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Quel ponte sulla bruma
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E-book132 pagine1 ora

Quel ponte sulla bruma

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Fantascienza - romanzo breve (95 pagine) - La Bruma tagliava in due l'Impero, e solo i Barcaioli erano in grado di attraversarla. Ma tutto questo sarebbe cambiato quando fosse stato costruito il ponte.


Il fiume che taglia in due l'impero non è come tutti gli altri fiumi. Nel suo letto non scorre acqua, ma Bruma: una sostanza strana, forse viva, a metà strada tra aria e acqua, corrosiva e imperscrutabile. E popolata da mostri piccoli e grandi. Solo i Barcaioli sono in grado di attraversare la Bruma, con le loro barche speciali e soprattutto con la loro abilità ed esperienza.

Quando arriva a Cisbruma, Kit Meinem di Atyar trova una piccola e pigra cittadina, ma questo è destinato a cambiare per sempre: Kit infatti è stato mandato dall'Impero a costruire il primo ponte sulla Bruma. Una grande impresa che cambierà i ritmi di vita della città, e cambierà per sempre l'Impero e il mondo stesso. Può un uomo solo prendersi una simile responsabilità?


Kij Johnson è un'autrice eclettica. La sua produzione spazia dalla fantascienza sino al fantasy e al weird. Già nel 1994 vince il premio Sturgeon con il racconto Fox Magic, la cui vicenda verrà successivamente sviluppata nel romanzo The Fox Woman (2000), ma presto seguono numerosi altri premi: un World Fantasy nel 2009 per 26 Monkeys, Also the Abyss; un Nebula per Spar (Battibecco, Robot, Delos Books) nel 2010 e uno l'anno dopo per Ponies; e poi un Hugo e un Nebula per Quel ponte sulla bruma (2012).

In Italia, oltre al racconto Battibecco e al presente romanzo, è stato pubblicato anche The Dream-Quest of Vellitt Boe (La ricerca onirica di Vellitt Boe, Visioni n. 7, Edizioni Hypnos 2018), ambientato nelle Terre del Sogno lovecraftiane.

LinguaItaliano
Data di uscita24 nov 2020
ISBN9788825413694
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    Anteprima del libro

    Quel ponte sulla bruma - Kij Johnson

    lovecraftiane.

    1

    Kit arrivò a Cisbruma con due bauli e una cartella di stoffa oleata piena di progetti per il ponte sulla bruma. I bauli giacevano come sassi ai suoi piedi, dove la guardia della carrozza postale li aveva lasciati cadere. Lui tenne la cartella stretta a sé, lontano dal fango che si seccava dal temporale del giorno prima.

    Cisbruma era piccola, specialmente per un uomo della capitale, dove gli edifici torreggiavano su sette e otto piani; una città così grande che nemmeno un camminatore vigoroso sarebbe riuscito ad attraversarla in mezza giornata. Lì, invece, stradelli di terra battuta si intrecciavano tra spazi irregolari su cui erano sparpagliati recinti e edifici. Anche la locanda era un posto alla buona, due piani di pietra calcarea dorata e piastrelle di ardesia blu, con degli animali (ne sentiva l’odore) che ci vivevano dietro. Sull’insegna sovrastante, un pesce piatto simile a una razza color azzurro pallido s’incurvava su uno sfondo nero.

    Una donna dai vestiti sgargianti attendeva sulla porta della locanda. Aveva la pelle e gli occhi chiari, quasi incolori. – Scusate – fece Kit – dove posso trovare una barca che mi porti al di là della bruma? – Si sentì soppesare, ma in modo amichevole: uno straniero, minuto e molto scuro, in abiti grigi. Un uomo dell’est.

    La donna sorrise. – Be’, i de’ Barcaioli sono entrambi al pontile alto. Ma presumo che quello che vogliate davvero sia qualcuno che ci remi sopra, sì? Rasali de’ Barcaioli è arrivata da Trasbruma la notte scorsa. È con lei che dovete parlare. Passa un sacco di tempo al Cuore del Cervo. Ma il Cervo non vi piacerebbe, signore – aggiunse. – Non è certo grazioso quanto il nostro Pesce, qui. Vi serve una camera?

    – Stanotte alloggerò a Trasbruma – rispose Kit in tono di scuse. Non voleva sembrare arrogante. La rete di collegamenti invisibili che gli sarebbe servita per il suo lavoro iniziava da lì, da quella prima impressione, da tutte le prime impressioni che avrebbe fatto nei prossimi giorni.

    – Questo è quello che credete voi – disse la donna. – Suppongo ci vorrà un giorno o due, o forse di più, prima che Rasali torni indietro. Valo de’ Barcaioli potrebbe partire prima, ma non attraversa molto spesso.

    – Potrei coprire le spese del viaggio, se è questo il motivo dell’attesa.

    – Non è per quello – disse la donna. – Lei non attraversa la bruma finché non è pronta. Finché non le dice che può passare, se mi seguite. Ma potete sempre chiedere, suppongo.

    Kit non la seguiva, ma annuì comunque. – Dov’è il Cuore del Cervo?

    Lei puntò il dito. – Sinistra, poi a destra, poi giù fino al cantiere per le piccole imbarcazioni.

    – Vi ringrazio – disse Kit. – Posso lasciare qui i miei bauli finché non ho sistemato le cose con lei?

    – Custodiamo sempre i bagagli per i viaggiatori – sorrise la donna. – E diamo loro alloggio, quando scoprono che quel giorno non c’è modo di attraversare la bruma.

    2

    Il Cuore del Cervo era più piccolo del Pesce, e anche più animato. A mezzogiorno, i tavoli ombreggiati dalle querce nel giardino di mescita accanto alla locanda erano gremiti di gente dalla pelle chiara in abiti sgargianti, che beveva e si scambiava commenti sopra il basso steccato del piccolo cantiere adiacente, dove, seminascosti dal vapore, un giovanotto e due donne piegavano assi di legno per plasmare lo scafo di una barchetta a chiglia piatta. Quando Kit chiese a un uomo che portava due boccali di qualcosa che sembrava fango e odorava di lievito, quello fece un gesto verso il cantiere con il mento. – I de’ Barcaioli stanno di là. Rasali è quella vestita di rosso – bofonchiò mentre se ne andava.

    Quella vestita di rosso era alta, con una pelle bianca come il resto degli abitanti del luogo e una treccia nera così lunga che la teneva avvolta attorno al collo perché non la impacciasse. Le sue spalle si contraevano sotto il sole mentre lei e il giovanotto costringevano un’asse ricurva ad assumere la forma del telaio scheletrico della barca. L’altra donna, un po’ più bassa e coi capelli biondo cenere tanto comuni da quelle parti, praticò un foro in un’asse e una costola del telaio, quindi vi martellò dentro un piolo di legno. Dopo tre pioli, i costruttori di barche raddrizzarono le schiene. L’asse restò salda al suo posto. Kit si domandò: Chissà se posso reclutarli per il ponte?

    – Rasali! – mugghiò una voce, quasi all’orecchio di Kit. – Questo qui sta cercando te. – Kit si girò in tempo per vedere il tizio coi boccali che gesticolava, sempre con il mento. Sospirò e si avvicinò allo steccato che gli arrivava alla vita. I carpentieri si interruppero per bere da ciotole di ceramica azzurra, poi quella vestita di rosso andò da lui.

    – Sono Rasali de’ Barcaioli, di Trasbruma – disse la donna. Aveva una voce più acuta e dolce di quanto Kit si sarebbe aspettato da una persona forte come lei, con le vocali fluide dell’accento locale. Lei indicò con un cenno il ragazzo che l’affiancava: – Valo de’ Barcaioli di Trasbruma, il figlio maggiore di mio fratello. – Valo era più un giovane uomo che un ragazzo; aveva i capelli più chiari di Rasali ed era leggermente più alto. Avevano entrambi le stesse sopracciglia marcate e lo stesso sguardo diretto e ambrato.

    – Kit Meinem, di Atyar – disse Kit.

    Valo chiese: – Che razza di nome sarebbe ‘Meinem’? Non significa nulla.

    – Nella capitale vediamo i nomi diversamente da voi.

    – Oh, come Jenner Ellar. – Valo annuì. – Lo avevo capito che venivate dalla capitale, coi vostri vestiti e la vostra pelle.

    Rasali disse: – Cosa possiamo fare per voi, Kit Meinem di Atyar?

    – Devo arrivare a Trasbruma oggi – rispose Kit.

    Rasali scosse la testa. – Non posso portarvi. Sono appena arrivata, è troppo presto. Forse Valo?

    Il giovane inclinò la testa di lato, l’espressione improvvisamente astratta, come se stesse ascoltando un suono troppo debole per udirlo chiaramente. Poi scosse il capo. – No, non oggi.

    – Posso pagare tutti i biglietti, se può servire. È proprio Jenner Ellar che devo vedere.

    Valo parve interessato, ma disse: – No – a Rasali, e aggiunse: – Che c’è di così importante da non poter aspettare un paio di giorni?

    Tanto vale togliersi il pensiero, pensò Kit. – Sono il rimpiazzo di Teniant de’ Architetti come ingegnere capo e progettista per la costruzione del ponte sulla bruma. Inizieremo i lavori appena avrò controllato tutto. E quando avrò avuto la possibilità di parlare con Jenner. – Osservò le loro facce.

    Rasali disse: – Teniant è morta un anno fa. Cominciavo a pensare che l’Impero si fosse dimenticato di noi e che le vostre consegne sarebbero rimaste qui a farsi mangiare dalla ruggine.

    – Jenner Ellar non dirigerà il progetto? – chiese Valo, accigliato.

    – Il nuovo mandato del Dipartimento delle Strade è a mio nome – disse Kit – ma spero che Jenner rimarrà come mio secondo. Dunque capite perché ho bisogno di incontrarlo il prima possibile, naturalmente. Lui…

    Valo sbottò: – Volete sostituire Jenner dopo tutta la fatica che ha fatto? E noi? E il nostro, di lavoro? – Aveva le guance arrossate dalla rabbia. Come fanno a nascondere qualcosa con una pelle del genere?, pensò Kit.

    – Valo – disse Rasali in tono di avvertimento. Arrossendo ancor di più, il giovane si girò e se ne andò a grandi passi. Rasali sbuffò, ma disse solo: – Ragazzi. Jenner gli piace, e comunque ha dei dubbi sul ponte.

    A quello valeva la pena di rispondere. Più tardi. – Dunque, cosa ci vuole per convincervi a portarmi attraverso la bruma, Rasali de’ Barcaioli di Trasbruma? Il progetto pagherà qualsiasi cifra ragionevole.

    – Non posso – rispose lei. – Non oggi, non domani. Dovrete aspettare.

    – Perché? – chiese Kit; una domanda ragionevole, ma lei lo squadrò per un lungo momento, come se dovesse decidere se arrabbiarsi o meno.

    – Avete mai attraversato la bruma prima d’ora? – disse infine.

    – Ma certo.

    – Non sul fiume – sentenziò lei.

    – Non sul fiume – ammise Kit. – È largo un quarto di miglio in questo punto, vero?

    – Oh, sì. – D’improvviso lei sorrise: denti bianchi e negli occhi un calore come la luce del sole. – Scendiamo di sotto, forse laggiù riuscirò a spiegarvi meglio. – Scavalcò lo steccato con un unico movimento poderoso, atterrando di fianco a lui in un coro di acclamazioni e grida dagli avventori del cortile della locanda. Si produsse in un esagerato inchino, quindi fece a Kit cenno di seguirla. Era ovvio che lei piaceva a tutti. La sua opinione avrebbe avuto un

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