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Rapporti dal domani
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E-book290 pagine4 ore

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Fantascienza - racconti (233 pagine) - Quindici racconti per far amare la fantascienza. A chi non la conosce, o addirittura a chi la odia.

Se amate la fantascienza vi sarà certamente capitato di parlare con qualcuno, un amico, un collega, che non condivideva questo interesse. Anzi, magari vi ha guardato male, o ha fatto qualche battuta etichettandola come una bambinata. O addirittura scambiandovi per un ufologo. E lì certamente avete pensato: cosa posso proporgli di leggere per fargli cambiare idea? Qualcosa che mostri le potenzialità del genere, attragga l’interesse, ma senza spaventare. Spaventare, sì, perché spesso la fantascienza è scritta per lettori di fantascienza, e il novizio può faticare a entravi, se non trova i testi giusti.
Ecco, Gian Filippo Pizzo ha chiamato a raccolta autori italiani di comprovata esperienza per mettere in cantiere un libro di racconti pensati con questo scopo. Far amare la fantascienza a chi non la conosce, o addirittura la odia.
Fateci sapere, poi, com’è andata.

Gian Filippo Pizzo (Palermo, 1951) si occupa da oltre 40 anni di fantascienza e fantastico, in campo sia letterario che cinematografico, in qualità di saggista, recensore, editor e curatore di collane, organizzatore di eventi e cineforum, occasionalmente anche scrittore di racconti. Ha curato, anche in collaborazione, venti antologie (questa compresa) delle quali le ultime sono Fantaetruria (Carmignani, 2019), Mogli pericolose (Watson, 2019) e Rizomi dal sole nascente (Kipple, 2020). È coautore di dodici libri di saggistica – con cui ha vinto 4 Premi Italia – di cui il più recente è la Guida ai narratori italiani del fantastico (Odoya, 2018). Cura il blog Fantascritture su Wordpress.
LinguaItaliano
Data di uscita22 dic 2020
ISBN9788825414103
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    Anteprima del libro

    Rapporti dal domani - Gian Filippo Pizzo

    Wordpress.

     Introduzione: Fantascienza per chi la odia

    di Gian Filippo Pizzo

    L’idea di questa antologia mi è venuta mentre stavo controllando dei dati bibliografici: il mio occhio cadde sul titolo di una antologia del 1970 che a suo tempo avevo letto e apprezzato anche se conteneva troppe riedizioni. Il titolo era Progetto uomo, ma era il sottotitolo che mi aveva intrigato: 18 racconti per chi odia la fantascienza. Mi parve che il concetto fosse da riproporre, magari con autori tutti italiani, e così proposi a Silvio Sosio di curare una raccolta per Delos. Ma Silvio, che è una persona molto per bene, forse anche troppo, volle portare in positivo il concetto e mi propose due diversi sottotitoli: Fantascienza for dummies o Racconti per imparare ad amare la fantascienza (non so ancora quale sarà utilizzato), mentre per il titolo vero e proprio avevo scelto Rapporti dal domani. Trovo ancora oggi che il mio sottotitolo fosse più adatto e dotato di una carica dirompente, ma Silvio ha un grosso fiuto editoriale (oltre ad essere un ragazzo simpatico) e mi sono adeguato.

    Cominciai così a contattare vari autori, invece di – come faccio di solito – mandare l’invito a tutti coloro che sono nel mio indirizzario, individuando in primo luogo chi oltre a essere un bravo autore avesse avuto esperienze di editing, di critica, di metodologia scrittoria o avesse tenuto dei corsi di scrittura. Una volta ottenuta la adesione di questi (mi dispiace ancora che non abbia potuto partecipare una certa scrittrice) decisi di capovolgere il sistema adottato e chiesi invece ad autori più giovani, pensando che proprio per l’età avessero il polso della situazione e fossero in sintonia con i lettori di oggi. Non ho quindi dato un tema all’antologia se non quello generico dato dal titolo (in soldoni il futuro non troppo remoto) ma ho spiegato qual era l’intento della mia operazione. Ecco esattamente quali sono state le mie linee guida:

    Sarà capitato anche a voi di parlare con un amico, un collega, un conoscente che vi ha guardato in modo strano quando gli avete detto di occuparvi di fantascienza. Se non vi ha scambiato per un ufologo ha comunque sostenuto che si tratta di sciocchezze, buone solo per un film o una serie tv da guardare senza troppo impegno. Gli avete spiegato che romanzi come 1984 o film come The Truman Show sono indubbiamente di fantascienza, anche se non sono considerati tali, ma senza smuoverlo più di tanto dalle sue convinzioni (il dubbio che la fantascienza possa veicolare idee glielo avete comunque inculcato). Il passo successivo sarà stato quello di prestargli un libro che potesse farlo recedere dalle sue idee: forse un autore che si è guadagnato la fama anche con la fantascienza come Vonnegut, Ballard o Bradbury; forse Dick, o Asimov (che magari conosceva già, così come chi non ama i gialli ha comunque letto Agatha Christie). Io tanti anni fa feci leggere a mio padre qualcuna delle Cronache marziane: riconobbe che c’erano sia stile letterario che contenuto, ma continuò probabilmente a pensare che il resto della fantascienza non fosse degno di attenzione. Quello che dunque vi chiedo è di cercare di mettervi nei panni di chi non ama – perché non la conosce – la fantascienza e di scrivere un racconto che possa indirizzarlo verso la frequenza del genere.

    Non ci sono altre indicazioni, il tema è libero, ma vi posso anticipare che il titolo sarà Rapporti sul domani e questo sembrerebbe indirizzare verso l’utopia o la distopia, ma non è detto. Importante che il racconto sia di fantascienza in senso stretto, altrimenti cade tutto il senso dell’antologia.

    Ad antologia quasi finita ho ricevuto una mail da Serena Barbacetto che ha scritto:

    Ho scelto un argomento (la terza età) che tocca tutti e introdotto l'elemento fantascientifico gradualmente nei corso del racconto. Sono curiosa di sapere come gli altri autori hanno approcciato il tema fantascienza per neofiti

    Le ho risposto:

    Quanto alla tua curiosità ti dirò che nessun altro scrittore (o scrittrice) si è posto il problema come hai fatto tu, e per questo sei salita ancora di un altro gradino nella mia considerazione! Gli altri si sono limitati a utilizzare un concetto di SF molto soft, rifuggendo da complicazioni tematiche e usando un vocabolario meno specialistico

    al che lei ha replicato:

    Sapevo fin dall'inizio che non avrei scelto quell'approccio. Non si può pensare di avvicinare qualcuno a un genere nascondendolo, attenuandolo, cercando di farlo passare inosservato… Mi pare persino più sbagliato di quello che fanno certi editori quando pubblicano fantascienza ma la spacciano qualcos'altro (thriller, mainstream, romance, giallo, noir, azione…), rafforzando nei lettori la convinzione che si tratti di un genere per bamboccioni nerd fissati con certi stereotipi.

    Ho diffuso questo scambio di corrispondenza tra tutti gli autori ottenendo una interessante replica da parte di Stefano Carducci:

    Ogni genere letterario è un linguaggio e un insieme di codici che il lettore impara a conoscere leggendo. I generi del fantastico, e la fantascienza in particolare, hanno una caratteristica che li distingue dagli altri generi: il mondo di realtà della narrazione non è condiviso a priori fra autore e lettore. A differenza del genere realistico – mainstream, mimetico – in cui il lettore dà per scontato che una porta si apra a battente o scorra – e il narratore non perde tempo a descrivere come si apre una porta (cit. Delany), il lettore di un racconto di fantascienza deve continuamente adattare le sue aspettative di realtà. È un’incertezza che rende i generi del fantastico del tutto irriducibili a qualsiasi altro genere letterario, e spesso indigeribili, incomprensibili, a un certo tipo di lettore. Questa destabilizzazione delle coordinate della realtà può essere esaltante per alcuni ma inaccettabile per altri. È una disponibilità rispetto alla narrazione che non tutti possiedono. Tentare di addolcire o addomesticare questo salto quantico – come ho interpretato l’intervento di Barbacetto – sarebbe diffidare dell’intelligenza del lettore e allo stesso tempo esorcizzare la differenza del medium.

    Credo che Stefano abbia equivocato quanto sostenuto da Serena, il cui intervento va proprio nella stessa direzione. Non c’è differenza di vedute tra i due, mi pare, come lo stesso Carducci in una email successiva mi ha confermato. Comunque li ringrazio particolarmente ma ringrazio anche tutti coloro che hanno partecipato e Silvio che ha ritenuto il progetto valido.

    In ogni caso il risultato è a mio parere (grazie, sono il curatore!) una antologia veramente ottima, che spero abbia il successo che merita anche perché si tratta di una iniziativa alla quale, come potete immaginare, tengo moltissimo.

    La serata perfetta

    di Alessandra Cristallini e Andrea Pomes

    Alessandra Cristallini vive a Reggio Emilia. È laureata in Letterature Straniere con una tesi sulla traduzione della trilogia dello Sprawl di William Gibson. Ha pubblicato diversi racconti e il romanzo di fantascienza L’ultimo viaggio della Dnepro (Watson, 2019), scritto a quattro mani con Andrea Pomes e finalista al Premio Urania 2017.

    Andrea Pomes, classe Orwell, è diplomato in Costruzioni Aeronautiche. È compagno di scrittura e di vita di Alessandra Cristallini, con la quale ha firmato diversi racconti, alcuni apparsi nel 2019 in antologie curate da G.F. Pizzo, e il romanzo L’ultimo viaggio della Dnepro.

    18:06. Perfetto. Timbro il cartellino per l'uscita e mi fiondo alla teleporta dell'ufficio.

    C'è solo Simone, sta digitando un numero. Si gira e mi sorride.

    – Quanto te la stai godendo la teleporta a casa?

    – Non so come ho fatto senza. Dove vai?

    Mi sorride e preme il tasto verde. La teleporta si accende con un ronzio e davanti a noi compare l'orologio universale di Alexander Platz. Dai palazzi pendono i poster di Primeflix per la seconda stagione di Galaxy’s Edge. Non sto più nella pelle.

    – Ah, weekend berlinese?

    Simone mi fa l'occhiolino. – Sì, così mentre mezzo mondo è in casa a vedere Galaxy’s Edge io mi godo la città.

    – Non sai che ti perdi.

    – Me ne farò una ragione. – Saluta con la mano e attraversa la teleporta. Smanetta con il cellulare e Alexander Platz sparisce per far posto al solito cubicolo grigio.

    Prendo il cellulare dalla tasca, attivo TELEDOMOTIK, seleziono CASA. Avvicinare il cellulare al pannello di comando della teleporta. Appiccico il cellulare al tastierino touch della teleporta e mi appare davanti il soggiorno di casa. Chiudo gli occhi e attraverso la teleporta. Mi sorprende sempre come non si percepisca nulla, è come attraversare una soglia qualunque. Premo il pulsante di chiusura sullo schermo a lato del teleporta e il ronzio dietro di me cessa. Mi si bagnano gli occhi dalla commozione. Come abbiamo fatto a vivere senza a una cosa del genere in passato?

    Poche ciance, fra 20 minuti arriveranno gli altri per la maratona della seconda stagione. Devo liberare il tavolone, dare una pulita al pavimento e preparare la roba da mangiare.

    * * *

    Nachos, guacamole, hummus, arachidi, popcorn, riso al vapore, tramezzini al tonno, tramezzini vegan, tramezzini allo speck, yogurt, cedrata, kefir, acqua… ho dimenticato qualcosa? Le mozzarelline.

    Torno in cucina, scavalco Gattila che sta dando fondo ai croccantini, apro il frigo e afferro le mozzarelline. Le scolo e le adagio sull'ultima coppetta di ceramica rimasta che piazzo accanto ai tramezzini in soggiorno. Ecco fatto. L'orologio segna le 18:30. Tutto pronto per la serata perfetta. Mi lascio cadere sul divano e accendo la smart TV. Vado su Primeflix e seleziono Galaxy’s Edge. La faccia di Yalimar trionfa in primo piano nell’anteprima. Speriamo non si faccia ammazzare da quel bastardo di Kaldan!

    Mancano solo Gabriel, Ilenia, Kim e si parte. Gattila arriva, si siede a terra ad un passo da me e mi fissa.

    Batto le mani sulle gambe. – Dai, sali.

    Salta sul divano, mi zampetta sulle gambe e si accovaccia fissandomi in viso. Gli gratto la testa e il cellulare vibra. Ecco che arrivano.

    È Kim che chiede l'accesso tramite TELEDOMOTIK. Accetto e la teleporta si accende. Kim ha addosso ancora la tuta della Siemens, l'elmetto giallo e le scarpe antinfortunistiche, sullo sfondo c'è il soggiorno di casa sua. Gli faccio cenno di entrare.

    – Guarda che puoi cambiarti. Sei il primo.

    Kim raggiunge il tavolo e afferra un paio di tramezzini. – Scusami se vengo solo per questi, sono passato a casa di volata, ma devo tornare subito al lavoro. È successo un casino con un cliente in Finlandia e non so a che ora finisco.

    – Fai pure… però così mi lasci solo a fare il tifo per il team Yalimar.

    Kim ride. – Vedrai che sopravvive. Kaldan e soci sono dei coglioni. – Si gira e si incammina verso la teleporta.

    – Niente spoiler! – Gli punto il dito contro.

    – Nah, tranquillo. Ciao. – Mi fa l'occhiolino da dentro il suo soggiorno e chiude la teleporta.

    Afferro il cellulare e attivo Telegrapp. Apro la chat con Gabriel.

    Sei un paraculato… Kim ha casini al lavoro. Maledetti team Kaldan.

    Quando arrivi? Ilenia è già da te?

    Stavo giusto per mandarti un colpo.

    Ho un problema e non riesco a venire.

    NO! Traditore! Classico dei Kaldan.

    Ma va in Cina!

    La rifacciamo, promesso. Almeno sei da solo con l'Ilenia.;)

    Magari fosse il mio tipo.

    Ma vai! Nel senso che siete in parità.

    A NO? dAvvERO? Non l'avevo capito!!1 :P

    Scemo! :P

    Mai vantarsene!;)

    Che palle! Vediamo di sentirla subito Ilenia, che se tira pacco pure lei… altro che serata perfetta. Apro i contatti e la chiamo. Il telefono suona libero. Ancora. E ancora. Niente, non risponde. Apro Telegrapp e il cellulare mi vibra in mano. Ilenia, mi sta chiamando.

    – Scusa Matte, sono da veterinario per un emergenza.

    – Orco. È successo qualcosa a Toby?

    – Sono tornata a casa e aveva gli spasmi, sembrava epilettico e… ho paura che mi lasci, Matte.

    Dispiace anche a me, ma non voglio che mi attacchi il pippone adesso. – Vedrai che sapranno cosa fare, sei dal veterinario. Hai fatto la cosa giusta. Non ti preoccupare. Dai, non ti rubo altro tempo che se devi chiamare qualcuno…

    – Ok, grazie Matte. Ciao.

    – Ciao.

    Chiudo la chiamata e butto il cellulare all'angolo del divano.

    E no! Così non va. Che gusto c'è nel vedersi Galaxy’s Edge se non puoi insultare l'altra squadra in tempo reale. Volevo solo sparare cazzate e mangiarmi i nachos con il guacamole stasera. Era tutta la settimana che aspettavo questo momento. Sbuffo. Gattila socchiude gli occhi e gli accarezzo la testa.

    Ma sai cosa? Pazienza per lo sparare cazzate. Nachos e guacamole ci sono, la serie anche. La mia voglia di beccarmi spoiler su Facegram è pari a zero. E sia. Mi faccio la maratona da solo. Forza team Yalimar!

    Faccio scendere Gattila dalle mie gambe e vado al tavolo del buffet. Afferro la ciotola dei nachos e quella del guacamole, e le piazzo sul divano. In fondo è ancora un'ottima serata. Dai.

    Mi siedo, faccio riaccomodare Gattila su di me, afferro il telecomando e avvio la prima puntata. Niente mi potrà ferma… il cellulare vibra. Fermi tutti. Blocco l'episodio. TELEDOMOTIK. Richiesta di accesso da 755 1278 9663. Non è in whitelist, non dovrebbe arrivarmi richiesta di accesso. Qui c'è puzza di pubblicità. Rifiuto e faccio ripartire l'episodio.

    La musica sale all'apice, appare la scritta Galaxy's Edge. Kaldan carica il fucile. Yalimar preme un pulsante su uno schermo e sogghigna. Una stazione spaziale a forma di stella torreggia su uno sfondo di nebulose viola. Chissà che posto è, non era mai apparso prima! Una figura di spalle si staglia su una vetrata che mostra lo spazio. Hanno cambiato la sigla! Dai, che voglio vedere cosa suc… il cellulare vibra. E che palle. Metto in pausa e afferro il cellulare. TELEDOMOTIK. Richiesta di accesso da 755 2001 4475. Altra pubblicità, ci scommetto. Rifiuto l'accesso. Ma se non sono in whitelist, non dovrebbe nemmeno farle passare le richieste, giusto? Premo su opzioni. Controllo accessi. L'opzione solo whitelist è attiva. Come fanno ad arrivarmi le richieste? Il cellulare mi vibra in mano. Richiesta di accesso da 756 3204 0017. E basta! Rifiuto l'accesso. Un pop-up mi compare a centro schermo.

    [x]

    Il limite massimo di rifiuti giornalieri è stato raggiunto. Per disporre di rifiuti illimitati si prega di passare al servizio di teleporta QuickMove-Adfree a soli 399,99€/mensili._

    [Attiva QM-Adfree] [Accetta accesso]

    Alla faccia! Quegli stronzi al baracchino della Quickmove mi avevano garantito che al massimo arrivavano un paio di richieste in tutto il weekend, non che sarei stato tartassato fin dal venerdì sera! Io non pago. Al massimo mando via i telepiazzisti a calci in culo.

    Afferro Gattila e lo poggio a terra. Mi piazzo davanti alla teleporta e premo su Accetta accesso.

    Compare un giovane con la barba di due giorni, capelli neri ricci unti tirati all'indietro, completo nero e camicia viola. Dietro di lui c'è la parete di un cubicolo bianco con una scritta viola Smartlife, in tinta con la sua camicia.

    Il tizio fissa qualcosa alla destra della teleporta. – Buonasera, Signor Righetti. Per via dell'aumento dei prezzi previsti…

    Ha il tono monotono di chi sta leggendo per l'ennesima volta il testo preconfezionato dal reparto marketing.

    – …sconti apposta per lei sulle sue utenze di teleporta, luce e gas. Basta solo compilare il modulo. Si tratta solo di un minuto del suo tempo. Ho solo bisogno del suo permesso per entrare.

    – Perché vi hanno dato il mio numero? – di solito con questa strategia, i call center chiudono la chiamata, magari funziona anche qui.

    Il tizio mi guarda per la prima volta da quando ha cominciato a parlare. – Lei è Matteo Righetti?

    Annuisco. – Perché avete il mio numero? Sono già cliente.

    Il tizio arrossisce e allunga il braccio a lato della teleporta, che si spegne di colpo.

    Sospiro. Se la serata va avanti così, finirò con mandare a cagare qualcuno. Torno a sedermi sul divano, afferro un triangolino di nacho e lo affondo nella salsa guacamole. Nel tirarlo su si spezza. Non ho voglia di sporcarmi le dita. Prendo un paio di triangolini e pesco fuori il pezzo coperto di salsa. Ficco tutto in bocca. L'equilibrio di aglio, sale e avocado è perfetto. Ah, ci voleva. Dai, calmati e goditi la serata. Gattila mi salta in braccio e le unghiette mi pungono sotto i pantaloni.

    – Ahi! Piano, scemo di gatto.

    Faccio ripartire la puntata o qua non finisco più. Premo Play e la sigla riparte.

    Parte il pezzo di batteria. C'è Sarah che scappa in un corridoio buio, Liang con una chiave inglese in mano, e una tizia che ancora non conosco, con i capelli scuri corti. Si gira e punta il fucile verso lo spettatore. Vibra il cellulare. TELEDOMOTIK. E dai, basta! Metto in pausa.

    Richiesta di accesso da 756 7566 0066. Accetta o rifiuta? Sì, certo! Che cosa mi proponi di rifiutare, se tanto poi non posso? Maledetti.

    Afferro Gattila che emette un miagolio di protesta.

    – Sì, lo so. Scusami. – Lo poggio a terra e gli do un grattino sulla testa. Mi guarda scocciato.

    Vado alla teleporta e accetto l'accesso.

    Davanti a me una stradina di ghiaia si infila tra una fila ordinata di alberi. Ci sono dei pomi giallini appesi. Sono mele? Una valle dai prati verdi e le cime innevate in lontananza si staglia sullo sfondo. Il sole è al tramonto e dà un'atmosfera rosata all'ambiente. Un profumo di fiori mi invade le narici accompagnato dal cinguettare degli uccellini. Uno scrocchiare di passi. Un signore con una barba sale e pepe, cappello con penna d'uccello in testa, camiciona di flanella, pantaloncini corti e scarponcini da montagna sbuca dal bordo della teleporta. Fa un passo lungo la stradina, si blocca e guarda verso di me.

    – Ah. Ciao, Matteo. Stavo per fare un giro nel meleto. Vuoi accompagnarmi?

    – Cos…

    – Vuoi? – Ha una mela gialla in mano. Fa per lanciarmela.

    – Ah, no. Grazie davvero. Non è il momento.

    – Non ho fretta. Se devi finire qualcosa, fai pure. Ti aspetto qui. – Mi fa l'occhiolino.

    Che faccio? Rimetto in frigo la roba, spengo la TV e mi infilo le scarpe? Aspetta un secondo… ma che sto pensando, che me ne frega adesso di fare un giro in un meleto, la seconda stagione di Galaxy’s Edge è lì che mi aspetta. Mandalo via, tanto cercherà di rifilarti una cassa di mele.

    – Guarda, grazie davvero, ma non sono interessato.

    – Va bene. Questa però te la regalo. – Mi lancia la mela, che afferro al volo. – Ciao, Matteo. Goditi la serata a casa.

    Si incammina verso il meleto e la teleporta si spegne. La casa piomba nel silenzio, interrotto solo dal ronzio del frigo. La mela ha un cartellino legato al picciolo. Consorzio Mele Gelbnacht – Assaggiami! Avvicina questo cartellino alla tua teleporta se vuoi usufruire di uno sconto sulle casse di mele del 20%. Vabbè, almeno è una mela gratis. La poggio sul tavolo del buffet e sprofondo sul divano. Gattila mi osserva con gli occhi a mezz'asta, sospettoso.

    – Fai quello che vuoi. Ma non posso garantire nulla.

    Miagola, sale sul divano e si accoccola sopra le mie gambe.

    – Comodo? – Afferro il telecomando. Poggio il dito su Play e il cellulare vibra. – E allora ditelo che lo fate apposta!

    Fammi indovinare: è TELEDOMOTIK che mi chiede l'accesso da un numero sconosciuto, vero? Mi porto il cellulare davanti agli occhi. Ho vinto! Va' che culo!

    Afferro Gattila che in tutta risposta miagola e mi morde la mano.

    – Ahia! Sei un fetente. – Lo poggio a terra. – Ma pensi che mi stia divertendo?

    Miagola, stizzito.

    – Sì, sì… – mi avvio verso la teleporta.

    Se va avanti così, quasi quasi me la faccio smontare 'sta cazzo di teleporta. Mi ci piazzo davanti e indugio con il pollice sul tasto accetta. Adesso questo vede cosa gli dico. Pagherà per tutti. Lo premo.

    La teleporta si accende e vengo investito da musica tunza-tunza. Luci stroboscopiche illuminano con dei flash a ritmo un locale pieno con gente che balla. Sullo sfondo c'è un DJ set e di fianco, oltre una vetrata fumé, c'è una spiaggia con un piccolo cocktail bar con dei barman che fanno gli fighi con le bottiglie. Una ragazza con i capelli a caschetto biondi si avvicina alla teleporta. Indossa un tubino nero aderente e balla sui tacchi alti con un calice in mano. Il liquido rosato ondeggia sfiorando l'orlo del bicchiere. Se non sta attenta le finirà addosso.

    – Ehi, Marco! – grida per farsi sentire oltre la merda pompata a tutto volume. – Vieni a farti un giro? Ci si diverte qui a Ibiza.

    Cristo, questa non c'ha nemmeno il nome giusto. – Mi chiamo Matteo.

    La ragazza porta la mano all'orecchio. – Cosa?

    Porto le mani a coppa attorno alla bocca e grido – Matteo! Sono Matteo! E tutti voi, avete rotto i coglioni. Chiaro? Ciao!

    Sbatto la mano sul pannello di controllo della teleporta per disattivare il collegamento, ma non succede niente. C'è una scritta. Potrai chiudere il messaggio pubblicitario fra 12 secondi. Che figura di merda.

    – Beh, Matteo, hai proprio bisogno di rilassarti un po'. Dai, vieni!

    Mi chiedo come faccia a ballare su quei tacchi alti. Il liquido nel bicchiere ondeggia a filo del

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