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Legati dall’Odio
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E-book327 pagine4 ore

Legati dall’Odio

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Info su questo ebook

Quando Gianna vede sua sorella Aria sposare Luca Vitiello, il Capo della Famiglia di New York, un uomo che conosce a malapena, promette a se stessa che non subirà mai lo stesso destino.
Al matrimonio del fratello Luca, Matteo Vitiello rivede Gianna e decide che lei dovrà essere sua.
Quando le nozze vengono combinate, a Gianna non resta che accettare la volontà degli Uomini d’Onore. Lei, però, non ha intenzione di piegarsi alle leggi del mondo della Mafia e sposare qualcuno che non ama, quindi, qualche mese prima dal matrimonio, scappa, eludendo la sorveglianza della sua guardia del corpo.
Giunta in Europa è pronta a cominciare una nuova vita, ma non ha fatto i conti con la determinazione di Matteo che vuole ritrovarla a ogni costo.
E quando Matteo riuscirà nel suo intento, nulla gli impedirà di usare ogni arma in suo possesso per piegare Gianna alla sua volontà e dimostrarle che lei è sua.
 
LinguaItaliano
Data di uscita3 apr 2020
ISBN9788855311687
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    Anteprima del libro

    Legati dall’Odio - Cora Reilly

    Capitolo 1

    Matteo

    La prima volta che avevo visto Gianna, era una ragazzina di quattordici anni tutta pelle e ossa con una bocca troppo grande, le lentiggini sul volto e un’indomabile chioma rossa. Era tutto ciò che una ragazza italiana per bene non doveva essere ed era per quello che, probabilmente, l’avevo trovata interessante. Tuttavia, era una ragazzina e, nonostante io avessi a malapena quattro anni in più, ero un Uomo d’Onore già da cinque anni, avevo ucciso parecchie persone e mi ero scopato molte donne. Quando Luca e io eravamo tornati a New York, la ragazza con i capelli rossi e l’atteggiamento scortese era diventata solo una faccia tra le tante, perché eravamo stati troppo impegnati con la mafia e distratti dalle ragazze facili che ci circondavano. Avevamo già abbastanza problemi con la Bratva che cercava di sabotare i laboratori in cui producevamo droga e nostro padre era diventato troppo vecchio per poter riuscire a gestire tutto con spietatezza. Per il vecchio, era arrivato il momento di farsi da parte e cedere il testimone a mio fratello. Luca era l’uomo perfetto, brutale al punto giusto.

    Tre anni dopo, quando Luca e io tornammo a New York per il suo matrimonio con Aria, mi ero completamente dimenticato di Gianna.

    Luca aveva deciso di incontrare Aria prima del matrimonio. La spiegazione ufficiale era che voleva assicurarsi che prendesse la pillola, ma era una stronzata. Sapevo che non vedeva l’ora di scoprire com’era cresciuta e, dannazione, la ragazza aveva tutto al posto giusto. Non appena comparve dietro a sua sorella minore, Liliana, sulla soglia della loro suite al Mandarin Oriental, i miei occhi non seppero cosa guardare prima. Aveva lunghi capelli biondi, fantastici occhi blu, la vita sottile, le gambe lunghe, un bel sedere e delle tette da urlo. Era uno schianto. Era anche la fidanzata di Luca, quindi off-limits per me. Inoltre, era un po’ troppo pudica per i miei gusti. Il modo in cui abbassava gli occhi ogni volta che mio fratello la guardava mi avrebbe fatto impazzire. Luca era un bastardo che faceva paura e alla ragazza avevano tirato un colpo basso costringendola a sposarlo, ma doveva imparare a farsi valere se voleva avere una possibilità con lui, perché era abituato a dare ordini alle persone.

    Ovviamente, non appena entrai nella suite, Aria divenne l’ultimo dei miei pensieri. Il mio sguardo si fissò sulla ragazza con i capelli rosso fuoco che era seduta sul divano, con le gambe lunghe incrociate e appoggiate sul tavolino davanti a lei. All’improvviso, ricomparve il ricordo della sua irriverenza, accompagnato dal mio interesse per lei: non era più la ragazzina pelle e ossa di un tempo.

    Decisamente non pelle e ossa.

    Aveva tutte le curve al posto giusto e le lentiggini sul viso erano scomparse. Al contrario di quasi tutte le ragazze che conoscevo, non sembrò colpita da me; a essere onesto, pareva che mi stesse guardando come se fossi uno scarafaggio che avrebbe voluto schiacciare sotto la scarpa. Andai verso di lei con un sorriso, perché non ero il tipo che si tirava indietro di fronte a una sfida, soprattutto una sfida così allettante. Che cos’era la vita senza il rischio di rimanere scottati?

    Gianna raddrizzò le spalle, tolse i piedi dal tavolino per posarli a terra con un tonfo e poi mi fissò con gli occhi ridotti a due fessure. Se pensava che quello potesse fermarmi, si sbagliava di grosso.

    Purtroppo, la più giovane delle sorelle Scuderi mi si parò davanti con un sorriso ammiccante. «Posso vedere la tua pistola?» chiese con una voce non più infantile, ma non ancora da donna.

    Se fosse stata Gianna a fare quella domanda, avrei pensato a una miriade di risposte sconce e inappropriate, ma Liliana era troppo giovane. Che occasione sprecata!

    «No, non puoi!» intervenne Aria prima che potessi formulare una risposta adatta a una ragazzina. Aria era sempre troppo formale. Grazie a Dio, nostro padre l’aveva scelta per Luca e non per me.

    «Non dovresti essere qui da solo con noi» mormorò Gianna, guardando prima Luca e poi me. Dannazione, era davvero unica. «Non è appropriato.»

    Mio fratello non sembrò molto colpito da lei. Era chiaro, però, che lo avesse innervosito; una caratteristica che io e lei avevamo in comune. «Dov’è Umberto? Non dovrebbe tener d’occhio la porta?» chiese Luca.

    «Forse è in bagno o a fare una pausa sigaretta» rispose Aria.

    Per poco non scoppiai a ridere. Che razza di idioti lavoravano per gli Scuderi? Sembrava che a Chicago ci fossero delle regole molto diverse e capii che Luca era sul punto di perdere la pazienza. Aveva trascorso gli ultimi giorni in quello stato, probabilmente perché le sue palle erano state sul punto di scoppiare: aveva scopato Grace molto più del solito, nell’attesa di poter mettere le mani su Aria.

    «Capita spesso che vi lasci senza protezione?» domandò.

    «In continuazione» sbottò Gianna prima di alzare gli occhi al cielo, nella direzione delle sue sorelle. «Vedi, Lily, Aria e io sgattaioliamo fuori ogni fine settimana perché abbiamo fatto una scommessa su chi rimorchierà più ragazzi.»

    Erano delle parole forti per una ragazza che non aveva mai visto un uccello in vita sua. Dallo sguardo che Luca mi lanciò, capii che la pensava come me. Era ovvio che Gianna non sapeva niente su mio fratello, se credeva fosse un bene prenderlo in giro in quel modo.

    Luca andò verso la sua giovane fidanzata, che sussultò proprio come faceva ogni volta che lui si comportava come un folle. «Aria, voglio scambiare due parole con te.»

    Gianna si alzò come una tigre determinata a proteggere il suo cucciolo. «Stavo scherzando, per l’amore del cielo!» Provò persino a mettersi tra Luca e Aria, e fu un’idea del cazzo. Prima che Luca potesse dare di matto, le afferrai il polso e la trascinai lontano.

    Gli occhi blu di Gianna si accesero di rabbia. Mi ero sbagliato: le lentiggini non erano scomparse del tutto. Da vicino, riuscii a vederne una leggera scia sul naso, ma, comunque, non facevano altro che renderla più bella.

    «Lasciami andare o ti spezzo le dita» sibilò.

    Mi piacerebbe vederti provare.

    La lasciai andare con un sorriso e, dal modo in cui i suoi occhi si fecero più stretti, capii che l’avevo fatta infuriare ancor di più.

    Luca cominciò a spostarsi con Aria sfiorandole la schiena. «Forza. Qual è la tua stanza?»

    Gianna guardò prima me e poi mio fratello. «Chiamerò nostro padre! Non puoi farlo.»

    Ovviamente, a Luca non gliene fregava un cazzo. Scuderi avrebbe voluto dargli Aria molti anni prima, quindi non gli sarebbe importato se l’avesse assaggiata quel giorno senza aspettare il matrimonio.

    La porta si chiuse e Gianna si mosse verso di essa.

    Le afferrai di nuovo la mano prima che riuscisse a fare incazzare ancor di più Luca. Quella ragazza non sapeva a cosa andava incontro. «Dai loro un po’ di privacy. Luca non strapperà i vestiti di dosso ad Aria prima della loro notte di nozze.»

    Gianna mi allontanò. «Pensi che sia divertente?»

    «Di che cosa state parlando?» chiese Liliana.

    La porta della suite si aprì ed entrò Umberto, che mi lanciò un’occhiataccia. Il vecchio non mi aveva ancora perdonato per aver insultato sua moglie tre anni prima.

    «Gianna, Liliana, venite qui» ordinò e io inarcai un sopracciglio. Aveva paura che potessi far loro del male? Se quelle fossero state le mie intenzioni, di certo non si sarebbero trovate al mio fianco senza un graffio. Romero, che si trovava dietro Umberto, alzò gli occhi al cielo e io sogghignai. Ovviamente, il vecchio lo notò e strinse le dita attorno al fodero del suo pugnale.

    Fallo, vecchio. È passato troppo tempo dall’ultima volta che mi sono ritrovato in una bella rissa.

    Liliana obbedì senza esitare e, proprio come mi aspettavo, Gianna rimase accanto alla porta della camera di sua sorella. «Luca ha portato Aria nella sua stanza. Sono soli, lì dentro.»

    Umberto si diresse verso la porta, ma io lo fermai. Romero era proprio dietro di lui, anche se non avevo bisogno del suo aiuto per fermare il vecchio. Umberto cercò di intimorirmi con lo sguardo. Era almeno dieci centimetri più basso di me e non importava quanto fosse bravo con i coltelli, lo avrei aperto in due con la mia lama prima ancora che potesse battere ciglio. Morivo dalla voglia di farlo.

    «Non sono ancora sposati» disse, come se io non lo sapessi.

    «La sua virtù è al sicuro con mio fratello, non preoccuparti.» Non era una bugia, Luca non avrebbe mai disonorato Aria.

    Umberto strinse le labbra. Avevo la sensazione che volesse litigare proprio quanto lo desideravo io. Prima che le cose potessero farsi interessanti, la porta della stanza da letto si aprì e Aria ne uscì. Sembrava che avesse visto un fantasma e io lanciai un’occhiataccia a Luca. Doveva per forza spaventare a morte la sua fidanzata a pochi giorni dal matrimonio?

    «Che ci fai qui?» gli chiese Umberto.

    «In futuro dovrai stare più attento e ridurre le tue pause al minimo» gli ordinò Luca.

    «Mi sono allontanato solo per pochi minuti e c’erano delle guardie davanti alle altre porte.»

    Annoiato dalla loro discussione, mi voltai verso la rossa.

    Gianna mise le mani sui fianchi, tirando in fuori il petto. Aveva un corpo da paura. Mi chiesi se Scuderi le avesse combinato un matrimonio con qualche sfigato dell’Organizzazione. Sarebbe stato un peccato.

    Gianna mi guardò negli occhi. «Che cosa stai sbirciando?»

    La guardai dalla testa ai piedi. «Il tuo corpo sexy.»

    «Be’, continua a guardare. Perché è tutto quello che riuscirai mai a fare con me.»

    «Basta» la rimproverò Umberto.

    Gianna non avrebbe dovuto dire quella cosa, visto che mi era sempre piaciuta la caccia. Mentre Luca non amava darsi troppo da fare per una donna, io avevo sempre preferito le conquiste difficili: rendevano tutto più interessante. Finire sotto le lenzuola con qualcuna non era mai stato un problema per noi; eravamo belli e ricchi. Inoltre, eravamo i tipici ragazzacci con cui le ragazze benestanti si intrattenevano per aggiungere un po’ di pepe alle loro noiose vite, ma non era divertente ottenere sempre quello che si voleva senza combattere per averlo.

    Gianna continuò a fissarmi mentre io, Luca e Romero lasciavamo la suite. Sorrisi. Quella ragazza era davvero esplosiva.

    Luca sospirò. «Non dirmi che hai puntato la rossa. È una vera rottura di palle.»

    «E allora? Di certo renderebbe la mia vita più interessante.»

    «Quindi sterminare i russi e avere una ragazza nuova nel tuo letto ogni notte non è abbastanza?»

    «Di tanto in tanto, mi piace variare.»

    «Non puoi averla. È off-limits. Non spiegherò a nostro padre che hai scatenato una guerra con l’Organizzazione soltanto perché hai palpeggiato la figlia di Scuderi. C’è un solo modo per avere la rossa nel tuo letto. Sto parlando di matrimonio e non accadrà mai.»

    «Perché no?»

    Luca fece una pausa. «Dimmi che stai scherzando.»

    Scrollai le spalle. Non volevo ancora sposarmi, a dire il vero non avrei mai voluto farlo, ma nostro padre mi tormentava da mesi. Tutte le donne che mi aveva suggerito erano noiose da morire.

    Luca mi afferrò la spalla. «Questa sera, non chiederai a Scuderi la mano di sua figlia.»

    «È un ordine?» chiesi pacato. Presto, Luca sarebbe stato il mio Capo e si trovava sopra di me nella gerarchia della Famiglia, ma non ero bravo a prendere ordini.

    «No, soltanto un consiglio.» Luca sorrise. «Se te lo ordinassi, lo faresti soltanto per infastidirmi.»

    «Non sono un ragazzino dalla testa calda» replicai e poi sogghignai, perché Luca mi conosceva troppo bene.

    «Voglio soltanto che tu ti prenda del tempo. Adesso potresti pensare che la stronzaggine di Gianna sia affascinante, ma dubito che ti piacerà per più di un paio di giorni. Ti conosco. Non appena la caccia sarà finita e otterrai quello che vuoi, il tuo interesse scemerà, ma rimarresti incastrato con lei per sempre.»

    «Non preoccuparti. Stasera ho intenzione di andare a segno. Così mi dimenticherò di Gianna.»

    Capitolo 2

    Gianna

    Matrimonio di Aria e Luca


    Quel matrimonio era una farsa. Non appena ci sedemmo al tavolo, Aria si allontanò da Luca e mi afferrò la mano. Era chiaro che era infelice. Provava a nasconderlo, ma per me era evidente. Ovviamente, a nessuno gliene fregava un cazzo. Era normale per una ragazza essere costretta a sposarsi, quindi l’infelicità faceva parte del pacchetto; non ci chiedevano mai che cosa volessimo, non importava a nessuno, nemmeno alle altre donne.

    Fu in quel momento che feci a me stessa una promessa che ero determinata a mantenere: non mi sarei mai ritrovata in un matrimonio senza amore. Non m’interessava che fosse il mio dovere o che l’onore lo richiedesse; niente al mondo mi avrebbe spinto a sposarmi, se non l’amore.

    Matteo continuava a guardarmi dall’altro lato del tavolo, con quel sorrisetto fastidioso sul volto. Mi aveva fissato in modo lascivo durante tutto il matrimonio. Dovevo riconoscere che non era affatto male con il suo gilè grigio, la camicia bianca e i pantaloni eleganti: quell’abbigliamento riusciva a far risaltare ancora di più il suo corpo alto e muscoloso. Ovviamente, mi sarei staccata la lingua a morsi piuttosto che ammettere che trovavo Matteo interessante, soprattutto per via del suo carattere, a malapena sopportabile.

    Quando Luca disse qualcosa ad Aria, lei mi strinse la mano con forza. Non si era accorta di come Matteo ci stesse provando con me. Non si era accorta di niente a causa della sua angoscia.

    Ricambiai il gesto, ma presto arrivò il momento di danzare e Luca la portò sulla pista per il loro primo ballo da sposati. Mi alzai subito, impaziente di arrivare alla baia, dove sarei potuta rimanere da sola, ma Matteo mi bloccò al bordo della pista da ballo con quel sorrisetto presuntuoso sul volto bellissimo. Perché quel bastardo doveva essere così affascinante?

    Aveva i capelli perfettamente scombinati e i suoi occhi erano così scuri da sembrare quasi neri. Era impossibile non notarlo. Naturalmente, era consapevole dell’effetto che aveva sulla maggior parte delle donne e si aspettava che anch’io mi prostrassi ai suoi piedi, ma si sarebbe congelato l’inferno prima che potesse accadere una cosa del genere.

    Fece un inchino senza staccarmi gli occhi di dosso. «Mi concederesti questo ballo?»

    Quando vidi il suo sorriso, il mio stomaco fece una stupida capriola. Era più alla mano della maggioranza degli Uomini d’Onore, ma avevo la sensazione che fosse soltanto una maschera. Forse preferiva farsi passare per il ragazzo della porta accanto, ma sotto la superficie si nascondeva un predatore in attesa, pronto ad attaccare. Non sarei stata io la sua preda.

    Mio padre mi stava osservando dal suo posto al tavolo, quindi non potei fare a meno di annuire in risposta alla domanda di Matteo, altrimenti avrei causato una scenata. Non mi sarebbe importato, ma non volevo stressare ancora di più Aria: era già parecchio nervosa.

    Matteo mi prese per mano e appoggiò il palmo sul mio fondoschiena. Il calore della sua mano superò lo strato sottile del mio vestito e sentii una fitta allo stomaco, ma mi sforzai di sembrare annoiata. Odiavo il modo in cui il mio corpo sembrava reagire a Matteo. Se mi fosse stato permesso di interagire con altri ragazzi, sarei stata indifferente al suo tocco, ma, proprio come per Aria, quel ballo era il massimo livello di attenzione che avessi mai ricevuto.

    Lo fissai. Da vicino, mi accorsi che i suoi occhi erano marrone scuro con i bordi quasi neri. Aveva delle ciglia folte e scure e sul mento c’era una leggera barba. Il suo sorriso si allargò e distolsi lo sguardo, concentrandomi sugli invitati che ballavano attorno a noi. Tutti ridevano e si divertivano e dall’esterno sembrava una festa meravigliosa; era facile lasciarsi illudere dal giardino della villa che era stato addobbato alla perfezione. Era così facile lasciare che la brezza marina dell’oceano trascinasse via la realtà. L’atmosfera unica che soltanto gli Hamptons offrivano poteva convincere chiunque che quella vita fosse un sogno... ma io conoscevo la verità.

    Matteo mi tirò più vicino a sé, facendo aderire i nostri corpi fino a quando non sentii sia i suoi muscoli sia l’arma che nascondeva sotto il gilè. Mi dimenai, anche se una parte di me avrebbe voluto avvicinarsi ancora di più e baciarlo. Senza dubbio sarebbe stato l’evento scandaloso del matrimonio. Mio padre si sarebbe arrabbiato e quel pensiero era abbastanza allettante da spingermi a farlo. Perché le ragazze erano costrette ad aspettare le nozze per avere il loro primo bacio? Era ridicolo. Mi dispiaceva per Aria, che era stata costretta a scoprire che cosa si provasse a essere baciate per la prima volta davanti a tutti gli invitati al suo matrimonio. Non sarebbe successo anche a me, non m’importava chi avrei dovuto corrompere per baciarmi.

    Matteo si abbassò con un sorriso seducente sulle labbra. «Sei bellissima, Gianna. L’espressione incazzata si abbina perfettamente al tuo vestito.»

    Prima che potessi fermarmi, scoppiai a ridere. Cercai di nascondere la risata fingendo un colpo di tosse, ma, a giudicare dallo sguardo di Matteo, non se l’era bevuta. Dannazione. Strizzai gli occhi... invano. Decisi di ignorarlo per il resto del ballo, nella speranza che anche il mio corpo facesse lo stesso, ma, quando quel bastardo cominciò ad accarezzarmi la schiena con il pollice, sentii una scarica elettrica attraversarmi.

    Volevo baciarlo e non soltanto per far arrabbiare mio padre e tutti gli altri uomini del nostro mondo che pensavano fosse giusto tenere le donne al guinzaglio. Volevo baciarlo perché aveva un odore delizioso, ed era proprio per quello che dovevo allontanarmi da lui al più presto.

    Purtroppo, sembrava che Matteo volesse farmi impazzire perché, dopo il nostro primo ballo, riuscì a costringermi a ballare per altre due volte e, nonostante ne fossi infastidita, il mio corpo non riuscì a smettere di reagire alla sua vicinanza. Avevo la sensazione che lo sapesse e che continuasse a sfiorarmi la schiena di proposito, ma non potevo chiedergli di smettere senza ammettere che la cosa mi rendeva nervosa. Inoltre, una parte di me non voleva affatto che si fermasse.

    Quando la gente cominciò a urlare a Luca di portare Aria a letto, era quasi mezzanotte. Aria non riuscì a nascondere il panico sul viso. Quando si alzò e prese la mano che Luca le offriva, mi guardò negli occhi e lui, incitato da una folla di uomini che urlavano, la trascinò via. La rabbia mi pervase e mi alzai, determinata ad aiutarla.

    Mia madre mi afferrò il polso e mi fermò. «Non sono affari tuoi, Gianna. Siediti. Aria farà quello che ci si aspetta e anche tu dovresti fare lo stesso.»

    La guardai in cagnesco. Non avrebbe dovuto proteggerci? Al contrario, osservò la scena senza un briciolo di compassione. Mi allontanai, disgustata da lei e da tutti gli altri.

    Mio padre era accanto a Salvatore Vitiello, che urlò qualcosa come: «Vogliamo vedere il sangue sulle lenzuola, Luca!»

    Che bastardo... per poco non lo affrontai. New York e le sue tradizioni perverse. Nonostante lo sguardo di avvertimento di mio padre, mi voltai e seguii gli uomini. Luca e Aria erano quasi arrivati in casa e feci fatica a farmi strada attraverso gli invitati per raggiungerli. Non ero nemmeno certa di cosa avrei fatto se ci fossi riuscita. Non potevo prendere Aria e rinchiuderla nella camera che dividevamo. Non avrei fermato nessuno, soprattutto Luca; quell’uomo era una bestia.

    Alcuni degli uomini fecero delle battute sconce su di me, ma li ignorai mentre cercavo la chioma bionda di Aria. Avevo quasi raggiunto la prima fila quando mia sorella scomparve dentro la stanza da letto padronale e Luca chiuse la porta. La preoccupazione e la paura presero il sopravvento sul mio corpo e smisi di respirare.

    Non sapevo se fosse il caso di fare irruzione nella stanza e prendere Luca a calci in culo, oppure se scappare il più lontano possibile, così da non sentire che cosa sarebbe successo dietro quella porta. Molti uomini tornarono indietro per bere. Rimasero soltanto Matteo, che urlava dei suggerimenti osceni davanti alla porta, e un paio di giovani Uomini d’Onore di New York. Mi allontanai, consapevole che non c’era niente che potessi fare per Aria e odiando sempre di più quella situazione. In passato, Aria mi aveva spesso protetto da mio padre e, proprio nel momento in cui era lei ad avere bisogno del mio aiuto, non ero in grado di intervenire.

    Invece di tornare alla festa, decisi di andare nella mia stanza. Non ero dell’umore adatto per affrontare di nuovo i miei genitori. Avrei soltanto finito per litigare con mio padre e quel giorno non ne avevo proprio bisogno. Prima che potessi attraversare il corridoio che portava alla mia camera, due ragazzi si fermarono davanti a me. Non conoscevo i loro nomi e non sembravano essere molto più grandi di me; forse avevano diciotto anni. Uno dei due aveva un po’ di pancetta e l’acne, l’altro era più alto e minaccioso.

    Provai a superarli, ma il tipo più alto mi bloccò il passaggio.

    «Togliti dalle palle!» esclamai, guardando i due idioti.

    «Non fare la guastafeste, Rossa. Chissà se lo sei anche lì sotto.» Indicò il punto tra le mie gambe.

    Arricciai le labbra, disgustata. Come se non avessi mai sentito quelle parole prima.

    Il ragazzo con l’acne scoppiò a ridere. «Potremmo provare a scoprirlo.»

    All’improvviso, comparve Matteo. Afferrò il ragazzo alto e gli puntò un coltello all’inguine. «Oppure... potremmo provare a scoprire quanto tempo impiegheresti a morire dissanguato come un maiale dopo che ti avrò tagliato il cazzo. Che ne pensi?»

    Ne approfittai per dare un calcio nelle palle al ragazzo con l’acne che urlò e cadde in ginocchio. Probabilmente, non avrei dovuto provare un piacere così forte per quel gesto.

    Matteo inarcò le sopracciglia scure. «Vuoi occuparti anche di questo?»

    Non me lo feci ripetere due volte, così diedi un calcio anche all’altro ragazzo, che finì in terra. Entrambi guardarono Matteo con espressione impaurita e mi ignorarono.

    «Sparite, prima che decida di tagliarvi la gola» disse Matteo.

    Scapparono via come cani con la coda tra le gambe.

    «Li conosci?» chiesi.

    Matteo posò il pugnale. Non sembrava così ubriaco come era parso prima. Forse, alla festa aveva soltanto cercato di mettersi in mostra. Mi guardai intorno e mi resi conto che eravamo soli in quella parte della casa e, dal modo in cui il mio cuore cominciò a battere più velocemente e il mio stomaco a fare i capricci, capii che era una pessima idea restare là.

    «Sono i figli di due dei nostri soldati. Non sono ancora degli Uomini d’Onore.»

    Forse, introdurli al mondo della mafia non li avrebbe resi delle persone migliori. «Avrei potuto occuparmene da sola» dissi.

    Matteo mi guardò di nuovo dalla testa ai piedi. «Lo so.»

    Non mi aspettavo quella risposta e non ero nemmeno certa se mi stesse prendendo in giro oppure no. «È divertente vedere come un secondo prima tu riesca a comportarti da cavaliere con l’armatura scintillante e quello dopo incoraggi tuo fratello ad abusare sessualmente di mia sorella.»

    «Luca non ha bisogno di incoraggiamenti, fidati.»

    «Mi fai venire il vomito. Tutta questa situazione mi fa schifo.» Mi voltai per andare via, ma Matteo mi precedette e mi fermò, mettendo un braccio contro la parete.

    «Tua sorella starà bene. Luca non è crudele con le donne.»

    «Dovrebbe farmi sentire meglio?»

    Matteo si strinse nelle spalle. «Conosco mio fratello e non farà del male ad Aria.»

    Lo guardai negli occhi: sembrava serio. Avrei voluto credergli, ma, da quello che avevo visto, Luca non era un uomo gentile. Era brutale, spietato e freddo, e non ero certa che la definizione di non essere crudele di Matteo corrispondesse alla mia.

    «Ho davvero voglia di baciarti, cazzo» disse Matteo con voca roca, sorprendendomi.

    Spalancai gli occhi, ma lui non si mosse. Rimase fermo davanti a me, con

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