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La risposta del cavolo. Guida semiseria per genitori disperati alle domande dei figli su sesso e società
La risposta del cavolo. Guida semiseria per genitori disperati alle domande dei figli su sesso e società
La risposta del cavolo. Guida semiseria per genitori disperati alle domande dei figli su sesso e società
E-book174 pagine2 ore

La risposta del cavolo. Guida semiseria per genitori disperati alle domande dei figli su sesso e società

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Info su questo ebook

Cosa rende interessante questa guida per i genitori che hanno a cuore il modo in cui i figli si accostano ai misteri del sesso? Sicuramente la simpatia.A Barbara Summa i genitori sono simpatici. Perché ha capito che hanno bisogno di saperne di più, qualche volta, ma ancora di più hanno bisogno di solidarietà; di non sentirsi così sbagliati come a volte le cose della vita e gli esperti con l’indice alzato fanno sentire; di sapere che siamo tutti sulla stessa barca, insomma.D’altra parte, i genitori che leggono libri come questo non saranno poi così disastrosi: per lo meno, si pongono delle domande. L’approccio ironico con il quale l’autrice affronta questioni che fanno tremare i polsi a tanti genitori scaturisce dalla sua doppia visuale di donna italo-olandese. E dev’essere un bell’esercizio di ironia muoversi fra il modo in cui la cultura mediterranea ti insegna a entrare in rapporto con gli affetti, col piacere e col tuo corpo, e il modo nord europeo; o abitare quello spazio sconfinato fra la “matritudine” italiana e quella olandese.È così che riesce a proporre ai genitori non un modello statico o monodimensionale: piuttosto un dialogo fra queste due “anime” (e chissà quante altre ancora), con l’intenzione di accompagnare i lettori non tanto verso un modo presunto “migliore” di agire e risolvere i problemi, quanto verso una posizione di osservatori attenti e rispettosi e insieme abbastanza curiosi e impertinenti da trovare il proprio.«Sì, e per fare i bambini bisogna mettere il pipitto qui», mi spinge le dita nell’ombelico.Gliel’abbiamo spiegato noi o ne parlano a scuola? A 7 anni io queste cose mica le sapevo. Non indago, ma mi espando subito. «No nell’ombelico, semmai nella pipitta, per questo il pipitto ha quella forma lì, per mettere meglio i semini».Sulla faccia gli compare la scritta Eureka. Cavolo, al pipitto ergonomico non ci aveva mai pensato.
LinguaItaliano
Data di uscita11 set 2020
ISBN9788898848133
La risposta del cavolo. Guida semiseria per genitori disperati alle domande dei figli su sesso e società

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    Anteprima del libro

    La risposta del cavolo. Guida semiseria per genitori disperati alle domande dei figli su sesso e società - Barbara Summa

    IL LIBRO

    Cosa rende interessante questa guida per i genitori che hanno a cuore il modo in cui i figli si accostano ai misteri del sesso? Sicuramente la simpatia. A Barbara Summa i genitori sono simpatici. Perché ha capito che hanno bisogno di saperne di più, qualche volta, ma ancora di più hanno bisogno di solidarietà; di non sentirsi così sbagliati come a volte le cose della vita e gli esperti con l’indice alzato fanno sentire; di sapere che siamo tutti sulla stessa barca, insomma. D’altra parte, i genitori che leggono libri come questo non saranno poi così disastrosi: per lo meno, si pongono delle domande. L’approccio ironico con il quale l’autrice affronta questioni che fanno tremare i polsi a tanti genitori scaturisce dalla sua doppia visuale di donna italo-olandese. E dev’essere un bell’esercizio di ironia muoversi fra il modo in cui la cultura mediterranea ti insegna a entrare in rapporto con gli affetti, col piacere e col tuo corpo, e il modo nord europeo; o abitare quello spazio sconfinato fra la matritudine italiana e quella olandese. È così che riesce a proporre ai genitori non un modello statico o monodimensionale: piuttosto un dialogo fra queste due anime (e chissà quante altre ancora), con l’intenzione di accompagnare i lettori non tanto verso un modo presunto migliore di agire e risolvere i problemi, quanto verso una posizione di osservatori attenti e rispettosi e insieme abbastanza curiosi e impertinenti da trovare il proprio.

    dalla prefazione di Massimo Giuliani

    L’AUTRICE

    Barbara Summa (Sulmona, 1967) si è formata in vari posti in giro per il mondo: in uno di questi, l’Olanda, si è fermata felicemente. Scrive, traduce, cura rubriche di cucina italiana ed enogastronomia, fa teatro. È sposata e madre di due figli che costituiscono la sua preziosa opportunità di interrogarsi sui fili invisibili che legano le storie dei figli a quelle dei genitori.

    Da anni dedica molto del suo tempo al mommy-blogging. Andatela a cercare sul suo blog mammamsterdam.net

    Perimetrie

    Scritti periferici non marginali

    La risposta del cavolo

    Guida semiseria per genitori disperati

    alle domande dei figli su sesso e società

    di Barbara Summa

    Prefazione di Massimo Giuliani

    © 2012 – Edizioni Exòrma

    Via Fabrizio Luscino 73 – Roma

    Tutti i diritti riservati

    www.exormaedizioni.com

    Coordinamento ed editing Maura Sassara

    Illustrazione di copertina Daniel Cuello

    ISBN 978-88-98848-13-3

    LA RISPOSTA DEL CAVOLO

    Guida semiseria per genitori disperati

    alle domande dei figli su sesso e società

    BARBARA SUMMA

    con la prefazione di Massimo Giuliani

    PREFAZIONE

    Il mio mestiere è quello della terapia della famiglia. Lavoro affidandomi a una teoria che coltiva un’idea singolare ma abbastanza utile: cioè che le persone siano piuttosto esperte e competenti sulle proprie vite; che anche nei loro problemi più intricati, e nelle gabbie in cui si rinchiudono senza avvedersene, ci sia una saggezza e un’estetica che se la rintracci ti lascia tutte le volte a bocca aperta. E che esseri viventi così creativi e sorprendenti sappiano trovare i loro peculiari modi di superare crisi e impasse se vengono messi in condizione di farlo.

    Ovviamente non è una verità: ma è un’ipotesi utile, perché ti mette (te terapeuta, o famiglia che a lui ti rivolgi) nella posizione giusta per cercare nella realtà gli aspetti più utili a cui allearti. È da quelli che si deve partire, non da quello che non funziona.

    Non è una verità ma, per carità, non è nemmeno una bugia: diciamo che è un’utile punteggiatura della realtà. Perché le persone – e le famiglie – non sono competenti o incompetenti tout court: certe volte sono in condizioni disperate, ma si amano molto; oppure sono creative, ma sono lì impiccate a vecchi debiti affettivi da saldare e a crediti da riscuotere; o magari hanno una grande voglia di stare meglio ma sono un po’ bloccate da idee rigide. Insomma, siamo tutti poveri cristi che cercano di procurarsi una quota passabile di felicità, con tanta buona volontà e con i propri limiti personali, e anche con quelli che una storia individuale o multigenerazionale ha disegnato per noi.

    Se poi penso a quanti – con qualunque titolo e curriculum – si rivolgono ai genitori con guide, manuali, conferenze e programmi tv, mi pare di poter dire che si dividono in due categorie: quelli che li trattano come se fossero incapaci e quelli che scelgono di fidarsi di loro un po’ di più; che si rivolgono alle loro competenze invece che alle loro inadeguatezze; che portano acqua al mulino delle prime invece che alimentare le seconde; che sanno, insomma, che se vuoi essere utile a qualcuno, quel qualcuno deve innanzitutto piacerti, sennò, al massimo, puoi fargli un predicozzo. E cosa si ottiene guardando il prossimo dall’alto in basso e facendolo sentire sbagliato? Che se va bene si deprime; se va male, si rifà su qualcuno a portata di mano: «Ti sei fatto bocciare un’altra volta? Bella figura che mi fai fare con quello della televisione!» (non c’è migliore antidoto al sentirsi sbagliati che far sentire sbagliato qualcun altro).

    Ho accettato di scrivere qualche pensiero per aprire il libro di Barbara Summa perché penso che lei faccia parte del secondo gruppo: a Barbara i genitori sono simpatici. Perché ha capito che hanno bisogno di saperne di più, qualche volta, ma ancora di più hanno bisogno di solidarietà. Di non sentirsi così sbagliati come a volte le cose della vita e gli esperti con l’indice alzato fanno sentire. Di sapere che siamo tutti sulla stessa barca, insomma. E d’altra parte, i genitori che leggono libri come questo non saranno poi così disastrosi: per lo meno, si pongono delle domande.

    Ma chi è Barbara Summa, e cosa rende interessante la sua guida per i genitori che hanno a cuore il modo in cui i figli si accostano ai misteri del sesso?

    Barbara Summa è un’abruzzese che si è formata in vari posti in giro per il mondo: in uno di questi, l’Olanda, si è fermata felicemente. Scrive, traduce, cura rubriche di cucina italiana ed enogastronomia. Fa teatro. Ha due figli che costituiscono la sua preziosa opportunità di interrogarsi sui fili invisibili che legano le storie dei figli a quelle dei genitori, su quelle cose che ritornano pari pari da una generazione all’altra e su quelle che evolvono per differenza. Grazie a loro ha iniziato una proficua introspezione: perché ci sono cose che, per conoscerle meglio, devi guardarle da un altro lato. Così i figli sono l’occasione per conoscere lati di noi che non vedevamo. Più o meno come vivere in un altro posto è un’occasione per conoscere meglio quello nel quale sei nato, per vedere da fuori il contesto che ti ha formato e le premesse che lì hai costruito (le premesse, disse una volta uno dei miei maestri nell’arte della terapia della famiglia, sono come le piante dei piedi: non le vedi perché ci poggi sopra).

    Penso che il modo in cui Barbara affronta questioni che fanno tremare i polsi a tanti genitori sia il risultato del suo approccio ironico, e che questo sia a sua volta il prodotto della sua doppia visuale di donna italo-olandese. Dove ironico non è semplicemente chi ha una certa dose di senso dell’umorismo (e Barbara, vedrete, ce l’ha); non è nemmeno quello che dice una cosa intendendo il contrario (ché anzi il suo stile è privo di questo genere di malizie ed è invece amichevole e limpido); è piuttosto chi, pur avendo cognizione delle premesse che lo formano, riesce a considerarle contestuali e relative; chi, ancora, si è addestrato a entrare e uscire dal proprio punto di vista per guardare le cose da prospettive diverse. E dev’essere un bell’esercizio di ironia muoversi fra il modo in cui la cultura mediterranea ti insegna a entrare in rapporto con gli affetti, col piacere e col tuo corpo (e a regolare la distanza da quello altrui), e il modo nord europeo; o abitare quello spazio sconfinato (trovandocisi pure a proprio agio, magari) fra la matritudine italiana e quella olandese.

    Così riesce a proporre ai genitori non un modello statico o monodimensionale, piuttosto un dialogo fra quelle due anime (e chissà quante altre ancora), con l’intenzione, per come l’ho vista io, di accompagnare i lettori non tanto verso un modo presunto migliore di agire e risolvere i problemi, quanto verso una posizione di osservatori attenti e rispettosi e insieme abbastanza curiosi e impertinenti da trovare il proprio.

    Massimo Giuliani

    QUESTIONI DI METODO

    Perché questo titolo?

    La risposta del cavolo del titolo è letteralmente la classica risposta alla domanda: «Come nascono i bambini?», altrimenti detta anche risposta della cicogna.

    In molte occasioni nella vita ho desiderato poter essere in grado di dare una risposta del cavolo, ma mi fregano il carattere secchione e l’aspirazione al titolo Migliore mamma del mondo. Come sempre, sono i figli che ci rimettono a causa delle nostre aspirazioni.

    Non potendo dare quindi risposte del cavolo, sono stata costretta ad arrabattarmi come potevo e il risultato è questo libro. Per fortuna non è una guida seria, ma una guida semiseria. Accoglietela con questo spirito, che già la vita di suo è una valle di lacrime e farcisi sopra una risata fa bene a noi e fa bene ai figli. Meglio ridere con qualcun altro che ridere di qualcun altro.

    A che serve questa guida? E soprattutto, a chi?

    La domanda me la sono posta seriamente, ma a quel punto ero già a metà libro e non potendo tornare indietro ci ho pensato bene sopra per andare avanti. C’era bisogno di una guida semiseria su come rispondere alle domande dei bambini sul sesso? Pare di sì, secondo quelli che leggono in rete come mi barcameno per dare delle risposte un minimo sensate alle infinite domande dei miei figli.

    Ogni tanto salta fuori qualcuno che dice: questo me lo devo stampare e appendere sul frigorifero per quando i miei lo chiederanno a me. E questo mi consola non poco, visto che la categoria principale di pensiero del moderno genitore telematico sembra essere il senso di inadeguatezza sulle proprie capacità educative, e io non sfuggo al trend.

    Per cui visto che già qualcuno trova utile per sé quello che rispondo ai miei figli, un minimo di buono in queste risposte ci dovrà pur essere. Mi consolo così. E quindi ve le ripropongo in forma più coerente, ragionata e ampliata di quanto consenta il mezzo blog. E vogliamo mettere la più facile consultazione? L’indice? Le pagine numerate? La caricatura di copertina?

    Certo, appenderselo al frigorifero così si fa fatica, forse vi conviene metterlo da qualche altra parte. Suggerisco il bagno, quello che usate di più. Il bagno concilia certe letture impegnative (e allora sarebbe ora di mettermi in bagno una buona traduzione del Mahabharata, l’interminabile poema epico-mitologico indiano che da venticinque anni sento di dover leggere per completare la mia formazione, ma chissà com’è, non ci riesco).

    Il punto è che se state leggendo questo paragrafo forse anche voi vi rendete conto che certe domande sono universali come spesso è universale la difficoltà per i genitori di dare risposte chiare, concise e soprattutto comprensibili a seconda dell’età del bambino che ce le fa (oppure avete letto la parola sesso nel titolo e avete agito d’impulso, per cui, se ve ne siete già pentiti, fermatevi qui, direi).

    Quello che non è affatto universale invece è il tipo di risposta da dare perché ogni genitore e ogni bambino rappresentano un caso a sé. Inevitabilmente le nostre risposte a qualsiasi domanda dei figli veicolano una nostra visione del mondo, ed è allora utile interrogarsi su cosa vediamo noi nel mondo e se è davvero questo che vogliamo trasmettere loro.

    E visto che si tratta di un percorso fortemente individuale non possiamo delegarlo a nessuno. Già è una fortuna se i due genitori sono d’accordo sulle linee principali, figuriamoci se un libro può dare risposte universali buone per tutti. Però il confronto con gli altri è importantissimo per le ragioni che sto per nominare.

    Il motivo per cui negli anni ho raccolto tante domande e tante risposte da diverse persone, che ringrazio per aver ampliato la mia visione del mondo con le loro storie, è che soffro della sindrome del confessore. È una condizione ereditaria, ma non mortale. I miei genitori, le mie nonne e svariati altri parenti da entrambi i rami della mia ascendenza si sono sempre ritrovati, nelle circostanze più ovvie o più sorprendenti, con amici, conoscenti o perfetti sconosciuti che in loro presenza svuotavano il sacco di tutto quello che li turbava. Ma di tutto, eh! Vi risparmio i dettagli perché sono una personcina gentile.

    Aggiungiamoci che sul tema dei bambini e delle domande io un po’ me la vado anche cercando, visti gli anni che ho dedicato al mommy-blogging, cioè le conversazioni scritte e le discussioni con altre persone intorno ad articoli pubblicati sui blog scritti e letti da genitori su Internet, e di volontariato al nido e alla scuola dei miei figli.

    Il fatto è che io, quando ho sentito l’esigenza di riprodurmi, ho iniziato a documentarmi, perché sono fatta così: l’informazione corretta e affidabile prima di tutto. E poi vengo da una famiglia di insegnanti e ho studiato al magistero, quindi diciamo che mi è stata inculcata con il biberon la deformazione di credere che occuparsi di bambini presupponga anche conoscenze e non soltanto infinito amore e buonsenso.

    E a forza di documentarmi ho capito che l’informazione corretta e affidabile è soprattutto il sentirsi dire in modo confortante quello che in quel momento vuoi sentirti dire. L’avere qualcuno che capisce come ti senti o che, anche se non lo capisce interamente, partecipa empaticamente e ti suggerisce dove trovare una soluzione concreta al dubbio del momento.

    Da qui,

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