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Il Bacio Legato
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E-book194 pagine2 ore

Il Bacio Legato

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Info su questo ebook

Tonya

Non avevo intenzione di finire tra le braccia del gorilla della famiglia Valetti.
Stavo cercando solo la verità. Volevo delle risposte per anestetizzare il dolore del mio passato. Non doveva esserci nient’altro.
Eppure...
Mi fa implorare quando io non l’ho mai fatto. Mi fa desiderare qualcosa che non ho mai immaginato potesse esistere. Mi fa dimenticare tutto il resto.
È un criminale, un dannato errore, ma... è tutto quello di cui ho bisogno.


Tommy

Non avevo intenzione di sedurre una poliziotta e di certo non quella che sta indagando su di me.
Non posso darle quello che mi chiede. Non posso cedere al desiderio che provo per lei. Devo chiudere questa storia.
Eppure...
Adoro farla implorare. Mi fa provare cose che non ho mai sperimentato. Mi fa dimenticare quali sono i miei doveri.
È uno sbirro, un dannato errore, ma... è tutto quello che voglio
LinguaItaliano
Data di uscita13 set 2020
ISBN9788855311854
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Anteprima del libro

Il Bacio Legato - Willow Winters

Capitolo 1

Tommy

Tre settimane prima


Mi passo la mano tra i capelli e do un’altra occhiata fuori dalla finestra. Ancora niente. Il mio appartamento è in alto, ma riesco a vedere fin giù, al primo piano. Da un momento all’altro, mi aspetto di scorgere le auto della polizia a sirene spiegate. Poco fa il giudice ci ha avvertito che ha dovuto convalidare il mio arresto. È sul nostro libro paga, ma anche lui può aiutarci solo fino a un certo punto.

Hanno abbastanza su di me da portarmi dentro per interrogarmi, quindi devo solo tenere la bocca chiusa. E questo posso farlo: ho fatto un sacco di pratica.

«Smettila di preoccuparti» dice mio fratello dall’altra parte del salotto. Mi volto a guardare Anthony mentre versa dell’altro whiskey nei nostri bicchieri. Il ghiaccio tintinna contro il vetro, mentre mi porge il bicchiere. Poi prende un sorso dal suo. «Almeno questo ti terrà occupato.» Ridacchia della sua battuta.

«Già, mi annoio a morte.»

Stavo tenendo un basso profilo, il che significa niente "affari di famiglia". Non so cosa cazzo fare di me stesso. Sono abituato a uscire e ad agire. Invece sono chiuso in casa, aspettando che finisca. Mi manca stare fuori e assicurarmi che il nome dei Valetti sia ancora rispettato e temuto come dovrebbe essere. Sono il meglio del meglio a tenere viva quella paura. Sono un metro e novanta di muscoli ben definiti. Ho in mente qualche stronzo che vorrebbe fare il furbo con noi, ce ne sono sempre, e in questo momento non posso farci niente: sto qui a girarmi i pollici, facendo il bravo ragazzo, mentre il giudice fa le sue magie e Kane prende il mio posto.

«Non è come se fosse la tua prima volta.» Anthony sogghigna e io rido ma senza umorismo.

Anthony è un killer e fa tutto il lavoro dietro le quinte. Non è mai finito dentro, non come il resto della famiglia. Stronzo fortunato. Quando lavori sulle strade come me, di tanto in tanto vieni arrestato. Di solito non mi preoccupa, ma stavolta è diverso. Non mentirò: sarebbe bello avere un lavoretto come quello di Anthony e non dover avere a che fare con queste stronzate.

La prima volta che sono stato portato dentro avevo ventidue anni. Un farabutto pezzo di merda pensava di poterci derubare. Era un maledetto idiota: nessuno deruba i Valetti. Siamo conosciuti, temuti e rispettati. Più adesso di allora, certo, ma i tossici farebbero qualsiasi cosa per procurarsi la dose successiva e quel povero bastardo sapeva che l’avrebbe pagata.

Trovai quello stronzo che si faceva, proprio fuori da uno strip club. Era nel vicolo sul retro. Non poteva aspettare di arrivare a casa, immagino. Ora non mi disturba più di tanto, ma allora mi costò: non mi ero ancora indurito. Per prima cosa gli ruppi il braccio. Una cosa che ho imparato da mio padre: prendi, storci e spezza. In questo modo è molto più difficile per loro reagire. Non mi vide nemmeno arrivare finché non si ritrovò con il braccio rotto e penzolante. Dovetti pestarlo un po’. Fu uno dei miei primi incarichi e sapevo che la famiglia avrebbe controllato per vedere il tipo di lavoro che avrei fatto.

Ci accordammo sui nuovi termini di pagamento mentre sedeva rannicchiato nel suo piscio in quel vicolo buio e sporco. E con questo intendo che accettò di ripagare tutto con pesanti interessi entro il giorno successivo. Non ho idea se abbia pagato o meno. Non riesco a immaginare se e come ci possa essere riuscito, ma, d’altronde, non era il mio lavoro. E io non faccio domande.

Sfortunatamente, una vecchia signora ci vide e decise di fare la cosa giusta. Era in piedi all’imbocco del vicolo. Ricordo come la sua sagoma bloccasse il bagliore dorato proveniente dall’illuminazione stradale. Era una donna minuta e fragile che indossava un cardigan e in mano aveva un sacchetto di plastica di un negozio lì accanto. Quando la guardai negli occhi, sfidandola a prendere il telefono, lei ricambiò il mio sguardo senza paura. Vecchietta risoluta.

Non mi preoccupai di trattarla come facciamo di solito coi testimoni visto che lo stronzo era vivo e non mi avrebbe certo denunciato. Per quello e anche per il fatto che avevo ucciso solo una volta. Il drogato se l’era cercata, ma la donna no: non mi sarei sporcato le mani col suo sangue.

Lo stronzo corse fuori dal vicolo prima di me e la gettò a terra mentre lei chiamava la polizia. Avendo fatto la mia parte, me ne andai pregando che non fosse in grado di identificarmi. Dopotutto, era buio, ero vestito tutto di nero e non mi ero avvicinato abbastanza a lei perché mi potesse vedere bene. O almeno così pensavo.

La vecchia strega invece mi aveva visto bene e i poliziotti sapevano esattamente chi fosse la persona che stava descrivendo. Sapevano che eravamo la mafia, quindi erano sempre in attesa dell’occasione per incolparci di qualcosa. E io glielo avevo data, come un idiota del cazzo. Zio Dante mi insultò di brutto. All’epoca era lui il capo, prima che Vince prendesse il suo posto.

Fortunatamente non ci furono conseguenze. Una notte al fresco e poi fui di nuovo un uomo libero. Questa fu la prima volta. Da allora sono stato prudente, ma di tanto in tanto veniamo fermati per essere interrogati. È raro però passare la notte in prigione. Non capita spesso visto che abbiamo i migliori avvocati che il denaro possa comprare e abbastanza poliziotti e giudici sul nostro libro paga da poter organizzare un nostro sistema giudiziario. Sappiamo sempre in anticipo quando saremo fermati, quindi siamo sempre preparati.

Ma stavolta, cazzo, questa volta potrebbe essere seria. L’incertezza che circonda questo arresto rende tutto diverso rispetto alle altre volte e non mi piace.

«Andrà tutto bene» mi rassicura Anthony, accomodandosi sul divano. Appoggia le braccia sul dorso del divano di cuoio grigio e vorrei essere rilassato quanto lui. Non sono mai stato invidioso di Anthony. È più basso di me e, tra i due, sono io quello che ha sempre attirato più fica. Ma in questo momento vorrei essere furbo come lui e avere un lavoro che non mi facesse rischiare il collo così.

«Ha detto che ci sono delle prove valide» gli faccio notare. Queste sono le parole che continuo a sentire. Prove valide.

«E di cosa ti potrebbero accusare, eh?» Butta giù un sorso di whiskey e si sporge in avanti, appoggiando il bicchiere sulla superficie trasparente del tavolino da caffè prima di rispondere alla sua stessa domanda: «Di fare il lavoro al posto loro?»

Lo dice con sarcasmo, aggrottando la fronte. Siamo finiti in una situazione difficile con alcuni partner, Abram Petrov e il suo gruppo. Era un grosso trafficante, assieme al suo presunto secondo in comando, Vadik Mikhailov. Inglobavano territori come se fosse niente. Poi sono arrivati qui e volevano che ci occupassimo della tratta di donne. Non è il nostro genere di affari. Sfortunatamente, quando nel nostro campo dici no, chiudere i rapporti di lavoro assume un significato del tutto diverso da quello normale.

«Omicidio, di sicuro» ribatto infine.

Tredici membri della banda di Petrov morti, lasciati sulla scena, assieme a dodici donne che ci siamo assicurati fossero al sicuro nella stanza sul retro. Kane ci aveva avvertito che Petrov aveva intenzione di ucciderci, così Petrov e la sua banda non si sono risparmiati, dato che non sapevano della nostra imboscata.

Ora i poliziotti stanno cercando di incolparmi di tutto. Sono stato io quello abbastanza stupido da lasciarmi indietro delle prove. Di solito, la nostra squadra di pulizie le fa sparire tutte, ma stavolta no. Non è che sia stato disattento, non lo sono mai, solo che a volte qualcosa sfugge. E questa volta potrebbero fottermi per bene.

«Smettila di preoccuparti, Tommy. Stanno solo cercando di ottenere qualcosa da te» mi fa notare Anthony, cercando di nuovo di rassicurarmi. Dovrei ascoltarlo. Mio fratello ha un grande intuito e ha sempre ragione. «Quando avrai finito, sarò lì ad aspettarti, proprio lì fuori.» Prende di nuovo in mano il bicchiere, bevendo un sorso prima di continuare: «E scommetto che il ghiaccio nel mio bicchiere non si sarà nemmeno sciolto per quando ti riporterò a casa.» E mentre parla fa roteare il ghiaccio nel bicchiere, per enfatizzare.

Mi fissa, ma devo distogliere lo sguardo. Ho una brutta sensazione. Vince ha detto che andrà bene: il giudice sostiene che alcune delle prove non sono ammissibili. Ma alcune non vuol dire tutte e qualcosa dentro di me mi dice che stavolta mi incastreranno. Era una scena fin troppo grossa da ripulire. Troppa merda nel nostro territorio. Stavamo tenendo un basso profilo, ma le cose ci esploderanno in faccia, lo so.

Piegando la testa a sinistra e a destra, faccio schioccare il collo da entrambi i lati. Butto giù il resto del whiskey, assaporando la sensazione del liquido freddo che contrasta con il calore bruciante prodotto dal liquore. Scivola giù lungo la gola e mi riscalda il petto. È in quel momento che li sento. Faccio un pesante respiro e distendo le spalle, sapendo che mi faranno male una volta messe le manette. Quindi sciolgo i muscoli adesso. In qualche modo, sentire le sirene che si fanno più forti, man mano che si avvicinano, mi mette a mio agio. Forse è solo l’attesa che mi irrita.

Il battito rallenta e miei nervi si calmano. È un giorno come un altro, mi dico. Ci sono abituato. Queste situazioni altamente stressanti non possono turbarmi. Non posso lasciare che mi vedano se non calmo e fiducioso. Nessuno mi vedrà mai impreparato. Se ti mostri in altro modo, dai loro la possibilità di pensare che tu sia un debole ed è una cosa che non sono.

«Questo è il fratello che conosco.» Anthony si alza in piedi e si avvicina alla finestra, spostando le tende per ottenere una visuale migliore. «Oh, cinque» commenta ad alta voce, sarcastico. «Sei così maledettamente speciale.» Ridacchio e gli do una pacca sulla spalla prima di dirigermi verso la porta.

Il suo essere a proprio agio e il suo senso dell’umorismo mi aiutano. Devo ammetterlo: ogni volta che mi trovo nella merda, lui è al mio fianco, prima e dopo. Gli altri ragazzi sono al bar e so che mi aspetteranno lì, una volta fuori dalla centrale. E farti pagare da bere dalla famiglia, quando esci, è sempre un’ottima cosa.

«Non li farai venire fin quassù tutti schierati?» chiede Anthony. «Sarebbe una bella occasione per me, peccato perderla.» Scuote la testa con un sogghigno.

«Vuoi assistere, vero?» ribatto con un sorrisetto.

Mi da un’altra pacca sulla schiena e mette il bicchiere sul tavolo. «Verrò con te.»

Gli sorrido, apro la porta e li sento muoversi nell’edificio. Decido di non chiudere a chiave l’appartamento. So che lo perquisiranno e preferirei non dover sostituire la porta in caso decidano di fare gli stronzi. «Chiudi a chiave dopo che se ne saranno andati, ok?»

Anthony annuisce. «Sai che lo farò.»

I poliziotti stanno già salendo le scale quando noi arriviamo sul pianerottolo, quindi mi fermo e resto con le mani alzate. Non voglio che questi stronzi sparino al mio culo.

«Va tutto bene, Tommy. Ricordatelo. Non succederà un cazzo di niente» dice Anthony sottovoce con il viso serio. I sorrisi e le battute sono spariti. Sta facendo come me, indossa una maschera.

Sono grosso e tutto muscoli. Ho l’aspetto di uno che potrebbe batterti a mani nude e avresti ragione a pensarlo. Anthony ha un’aria diversa, l’ha sempre avuta. È un po’ più basso di me, più slanciato, ma comunque muscoloso. È qualcosa sul suo viso e nei suoi occhi scuri che ti fa capire che non devi rompergli il cazzo.

«Thomas Valetti,» comincia a dire il poliziotto più vicino a me, mentre tira fuori un pezzo di carta che non ho nemmeno bisogno di vedere «abbiamo un mand...»

Lo interrompo: «Sì, Sì, lo so.» Mi volto e metto le mani sopra la testa.

Un paio di mani mi afferrano i polsi, portandoli dietro alla mia schiena, e una voce comincia a sputare le solite stronzate. Giro la testa e fisso Anthony. Quasi non lo noto, ma intravedo un lampo di preoccupazione nei suoi occhi.

Ed è questa l’unica cosa a cui continuo a pensare, mentre mi portano dentro.

Capitolo 2

Tonya

Sono incazzata nera. Mi sembra di essere tornata di nuovo alle superiori, a fare i conti con dispetti e scenate futili. Non mi piaceva allora e figuriamoci adesso. L’unica differenza è che ora non posso incontrare la stronza, dietro la scuola, per rimetterla al suo posto. Sarò anche minuta, ma sono in grado di tenergli testa. Non sarebbe la prima volta che devo dimostrare qualcosa.

«È una stronzata, Harrison, e lo sai!» Sbatto il fascicolo sulla scrivania e balzo in piedi così velocemente che la sedia quasi si ribalta. Non me ne frega un cazzo, e nemmeno che la mia gonna sia risalita sulle cosce e sia tutta spiegazzata perché sono stata seduta alla scrivania tutto il giorno. Se fosse per me, non ci starei. Non sono una passacarte: mi piace agire e non tollero che lui stia cercando di mettermi i bastoni tra le ruote.

«C’è qualche problema, agente Kelly?» mi chiede con un ghigno.

È un tale coglione. Si è mosso alle mie spalle per farmi assegnare altre scartoffie. Se pensa di potermi sfinire finché non diventerò il suo cagnolino, meglio che ci ripensi. Sono una combattente. Questo è quello che faccio e sono dannatamente brava.

«Oh, ora sono l’agente Kelly?» urlo. E chi sarebbe questa donna arrabbiata che grida contro il suo collega? Non posso essere io. Eppure sono così incazzata. Odio il mio carattere irascibile e ho lavorato duramente per mitigarlo. Odio davvero arrabbiarmi, ma Harrison tira fuori il peggio di me.

Sono stufa di questo stronzo. È un poliziotto che non rispetta le regole e sta cercando di

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