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La vita insolita di Mr. Adam Archer, contralto: Un viaggio musicale nel mondo barocco (1715-1717)
La vita insolita di Mr. Adam Archer, contralto: Un viaggio musicale nel mondo barocco (1715-1717)
La vita insolita di Mr. Adam Archer, contralto: Un viaggio musicale nel mondo barocco (1715-1717)
E-book323 pagine3 ore

La vita insolita di Mr. Adam Archer, contralto: Un viaggio musicale nel mondo barocco (1715-1717)

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Info su questo ebook

Siamo nei primi anni del Settecento. Helena ha sempre coltivato il sogno segreto di andare via da Exeter e diventare una cantante famosa ma finora gli eventi della vita l’hanno costretta a vivere al disotto delle proprie aspettative.
Le circostanze cambiano da un giorno all’altro permet­tendole di prendere in mano il proprio destino e partire per Londra. La scelta intelligente di un travestimento maschile ribalterà completamente la sua vita obbligandola però a vivere fino in fondo la contraddizione di agire e diventare famosa en travestipur volendo allo stesso tempo esprimere i propri sentimenti femminili.
Sullo sfondo di un’Europa musicalmente straordinaria e dinamica ma socialmente implacabile e feroce, in cornici voluttuose che già fanno l’occhiolino al Rococò e colpi di scena inaspettati Helena incrocia il proprio destino con alcuni personaggi straordinari fra i quali spiccano la contessa di Les Mias che sosterrà il suo percorso e l’avventuriero Giulio Buonamici con il quale vivrà una grande storia d’amore complicata dagli equivoci dovuti al suo travestimento.
Una lunga tournée, che inizia a Londra e termina a Roma, alla quale partecipa assieme all’orchestra del maestro Mountpellier come contraltista, completerà il suo apprendistato sia di artista che di donna.
LinguaItaliano
Data di uscita28 set 2020
ISBN9791220068727
La vita insolita di Mr. Adam Archer, contralto: Un viaggio musicale nel mondo barocco (1715-1717)

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    Anteprima del libro

    La vita insolita di Mr. Adam Archer, contralto - Francoise Elisabeth Goddard

    FRANÇOISE ELISABETH GODDARD

    LA VITA INSOLITA

    DI MR. ADAM ARCHER,

    CONTRALTO

    Un viaggio musicale nel mondo barocco

    (1715 – 1717)

    Copyright © Françoise Elisabeth Goddard, 2020

    La vita insolita di Mr. Adam Archer, contralto.

    Un viaggio musicale nel mondo barocco (1715-1717)

    © Françoise Elisabeth Goddard, 2020

    Revisione  a cura di Virginio Sala

    Copertina a cura di Françoise E. Goddard

    ISBN 979-12-200-6872-7

    Prima edizione – 2020

    È vietata la riproduzione dell’opera, anche parziale, in ogni forma e modo, originale e derivato. Tutti i diritti riservati.

    A tutte le persone care

    presenti in questo libro

    e nella mia vita

    PRESENTAZIONE

    Siamo nei primi anni del Settecento. Helena ha sempre coltivato il sogno segreto di andare via da Exeter e diventare una cantante famosa ma finora gli eventi della vita l’hanno costretta a vivere al disotto delle proprie aspettative.

    Le circostanze cambiano da un giorno all’altro permettendole di prendere in mano il proprio destino e partire per Londra. La scelta intelligente di un travestimento maschile ribalterà completamente la sua vita obbligandola però a vivere fino in fondo la contraddizione di agire e diventare famosa en travesti pur volendo allo stesso tempo esprimere i propri sentimenti femminili.

    Sullo sfondo di un’Europa musicalmente straordinaria e dinamica ma socialmente implacabile e feroce, in cornici voluttuose che già fanno l’occhiolino al Rococò e colpi di scena inaspettati, Helena incrocia il proprio destino con alcuni personaggi straordinari fra i quali spiccano la contessa di Les Mias che sosterrà il suo percorso e l’avventuriero Giulio Buonamici con il quale vivrà una grande storia d’amore complicata dagli equivoci dovuti al suo travestimento.

    Una lunga tournée, che inizia a Londra e termina a Roma, alla quale partecipa assieme all’orchestra del maestro Mountpellier come contraltista, completerà il suo apprendistato sia di artista che di donna.

    INTRODUZIONE

    "We are such stuff as dreams are made on, and our little life

    is rounded with a sleep."¹

    William Shakespeare, The Tempest

    Questo racconto nasce da un sogno. Ma il sogno in questione è un sogno vero, uno di quelli che si fanno in fase rem, compreso di movimenti oculari. Sono sempre stata una buona sognatrice e con un po’ di allenamento sono riuscita persino a diventare abbastanza brava da entrare nel mondo dei sogni lucidi, quelli in cui si sa di essere in un sogno e nei quali si agisce in maniera cosciente. Niente però mi ha fatto presagire quello che sarebbe successo in seguito.

    Questa cosa è cominciata in sordina. Le prime due volte, non ci avevo fatto molto caso. Mi ero svegliata di soprassalto nel cuore della notte con la strana sensazione di non sentirmi a casa mia e che ci fosse qualcosa di sbagliato. Ma poiché non c’era la luna e tutto era buio, non rendendomi inoltre conto di quello che stava succedendo, non ho dato importanza alla cosa e mi sono riaddormentata. In fondo, è una di quelle sensazioni che si hanno quando, dopo un lungo viaggio, ci si addormenta in una stanza che non è la propria. Risvegliandosi di colpo, succede a volte di non capire dove ci si trova e di provare un senso di smarrimento che può durare anche parecchi minuti.

    La terza volta invece era stato diverso. Intanto, questa volta, c’era la luna, un elemento nuovo che ribaltava la situazione. Così mi resi conto di non essere a casa mia ma da tutt’altra parte: la stanza in cui mi trovavo era più piccola, invece della porta finestra che dava sul balcone, c’era una finestra piccola con i vetri spessi e quadrati legati a piombo che non si poteva aprire; il letto era piccolo e duro, pungeva un po’ e la coperta che mi copriva non mi riscaldava. Anche l’odore che aleggiava non era dei migliori e c’era persino odore di cane. Insomma, mi ero messa a letto che stava arrivando l’estate e mi ritrovavo in una stagione fredda, con quel freddo fastidioso di una notte d’autunno avanzato a riscaldamento spento. Devo ammettere che ero un po’ spaventata per cui feci un enorme sforzo di concentrazione per venir fuori da questa situazione e per fortuna, mi riaddormentai. Il giorno seguente, ricordavo il sogno che però era tornato ad essere un semplice sogno e per un po’ tutto rimase tranquillo.

    Ma al quarto risveglio notturno, poche settimane dopo, altro che riaddormentarsi… anche quella volta c’era la luna ma fortunatamente, la stagione sembrava più calda. (Ma quando mai si sente caldo o freddo in un sogno lucido?...). Anche la stanza, per quanto austera e sguarnita, aveva assunto un aspetto più curato. L’aria era meno greve e le lenzuola che mi avvolgevano avevano un buon odore di pulito. (E quando mai si sentono gli odori in un sogno lucido?...) Al tatto sembravano ruvide e parevano di lino. Il letto era contornato da una specie di baldacchino che sorreggeva un grosso telo rosso.

    Mi ci volle parecchio coraggio per alzarmi e provare a fare un giro. Il pavimento su cui poggiai i piedi era fatto di assi di legno ruvide che scricchiolarono sotto i miei passi. Andai verso la finestra che non sembrava molto pulita, o forse il vetro era troppo spesso per riuscire a guardare bene fuori. Ero all’incirca al secondo piano di una costruzione di città. Vedevo vagamente un viottolo lastricato di ciottoli ai cui lati scorreva dell’acqua probabilmente sporca. Non c’erano marciapiedi e la viuzza non era illuminata, anche se in lontananza si potevano scorgere qua e là delle tenui luci. La casa inoltre non sembrava ben costruita perché a un certo punto cominciai a percepire un rumore sordo e regolare; lo riconobbi poco dopo: era un uomo che russava sonoramente da qualche parte nella casa.

    Mentre facevo queste considerazioni, cominciai ad avvertire un lieve senso di disagio che ben presto si trasformò in ansia, mandando il battito del mio cuore a mille. Era come avere davanti agli occhi delle ondate di immagini che provavano a rompere un diaframma nella mia mente. Avevo la sensazione di qualcosa che volesse uscire ma che non avevo assolutamente voglia di affrontare, un dolore così profondo da rimanere senza fiato. Così, per distrarmi controllai di nuovo la stanza. Vicino alla finestra c’era una piccola scrivania, anch’essa in legno, sulla quale erano impilati dei grossi fogli. Vi era anche un calamaio con accanto alcune penne d’oca, ma anche una stranissima penna con una punta di metallo. Un piccolo lume con una candela di cera d’api (ho saputo più avanti che denota una certa agiatezza) e uno specchio che sembrava essere stato messo apposta per rifletterne la luce, completavano questo angolo. Portando i fogli alla finestra riuscii a capire che si trattava di fogli di musica. Accuratamente ordinati e riempiti, davano un’impressione di nitidezza e precisione.

    Questi fogli mi riportavano alla mente quello che non volevo affrontare, i ricordi legati al fatto del perché mi trovassi proprio in quel luogo e in quel momento. Apparentemente, e da quelle poche righe di musica che decifrai, sembravo essere stata proiettata fra il ‘600 e il ‘700. Anche una sorta di stufetta carica di pezzi di carbone e incastrata in un piccolo camino sembrava confermare la correttezza del periodo. Tutti gli oggetti mi sembravano familiari e toccarli mi dava un lieve senso di piacere. Non fosse per quel pensiero sgradevole che tornava appena allontanavo la mente da quello che avevo intorno, avrei potuto persino pensare di essere a casa mia, in un ambiente protetto e quasi felice.

    La visione si stava però velocemente disfacendo. Feci un ultimo tentativo di recupero di energia per rimanere ancora lì un attimo  ma non ci fu niente da fare. Buio…

    CAPITOLO I

    GOVERNANTE A STANSFIELD HOUSE

    Reality continues to ruin my life.²

    Bill Watterson

    Era stata un’estate calda ma gradevole. Il più delle volte avevano passato il tempo sdraiati sull’erba, all’ombra di qualche albero che circondava il casotto di caccia vicino al ruscello che scorreva in fondo al parco delimitandone la proprietà. Il cane si lanciava in continuazione nell’acqua alla ricerca dei sassi tirati dai ragazzi oppure rimaneva incantato da qualche riflesso dorato intercettato dal suo sguardo solo per metà addormentato

    Da qualche giorno, l’aria del tardo pomeriggio aveva cominciato a farsi più fresca e in lontananza già si sentiva il rumore fatto dai servi che raccoglievano la legna che sarebbe stata usata durante l’inverno. Presto Helena la governante avrebbe ripreso a far lezione a Luce mentre Drake sarebbe ripartito a scuola, le serate si sarebbero allungate intorno al camino e la nebbia del mattino sarebbe riapparsa densa e immobile, dissolta solamente dalla pioggia battente.

    I tre si avviarono lentamente verso casa trascinando i teli su cui si erano sdraiati, più qualche scatola di latta vuota che era servita per le vettovaglie. Anche il cane, ormai stanco, camminava lentamente con la lingua di fuori.

    Helena rimase indietro a osservare i ragazzi. Erano cresciuti molto durante l’estate e questo si notava dall’abbigliamento che ora appariva corto lasciando intravedere le caviglie sottili di Luce mentre Drake, infastidito dalle scarpe ormai strette, camminava a piedi nudi. Stavano crescendo proprio bene ed erano belli da vedere. Il loro atteggiamento era naturalmente elegante e tutto in loro chiamava freschezza ed energia. Erano le repliche quasi perfette dei loro genitori Thomas e Flora Stansfield: scuro e con gli occhi quasi neri lui, anche il figlio ormai quindicenne cominciava a mostrare una lieve ombreggiatura sulle guance. Tutt’all’opposto erano Flora e sua figlia, con lunghi capelli biondo scuro e il portamento sostenuto da un fisico slanciato quanto sottile. Come tutti i figli di buona famiglia, ognuno avrebbe preso la direzione quasi obbligatoria conseguente al proprio sesso: Drake sarebbe tornato a Eton, mentre Luce sarebbe rimasta a casa sotto il controllo di Helena.

    La donna, ormai trentenne, aveva provveduto alla loro educazione sin da piccoli e non avrebbe potuto chiedere un ruolo migliore in una famiglia migliore. Come governante, e poiché i loro genitori erano spesso a Londra, era stata libera di affrontare quasi tutte le questioni educative come meglio preferiva e sin da subito venne considerata da tutti capace e attenta. Negli anni, aveva sviluppato un affetto profondo verso Luce e Drake quasi fossero stati quei figli che non avrebbe mai avuto a causa del disastro occorso alla sua famiglia quando lei era poco più che ventenne. Morti i suoi genitori e i suoi fratelli di vaiolo, non le era rimasto nient’altro da fare che prepararsi a partire per chissà dove. Spesso si era chiesta perché fosse stata risparmiata a lei soltanto questa terribile sorte ma ora, dopo più di dieci anni dal fatto, e serenamente inserita nel contesto familiare degli Stansfield, il dolore e la tristezza erano naturalmente scomparsi, lasciando soltanto un senso di struggente malinconia che a volte la sommergeva quando per caso un odore, un suono o un sapore la riportavano casualmente alla sua casa e alla sua famiglia.

    La sua fortuna era stata quella di essere nata in una famiglia di musicisti. Suo padre, finché era stato in vita, aveva accompagnato tutte le funzioni della domenica in chiesa in qualità di organista e direttore del coro, componendo egli stesso anche le musiche e i corali di circostanza, oltre ad insegnare musica. Helena, dal canto suo, come sua madre, aiutava il padre copiando le parti, e in più cantava e suonava la chitarra. Furono proprio questi gli elementi vincenti del suo biglietto da visita quando, nel momento di maggior désarroi, le era arrivata la richiesta di occuparsi dei due giovani Stansfield, tramite il pastore della sua chiesa, preoccupato per la sua futura sorte.

    Gli anni erano passati serenamente ed Helena, conscia di dover trarre il massimo profitto da quel poco che aveva, non si era persa una virgola di tutto ciò che la circondava, adattandosi all’ambiente come un attore che impara la propria parte a perfezione. Come tutte le donne nella sua condizione, benché alloggio e cibo fossero gratuiti, la paga rimaneva bassa e lei doveva obbligatoriamente risparmiare per quando sarebbe invecchiata o quando i ragazzi, ormai cresciuti, non avessero più avuto bisogno del suo aiuto. Helena non si faceva illusioni sul proprio destino. Finché Drake era rimasto a casa, lei aveva insegnato lettura, scrittura e matematica a tutt’e due. Ma da due anni circa, da quando Drake andava a Eaton, il suo solo compito era di far crescere Luce come una perfetta padrona di casa.

    Uno dei vantaggi posseduti da Helena era di conoscere il francese e di saperlo insegnare. Molti giovani aristocratici inglesi che cominciavano a viaggiare oltre Manica rimanevano affascinati dalle donne francesi capaci di conversare di musica, arte e letteratura. Le giovani inglesi edotte solo sui balli e sulla moda risultavano spesso noiose. Il risultato fu che molte madri, fra cui anche Flora Stansfield, decisero che era venuto il momento di educare le figlie in modo da renderle più competitive nel vasto mercato dei matrimoni. Assumere una governante francese era però escluso viste le differenti religioni praticate nelle due nazioni. Helena era dunque la risposta perfetta al problema. Così il suo insegnamento a Luce continuava ora con un po’ di musica, il Francese, le letture di Shakespeare e i giusti valori cristiani che la ragazzina doveva interiorizzare in quanto donna e futura moglie. Ma Helena sapeva bene che Luce non avrebbe mai avuto alcun problema a sposarsi. Bella com’era e probabilmente abbastanza intelligente da imparare negli anni futuri a non eccedere in prodezze intellettuali, avrebbe presto trovato fra i figli degli amici di suo padre qualche giovane erede con cui convolare a giuste nozze. Il suo destino sembrava già segnato e la ragazza non pareva voler prendere alcuna direzione alternativa.

    I tre si diressero verso le rispettive stanze a prepararsi per la cena.

    CAPITOLO II

    L’ASSALTO FURIOSO

    Hell is empty and the devils are here³

    William Shakespeare

    Il pasto sarebbe sicuramente stato allegro. Mr. Stansfield e sua moglie erano a casa da poche ore e il viaggio cominciato a Londra sette giorni prima era stato lungo ed estenuante. Mrs. Stansfield si era subito chiusa in camera a riprendersi dalla lunga fatica. Mr. Stansfield invece era partito subito alla ricerca dei suoi mezzadri per controllare gli ultimi lavori preautunnali. I ragazzi erano sovraeccitati per il ritorno dei genitori. Certi di qualche regalo che sarebbe spuntato durante la cena, oramai cominciavano anche loro a tendere l’orecchio su quello che succedeva a Londra. Anche Helena, accettata alla tavola padronale per via del suo ruolo, pendeva dalle labbra di Mrs. Stansfield soprattutto per ciò che riguardava il mondo teatrale e musicale della capitale. Da sempre sognava di andare a Londra pur sapendo che il suo era un desiderio praticamente irrealizzabile. Malgrado ciò, non esitava a porre qua e là delle domande apparentemente buttate a casaccio di cui però non perdeva nemmeno una briciola della risposta. Spesso, Mrs. Stansfield veniva interrotta dal marito che si lanciava in qualche descrizione dei suoi affari e Helena fremeva mentre tentava di inserire il più subdolamente possibile la domanda giusta per far ripartire quello di cui voleva sentir parlare. Londra era diventata la Mecca del suo cuore, della sua arte, del suo canto.

    Come d’abitudine, sarebbe stata servita della carne fredda, magari del roast beef o in particolare del cervo - perché il ritorno a casa era sempre un’occasione speciale - con contorno di carciofi, fagiolini e patate lesse, un vegetale

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