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Un eccentrica istitutrice: Harmony History
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Un eccentrica istitutrice: Harmony History
E-book249 pagine2 ore

Un eccentrica istitutrice: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1810
Costretto a prendersi cura dei cinque figli della sorella per diversi mesi, e conoscendo il cipiglio dei cari nipotini, Sir Nicholas Denny cerca un'istitutrice che sappia comandarli a bacchetta. La scelta cade su Miss Mary Smith, un nome fin troppo comune per il caratterino che presto rivela. La testa piena di quelle che la sua insegnante definiva sciocchezze o assurdità, la giovane riesce a conquistare i cuori e le menti dei suoi pupilli grazie alla sua originalità e allo sprezzo delle convenzioni. Persino il rigido Sir Nicholas presto si sente affascinato da quel viso solare e da quella parlantina svelta e sfacciata. E non avendo mai incontrato una donna come lei, ora è pronto a fare in modo che il suo incarico non sia solo temporaneo.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2021
ISBN9788830527362
Un eccentrica istitutrice: Harmony History

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    Anteprima del libro

    Un eccentrica istitutrice - Catherine Tinley

    successivo.

    1

    Londra, gennaio 1810

    «Miss Smith! Mettetevi seduta!»

    Mary guardò la sua adirata insegnante. Per un momento fu tentata di sfidarla, invece, con grande riluttanza, sprofondò nella propria sedia, consapevole di avere addosso gli sguardi esterrefatti delle compagne.

    «L'Accademia Plumpton per giovani dame è un luogo in cui le ragazze acquisiscono le abilità di cui hanno bisogno per il matrimonio.» I gelidi occhi grigi di Miss Plumpton si fissarono penetranti in quelli azzurri di Mary. «Tutte le donne dovrebbero essere utili ai loro mariti. Utili, gentili e compiacenti. Non è appropriato che una signorina offra la propria opinione in un modo così energico e mascolino.»

    Il fuoco si riaccese dentro Mary. «Io ho solo detto...» cominciò.

    «Voi resterete in silenzio!» Il tono di Miss Plumpton non ammetteva obiezioni. In piedi, rigida nel suo abito nero di bambagina, l'ampio petto ansante per la furia, si rivolse a Mary con disprezzo appena celato. «Ho sentito cosa avete detto. Voi pretendereste che una donna sia libera di esprimere la propria opinione in una compagnia mista? È davvero sconvolgente! Non mi meraviglia che il vostro povero padre abbia perso le speranze, con voi, e vi abbia spedita qui perché tentassimo di rendervi una signora.»

    «Non parlate di mio padre in questo modo!» Mary strinse le mani a pugno.

    Le labbra di Miss Plumpton si curvarono in un sorrisetto beffardo. «È insolito che una giovane dama entri in questa accademia alla vostra età. La maggior parte delle altre ha sedici o diciassette anni.» La sua mano delicata indicò le undici ragazze, che stavano ascoltando con occhi spalancati ed espressione inorridita. «A venti, Miss Smith, avreste dovuto imparare da tempo come comportarvi, in una compagnia educata. Invece, siete un ribelle, presuntuoso maschiaccio. E» concluse con aria di trionfo, «nessun uomo vorrà mai sposarvi!»

    Ignorando i sussulti provocati da tale dichiarazione, Mary si limitò a sorridere, il che parve far infuriare ancor di più l'insegnante.

    «State ridendo delle mie parole?» Sulle guance di Miss Plumpton si formarono due macchie di colore.

    Mary inarcò un sopracciglio. «Niente affatto. Stavo solo riflettendo che, essendo una donna che non prevede di sposarsi, la vostra dichiarazione arriva un po' come un sollievo. Io non desidero sottomettermi a nessun uomo.»

    «Miss Smith! Vorrei affermare di essere sconvolta, ma mi aspetto che direste qualunque cosa vi facesse apparire una ribelle.»

    «Mistress Mary, quite contrary» canterellò una delle altre ragazze. Un'ondata di risatine scortesi corse per la sala.

    Mary arrossì, ferita, e sollevò il mento. «Il mio scopo non è di dimostrarmi ribelle, ma solo sincera. Non c'è niente di male, in questo.»

    «Oh, c'è, invece. Perché una verità inaccettabile deve essere sempre tenuta nascosta.»

    Mary scosse il capo. «Io non mi nascondo dall'onestà. Sono stata cresciuta nel rispetto della verità e del parlare apertamente. Devo continuare a farlo.»

    «Non quando la vostra verità ferisce gli altri» ritorse Miss Plumpton. «O quando danneggia la vostra reputazione.»

    «Reputazione... ah! Un concetto costruito dalla società per controllarci.» Ignorando gli ansiti dalle ragazze intorno a lei, Mary proseguì. «Lasciate che applichi la logica al vostro ragionamento, Miss Plumpton. Avete detto che bisogna evitare di parlare apertamente, in quanto può ferire qualcun altro. È corretto?»

    L'insegnante si strinse nelle spalle. «Lo richiede la semplice educazione.»

    Mary inclinò la testa da un lato. «Concordo con voi, è necessario mitigare il bisogno di onestà con la comprensione che parole brusche possano ferire. Tuttavia, c'è qualcosa che non capisco. Perché non avete commentato quando una delle mie compagne di classe, proprio ora, ha canticchiato: Mistress Mary, quite contrary

    Ci fu una pausa. Miss Plumpton sembrava momentaneamente a corto di parole. Tutte stavano aspettando la sua risposta. Gli occhi della donna guizzarono a destra e a sinistra e, finalmente, l'ispirazione arrivò. «Io suggerisco, Miss Smith, che invece di tentare di mettere nei guai una delle vostre compagne di classe, rifletteste piuttosto sul motivo per cui vi consideri in questo modo.» La sua espressione divenne trionfante. «Non potrete cambiare il vostro comportamento finché non lo capirete!»

    «Bene, concordo su questo.» Il tono di Mary era sereno. «Le nostre azioni sono guidate da ciò in cui crediamo, e solo comprendendo noi stessi si può sperare di migliorare. E non avevo intenzione di mettere nei guai nessuno, volevo solo mostrare la mancanza di logica nel vostro argomento.»

    Il volto di Miss Plumpton era adesso di un interessante tono di viola. «Fareste meglio a ricordare, Miss Smith, che siete una studentessa, qui, e io la vostra insegnante.»

    La fronte di Mary si increspò. «Certo che lo ricordo.»

    L'insegnante schioccò la lingua. «Intendo dire che non dovreste discutere con chi è migliore di voi.»

    «Migliore? Nessuno è per natura migliore di un altro. Come esseri umani siamo tutti creature di Dio.»

    Miss Plumpton emise uno sbuffo molto poco signorile. «Certo che alcuni sono migliori di altri. Noi siamo migliori delle povere creature che vivono nei bassifondi e delle persone che sono al nostro servizio, come pure di quelle di altri paesi. A nostra volta, ci sottomettiamo ai nostri uomini: mariti, padri, preti e, soprattutto, il nostro re.»

    Mary scosse il capo. «Non è così. Come donne, noi siamo più di meri ornamenti, o proprietà maschili. Noi siamo esseri umani con la capacità di pensare e di sentire, e di prendere parte attiva a questa società.»

    L'insegnante spalancò gli occhi. «Dite sciocchezze! Chi ha riempito la vostra mente con idee così sconvolgenti?»

    «Stranamente, la mia testa sembra riempirsi da sola, di sua volontà. È interessantissimo come questo accada.»

    «Bene, da ora in poi vi proibisco di pronunciare simili assurdità in questa scuola.»

    «Mi proibite? Ma...»

    «Non sprecherò altro tempo in queste follie!» Sollevando il suo ricamo, Miss Plumpton lo tenne in alto per mostrarlo alle studentesse. «Miss Ives, guardate come ho eseguito in maniera perfetta questi punti. Ora cercate di fare lo stesso.»

    Lasciando che la lezione di ricamo si svolgesse intorno a lei, Mary fu di nuovo colpita dalla sensazione di essere esclusa, di essere l'unico papavero in un campo di margherite... o, più precisamente, un'erba selvatica in un cespuglio di rose.

    Si guardò intorno. Oh, lei sembrava simile alle altre giovani dame, con i suoi riccioli scuri e gli occhi azzurri, e l'abito di mussola alla moda. Ma non lo era. Non dentro di sé. Prima fosse terminato quel periodo all'accademia, e meglio sarebbe stato.

    2

    «Mi state dicendo che mia sorella intende portare tutti e cinque i suoi figli in casa mia?» Sir Nicholas Denny fissò cupo il suo segretario.

    «Proprio così, signore. Ha scritto per avvertirvi.» L'uomo agitò davanti a Nicholas un foglio ricoperto della caratteristica calligrafia di Susan Denny, ora Mrs. Fenhurst.

    «Non voglio conoscere i dettagli» ribatté lui in tono brusco. «Ditemi il peggio. Quanto a lungo ha intenzione di fermarsi?»

    L'altro deglutì. «Ecco... dai primi di febbraio fino... fino all'inizio della Stagione.»

    «Voi mi ferite! Devo sopportare la loro compagnia per più di due mesi?» Nicholas rabbrividì.

    Il segretario non aveva una risposta.

    «Molto bene, sembra che non abbia scelta. Conosco il mio dovere verso la famiglia.» Nicholas aggrottò la fronte. «Lasciatemi riflettere un momento.» Batté le lunghe dita sul ripiano di mogano. «Ah! Ecco! Bramber, ricordate il vecchio racconto popolare del tesoro nascosto?»

    L'altro parve sconcertato a quell'incoerente svolta nella conversazione. «Ecco... no, signore.»

    «Bene, l'uomo costrinse il ladro a indicare dove fosse sepolto. Poi legò il suo fazzoletto a un bastone e lo piazzò in quel posto, facendo promettere al ladro di non rimuoverlo, sotto minaccia d'arresto.»

    «Sì... signore?» Bramber adesso appariva un po' più che sconcertato.

    «Il ladro fu più furbo di lui. Quando l'uomo tornò con una vanga, il campo era pieno di bastoni sormontati da fazzoletti! Il suo era perduto nella massa, capite.»

    «Ah. Perciò voi intendete creare una... massa, signore?»

    Nicholas sorrise. «Proprio così. Stilatemi una lista di amici e vicini che possano provvedere una distrazione adatta. Sapete chi intendo. Lo squire, Sir Harold, la famiglia Reeve... Oh, e quel nuovo vicario a Houghton Saint Giles. L'ho incontrato di recente, e mi è parso un tipo accettabile.»

    «Sì, signore. E...» La fronte di Bramber si increspò. «Dovrò assumere del personale extra, come facciamo di solito per le visite di vostra sorella. Con tutto quell'intrattenimento avremo bisogno di lacchè, cameriere, stallieri... Quest'anno, forse dovrei aggiungere delle balie o un'istitutrice, dal momento che ci saranno anche i bambini?»

    «Idea grandiosa! Senza dubbio mia sorella porterà solo quella povera creatura che usa come istitutrice. Meglio avere dell'assistenza in più, con la nidiata di Susan.» Nicholas sogghignò. «Il Signore aiuti la povera donna che sarà costretta a occuparsi dei miei nipotini e nipotine... Il gruppo di bambini meno promettente che abbia mai visto. Mi spinge a congratularmi con me stesso per aver mantenuto la mia condizione di scapolo.» Un pensiero improvviso gli balzò in mente, e guardò il segretario con curiosità. «Voi siete un uomo giovane, Bramber, avete solo pochi anni meno di me. Anche voi intendete evitare la trappola del parroco?»

    L'altro fece un sorriso tirato. «Non sono contrario al concetto di matrimonio, ma non ho ancora... come posso dire... Cose simili possono essere complicate.»

    «Forse tra le ospiti ci sarà una signora adatta a voi. Altri motivi per creare una massa, questa primavera!» Nicholas gli sorrise. «Adesso, i miei studi mi stanno richiamando.» Indicò il testo latino sul ripiano. «Forza, allora! Riempite questa casa di gente, in modo che possa nascondermi dai miei parenti.»

    Il segretario se ne andò.

    «Miss Plumpton vuole vedervi, signorina. Nel suo salotto.»

    Alle parole della governante, il cuore di Mary diede un balzo di allarme. In che modo era riuscita a cadere in disgrazia, stavolta? Dal loro confronto nella classe, la settimana precedente, aveva fatto del proprio meglio per mostrarsi docile. Si era morsa la lingua in numerose occasioni e aveva preso parte senza lamentarsi a sciocchezze come lezioni di danza, classi di portamento e lettura ad alta voce.

    Miss Plumpton scoraggiava attivamente le giovani signore dall'apparire istruite. Per Mary, che era cresciuta circondata dai libri di suo padre e con la sua meravigliosa mente vivace, era un mondo del tutto diverso.

    «Mi manchi, papà» sussurrò. Era stata a casa per Natale solo poche settimane prima, ma non lo avrebbe rivisto fino a dopo la Quaresima. Si scrivevano ogni quindici giorni, e lei adorava ricevere le sue lettere. Lui aveva preso possesso della sua nuova parrocchia, nel distretto di Walsingham, nel Norfolk, e sembrava essersi sistemato bene. Mary contava i giorni che mancavano a Pasqua.

    Raggiunto il salotto, bussò alla porta e, all'invito di Miss Plumpton, entrò.

    «Miss Smith.» La donna sembrava ancora più rigida del solito. «Sedetevi.»

    Lei scivolò silenziosamente sulla sedia. Poi, ricordando dove si trovasse, si tirò un po' più diritta.

    Miss Plumpton indicò una lettera davanti a sé. «Ho appena ricevuto alcune sconvolgenti notizie.» Fissò Mary negli occhi. «Riguardano vostro padre.»

    Lei sentì il sangue defluirle dal volto, e la stanza a un tratto prese a vorticare. «Cosa... quali notizie?» Si aggrappò ai lati della sedia con entrambe le mani, come per ancorarsi alla realtà.

    Il tono di Miss Plumpton colava sdegno. «Questa lettera è di una certa Miss Sarah Lutton. Il nome vi è familiare?»

    «Cosa? Io... no. Non ricordo nessuno con questo nome.»

    «È scritta in modo confuso, piena di macchie d'inchiostro e su una carta scadente, ma l'ho decifrata» riprese Miss Plumpton. «Sembra che questa Miss Lutton sia la governante al vicariato di Houghton Saint Giles, al quale vostro padre è stato assegnato di recente.»

    «Capisco. E mio padre... non sta bene?» Poteva sentire il tremito nella propria voce.

    «Peggio!»

    Mary ansimò. «No! Papà!»

    Miss Plumpton schioccò la lingua. «Non avete bisogno di esibirvi in uno svenimento, Miss Smith. Non è morto.» Il suo tono era teso, l'espressione di severa disapprovazione.

    «Ma... voi avete detto... peggio che malato.»

    «Onestamente, sarebbe meglio se fosse malato. O anche, potrei suggerire, morto. Questo è molto, molto peggio!»

    Mary abbandonò il tentativo di comprendere. «Per piacere, ditemi cosa c'è scritto nella lettera.»

    «Vostro padre... all'apparenza un rispettabile vicario... è stato arrestato

    «Impossibile!»

    «E tuttavia, questa è la prova.» Miss Plumpton sollevò la lettera. «La governante sostiene che gli è stata mossa l'accusa di tradimento.»

    «Tradimento!» proruppe Mary. «Tradimento? Fatemi vedere quella lettera.»

    L'insegnante le consegnò il foglio, e Mary lesse in fretta. A quanto sembrava, suo padre era stato colto in possesso di carte che appartenevano al War Office, e adesso era tenuto in custodia nella prigione locale in attesa di giudizio da parte del magistrato. Quando era stato portato via, aveva pregato Miss Lutton di scrivere alla scuola, dicendosi sicuro di una rapida soluzione. Tuttavia, dato che il magistrato lavorava solo a tempo, Miss Lutton pensava che il caso di Mr. Smith non sarebbe stato portato in corte prima della sessione di Pasqua.

    «Ma Pasqua cade molto tardi, quest'anno!» esclamò Mary. «Deve esserci un qualche imbroglio, qui. Mio padre non è una spia più di quanto lo siamo voi o io!»

    Miss Plumpton tirò su con il naso. «Quanto a questo, considerato il vostro comportamento da quando avete messo piede qui dentro, niente mi sorprenderebbe. Sapevo che vostro padre era una specie di eccentrico. Certa gente è capace di tutto!»

    «Stupidaggini! Mio padre è un uomo gentile, che ama solo leggere i suoi libri e servire le sue parrocchie.» Aggrottando la fronte, Mary mormorò: «Devo accorrere in suo aiuto!». Si alzò, come se potesse trasportarsi all'istante al suo fianco.

    «Voi potete andare quando volete» affermò Miss Plumpton. «La vostra quota è pagata mensilmente, e non spero di riceverne altre.»

    Mary la fissò a bocca aperta. «Di sicuro non intenderete scacciarmi! Anche voi avete letto quella lettera. Bisognerà arrivare fino a marzo per risolvere questo equivoco, e che mio padre sia rilasciato. Fino ad allora avrò bisogno di una casa.»

    L'insegnante serrò le labbra. «Le vostre quote sono pagate solo fino alla fine di gennaio, non di più.»

    «Siamo già quasi alla fine del mese...» In tono di supplica, Mary aggiunse: «Per piacere, permettetemi di andare a trovare mio padre e di scoprire altri dettagli. Devo aiutarlo, in qualche modo. Tra una settimana circa, quando tornerò, resterò nella mia stanza. Voi non dovrete farmi lezioni».

    L'espressione di Miss Plumpton si fece più dura. «Io non ho intenzione di mantenere, né di ospitare, qualcuno per niente!» esclamò. «Il mio è un lavoro, non un'opera di carità, sapete? Prendete la lettera. Potete andare.»

    «Ma...»

    «Andate nella vostra stanza, Miss Smith.»

    Un incendio di collera esplose dentro Mary. Mise entrambe le mani sulla scrivania e fissò intensamente la donna. «Voi vi definite una devota cristiana? Come potete? Con quale coraggio osate gettarmi sulla strada senza amici, senza protezione?»

    Gli occhi di Miss Plumpton si ridussero a due fessure stillanti irritazione. «Non sia mai detto che io manchi ai miei doveri cristiani.» Prese una penna e scrisse qualcosa su un pezzo di carta, porgendolo poi a Mary. «Ecco, questo è l'indirizzo dell'agenzia di collocamento di Mrs. Gray. Possono esserci delle famiglie abbastanza disperate da decidere di assumervi come dama di compagnia... o, più probabilmente, come sguattera. Per quanto riguarda me, non vi vorrei mai alle mie dipendenze!»

    Con un'esclamazione soffocata, Mary prese il foglio. Ruotò su stessa e lasciò il salotto senza una parola di commiato, senza neppure chiudere la porta. Era una vendetta infantile e indegna di lei, lo sapeva, ma in quel momento, sopraffatta dalla rabbia, dalla paura e dalla preoccupazione, non poté impedirselo.

    Si precipitò nella propria stanza, infilò gli stivali, il mantello e il cappellino, quindi uscì dall'edificio e fermò una carrozza a noleggio.

    Con un sospiro si disse che, a quanto pareva, l'agenzia di Mrs. Gray era la sua unica risorsa.

    3

    L'agenzia di Mrs. Gray era un posto popolare. Il cuore di Mary sprofondò alla vista della stanza affollata di uomini e donne, tutti alla ricerca di un'occupazione.

    All'arrivo pagò la quota e scrisse il proprio nome nel registro, come da richiesta. Prima di lei, nella lista di quel giorno, c'erano quasi venti nomi.

    Sapeva che il proprio talento nel pulire era limitato. Suo padre l'aveva cresciuta come una studiosa, inadatta per altri lavori.

    Nel considerare la situazione, il suo cuore si strinse. Aveva bisogno di assicurarsi una posizione, una qualunque, per avere sicurezza, cibo e calore, mentre si sforzava di aiutare suo padre a ottenere la liberazione. Le erano rimaste delle monete, ma non molte. Aveva bisogno urgente di denaro per andare fino nel Norfolk e tornare.

    Il tempo passò lentamente. Veniva chiamato un nome, e una persona scompariva nell'ufficio, riemergendo poco dopo con un'espressione che poteva spaziare dal sollievo alla frustrazione.

    Finalmente fu chiamato il suo nome. Con il cuore che martellava forte, Mary entrò nell'ufficio.

    Durante i primi scambi educati, fu sempre consapevole dello sguardo acuto di Mrs. Gray. In un altro momento, le sarebbe piaciuto conoscerla meglio. Era chiaramente una donna d'affari di successo, con un'aria di sicurezza che l'affascinava. Era così che le sarebbe piaciuto essere.

    Era la prova che una donna poteva guadagnarsi un reddito e condurre una vita indipendente. Mrs. Gray la stava osservando. Era avanti negli anni, aveva un atteggiamento calmo e, sembrava, naturalmente composto. «Dunque, Miss Smith, quale posizione state cercando?» le domandò.

    «Qualunque! Ho bisogno di un impiego, qualunque sia.»

    «E perché?»

    Mary esitò.

    «Fareste meglio a essere sincera con me, Miss Smith. Ne ho avuto abbastanza di persone che mi mentono, per oggi.»

    «Molto bene. Sono una studentessa all'Accademia Plumpton per giovani dame. Mio padre ha pagato le mie

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