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Sherlock Holmes e l'avventura dei cinque peccatori
Sherlock Holmes e l'avventura dei cinque peccatori
Sherlock Holmes e l'avventura dei cinque peccatori
E-book164 pagine2 ore

Sherlock Holmes e l'avventura dei cinque peccatori

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Giallo - romanzo breve (108 pagine) - Un bestiario medievale, un'indagine attraverso tutta l'Europa.


Un mattino uno strano messaggio giunge insieme alla posta del 221B di Baker Street. Sono alcuni versi tratti da un bestiario medievale scritto da Cecco d’Ascoli. Sherlock Holmes scoprirà ben presto che, tra le righe di quel messaggio incomprensibile, si nasconde la sfida lanciatagli da un astuto criminale. Sarà costretto ad intraprendere un inseguimento per tutta Europa nel tentativo di interrompere la sua catena di omicidi. Londra, Copenhagen, Parigi… Solo l’ultima tappa del viaggio farà comprendere all’investigatore che il movente del suo rivale lo riguarda molto più da vicino di quanto osasse pensare.


Elìa Giovanaz è nato a Trento nel 1988 e attualmente insegna lettere in Veneto ai ragazzi delle scuole medie. Fin dagli anni del liceo, ama scrivere racconti e poesie. Appassionato di cinema e vorace lettore di gialli e fantascienza, terminata l’università, ha stretto amicizia con Jacopo Jannelli: insieme condividono la passione per la letteratura e per Sherlock Holmes e, tra molte risate e degustazioni di vino, hanno intrapreso insieme l’avventura della scrittura a quattro mani.

Jacopo Francesco Jannelli è nato a Valenza, in provincia di Alessandria, nel 1985. Ha cominciato a studiare violino all’età di quattro anni e forse proprio per questo ha iniziato a provare presto simpatia per il personaggio di Sherlock Holmes. Grande appassionato di musica, dopo essersi dedicato alla tutela e conservazione di organi antichi in Piemonte, si è trasferito in Trentino dove oggi vive e lavora. Qui ha conosciuto Elìa Giovanaz con il quale ha stretto un’amichevole collaborazione letteraria.

LinguaItaliano
Data di uscita17 nov 2020
ISBN9788825413632
Sherlock Holmes e l'avventura dei cinque peccatori

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    Anteprima del libro

    Sherlock Holmes e l'avventura dei cinque peccatori - Elìa Giovanaz

    A cura di Luigi Pachì

    Elìa Giovanaz e Jacopo Francesco Jannelli

    Sherlock Holmes e l'avventura dei cinque peccatori

    (un manoscritto inedito del dottor John Watson)

    ROMANZO BREVE

    ISBN 9788825413632

    © 2020 Elia Giovanaz, Jacopo Francesco Jannelli

    Edizione ebook © 2020 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

    Versione: 1.0

    Collana a cura di Luigi Pachì

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    Grazie, da parte di Delos Digital, dell'autore del libro e di tutti coloro che vi hanno lavorato.

    Indice

    Copertina

    Il libro

    Gli autori

    Sherlock Holmes e l'avventura dei cinque peccatori

    I

    II

    III

    IV

    V

    VI

    VII

    VIII

    IX

    X

    XI

    XII

    XIII

    XIV

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    Il libro

    Un bestiario medievale, un'indagine attraverso tutta l'Europa.

    Un mattino uno strano messaggio giunge insieme alla posta del 221B di Baker Street. Sono alcuni versi tratti da un bestiario medievale scritto da Cecco d’Ascoli. Sherlock Holmes scoprirà ben presto che, tra le righe di quel messaggio incomprensibile, si nasconde la sfida lanciatagli da un astuto criminale. Sarà costretto ad intraprendere un inseguimento per tutta Europa nel tentativo di interrompere la sua catena di omicidi. Londra, Copenhagen, Parigi… Solo l’ultima tappa del viaggio farà comprendere all’investigatore che il movente del suo rivale lo riguarda molto più da vicino di quanto osasse pensare.

    Gli autori

    Elìa Giovanaz è nato a Trento nel 1988 e attualmente insegna lettere in Veneto ai ragazzi delle scuole medie. Fin dagli anni del liceo, ama scrivere racconti e poesie. Appassionato di cinema e vorace lettore di gialli e fantascienza, terminata l’università, ha stretto amicizia con Jacopo Jannelli: insieme condividono la passione per la letteratura e per Sherlock Holmes e, tra molte risate e degustazioni di vino, hanno intrapreso insieme l’avventura della scrittura a quattro mani.

    Jacopo Francesco Jannelli è nato a Valenza, in provincia di Alessandria, nel 1985. Ha cominciato a studiare violino all’età di quattro anni e forse proprio per questo ha iniziato a provare presto simpatia per il personaggio di Sherlock Holmes. Grande appassionato di musica, dopo essersi dedicato alla tutela e conservazione di organi antichi in Piemonte, si è trasferito in Trentino dove oggi vive e lavora. Qui ha conosciuto Elìa Giovanaz con il quale ha stretto un’amichevole collaborazione letteraria.

    Degli stessi autori

    Elìa Giovanaz, Jacopo Francesco Jannelli, Sherlock Holmes e l'avventura del suonatore d'organo Sherlockiana ISBN: 9788825413571 Elìa Giovanaz, Jacopo Francesco Jannelli, Sherlock Holmes e l'avventura dell'esploratore norvegese Sherlockiana ISBN: 9788825413625

    I

    Dicembre è il mese in cui Londra assume la sua veste più tetra. Alla tenue opalescenza dei lampioni a gas la neve prendeva l’aspetto di un levigato cristallo che riverberava anche i più impercettibili sprazzi di luce. I gradini che fungevano da ingresso all’appartamento di Baker Street erano stati ramazzati con cura e la signora Hudson aveva cosparso di sale quelli che davano sulla via, per scongiurare sgradevoli incidenti: desiderava che quel Natale fosse perfetto. Nel salottino che dividevo con il mio amico Sherlock Holmes, e che la nostra padrona di casa aveva riccamente addobbato di fronzoli natalizi, il fuoco scoppiettava allegro nel caminetto e sul tavolo troneggiava un’oca arrosto, una delle celebri specialità della signora Hudson.

    Nonostante l’atmosfera piacevole, Holmes si era svegliato d’umore malinconico e già dopo la colazione era sprofondato nella sua poltrona preferita, ammorbando l’aria con una densa nube di tabacco forte. Non si era mosso per ore: teneva la pestilenziale pipa di terra nera immobile tra le labbra serrate e stringeva tra le mani un cofanetto in legno di salice intagliato che conoscevo molto bene. La scatola era aperta e Holmes contemplava i biglietti ferroviari conservati all’interno e alcuni ritagli che costituivano il macabro ricordo di una vecchia indagine.

    Il mio amico dimostrò di aver fiutato la mia apprensione, poiché a un certo punto mi disse:

    – Watson, non si preoccupi. La mia malinconia non mi ricondurrà sulla via della droga, dovrebbe saperlo che ormai ho chiuso con quel vizio. Mi sto solo concedendo un momento di riflessione. Si ricorda cosa accadde in quel lontano Natale?

    Tutto mi fu chiaro in quel momento. Holmes stava rievocando un’avventura di molti anni prima, che ci aveva portato a trascorrere un Natale davvero insolito nella bellissima Firenze, dove riuscimmo ad arrestare uno degli assassini più astuti con cui avemmo mai a che fare. Nella mia mente iniziai a ripercorrere l’inizio di quelle vicende e rividi l’arrivo della posta, Holmes che si lambiccava per capire il senso della missiva appena consegnata e l’ispettore Gregson che quella stessa sera ci introduceva all’incubo che seguì quella misteriosa lettera.

    – Me ne ero quasi dimenticato Holmes, è passato un altro anno – mi affrettai a rispondere, sperando che parlare di quella tremenda vicenda potesse alleggerire i suoi pensieri, ma vidi che il mio illustre amico non voleva ancora abbandonare il ricordo di quegli eventi.

    Passarono ancora alcuni minuti, poi all’improvviso Holmes si alzò dalla poltrona con uno scatto atletico, nonostante la sua età non più giovane e, posando la pipa, afferrò lo Stradivari e passò la colofonia sull’arco. Tuttavia, si arrestò subito senza suonare.

    – Sa, Watson, credo che ormai sia giunto il momento di rendere pubblici i fatti legati al contenuto della scatola di salice… Troppo spesso nei suoi rapporti sono stato dipinto come un uomo infallibile, che non conosce sconfitte quando deve concludere un caso. Certamente, i miei successi professionali sono stati numerosi, ma il suo pubblico deve sapere la verità, senza quelle licenze poetiche che lei puntualmente si concede e senza agghindare ulteriormente eventi già di per sé eccezionali.

    C’era un tono nella voce del mio amico che non ammetteva repliche. Ero abituato a ricevere critiche anche molto aspre ai miei scritti da parte sua, ma stavolta erano talmente velate da quella malinconia quasi angosciante, che evitai di discuterne.

    – La prego, caro amico mio, non deve abbandonarsi a questi tristi pensieri. Come le ho già detto molte volte, lei non può certo ritenersi responsabile per i crimini di quel pazzo! – gli dissi con calore, andandomi a sedere di fronte a lui.

    – Forse ha ragione, Watson. Tuttavia, saranno i suoi lettori a giudicarlo. Quanto a me, col passare degli ultimi anni mi sto sentendo sempre più stanco. Il mio mestiere, per quanto abbia dato un significato alla mia vita, ora sta diventando sempre più logorante; non solo per il mio fisico, ma anche per i miei nervi. Credo che stia per scoccare davvero l’ora di andare in pensione, amico mio.

    Mi aveva colto di sorpresa. Raramente avevo sentito parlare il mio amico in questo modo e certamente quella era la prima volta che mi accennava a un suo eventuale ritiro. Lì per lì non seppi cosa rispondergli, ma fu lo stesso Holmes a togliermi dall’imbarazzo e con la mano fece lo stesso gesto dei maestri di scuola che puliscono la lavagna con un panno.

    – Bando alle ciance ora! Signora Hudson, porti pure la bottiglia di Pouilly-Fumé, e brindiamo insieme a questo Natale!

    Suonò con il violino alcune vecchie carole, dopodiché con una ritrovata allegria ci accomodammo a tavola, facendo onore all’eccellente oca e all’ancor più straordinario Christmas Pudding, assaporando dell’ottimo Sauternes di Château Sigalas-Rabaud.

    Sherlock Holmes fu di parola. Di lì a qualche mese si ritirò in un villino del Sussex e quello fu l’ultimo Natale che io e lui trascorremmo insieme a Baker Street.

    Il giorno successivo, dopo le dovute visite di rito ai miei pazienti, rispolverai i mie vecchi appunti, così da ricostruire la singolare vicenda che Holmes aveva rievocato la sera precedente. Si trattava di uno dei casi più macabri e movimentati in cui ero stato coinvolto insieme al mio amico. La stampa di tutta Europa ne parlò a lungo, ma per diversi anni preferii non dare la mia personale versione di questi fatti, per i motivi che il lettore scoprirà.

    Tutto ebbe inizio in un mattino di ottobre, quando la signora Hudson entrò nel nostro salottino, lasciando la posta sul tavolo. La pioggia che cadeva con insistenza mi aveva dissuaso dall’uscire di casa e, dopo una lauta colazione, mi ero sprofondato nella lettura del British Medical Journal. Holmes, invece, non era ancora uscito dalla sua camera e sembrava voler prolungare il suo riposo fino a tarda ora.

    Vinto dalla noia, mi alzai dalla poltrona per dare un’occhiata alla posta, sperando in qualche novità e fui subito accontentato. Ma non fu l’invito a cena del mio amico Stamford a meravigliarmi, quanto piuttosto una busta ben diversa dalle altre. Non era affrancata, mancavano sia il mittente che il nostro indirizzo: compariva soltanto un nome, scritto in un elegante e raffinato corsivo: Sherlock Holmes. Scesi subito al piano di sotto e cercai la signora Hudson.

    – Ad essere precisi, dottore, quella lettera non è stata recapitata con la posta. L’ho trovata infilata sotto la porta all’alba di questa mattina e poi ho atteso l’arrivo del postino per metterla insieme all’altra corrispondenza. Lei sa bene, dottore, quanto io mi alzi presto la mattina, dato che dormo poco. Quindi sospetto che la lettera sia stata lasciata qui durante la notte.

    – Molte grazie signora Hudson, e complimenti ancora per la colazione di stamattina! Era squisita.

    Tornai di sopra quasi correndo, sventolando quella busta che, lo presagivo, sarebbe stata foriera di misteri. Da due settimane Holmes non aveva un caso davvero interessante su cui mettere i denti, ma quella lettera faceva sperare in bene. Tuttavia, dovetti aspettare un’altra ora, prima che il mio amico si decidesse a dare una scossa alla sua solita pigrizia mattutina. Non appena uscì dalla sua stanza, gli infilai la busta misteriosa sotto il naso.

    – Deduco che questa lettera sia per lei! – gli dissi, con un sorriso ironico.

    Il breve grido di soddisfazione di Holmes mi ripagò del tempo trascorso in attesa che si alzasse. Afferrò il pugnale conficcato sul caminetto e spiegò il contenuto della busta con le sue agili dita. Dopo pochi secondi, tuttavia, il volto del mio amico, da pieno di speranza che era, si rabbuiò.

    – Allora Holmes? Un nuovo cliente? – chiesi, con impazienza.

    Per tutta risposta, l’investigatore raggiunse la scrivania, afferrò la lente e iniziò a studiare la lettera.

    – Insomma, mi dica qualcosa! – sbottai, offeso.

    – Mio caro Watson, ho paura di non poterle dire proprio nulla! Eccetto il fatto banale che l’autore di questo scritto è sicuramente un uomo, che è mancino, non più giovane, senza dubbio benestante e di buona estrazione sociale, probabilmente molto colto.

    – Ma il testo, che cosa dice?

    Holmes mi tese la lettera, affinché potessi finalmente leggerla, ma restai sorpreso anch’io. La grafia era elegante, quasi pomposa, come quella che aveva scritto il nome sulla busta. La carta usata era di ottima qualità e da questo Holmes aveva dedotto senza dubbio che l’autore dovesse essere considerevolmente ricco. Ma il testo era vergato in una lingua a me sconosciuta.

    – Si tratta di italiano – mi spiegò la voce calma di Holmes. – Ma senza dubbio non dell’italiano corrente. Riesco a tradurre qualche parola, ma sul senso generale del testo non posso dir nulla. Credo, amico mio, che dovremo rivolgerci a un esperto.

    – Per Giove, Holmes! Chi mai potrebbe mandarle una lettera in italiano antico, senza nemmeno lo straccio di una firma?

    – Questo è l’enigma, Watson!

    Quel pomeriggio ci dirigemmo allo Strand Campus del King’s College per cercare di far luce su quel piccolo mistero. Holmes, infatti, era riuscito

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