Il tempo dei costruttori
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È davvero accettabile una politica sintonizzata sulle sole emozioni, una pura democrazia di opinioni, che assomiglia sempre più a un carpe diem effimero e superficiale? La risposta dell’autore è no. Abbandonata questa scorciatoia scivolosa e inconcludente, occorre ritrovare una nuova strada maestra. È tornato dunque il tempo propizio per i costruttori della nuova polis, coloro che, ripudiando l’umiliante angustia di una politica di sopravvivenza, mirano a una forte progettualità, che l’autore non esita a definire “architettonica”. Per questo l’autore prende spunto dal grande architetto Gaudì e, facendo riferimento alla sua magnifica impresa “incompiuta”, la Sagrada Familia, ricerca i punti di contatto con la funzione e l’ambizione architettonica della politica. Inizia così un viaggio in estensione, profondità e altezza che accomuna in questa mirabile missione i grandi filosofi dell’età classica e medievale ai pensatori contemporanei; la più illuminata cultura laica con gli ultimi pontefici. Da Platone a Simone Weil, da San Tommaso a Gobetti; percorso in cui non possono mancare i pilastri della politica di ispirazione cristiana, su tutti Sturzo, De Gasperi, La Pira.
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Anteprima del libro
Il tempo dei costruttori - Franco Banchi
politica
Introduzione
La storia dei nostri giorni appare sempre più sintonizzata sulla politica delle emozioni, in cui tutto viene bruciato nell’attimo e nella congiuntura. Niente sembra essere considerato in prospettiva e, soprattutto, nel suo faticoso e graduale farsi progettuale. Così il confronto contemporaneo, che grazie allo strapotere mediatico ci fa virare verso una democrazia di opinione, assomiglia sempre più a un carpe diem della politica¹.
Occorre abbandonare prima possibile questa scivolosa e inconcludente scorciatoia per ritrovare la strada maestra, che è, come sempre accade, una via più ardua, un sentiero in ripida salita, l’esercizio di un discernimento vigile e impegnativo, uno scrutare i segni dei tempi collegando radici antiche a un cuore proiettato coraggiosamente verso il futuro.
In un tempo che vive un preoccupante inaridirsi del valore democratico della partecipazione e in un mondo sempre più lacerato è ormai arrivato il tempo propizio per coloro che intendono misurarsi sul terreno aspro della politica attraverso una scommessa scomoda, nella fatica di un’elevata riflessione culturale, nella pazienza di una vigilia virtuosa e operosa.
È questa l’ora dei nuovi costruttori, di coloro che ripudiando l’umiliante angustia di una politica volta solo a garantirsi mera sopravvivenza, visibilità e consenso a buon mercato, non vogliono negare a se stessi e alle generazioni future il pensiero di un nuovo umanesimo, di una rinascita integrale, il coraggio di una generosa provocazione, infine il ritrovamento di un’originale e non scontata missione.
Ecco perché urge una forte progettualità politica, che non esitiamo a definire architettonica
. Cioè la capacità di dire parole e realizzare fatti che sappiano mettere insieme novità e rettitudine, etica e cultura, unità nazionale e pluralismi, nel costruire, al medesimo tempo, libertà e democrazia, giustizia e pace.
Ci attendiamo dunque non una politica che dica cose nuove, ma non giuste
. Neppure può bastare la retorica che ripete cose giuste, ma non nuove
. È invece indispensabile che giusto e nuovo
formino una trama congiunta².
Questo nostro saggio parte dal figura del grande architetto Gaudì e, facendo riferimento alla sua magnifica impresa incompiuta
, la Sagrada Familia, ricerca i punti di contatto con la funzione e l’ambizione architettonica della politica.
Costruttori vecchi e nuovi di cattedrali e artefici della politica autentica presentano lo stesso profondo stigma.
La Sagrada Familia è l’unica chiesa al mondo costruita con i tempi lenti e anonimi del Medioevo.
Come ripeteva spesso Gaudì: Il mio cliente, colui che me l’ha ordinata, non ha fretta
. A distanza di più di 130 anni dalla posa della prima pietra, è ancora un grande cantiere aperto.
Etsuro Soto, uno degli artisti che hanno raccolto il testimone dell’architetto catalano, ha confidato: "La prima volta che entrai nella Sagrada Familia intuii che era opera di un altro. Oggi, mi sembra di entrare in casa mia"³.
Come l’arquitecto de Dios spese la propria vita per un lavoro gigantesco che non avrebbe mai visto compiuto, così dovrebbe valere per i costruttori della polis, impegnati non per la loro personale visibilità, destinata a passare, ma per l’intrinseca grandezza dell’opera che stanno edificando.
La cattedrale, come la città dell’uomo, sembra all’apparenza la casa di qualcun altro, in realtà, lavorandoci quotidianamente con passione infinita, diventa la nostra
casa. Così, i sacrifici fatti per l’edificazione della cattedrale come della polis sono finalizzati a un opera che porterà, allo stesso tempo, il mio nome e quello di tanti umili costruttori sconosciuti.
Ecco perché occorre avvertire con forza l’alta responsabilità a cui siamo chiamati, che, partendo da una sostanza grezza e materiale, ci rende co-artefici di una missione di portata superiore.
Della sua chiesa, una volta Gaudì disse: Un giorno gli angoli spariranno e la materia svelerà le sue rotondità celesti. Il sole penetrerà in tutte le direzioni. Sarà la rappresentazione del Paradiso
⁴.
Di questa meravigliosa avventura umana, sempre in fieri e aperta al futuro, la cattedrale è il simbolo artistico e politico.
Le seguenti parole di F. Cardini al riguardo sono da leggere andando oltre la semplice filigrana storica e acquistano un valore che trascende la dimensione temporale: "La cattedrale era molto grande anche perché essa era adibita a vero e proprio edificio pubblico in cui tutta la cittadinanza avrebbe potuto essere contenuta. Nuova Gerusalemme, luogo d’incontro e di discussione, la cattedrale era, insieme, acropoli e agorà (…)"⁵.
¹ Cfr. G. Vedovato, Valori etici ed Europa in un mondo globale in crisi
, in Supplemento d’anima, n. 94, 8 dicembre 2009, pagg. 3-13.
² G. Bottoni (Mons), Intervento pronunciato a Milano, 1 novembre 2009
, in Supplemento d’anima, n. 94, 8 dicembre 2009, pag. 30-31.
³ Cfr. E. Boffi, Il costruttore di cattedrali
in Tempi, 22 marzo 2007.
⁴ Ibid.
⁵ F. Cardini, Il cuore della città: la cattedrale
in Toscana Oggi, 01 luglio 2009.
Politica: progetto architettonico impossibile
?
Ha fondamento l’intuizione secondo cui politica e architettura sono avvicinabili? È plausibile la tesi che la ratio della politica sia paragonabile all’opus architettonico? E ancora: se tale paragone è sostenibile, quali sono gli esempi e le figure della cultura antica e contemporanea in grado di descrivere al meglio i fondamenti della comune vocazione di queste due arti?
Partiamo dalla risposta alla prima domanda attraverso una breve ricostruzione del background filosofico. La politica è «la scienza architettonica» che ha per