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Ballo in maschera
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E-book185 pagine3 ore

Ballo in maschera

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Info su questo ebook

Ripescare Lavinia Renshaw da un canale di Venezia è un conto, accettare la sua proposta di nozze un altro! Maxim ama il rischio, ma la sua situazione è già difficile anche senza sposarsi. Tuttavia, non può negare che Lavinia sia riuscita a solleticare la sua curiosità...e il suo desiderio. Per entrare in possesso di un'ingente eredità, lei ha bisogno di un marito, quindi nelle sue intenzioni il loro dovrebbe essere solo un matrimonio di facciata...
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2016
ISBN9788858955680
Ballo in maschera
Autore

Helen Dickson

Helen Dickson lives in South Yorkshire with her retired farm manager husband. On leaving school she entered the nursing profession, which she left to bring up a young family. Having moved out of the chaotic farmhouse, she has more time to indulge in her favourite pastimes. She enjoys being outdoors, travelling, reading and music. An incurable romantic, she writes for pleasure. It was a love of history that drove her to writing historical romantic fiction.

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    Anteprima del libro

    Ballo in maschera - Helen Dickson

    successivo.

    1

    Stordita dal sorprendente calore del maggio italiano, Lavinia reclinò la testa sullo schienale del sedile, osservando fra le palpebre mezze abbassate la volta azzurra del cielo. I raggi del sole le colpirono il viso con tutta la loro invisibile forza e lei sospirò languidamente, sprofondando ancora di più nella meravigliosa apatia ispirata dal lieve rollio della barca, dai tonfi ritmati dei remi e dal mormorio dell'acqua contro lo scafo.

    Era come se il tempo si fosse fermato mentre Giuseppe, fasciato nella livrea rossa e nera della famiglia Scalini, pilotava cautamente la barca fra i molti altri vascelli che percorrevano il Canale di San Marco in ogni direzione, alcuni a una velocità poco consona alle dimensioni del braccio di mare nel quale navigavano.

    Immersa nella calura del pomeriggio, Venezia sorgeva dalle acque immobili della laguna come una squisita, elaborata corona, apparentemente sospesa sul velo di foschia iridescente che scivolava sulla superficie del canale. Rigogliose edere verdeggianti si arrampicavano sulle facciate di conventi e palazzi, simili a gigantesche reti da pesca stese ad asciugare al sole, ma l'intera città era un fantastico groviglio di case e chiese costruite sull'acqua, nascoste e segrete, antiche e maestose, sempre diverse eppure tutte eguali, accomunate dallo stesso disegno di raffinatissima bellezza.

    «Guardatevi attorno. Non è semplicemente perfetto?» mormorò Lavinia alla sua compagna, Daisy Lambert, seduta accanto a lei sui cuscini di seta, sotto un baldacchino scarlatto con le frange dorate. La madre di Daisy sonnecchiava di fronte a loro, sfiancata dagli effetti combinati del caldo e dei tre bicchieri di vino bevuti durante il picnic che aveva coronato la loro gita al Lido, la sconfinata spiaggia sabbiosa che si stendeva all'imboccatura della laguna.

    Erano a Venezia ospiti di Leonardo Scalini e sua moglie Valentina, che abitavano in un lussuoso palazzo. Leonardo era l'ultimo rappresentante di un'antica famiglia di importatori e, negli anni, era diventato intimo amico del marito della signora Lambert, il quale, essendo un mercante, aveva soggiornato a Venezia per lunghi periodi, prima di essere stroncato da una febbre persistente. La signora Lambert era sicura che l'avesse contratta lì, fra i vapori maleodoranti che si levavano dalle calli, due anni prima.

    I signori Scalini, desiderosi di offrire conforto alla signora Lambert, l'avevano invitata a trascorrere un po' di tempo da loro assieme a Daisy, estendendo la loro munifica ospitalità alla nipote della signora, Julia, la figlia vedova del suo defunto fratello, a Lavinia, la sorellastra di Julia, e al di lei fidanzato, Robert Feltham.

    Prima di venire a Venezia, avevano visitato Roma e Firenze, ma Lavinia aveva perso il suo cuore per Venezia, restando affascinata dalla sua eleganza e dall'atmosfera di struggente malinconia che non aveva mai mancato di affascinare scrittori, poeti e artisti di ogni epoca e cultura.

    Daisy, che aveva due anni più di Lavinia, si lasciò sfuggire un sospiro estatico, girandosi sui cuscini per ammirare la flottiglia di piccole imbarcazioni sparpagliate sull'acqua, un fantastico caleidoscopio di colori che si intersecavano con il profilo frastagliato della città sullo sfondo.

    «Speriamo che Giuseppe non abbia troppa voglia di arrivare a casa» mormorò la giovane con un sorriso sognante. «Mi sento come immagino dovesse sentirsi Cleopatra scendendo il Nilo a bordo del suo battello regale. Ormai siamo a Venezia da due settimane, e non riesco a capire per quale motivo non siamo andate al Lido prima di oggi. Dobbiamo assolutamente tornarci ancora una volta prima di ripartire.»

    «Non ci siamo andate perché eravamo occupate a fare mille altre cose» rispose Lavinia in tono distratto, seguendo con interesse le evoluzioni dei marinai delle navi d'alto bordo ormeggiate ai moli dell'isola della Giudecca.

    Ansiosi di rendere il soggiorno degli ospiti il più possibile piacevole, Leonardo e Valentina li avevano trascinati in un vortice di attivismo turistico e sociale, assicurandosi che visitassero, oltre naturalmente ai teatri, tutti i principali luoghi di attrazione della città e accompagnandoli di persona a cenare nelle eleganti dimore dei loro amici.

    «Il mio unico rimpianto è essermi persa il Carnevale... Non avremmo dovuto restare così tanto tempo a Firenze» aggiunse Lavinia con una punta di delusione nella voce, pensando a quanto le era stato raccontato a proposito delle grandi celebrazioni che tradizionalmente segnalavano la fine dell'inverno e l'inizio della Quaresima. «Valentina mi ha detto che è il periodo più eccitante e divertente dell'anno, quando i veneziani, indossate le maschere, si danno alla pazza gioia. Pare che i festeggiamenti vadano avanti giorno e notte senza soluzione di continuità, fra cortei, parate e balli mascherati.»

    «Me lo posso immaginare. Ma, sempre stando a quel che dice Valentina, l'anonimato offerto dalle maschere serve anche a dare libero sfogo a scherzi crudeli, fantasie bizzarre e atti di ribalderia che spesso sconfinano in comportamenti riprovevoli e licenziosi. Non mi meraviglia che Robert abbia deciso di trattenersi a Roma e Firenze prima di venire a Venezia» commentò Daisy in tono asciutto, riferendosi al fidanzato di Lavinia, uomo per il quale provava ben poca simpatia. Confinato a letto a causa di una leggera intossicazione alimentare, Robert quel giorno non aveva potuto accompagnarle al Lido. «La sua profonda avversione per ogni genere di decadimento morale lo avrebbe gettato in uno sconforto dal quale forse non si sarebbe più ripreso. Se fossimo arrivati qui nel bel mezzo del Carnevale, quando tutte le distinzioni sociali vengono gettate al vento e uomini e donne vagano per la città in incognito, dal Doge al più lercio dei mendicanti, vi avrebbe impedito di uscire se non scortata da un drappello di guardie armate!»

    Lavinia sorrise. Daisy aveva ragione. Uomo di rigidi principi e di indole severa, Robert non le avrebbe consentito di prendere parte alla festa, preferendo all'orgia dei divertimenti un giro turistico della città con le sue splendide chiese e i suoi ineguagliabili tesori d'arte.

    «Ho paura che quello che dite sia vero, cara Daisy. Povero Robert. Se solo si lasciasse andare di tanto in tanto... Comunque, abbiamo ancora il ballo in maschera che ci aspetta.»

    Forti dei loro agganci sociali, Valentina e Leonardo Scalini erano riusciti a farli invitare al gran ballo che si sarebbe tenuto l'indomani sera in uno degli splendidi palazzi affacciati sul Canal Grande per celebrare i ventun anni del figlio di un conte italiano. L'evento, che avrebbe chiamato a raccolta la crema della buona società veneziana, aveva tutte le premesse per trasformarsi in un piccolo Carnevale, dal momento che il giovane conte aveva chiesto espressamente ai suoi ospiti di indossare i loro migliori e più stravaganti costumi.

    «Lì avremo la possibilità di travestirci e indossare delle maschere» continuò Lavinia con entusiasmo. «Il vino scorrerà a fiumi e musiche e danze andranno avanti fino alle prime luci del nuovo giorno. Robert ha storto il naso, ma l'invito era troppo prestigioso per poterlo rifiutare. Credo che ci saranno anche sir John, lady Evesham e loro figlia Sophia. Vi ricordate di loro, Daisy? Ce li aveva presentati Valentina l'altra sera a teatro.»

    Daisy annuì, curvando le labbra in segno di disgusto. «Sì, me li ricordo. Sir John e sua moglie mi sono sembrati delle belle persone, ma non posso dire altrettanto di Sophia. Ha sempre quell'aria un po' stizzita, un po' rancorosa tipica di coloro che non sono mai contenti di niente, e se a questo aggiungete l'aspetto insignificante, capirete subito per quale ragione il suo debutto lo scorso anno si sia concluso con un totale insuccesso. I suoi genitori hanno deciso di portarla in giro per l'Europa nella speranza di accalappiare qualche pretendente, quindi sono sicura che domani li troveremo tutti al ballo.»

    Le due ragazze aspettavano con crescente trepidazione il giorno della festa e Lavinia aveva già scelto il suo costume fra i molti che Valentina teneva riposti nei bauli in soffitta proprio per occasioni come quelle.

    «Cosa indosserete, Daisy? Siete riuscita a risolvere il vostro dilemma?» chiese Lavinia, guardando pigramente un gruppo di attori itineranti che procedeva in direzione del Lido su un battello da trasporto, un giovane con la chitarra che intratteneva i suoi compagni intonando una struggente canzone d'amore.

    «No. Sono ancora indecisa fra il lilla e il rosso» rispose Daisy, lanciandole un'occhiata colma di affettuosa ammirazione. «Comunque, indipendentemente da quello che indosserò, non riuscirò mai a eguagliare il vostro splendore, Lavinia.» Di corporatura minuta e con una spiccata tendenza alla pinguedine, Daisy invidiava la figura slanciata e i tratti delicati della sua amica. Con i lunghi capelli dorati e i grandi occhi turchesi come un cielo italiano, Lavinia era un ritratto di grazia e beltà. Dovunque andassero, gli sguardi degli uomini erano tutti per lei.

    «Non dite sciocchezze, Daisy» ribatté Lavinia, liquidando i complimenti con un gesto noncurante. Quel viaggio aveva rinsaldato la loro amicizia, permettendo a ciascuna di scoprire nell'altra dei tratti comuni che le avevano aiutate a superare con un sorriso le piccole difficoltà e gli inevitabili battibecchi dei loro compagni. L'entusiasmo con il quale Daisy si lanciava in qualsiasi cosa facevano, la rendeva particolarmente simpatica e stimolante. «Voi stareste benissimo in entrambi i colori, ma, se volete la mia opinione, con la vostra carnagione e i vostri capelli scuri, penso che il rosso vi doni di più.»

    «Credo che abbiate ragione» convenne Daisy, intuendo già che avrebbe finito per inchinarsi al gusto estetico della sua amica. «Piuttosto, mi chiedo cosa dirà mister Feltham quando vedrà il vostro costume. Considerando i modi da padrone, a tratti persino bruschi, che ha nei vostri confronti, rammentandovi di continuo di non prestare il fianco ai pettegolezzi, sono sorpresa dal fatto che vi abbia lasciata libera di scegliere senza la sua previa approvazione.»

    «Lo so» mormorò Lavinia con un sospiro, rammentando il tono condiscendente con il quale Robert le aveva detto che per quella volta si sarebbe fidato di lei, come se le facesse chissà quale grandiosa concessione. «Comunque, è un abito molto semplice, che non ha nulla di provocante, quindi Robert non potrà criticarmi.»

    Daisy, che era stata presente quando se lo era provato, aveva seri dubbi in proposito, ma rimase zitta. In effetti, il costume aveva un taglio semplice, ma la fluidità della verginale seta bianca con la quale era confezionato faceva sì che le aderisse alla pelle a ogni minimo movimento, mettendo in risalto la sinuosa perfezione delle sue curve. Inoltre, scintillava di luce propria, dando l'impressione che, invece di camminare, lei fluttuasse a mezz'aria. Il risultato d'assieme era decisamente seducente e, pur sospettando che Robert Feltham non fosse tanto bacchettone da non saper apprezzare una bella figura, Daisy pregustava già l'espressione inorridita che gli sarebbe apparsa sul volto nel vedere la sua fidanzata che si presentava in pubblico abbigliata come un'odalisca.

    Cullate dal dondolio della barca, le due ragazze si chiusero in un gradevole, rilassato silenzio, che si prolungò finché Lavinia non trasalì, staccandosi di scatto dal sedile. Il grosso battello da carico che procedeva in direzione opposta spinto da una decina di robusti vogatori aveva cambiato bruscamente direzione per infilarsi in un canale laterale, mettendosi in rotta di collisione con la loro barca.

    D'istinto, lei balzò in piedi, cacciando un grido per richiamare l'attenzione di Giuseppe, che sedeva ai remi dando le spalle al pericolo incombente. Lui girò la testa e, resosi conto di quello che stava per succedere, fece un disperato tentativo di evitare la collisione, ma ormai era troppo tardi.

    Il battello investì la barca a prua, trascinandola via come se fosse un fuscello, e la violenza dell'impatto sbalzò la poppa fuori dall'acqua. Lavinia, che era rimasta in piedi, non ebbe la possibilità di aggrapparsi a niente e venne scaraventata in mare.

    Superato lo shock iniziale, cominciò ad agitare freneticamente braccia e gambe, ma i vestiti le impacciavano i movimenti e il peso dei tre strati di gonne che aveva addosso cominciarono a farla affondare. Quando l'acqua le si chiuse sopra la testa, venne presa dal panico e, con uno sforzo sovrumano, scalciando come un cavallo impazzito, riuscì a riguadagnare la superficie, ma solo per ricevere un brutto colpo alla nuca, forse da un remo, se non addirittura dalla chiglia di una delle due imbarcazioni. Ebbe l'impressione che la testa le esplodesse, smise di lottare e stavolta, andando sotto, capì che rischiava di annegare.

    Da qualche parte in lontananza sentì chiamare il suo nome, ma ben presto quelle urla concitate vennero sovrastate da un ronzio assordante che sembrava provenire dall'interno delle sue orecchie. L'impulso di respirare era fortissimo, ma lo soppresse cercando di resistere al fuoco che le bruciava i polmoni, fissando il bagliore del sole che si allontanava sempre di più mentre la pressione dell'acqua continuava a spingerla verso il fondo. Poi la sua visione venne annebbiata da un irreale alone rossastro e una grande pace si impadronì di lei. In un ultimo bagliore di consapevolezza, pensò che stava per morire e, stranamente, non ebbe paura.

    Due secondi o un'eternità dopo, qualcosa la toccò, riscuotendola dal dolce torpore dell'oblio supremo. Una mano le serrò il polso, un braccio le cinse la vita, attirandola contro un nudo torace maschile e, quando riprese un minimo di coscienza di se stessa, Lavinia vide di nuovo la luce del giorno che si avvicinava, allargandosi sempre di più. Poi lei sentì di nuovo il calore del sole sul viso, anche se il suo corpo rimaneva inerte, incapace persino di approfittare dell'aria che le carezzava le narici.

    «Tenete duro» la esortò in inglese una voce d'uomo che sembrava provenire da molto lontano. «Ormai il peggio è passato.»

    Lavinia avrebbe voluto esserne convinta, ma una parte della sua mente si rifiutava di prendere contatto con quanto stava avvenendo. Si sentì trascinare sull'acqua, poi delle mani l'afferrarono e la issarono sulla barca, dove lei si afflosciò, immobile, la faccia schiacciata sulle assi del fondo.

    «Dio sia ringraziato, siete salva!» esclamò Daisy in tono esultante, ma Lavinia non era in grado di muoversi e le sue membra pesavano come piombo.

    All'improvviso, udì un suono di stoffa strappata e si rese conto che qualcuno le aveva lacerato il vestito sulla schiena e trafficava per allentarle i lacci del corpetto. Poi le sue braccia vennero portate in

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