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Dream. Desiderio d'amore
Dream. Desiderio d'amore
Dream. Desiderio d'amore
E-book126 pagine1 ora

Dream. Desiderio d'amore

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Info su questo ebook

Una cosa è certa: sarà un Natale indimenticabile

Lachlan McGregor e Kayla Moore hanno combattuto così duramente per il loro lieto fine, che un Natale perfetto dovrebbe essere scontato. E invece, nonostante Edimburgo sia meravigliosa sotto le feste, i problemi stanno per arrivare. Non che a Lachlan e Kayla manchino le scintille: la loro passione è così ardente da far sciogliere persino la neve. Ma lei sente la mancanza di sua madre a San Francisco e lui continua a essere tormentato dai suoi demoni (che con il punch natalizio sono anche parecchio su di giri). Quelle che si preannunciano saranno vacanze molto movimentate… Ma la magia del Natale ha sempre qualche asso nella manica.
Karina Halle
È cresciuta a Vancouver, in Canada. Ha una laurea in sceneggiatura e una in giornalismo. I suoi articoli di viaggio e alcune recensioni musicali sono apparsi in riviste come «Consequence of Sound», «Mxdwn», «GoNomad Travel Guides». È autrice di numerosi libri di successo. Dream. Patto d’amore è stato in classifica per diverse settimane sul «New York Times», il «Wall Street Journal» e «USA Today».
LinguaItaliano
Data di uscita9 nov 2017
ISBN9788822717283
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    Anteprima del libro

    Dream. Desiderio d'amore - Karina Halle

    Capitolo uno

    Kayla

    «’Giorno, tesoro».

    Per un istante, non riesco a capire se sto ancora sognando. Il forte accento scozzese di Lachlan invade i miei sogni, sfocando il confine tra fantasia e realtà. Ma, ehi, quante persone possono dire che l’uomo dei loro sogni è anche l’uomo della loro vita? Anche da sveglia, sono perfettamente consapevole di quanto sia fortunata a essere amata da Lachlan McGregor.

    Già. Che sdolcinata. E ringrazio Dio, perché se non ci fosse Lachlan con me nel letto, o in qualsiasi altro posto, impazzirei completamente, cazzo.

    Sono passati dieci giorni da quando ho messo da parte ogni inibizione e ho deciso di correre il rischio più grande della mia vita abbandonando San Francisco e venendo qui a Edimburgo per una specie di capriccio, nella speranza di riaccendere quell’amore che non ho mai smesso di sognare. Sono stati dieci giorni di sesso eccitante e passionale, di lunghe chiacchierate e di leccate appiccicose da parte dei cani. Ma sono stati anche dieci giorni in cui ho rimuginato sulla mia decisione, mi sono mangiata le unghie, e durante i quali mi sono mancati Steph, Nicola e i miei fratelli a casa. Per non parlare del dolore per mia madre, che è sempre con me, nel profondo. Dire che sono stata combattuta tra un milione di decisioni diverse sarebbe riduttivo.

    Ma Lachlan mi è sempre rimasto accanto, quindi non importa la direzione che hanno preso i miei pensieri, il mio cuore e la mia anima, il solo fatto che sia qui è sufficiente a ricordarmi che non sono sola. Onestamente non saprei cosa fare senza di lui. Di certo non sarei qui.

    Mi riaddormento per un istante, forse, finché non sento le sue labbra che premono delicatamente sulla mia fronte.

    «Non puoi dormire per sempre», sussurra, il suo respiro caldo che mi sfiora la pelle. «Sono sicuro che vorrai alzarti prima che la neve si sciolga».

    Neve?

    Apro gli occhi mentre Lachlan si sposta e continua a osservarmi dall’alto in basso. I suoi occhi sembrano ancora più verdi alla luce del mattino, agli angoli compare qualche ruga mentre le sue labbra accennano un sorriso. Diamine, quelle labbra. È così bello, cazzo, che mi sembra di andarmene costantemente in giro con un mucchio di farfalle nello stomaco.

    «Ma che dici?», gli chiedo piano, la voce ancora velata dal sonno.

    Con la testa fa un cenno verso la finestra, e in quel momento Lionel salta sul letto e inizia a leccarmi la faccia. Lo spingo via giocosamente e mi metto a sedere per sbirciare fuori.

    Sobbalzo.

    Non stava scherzando.

    Un sottile strato di neve ricopre il parco dall’altra parte della strada, sembra aver gelato l’erba e ricoperto i rami spogli come zucchero a velo. «Oh, mio Dio», commento, incapace di staccare gli occhi da quel biancore accecante. «Succede spesso?»

    «Ogni tanto», risponde Lachlan. «Un tempo nevicava più di frequente, ma sai com’è, con il maledetto riscaldamento globale e tutto il resto».

    Lo guardo con gli occhi spalancati e un’espressione fiduciosa. «Questo vuol dire che avremo un bianco Natale?».

    Lui scrolla le spalle. «Forse».

    Inclino la testa verso Lachlan. «Oh, avanti, dovresti essere molto più emozionato. Non ho mai avuto un bianco Natale prima d’ora. Lo chiedevo tutti gli anni a Babbo Natale, ma ovviamente non è mai successo».

    «Forse perché eri una ragazza troppo birichina».

    Sorrido, e colpisco i suoi bicipiti scolpiti. «Oh, sì che lo ero».

    Annuisce lentamente, mi fissa la bocca, il collo, il petto. Mi sta provocando. «E lo sei ancora», dice, con un tono di voce più basso. «Sei davvero una ragazzaccia».

    Mi si rizzano i peli sul collo, il suo sguardo è sufficiente per far prendere vita alla mia pelle. Come sempre, gli basta un’occhiata per farmi eccitare. Non serve nemmeno che mi stia vicino per farmi impazzire. Non credevo che sarei diventata una di quelle che si masturbano pensando al proprio ragazzo, invece che a qualche modello o celebrità, ma c’è sempre una prima volta.

    Si piega su di me con gli occhi socchiusi, mi bacia l’angolo della bocca prima di far scivolare la lingua sulla mia guancia. È calda, umida e morbida. Affondo di nuovo nel cuscino, le sue labbra sono come una droga. Preme il suo corpo sul mio, sento la sua erezione che spinge con forza attraverso i jeans e d’istinto spingo i fianchi contro i suoi, lo voglio dentro di me. In pochi secondi mi bagno e inizio a smaniare per averlo ancora più vicino.

    «Perché non puoi rimanere sempre nudo?», praticamente sto piagnucolando, mentre infilo le mani sotto la sua maglietta bianca e le faccio scorrere lungo quella schiena liscia e muscolosa. Potrei starmene qui a toccare la sua schiena per ore.

    «Perché sono un uomo molto, molto stupido», sussurra mentre inizia a leccarmi il collo. Gemo a voce alta, ma fare rumore è una cosa per cui ho scelto di non imbarazzarmi. E poi, a lui piace. A quale uomo non piace sentire quanto piacere sta dando a una donna?

    «Un uomo molto stupido con un gran bel cazzo», lo stuzzico, allungando il braccio e mettendogli una mano sul pacco gonfio.

    «Perfetto per la ragazza con la fighetta stretta». Sull’ultima parola la sua voce si abbassa, diventa quasi un suono gutturale, poi inizia a leccarmi la clavicola, facendomi eccitare ancora di più.

    Cavolo. Quella sua boccaccia vuole sempre giocare.

    Con le mani vado a cercare i suoi jeans, cercando di slacciarli il più rapidamente possibile mentre lui si sfila la maglietta. Dio, vederlo sopra di me, tutti quei muscoli scolpiti e guadagnati col sudore, ogni singolo, splendido tatuaggio – non mi stanco mai.

    Si tira su per sfilarsi i jeans, ma Lionel scatta in avanti e ne afferra un’estremità tra i denti e inizia a tirare giocosamente.

    «Lieto che tu voglia aiutarmi, amico», dice Lachlan a Lionel mentre il pitbull gli tira i pantaloni. Lachlan mi lancia un’occhiata di scuse prima di scendere dal letto. «Tranquilla, stava giusto andando via».

    So che è una stupidaggine, ma non riesco a scopare quando ci sono dei cani nella stanza. Lachlan mi assicura che non si accorgono della differenza, ma io so che se ne rendono conto. È strano. Da alcuni punti di vista sono un’esibizionista, ma non sotto questo aspetto.

    Lachlan finisce di sfilarsi i jeans e percorre la stanza a grandi passi per accompagnare Lionel fuori dalla porta. Come capita spesso, non indossa le mutande, e io ho la visuale migliore sul culo migliore del mondo. Tutti quegli anni di rugby e adesso di boxe hanno scolpito quel didietro fino a renderlo una pesca perfetta, ogni volta mi fa venire voglia di affondarci i denti e le unghie. Oltre a quello, ci sono le sue spalle larghe e i muscoli in tensione della sua schiena, le fossette in fondo, quei suoi grossi e forti quadricipiti – un maschio allo stato puro. A volte vorrei essere un ragazzo solo per potermelo scopare da dietro e godermi quella vista spettacolare.

    Dopo aver chiuso la porta con Lionel fuori si volta; un altro spettacolo perfetto. Ha in mano il suo cazzo meraviglioso e i miei occhi sono indecisi se soffermarsi su quelle labbra desiderose o sul grosso cazzo in bella vista.

    «Sei pronta?», mi chiede mentre lo sguardo nei suoi occhi inizia lentamente a bruciare.

    Perché perde tempo a chiedermelo?

    Sorrido maliziosa, e mi sfilo la canottiera. La scorsa notte abbiamo fatto sesso prima di addormentarci e non mi sono nemmeno preoccupata di rimettermi reggiseno e mutande, cosa che in questo momento mi torna molto comoda.

    Lachlan si avvicina e si ferma accanto al letto, posa il suo sguardo infuocato su di me.

    «Ti va di giocare, stamattina?», mi chiede bruscamente, ma le sue labbra si stanno piegando in una specie di sorrisetto maligno.

    «Giocare?», chiedo un po’ confusa. «O scopare?».

    Lachlan si china e apre il cassetto del comodino. «Entrambi». Prende la mascherina per dormire in seta che mi ero tenuta dal volo in aereo per venire qui. «Metti questa».

    La prendo. Hmmm. Va bene. Quindi è questo che intende con giocare.

    Me la infilo e la posiziono sugli occhi finché non diventa tutto quasi completamente scuro, rimane solo un debole bagliore grigiastro che sbuca da sotto.

    «Stenditi», mi dice, e una serie di brividi mi corre lungo il corpo al suono della sua voce, gutturale, roca, il tono così autoritario nel buio della camera.

    Mi stendo e sento le sue mani dietro la testa che abbassano il cuscino per farmi stare più comoda. Poi mi accorgo che si allontana da me, e lo sento mentre fruga qualcosa. Il rumore di un contenitore che si apre.

    «Che stai combinando?», gli chiedo, con il cuore che mi batte all’impazzata.

    «Qualcosa su cui ho fantasticato», risponde.

    Fantasie? Oh sì, grazie.

    «Forza, allora», dico.

    «Rilassati. Non ti muovere. Non parlare. Ho intenzione di farti cose parecchio sconce».

    Oh, Gesù mio.

    «A partire dalle tue bellissime tette», dice, quasi ruggendo. Lo sento che batte le mani e mi sale sopra, con le sue gambe forti e calde lungo i miei fianchi.

    Credo di aver capito dove vuole andare a parare.

    Trattengo il fiato, il mio corpo è teso e aspetta la sua prossima mossa.

    Fa scorrere sapientemente le mani giù, fino al centro del mio petto e poi all’infuori, verso ognuno dei miei seni. Un leggero odore di menta riempie l’aria e mi rendo conto

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