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La partita di Ypres
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La partita di Ypres
E-book62 pagine42 minuti

La partita di Ypres

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Info su questo ebook

Vigilia di Natale del 1914, fronte occidentale.
La Grande Guerra è cominciata da cinque mesi e la gioventù di tutta Europa è stata strappata dalle proprie case per essere catapultata in un girone dantesco d’indicibile orrore: la guerra di trincea.
Sarà la magia del Natale, in una notte improvvisamente stellata, a regalare un sussulto di umana dignità, prima dell’ecatombe finale.
La tregua di Natale, nonostante il tentativo degli stati maggiori delle nazioni in guerra di cancellarne traccia, è diventata leggenda giunta sino a noi, come è leggenda il fatto che tra sigarette, cioccolata, bottiglie di vino, a un certo punto sia spuntato anche un pallone di cuoio…
Questa è la storia di quelle trincee, di quei doni, di quel pallone.
E di una rosa.
LinguaItaliano
Data di uscita12 ago 2020
ISBN9788835878025
La partita di Ypres

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    Anteprima del libro

    La partita di Ypres - Danilo Catalani

    Dello stesso autore

    Il Rugby è un’altra cosa (2010)

    Riflessioni semiserie di un padre ritroso

    (Narcissus 2014, Alter Ego 2016)

    La banda del congiuntivo (Streetlib 2016)

    Racconti con la H (Streetlib 2017)

    Gli imperseguibili (Streetlib 2017)

    Danilo Catalani

    La partita di Ypres

    Copyright © 2020 Danilo Catalani

    Proprietà letteraria riservata.

    Titolo: La partita di Ypres

    Prima edizione 2020

    Editing di Donatella Calò

    Copertina di Gómez 70

    .

    Arras, Francia settentrionale, 9 aprile 1917

    La paura.

    Siamo tutti qui per la paura.

    È cominciato tutto con la paura di tradire la Patria e di essere additati come vigliacchi da parenti, amici, vicini di casa.

    La paura di mancare l’occasione di partecipare al trionfo della Britannia, di non poter raccontare ai nostri nipotini che nonno ha combattuto la guerra che mise fine a tutte le guerre.

    La Grande Guerra.

    L’interminabile massacro.

    Per Natale tutti a casa, avevano detto, e noi ingenuamente non chiedemmo per Natale di quale anno.

    Poi è continuato con la paura di uccidere un uomo, la paura di morire, quella che ti fa vomitare in un angolo prima di uscire dalla trincea per un assalto; la paura che questa guerra sia una mattanza che non terminerà mai se non con la completa estinzione del genere umano.

    Il fascino della guerra esiste solo nei libri di storia, nei romanzi. È lì che ci sono eroi trionfanti, vincitori di battaglie epiche, ingigantiti dal potere della nostra immaginazione.

    Nella guerra vera invece l’immaginazione è la prima vittima, sopraffatta e uccisa da tutto ciò che investe i nostri sensi: l’odore di merda, piscio e cancrena delle trincee, l’immagine del tuo compagno sparpagliato al suolo da una bomba nemica, il rumore che fanno le sue viscere quanto atterrano accanto a te dopo un volo di dieci iarde.

    La paura che ha portato alcuni a spararsi sulle gambe pur di poter lasciare quest’inferno e tornare a casa menomati ma vivi.

    La paura di finire fucilati dai tuoi stessi compagni d’arme quando gli ufficiali hanno scoperto il trucco… e la Corte Marziale ti uccide come un tedesco, né più né meno.

    La paura di morire con l’infame marchio di autolesionista.

    Allora bisogna combattere la paura.

    La combattiamo noi accarezzando il calcio di legno del nostro fedele Lee-Enfield , lucidandone la baionetta fino a farla diventare splendente, perché in guerra il tuo fucile è il tuo miglior amico; la combattono per noi i nostri superiori dandoci una fiaschetta di scotch scadente e una pastiglia di ignota composizione prima della battaglia, ma soprattutto la combatte ciascuno di noi con l’odio.

    In questi tre anni mi sono costruito, come tutti, una corazza d’odio.

    Odio i crucchi, li voglio sterminare tutti, fino all’ultimo, e quando avremo finito qui ad Arras, quando li avremo sbaragliati su tutto il fronte occidentale vorrò andare a Berlino a uccidere anche i loro parenti, i loro amici, i loro figli, i loro cani.

    Voglio che sulla porta di Brandeburgo venga incisa l’epigrafe In memoria di Scott McCaw, sterminatore di crucchi.

    Bisogna imparare l’odio, è necessario.

    È così difficile uccidere un uomo se non lo odi…

    Spero tu abbia dormito bene, stanotte Fritz . Dopo una settimana di bombardamenti continui stanotte vi abbiamo lasciati tranquilli.

    La sveglia ve l’abbiamo data alle 5,30 con un bombardamento uragano e ora finalmente tocca a noi.

    Baionetta innestata, fucile in braccio, elmetto in testa, fiasca svuotata, pastiglia presa, siamo i demoni devastatori che vinceranno l’ultima guerra, la guerra che metterà fine a tutte le guerre.

    E potremo tornare a casa.

    Non sento le esplosioni, sento solo il tamburo del mio cuore. Non

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