e non c'era più da molto tempo, riposava finalmente in pace accanto a suo fratello. Hamish. Il figlio adorato. Il ragazzo perfetto che Izzy avrebbe dovuto emulare, ma le cui qualità non era mai riuscita a raggiungere, almeno agli occhi del padre.
«Non ho intenzione di discutere la mia vita privata con te. Ora, se vuoi scusarmi devo...»
«Ho una proposta da farti.» La sua espressione non lasciava trasparire nulla, ma lei avvertiva il movimento della pericolosa macchina dei suoi pensieri. Pensieri rischiosi. Perversi. Sensuali.
«La risposta è decisamente no» disse, cercando di ignorare la sensazione irrequieta che le stringeva la bocca dello stomaco.
Lui le rivolse un sorriso di sfida, quasi trovasse il suo rifiuto stimolante, nulla più di un ostacolo da superare. «Non vuoi sapere qual è la mia proposta, prima di rifiutare?»
Izzy serrò i denti. «Non mi interessa nulla di quello che potresti dirmi.» Soprattutto se contiene la parola matrimonio. Aveva davvero intenzione di chiederle di sposarlo? Perché mai avrebbe dovuto farlo?
Rimasero a fissarsi in silenzio, incapaci di