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Chiudere il giro
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E-book56 pagine43 minuti

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Narrativa - racconto lungo (39 pagine) - Un’escursione fino a una casa diroccata, perseguitata da una macabra leggenda. Lì visse nel secolo precedente un ricco nobiluomo ossessionato da pratiche negromantiche, che scomparve all’improvviso durante una notte...

Giacomo Dionisi è un giovane e affermato ricercatore della facoltà di Lettere Moderne all’università di Bologna. La sua competenza nel campo della letteratura fantastica dell’800 gli ha procurato riconoscimenti prestigiosi e la fama di intellettuale dalla mente logica e rigorosa, priva di pregiudizi, vivace e curiosa. Forse troppo curiosa. Perché durante una vacanza solitaria e fuori stagione in una remota e sconosciuta valle dell’Umbria, Giacomo si avventura in un’escursione fino a una a casa diroccata, perseguitata da una macabra leggenda. Perché lì visse nel secolo precedente un ricco nobiluomo ossessionato da pratiche negromantiche, che scomparve all’improvviso durante una notte. Giacomo esplora la casa e scopre una biblioteca di testi esoterici murata un secolo prima, e s’immerge nella lettura. Nel frattempo, il crepuscolo cala all’improvviso e lui è costretto a trattenersi in quella spelonca. Poco male, ha viveri, acqua e il suo sacco a pelo. Avrà il coraggio di sopportare gli eventi di quella notte? La voce di un vecchio che mormora cantilene in una lingua misteriosa, il rumore ossessionante di una mola che affila un coltello, e il pianto di una ragazza lo tormentano, rischiando di farlo impazzire e svelando poco a poco il segreto di quella leggenda raccapricciante. Ma Giacomo è deciso ad applicare il suo rigoroso metodo scientifico anche in questa circostanza, e intende risolvere il mistero, e “chiudere il giro”, a ogni costo. Anche quello della sua stessa vita. Un racconto ispirato alla filmografia di genere di Pupi Avati, dove gli echi delle “fole contadine” rappresentano l’atmosfera e l’ambientazione adatta a creare una suspense sottile priva di “effetti speciali” ma non per questo meno inquietante.

Enrico Luceri è un autore di gialli classici: ha scritto i romanzi Buio come una cantina chiusa (Il Giallo Mondadori, maggio 2013), Il mio volto è uno specchio (Il Giallo Mondadori, 2008, Premio Tedeschi) e Le strade di sera (Hobby&Work, 2012), la raccolta Le colpe vecchie fanno le ombre lunghe (Prospettiva, 2008), e numerosi racconti. Nella rivista SherlockMagazine (Delos Books) e stato pubblicato a puntate un suo saggio sul cinema giallo thrilling all’italiana. Di prossima pubblicazione il saggio Pistole e pupe per i tipi dell’editore Profondo Rosso e in e-book il romanzo Uno, due, stringi le mie mani tra le tue.
LinguaItaliano
Data di uscita27 ott 2020
ISBN9788825413441
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    Anteprima del libro

    Chiudere il giro - Enrico Luceri

    9788825400847

    Questa collana

    Benvenuti a Innsmouth, città immaginaria lovecraftiana descritta nella storia La maschera di Innsmouth, pubblicata nel 1936, e che – con questa nuova collana dal nome omonimo – voglio erigere a capitale della narrativa Weird. Un genere ad ampio raggio che propone storie che dalla normalità fanno confluire improvvisamente elementi estranianti non riconducibili alla realtà che ci circonda.

    Con Innsmouth il lettore passa, da un momento all'altro, da una tranquilla Comfort zone a una Weird zone molto fosca e talvolta terrificante, o semplicemente straniante … Innsmouth è una collana di letteratura Weird, un genere difficilmente catalogabile e che ha come capostipite il solitario di Providence, Howard Phillips Lovecraft.

    Le storie che Innsmouth propone hanno in sé un elemento soprannaturale, la cui sensazione da parte del lettore viene percepita mentre si inoltra nella narrazione. Racconti intrisi di ignoto, di oscuro, le cui radici lovecraftiane si sono espanse nel tempo grazie a opere di molti altri autori come Franz Kafka, Ray Bradbury, James Ballard, Stephen King o, in chiave ancor più moderna, China Miéville.

    Buona lettura.

    Luigi Pachì

    Se la presenza d'un bambino dà effettivamente un altro giro di vite, che ne direste di due bambini?

    Il giro di vite, di Henry James

    Prologo: metà agosto 2019

    L’estate scorsa mi trovavo in Umbria, e trascorrevo le ferie nella casa che appartiene alla famiglia di mia moglie da generazioni. In un piccolo borgo, dove il ritmo lento della giornata, la custodia delle tradizioni, il piacere di pranzare o cenare insieme, trasmettono una piacevole sensazione di calma e serenità.

    Una sera, ero stato appunto invitato a mangiare nel giardino di una villetta, proprio al centro del paese, in compagnia di una decina di amici. Si parlava come al solito di eventi recenti o più remoti, e tuttavia ben vivi nella memoria di chi li aveva vissuti. Storie che con il tempo perdono piano piano la carica delle passioni e finiscono per diventare un ricordo condiviso, su cui tutti concordano, più o meno.

    La presenza, fra le mura del castello locale, dello spettro di un nobiluomo vissuto, e soprattutto morto per cause tutt’altro che naturali e dopo un’agonia straziante, diventò, come spesso accade, argomento di conversazione quando la cena volgeva al termine. Fu naturale chiedermi cosa pensassi dei fantasmi, sapere se un autore che li manipola e materializza nei suoi racconti, creda o meno alla loro esistenza. Manifestai il mio scetticismo con moderazione e diplomazia, per evitare di deludere coloro che giurano di aver visto o sentito aggirarsi l’ombra dello sfortunato e antico inquilino di quelle grandi stanze dalla volta affrescata e le finestre a bifora.

    Mentre ascoltavo in silenzio i commenti degli amici, mi accorsi che l’unico ospite a me sconosciuto mi fissava con attenzione. Mi era stato presentato come un medico in pensione, reduce da decenni di professione esercitata in una zona della Valnerina, giunto in paese per trovare il titolare della condotta locale, suo vecchio collega in qualche ospedale umbro. Il dottor Pinardi, questo il suo cognome, aveva un aspetto singolare. Alto e snello, il volto spigoloso e i capelli bianchi ondulati, parlava con voce piacevolmente profonda e arrochita dalle sigarette che fumava una via l’altra, interrompendosi solo per mangiare con moderato appetito la carne alla griglia e i salumi, e sorseggiare, molto più spesso, il vino rosso della zona. Pareva a suo agio nella giacca di fustagno, malgrado il calore della serata estiva, che indossava sopra una camicia a quadri. A volte, pareva distratto e il suo sguardo vagava verso gli angoli più oscuri del giardino, e li fissava, come se corresse dietro un pensiero che non riusciva

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