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Una governante per il milionario: Harmony Jolly
Una governante per il milionario: Harmony Jolly
Una governante per il milionario: Harmony Jolly
E-book138 pagine1 ora

Una governante per il milionario: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Amore e lavoro possono andare d'accordo?
Certo. Provare per credere!

Angelica Whiterspoon ha bisogno di un nuovo inizio e di prendere le distanze da un fastidioso stalker che le ha avvelenato l'esistenza. Per questo il lavoro presso l'incantevole proprietà di Jefferson Stone le sembra l'ideale. Esperta di economia domestica, Angie potrà mettere a frutto le sue conoscenze nel gestire al meglio l'elegante dimora che si affaccia su un placido lago della British Columbia. Certo, il suo affascinante e ombroso capo non è proprio un chiacchierone, ma lei non ha intenzione di lasciarsi abbattere. E infatti, a poco a poco, l'ottimismo e il sorriso di Angie cominciano a far breccia nell'ostinato silenzio di Jefferson, che presto diventa fin troppo consapevole della sua attraente governante.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2020
ISBN9788830518582
Una governante per il milionario: Harmony Jolly
Autore

Cara Colter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una governante per il milionario - Cara Colter

    978-88-3051-858-2

    1

    «In circostanze diverse» mormorò Angelica Witherspoon tra sé e sé, percorrendo la strada ombreggiata da alberi tra le cui folte fronde filtravano i raggi del sole estivo, «questo sarebbe esattamente il genere di posto per cui andrei matta.»

    La pittoresca e graziosa cittadina di Nelson era arroccata sulle montagne della British Columbia, Canada.

    Parcheggiò la macchina e notò il fervente via vai sui marciapiedi davanti agli edifici storici e si sentì al sicuro, così decise di scendere dall'auto per sgranchirsi un po' le gambe. I muscoli erano molto tesi. In lontananza scorse le acque luccicanti del lago Kootenay.

    «Quanto mi piacerebbe esplorare questo posto» sospirò, pur sapendo che quel genere di piacere apparteneva alla sua vecchia vita. Nella sua nuova vita era perennemente stanca e nervosa. Inoltre per fare la turista ci volevano parecchi quattrini e sul suo conto restavano solo sei dollari e ventidue centesimi. Aveva ritirato duecento dollari, il tetto massimo consentitole dalla sua carta di credito, ed era sconvolta dalla velocità con la quale erano finiti.

    Proprio di fronte a dove aveva parcheggiato, sotto un tendone colorato, c'era un piccolo bar. L'aroma ricco del caffè la raggiunse e Angie avvertì la morsa della fame. Era la prima volta, in una settimana di fuga, che lo stomaco le si apriva e aveva voglia di mettere qualcosa sotto i denti, inoltre un pezzo di pane e un po' di prosciutto le sarebbero costati meno che mangiare in un ristorante, così cedette alla tentazione e iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di un negozio di alimentari.

    In lontananza udì una macchina sgommare e il cuore iniziò a batterle all'impazzata. Combattendo il panico che iniziava a impadronirsi di lei, si guardò intorno per accertarsi di non essere seguita.

    «Certo che non sei seguita» si disse nel tentativo di calmarsi, «come potrebbe seguirti, visto che nemmeno tu sapevi dove eri diretta?»

    Eppure, per precauzione, aveva deciso di non utilizzare più la carta di credito.

    Winston aveva dato prova di grande inventiva quando si trattava di invadere la sua privacy e forse sarebbe persino riuscito a localizzarla grazie agli estratti conto. Avrebbe comprato un po' di pane e prosciutto. E poi? La domanda le balenò spontanea. Le risorse iniziavano a scarseggiare, sarebbe stata costretta ad abbassare la testa e tornare a casa?

    Casa. Un brivido le percorse la spina dorsale.

    Lui era entrato in quella casa, pensò con sgomento. Winston era entrato in casa sua. Nella sua camera da letto. Che cosa aveva toccato?

    Un'ondata di disgusto le strappò una smorfia. Forse non ci avrebbe mai più messo piede, a casa sua, ma per essere realistici, doveva tornare a scuola in settembre. L'estate non sarebbe durata in eterno. E se la situazione non fosse cambiata prima d'allora?

    Ripensò ai suoi studenti, ai loro cambiamenti, alla sensazione che riuscivano a trasmetterle: avevano bisogno di lei. Ci mancò poco che non scoppiasse a piangere all'idea che forse non sarebbe più potuta tornare da loro e al lavoro che adorava.

    Ma era ancora presto per pensarci, al momento aveva ben altri problemi di cui occuparsi. Come fare a darsi alla macchia per qualche settimana? Il tempo che la polizia mettesse le mani su Winston?

    «Coraggio, non ci vorrà molto» sospirò speranzosa.

    Fu in quel momento che notò la gazzetta locale e, in particolare, un annuncio:

    Governante matura con rispetto della privacy cercasi urgentemente. Astenersi chiacchierone. Pregasi presentarsi di persona alla Stone House, Anslow, BC.

    Angelica strappò la pagina del giornale con la foga di un affamato cui venga gettato un tozzo di pane e si allontanò tenendo stretta la pagina, come se qualcuno avesse potuto rubargliela, ma poi si rese conto che forse tanta circospezione avrebbe finito col dare nell'occhio, il che era sciocco visto che, al contrario, nessuno sembrava prestarle la minima attenzione.

    Chissà, forse quel lavoro non era nemmeno più disponibile. L'annuncio non era datato, d'altro canto il datore di lavoro non sembrava particolarmente simpatico. Solo qualcuno disperato, proprio come lei, avrebbe potuto prendere in considerazione la possibilità di lavorare per un bisbetico simile.

    Non sapeva bene come intendere l'aggettivo matura, ma personalmente si riteneva una venticinquenne molto matura. Quanto alle chiacchierone, pur essendo cordiale ed estroversa, aspetto che del resto aveva contribuito a cacciarla in quel guaio, non rientrava in quella categoria, questo era poco ma sicuro.

    Angelica Witherspoon era perseguitata da uno stalker. Uno stalker! Erano cose che succedevano solo nei film.

    Tre mesi prima aveva accettato di andare a bere un caffè con una persona che le faceva un po' pena. Da allora la sua vita era cambiata.

    Angelica cercò di concentrarsi sull'annuncio, anziché colpevolizzarsi e ripensare per l'ennesima volta a dove avesse sbagliato.

    Lo rilesse per la terza volta e nella sua mente si formò l'idea di un gentiluomo di una certa età, burbero ma fondamentalmente buono, che aveva bisogno di una mano in casa.

    Un lavoretto di quel tipo era esattamente quello di cui aveva bisogno, doveva cogliere la palla al balzo.

    Fermò un passante per chiedergli dove si trovasse Anslow.

    «Deve andare in quella direzione, costeggiando il lago. Sono solo cinquantotto chilometri, ma ci vorrà un'oretta: la strada è piena di curve.»

    «Mi pare che le strade qui nella British Columbia siano tutte così.»

    «Ah, lei è di Alberta?»

    E così, in una sola frase, senza volerlo, era riuscita a rivelare la propria provenienza. Se qualcuno le stava alle calcagna... Certo, razionalmente parlando, era molto improbabile che si imbattesse proprio in quello stesso passante, ma in quel momento la sua vita era tutto fuorché razionale.

    «Sono di Saskatchewan» mentì. Non poteva permettersi di abbassare la guardia nemmeno per un attimo, non dopo essere tornata a casa la settimana prima e aver scoperto che quel pazzo vi si era introdotto. Fino a quel momento si era limitato a infastidirla, ma Angelica aveva iniziato a temere che potesse diventare davvero pericoloso.

    La porta era ancora chiusa, ma sul letto aveva trovato un enorme panda con un fiocco rosso intorno al collo. Era anche certa che avesse rovistato nei suoi cassetti e quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso dopo i tre mesi di molestie che avevano seguito quell'innocuo appuntamento per un caffè. E così adesso le sembrava di non essere mai abbastanza lontana da casa e da quell'uomo.

    Un'ora e mezza dopo, decise di fermarsi per mangiare il panino in un'aria da picnic, dopodiché proseguì fino alla destinazione finale. Si ritrovò davanti a un'entrata degna di un castello: un lungo viale alberato punteggiato da statue. Era indecisa se entrare o meno, ma il cancello di ferro battuto era aperto e se davvero voleva quel lavoro... per non dire che trovarla in quel posto dimenticato da Dio sarebbe stato davvero impossibile.

    Da quel punto non riusciva a vedere la casa, solo il lungo viale alberato. Iniziò a percorrerlo a passo d'uomo; superò una curva, ma la casa ancora non si vedeva. Angelica abbassò il finestrino e udì il festoso canto degli uccellini e un meraviglioso profumo di pino.

    Si sentì immediatamente più a suo agio, ma anche incredibilmente stanca.

    La strada continuava a scendere attraverso una serie di radure e avvicinandosi al lago Kootenay. Finalmente, dopo circa un quarto d'ora, la casa apparve all'orizzonte. Si trattava di una costruzione eretta su una roccia a picco sul lago. Vista l'immagine che si era fatta del proprietario, Angelica si sarebbe aspettata una casa malandata e fatiscente, al contrario l'abitazione davanti ai suoi occhi era un capolavoro di architettura contemporanea, in perfetta armonia con la natura circostante. La villa era costituita al novanta per cento da vetrate, su cui si riflettevano i colori delle foglie, degli alberi e del cielo. L'effetto era quello di un'oasi sospesa nell'aria.

    Le enormi vetrate permettevano di vedere all'interno della casa, nella quale spiccavano un ampio divano di pelle bianca e un camino nel centro del soggiorno. In giardino era appesa un'amaca, posizionata in modo da offrire una visuale mozzafiato del lago. La cornice e la villa erano entrambe incredibili. Angie pensò che dall'interno della casa la sensazione doveva essere quella che non ci fosse alcuna separazione dalla foresta su un lato e dal lago sull'altro.

    Non era certo la tipica abitazione di un vecchio bisbetico.

    All'improvviso si sentì incredibilmente vulnerabile. Era completamente sola in un luogo sperduto. A parte il passante cui aveva chiesto indicazioni ad Anslow, nessuno sapeva che si trovava lì.

    E se fosse passata dalla padella alla brace? Ma in fondo quante chance potevano esserci di imbattersi in due psicopatici nel giro di soli tre mesi? Nessuna! Le cose non potevano andare peggio di così.

    Si guardò nello specchietto retrovisore e si ravviò i capelli. In quei tre mesi aveva perso gran parte della sua spavalderia, ma doveva farsi coraggio e fare quel che andava fatto.

    Si scrollò alcune briciole dalla gonna, che improvvisamente le sembrava troppo corta, e andò a parcheggiare sotto un enorme pino. Scesa dalla macchina, raggiunse la porta della casa. Per precauzione lasciò le chiavi nell'accensione e la portiera aperta, in modo da garantirsi una rapida fuga.

    Era ancora circondata da un delizioso aroma di pino e di bosco.

    La porta era molto grande, in ferro, decorata con motivi geometrici quadrati. Aveva bisogno di una lucidatina, ma più che una porta era un'opera d'arte in sé. Al centro si trovava un

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