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La sposa del re
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E-book566 pagine14 ore

La sposa del re

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Info su questo ebook

Scozia, 1298.
Durante una tregua negli scontri contro l'Inghilterra per conquistare l'indipendenza del suo regno, in una visita a Falkirk, re Richard incontra Aileen, giovane figlia di un ex cavaliere della corona. Dopo le suppliche di suo padre, da un lato per difenderla dalle avances di un lord inglese, dall'altro per garantire un erede al suo trono, re Richard decide di sposarla. Ma la fanciulla è uno spirito indomabile e riesce a mettere a dura prova anche la pazienza di un uomo saggio e mite come il re, finché gli eventi non prenderanno una piega inaspettata e Aileen dovrà prendere decisioni difficili,  dimostrandosi una guida forte e determinata nel condurre il paese nella lotta per l'indipendenza.
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita29 gen 2021
ISBN9788833667775
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    Anteprima del libro

    La sposa del re - Antonella Parmentola

    re

    I

    La carovana procedeva lentamente lungo i sentieri scoscesi del bosco di Callendar, facendosi largo tra le sterpaglie che resistevano testarde ad un inverno che arrivava silenzioso, promettendo gelo e neve ancora una volta.

    Un falco dalle grandi ali sorvolava il sentiero ed il bosco, stridendo di tanto in tanto come se volesse accompagnare i viaggiatori scortandoli fino alla meta dalla quale distavano ancora per poco.

    Richard alzò lo sguardo per incontrare quello del rapace quando si appollaiò su uno dei rami di una grossa quercia osservando silente e sospettoso il passaggio del folto gruppo di uomini. I suoi occhi verdi incontrarono i raggi del sole che filtravano attraverso le chiome ancora folte degli alberi e dovette strizzarli per un momento. Quando li riaprì il falco spiccò di nuovo il volo dileguandosi attraverso le nuvole e lui lo salutò con un sorriso appena accennato.

    Il tempo era sereno, sebbene cominciasse a fare freddo, gli animali che facevano capolino dalle loro tane, gli alberi che offrivano ancora un po' d’ombra con le loro foglie e tutto ciò che lo circondava sembrava volerlo rasserenare, ma lui era ben lungi dal sentirsi tranquillo durante quei tempi duri e oscuri.

    La Scozia era in guerra, il paese provava a conquistare la propria libertà dal giogo inglese e sebbene l’anno precedente, nel settembre del 1297 a Stirling, l’esercito e i ribelli fossero riusciti ad avere un’importante vittoria contro Edoardo ed i suoi generali, distruggendo il ponte sul quale la fanteria di Hugh de Cressingham aveva provato a scagliare un attacco, mettendo poi in fuga i rinforzi capitanati da John de Warenne, a luglio di quell’anno avevano subito una dolorosa sconfitta a Falkirk. I capi dei ribelli si erano dileguati per non essere catturati, molti soldati dell’esercito avevano perso la vita, così come molti dei lord che avevano preso parte alla battaglia e coloro che erano riusciti a fare ritorno a casa avevano trovato devastazione e morte sul proprio cammino.

    Richard non poteva accettare che la sua terra patisse le conseguenze della sua decisione di non sottomettersi ad Edoardo. Era il sovrano di quel paese e questo lo rendeva responsabile della sua ripresa. Con tanto lavoro, poco denaro e molta buona volontà, aveva aiutato i suoi lord a riabilitare, anche se con fatica, il sistema produttivo del paese.

    Figlio del defunto re William, aveva ereditato da suo padre, in giovane età, l’intera Scozia e con essa le responsabilità di un regno da governare.

    Molto giovane, era stato aiutato da sua madre, lady Amabel, la sua più fidata sostenitrice e consigliere personale, a governare il suo regno. Lei si era rivelata un’ottima compagna oltre che una madre amorevole e sempre presente. Col tempo si era fatto completamente carico del fardello lasciatogli dal padre ed ora, all’età di quarantadue anni, re Richard poteva vantarsi di essere sceso sul campo di battaglia molte volte, di aver affrontato magistralmente diversi problemi e di essere un sovrano degno del rispetto e della devozione dei suoi sudditi.

    La gente lo definiva buono e magnanimo, lui preferiva, piuttosto, ritenersi un uomo consapevole che il rispetto del prossimo arriva in risposta alla generosità e non alla crudeltà. Essere re non significava approfittare di essere sul gradino più alto per dominare il resto del mondo, ma cogliere l’occasione di guardare attentamente da quell’altezza per scorgere dove ci fosse più bisogno di aiuto.

    La Scozia non era semplicemente la terra che gli aveva dato i natali, era l’eredità che gli aveva lasciato suo padre, l’unico tesoro che avrebbe dovuto custodire finché avesse avuto vita. Per questo motivo aveva deciso di utilizzare gli ultimi fondi delle casse della corona per aiutare i suoi feudatari. Il denaro era servito ad acquistare nuove attrezzature, reclutare forza lavoro e rifornire i depositi e le stalle di sementi e bestiame.

    Sapeva perfettamente che la guerra era ancora in atto e che presto il nemico avrebbe fatto la propria mossa per ricominciare gli scontri, ma nel frattempo aveva l’obbligo morale di aiutare il suo popolo e il feudo che aveva risentito maggiormente del peso della guerra era sicuramente Falkirk.

    A pochi mesi dall’inizio della campagna di ripresa del paese il re aveva deciso di fare il giro dei propri feudi per constatare di persona i miglioramenti che la sua nuova politica aveva favorito nel regno. Era stato in visita a diversi feudi come Inverclyde, Renfrewshire, Dunbartonshire, Glasgow e con fierezza aveva appreso che col suo aiuto i villaggi riprendevano a prosperare, sebbene lentamente.

    Falkirk ci avrebbe messo sicuramente molto più tempo, era stato il luogo di una sanguinosa battaglia, nonché della loro disfatta, ma quel luogo a lui continuava a stare particolarmente a cuore. Il suo signore era lord Carl Fitzgerald, un cavaliere della corona che aveva servito con valore e devozione il defunto re William, oltre che lo stesso Richard, e ormai vecchio, col consenso del re si era ritirato a vita privata nel suo castello feudale, sulla collina più alta del villaggio, e viveva di rendita insieme alla servitù e a ciò che rimaneva della sua famiglia, la sua giovane figlia.

    Carl non era stato soltanto un fedele servitore e valoroso cavaliere per Richard; era anche diventato un suo grande amico dalla cui saggezza il re aveva potuto attingere più di una volta. Aveva visto il giovane Richard nascere e crescere e alla morte di re William si era prodigato, insieme a una ristretta cerchia di cavalieri e nobili, affinché il giovane reggente seguisse le orme di suo padre.

    Richard lo stimava e sapeva di volergli bene quasi come a un padre e quel giorno, per la prima volta dopo molto tempo, non vedeva l’ora di riabbracciarlo.

    Sperava che stesse bene; alla riunione svoltasi ad Edimburgo mesi prima con i suoi feudatari Carl non si era presentato e non aveva neppure inviato un dispaccio che avvertisse della sua assenza. Richard si era preoccupato, ma la vita frenetica che gli era toccata non combaciava quasi mai con i suoi desideri e aveva dovuto rimandare la visita fino a quel giorno.

    Aveva spedito una lettera che annunciava il suo arrivo qualche settimana prima e sperò che il signore del feudo fosse pronto per accoglierlo, non gli piaceva destare sorpresa e disagio nei suoi sudditi.

    Entrò nel cortile della casa seguito dai suoi cavalieri più fidati e venne subito accolto in un’atmosfera tranquilla, ma per niente serena. Il cortile consisteva in un ampio spazio di terra battuta, di forma quasi circolare, sul cui perimetro si stagliavano edifici bassi ed umili, spesso ospitanti botteghe e laboratori. Al centro della piazza, sull’altura che costituiva la collina, si ergeva il palazzo del lord, ma nulla di ciò che vide gli ricordò i tempi prosperi in cui aveva visitato quel luogo. Gli edifici erano fatiscenti, molte botteghe rimanevano chiuse ed il palazzo in lontananza mostrava diversi segni di diroccamento, ricordando l’idea di un vecchio addormentato in attesa che la morte lo portasse via.

    Richard smontò da cavallo e uno stalliere gli corse incontro afferrando le redini del suo destriero nero. Ordinò che la sua scorta fosse alloggiata nel migliore dei modi e si allontanò raggiungendo le scale di pietra che davano accesso al maniero.

    Entrò nella foresteria, uno stanzone di forma quadrata e privo di ogni tipo di ornamenti. Sul pavimento di pietra vi era fieno sparso, accumulato in alcuni angoli a mo’ di letto per i visitatori della casa, accanto alla porta c’era una fiaccola spenta che serviva a far luce di notte.

    Richard vide il servo più anziano di Carl, colui che ricopriva il ruolo di governante, andargli in contro con circospezione:

    -Desiderate, milord?

    Non si stupì che non l’avesse riconosciuto; quel vecchio servitore era semicieco da anni, ormai, e lui sfoggiava nuove rughe e una barba folta che in precedenza non aveva avuto. Sorrise bonariamente e, poggiandogli la mano sulla spada, disse:

    -Dì al padrone di casa che il re è venuto a fargli visita!

    L’anziano servo sgranò gli occhi stupito e si inchinò esclamando:

    -Maestà! Perdonatemi, non vi avevo riconosciuto…

    -Va tutto bene. Portami dal tuo signore.

    Il vecchio lo condusse fuori dalla foresteria, nei corridoi ampi del maniero, fino alla sala da pranzo che fungeva anche da sala d’accoglienza per gli ospiti.

    -Volete accomodarvi, sire? Vado a chiamare lord Carl…

    Richard lo congedò con un gesto della mano e ben presto rimase solo. Si guardò intorno e constatò con rammarico che anche all’interno la casa era in visibile stato di decadimento.

    La lunga tavola da pranzo di legno massiccio che c'era un tempo, alla quale più di una volta lui, suo padre ed i cavalieri si erano seduti godendo della disponibilità e dell’ospitalità di Carl, era stata sostituita da una molto più esigua. I candelabri di ferro dalla capienza di dieci candele non pendevano più dal soffitto e al posto della splendida poltrona di legno intagliato, dalla seduta di stoffa imbottita dove Carl si sedeva per le udienze con i suoi vassalli c'era una semplice sedia di legno e paglia. Dietro di essa l’enorme camino di pietra scura, abbellito da lunghi arazzi che raffiguravano scene di caccia e il cui fuoco acceso scaldava ed illuminava l’intero salone ora era spento, freddo e scuro e ormai spoglio di qualsiasi ornamento.

    Richard deglutì un boccone amaro, fatto di nostalgia e dispiacere. Anche gli altri feudi che aveva visitato erano caduti in rovina per colpa della guerra, ma grazie al suo contributo stavano pian piano risalendo dal baratro della disperazione, per Carl non aveva funzionato, invece.

    Si accomodò su una sedia accanto al tavolo aspettando che il suo amico arrivasse e temendo di trovarlo profondamente cambiato dall’ultima volta che si erano salutati, prima che lui si dedicasse anima e corpo alla guerra.

    La porta si aprì poco dopo e riapparve il servitore che lo aveva accolto qualche minuto prima. Teneva sottobraccio un uomo molto più anziano, dai capelli ormai completamente bianchi, la pelle raggrinzita e le spalle leggermente curve. L'uomo indossava una lunga veste bianca, simile a una camicia da notte, coperta da una vestaglia di lana color porpora allacciata alla vita sottile ed esile e sulla testa aveva un copricapo di lana per ripararsi dal freddo di un primo inverno che minacciava di essere molto rigido.

    Richard rimase in un solenne silenzio mentre fissava stupito il bastone al quale Carl si reggeva per poter camminare. Deglutì lentamente senza sapere cosa dire per salutarlo, ma il padrone di casa puntò il suo sguardo attento come un tempo su di lui e gli sorrise appena, cercando di raddrizzare la schiena:

    -Vostra maestà! Quale onore riceve oggi un vecchio ed umile soldato come me!

    Richard sentì gli occhi inumidirsi di lacrime e si aprì in un tenero sorriso, ma rimase immobile dov’era, in piedi di fronte al signore del feudo. Carl ordinò al servitore di andare a dare disposizioni per il pranzo, poi aspettò che fossero soli prima di rivolgersi al suo sovrano come era sovente fare anni prima:

    -E’ passato molto tempo, ragazzo mio. Sei così cambiato…

    Il re sorrise imbarazzato:

    -Potranno passare anche secoli, ma avrò sempre bisogno di un tuo abbraccio per sentirmi a casa!

    Si avvicinò al suo ospite e con delicatezza lo abbracciò, stringendolo appena. In quell’abbraccio Richard sentì l’affetto immutato che Carl provava per lui.

    -Sono stato in pensiero, Richard. Ora, però, sei tornato. Sia ringraziato Dio per questo!

    Quando l’abbraccio finì Carl lo invitò a prendere di nuovo posto intorno al piccolo tavolo, aiutandosi col bastone mentre anche lui si sedeva.

    -Vorrei chiederti come stai, Carl. Vorrei sapere come vanno le cose qui, ma da ciò che vedo è abbastanza evidente che non va affatto bene.

    Il vecchio cavaliere sorrise amaramente.

    -Purtroppo la guerra non ha risparmiato nessuno di noi, mio re. Quando le truppe inglesi sono arrivate hanno portato via tutto e quello che non potevano prendere lo hanno distrutto.

    Richard chiuse gli occhi per un momento, cercando di lasciar passare la collera che lo prendeva ogni volta che ripensava alla piaga che era per lui e per la sua gente l’Inghilterra.

    -Quello che ho potuto tenere l’ho venduto. Dovevo mantenere la mia gente in qualche modo. Qui...pur essendo il più vecchio devo provvedere io alle mie terre.

    -Hai ragione, Carl. Tu hai fatto tutto il possibile e io… avrei dovuto fare di più…

    -Non hai voluto tu questa assurda guerra. Sei stato costretto, Richard, e gli scozzesi ti hanno sostenuto in tutti i modi possibili. Non mi pento di quello che ho fatto se è servito ad aiutare il mio re a proteggere la Scozia!

    Richard abbassò gli occhi sul pavimento. Per un lungo momento stettero entrambi in silenzio. Carl rappresentava emblematicamente l’animo fiero di uno scozzese e Richard, nonostante si sentisse in colpa per non aver potuto fare di più, era orgoglioso di lui come della sua gente.

    -Cosa ti è successo?- chiese subito dopo, indicando il bastone.

    L'uomo sorrise:

    -Niente, maestà. Sono solo vecchio.

    Richard si sorprese a fissarlo con aria stupita.

    Aveva fissato quell’uomo per tanti anni, cercando di identificarsi in lui, di emularlo. Da giovane era stato alto e robusto, sebbene ora apparisse debilitato e dimagrito. I capelli erano stati di un castano intenso e gli occhi del colore delle castagne d’autunno. Aveva sempre sfoggiato un sorriso allegro e determinato, persino ora che era vecchio e fiacco. Molti anni erano trascorsi e sul volto e sul corpo di Carl sembrava che potesse osservarli tutti. Quando lo aveva visto l’ultima volta aveva avuto i capelli bigi, il fisico era stato di gran lunga migliore e anche la sua salute. Gli anni e la guerra lo avevano invecchiato velocemente e la morte della sua amata Julia aveva contribuito a velocizzare il processo.

    Dopo la scomparsa della moglie Carl aveva combattuto a lungo con lui, ma senza più quella grinta che lo aveva contraddistinto in gioventù e una volta raggiunta una certa età si era congedato per dedicarsi di più a sua figlia, ciò che restava di quella che, un tempo, era stata una splendida famiglia.

    -Sono davvero molto contento che tu sia venuto qui, Richard. Mi spiace non essere venuto a Edimburgo, ma come puoi constatare tu stesso… mi è difficile spostarmi come facevo un tempo.

    -E’ per questo che sono qui. Sto facendo il giro dei feudi per capire se i miei incentivi abbiano fatto effetto e, purtroppo, devo ammettere che finora non ho riscontrato i problemi che, invece, hai avuto tu. Come mai qui le cose non vanno bene, Carl? Non avete ricevuto abbastanza denaro?

    -Non è questo, anzi, qui tutti ti benediciamo, ma…il problema è un altro.

    Richard si accigliò. Carl si alzò a fatica e cominciò a camminare aiutato dal suo bastone.

    -Vedi, mio caro Richard, durante questi anni è arrivato qui un nuovo nobile inglese.

    -Inglese?

    -Esatto. Lord Gordon, viene da Newcastle. Si è stabilito qui quando la guerra era già in atto.

    -Quei maledetti sono dappertutto!- Richard scattò dalla sedia.

    -Beh…essendo il più forte qui, dopo che tutti i nostri nobili se ne erano andati a combattere, ha cominciato a dettare leggi che favorivano il proprio tornaconto. Ha cominciato a spadroneggiare sui villaggi vicini e nessuno ha potuto farci nulla. Lord Walter, signore di Midlothian, è morto in guerra e ha lasciato una moglie e un bambino di dieci anni. Nessuna difesa per loro. Lord Shally di Stirling è troppo vecchio per combattere e per fronteggiare un uomo fornito di un esercito come il suo.

    -Non soltanto un inglese si è insediato nelle mie terre indisturbato, ha addirittura spadroneggiato sui miei villaggi importunando i miei sudditi e ciò che è peggio è che io non posso cacciarlo dal mio paese!

    Richard aveva perso completamente le staffe.

    -E’ a lui che ho dovuto vendere i miei beni più preziosi, Richard. E purtroppo, non sono solo quelli che vuole.

    -Spiegati meglio…

    -Ha messo gli occhi su mia figlia Aileen, temo che possa farle del male prima o poi.

    Richard rimase scosso da tutte quelle assurde notizie.

    -Credi che glielo permetterò?

    -E’ un inglese, Richard! Guarda come si è conclusa la guerra, la Scozia dovrà rendere omaggio a Edoardo se vogliamo la tregua…

    -E tu credi che lascerò accadere questo? Sono il re di Scozia, dannazione! Se re Edoardo vuole che la Scozia gli renda omaggio dovrà prima passare sul mio cadavere!

    Aveva urlato, ma sapeva che Carl non lo avrebbe rimproverato.

    Era troppo adirato per stare calmo e tutti sapevano quanto fosse irascibile, che stesse a casa di un suo suddito e non nel suo palazzo non contava affatto. Quando si fu calmato abbastanza da riprendere un tono pacato chiese:

    -Come diavolo ha fatto ad acquisire questo potere?

    -Tu eri via e con te tutti i migliori condottieri e nobili. Qui sono rimasti solo donne, vecchi e bambini. Nessuno era tanto forte da tenergli testa.

    -Vi siete sottomessi a lui…

    -Come puoi pensare una cosa simile? Abbiamo lottato all’inizio, alla fine abbiamo dovuto soccombere. Non ci siamo sottomessi a lui, avremmo preferito morire. Siamo leali solo a te, Richard!

    -Si, hai ragione…perdonami.

    -E’ comprensibile che tu sia arrabbiato, mi spiace solo che l’abbia dovuto scoprire in questo modo.

    -Nessuno mi aveva informato di questo problema. A Edimburgo non è arrivata alcuna notizia di questo lord Gordon.

    -Non è uno stupido, non poteva farti un affronto così diretto. Anche se è un inglese e non è tuo suddito sei pur sempre il sovrano di queste terre.

    -Beh, se la pensa così si sbaglia. Se vive qui sono anche il suo re!

    Gli occhi verdi di Richard divennero di ghiaccio. Carl gli si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla.

    -Cosa pensi di fare con quest’uomo?

    -Andrò a parlargli…com’è giusto che sia.

    -E…per la questione di mia figlia?

    Richard fissò lo sguardo di Carl, non lo aveva mai visto così preoccupato e disperato. Era caduto in rovina a causa di un signore sconosciuto e ora stava per perdere la cosa che aveva più cara al mondo.

    -Troveremo un modo per impedirgli di toccarla.

    -Io avrei un’idea se a te non dispiace ascoltarla.

    -Cosa aspetti, allora? Parla.

    Carl gli indicò la porta e insieme uscirono sul portico, fino al chiostro della casa. Alcuni servi stavano svolgendo le proprie mansioni giornaliere. Al centro del chiostro c’era una fontana di pietra colma d’acqua fresca e lì le donne stavano lavando i panni.

    Carl camminava trascinandosi col suo bastone, Richard, di tanto in tanto, lo aiutava a reggersi o a mettersi in posizione eretta. Il suo amico era proprio invecchiato. Gli dispiaceva davvero tanto vederlo così dopo averlo conosciuto giovane, forte e vigoroso un tempo, quando lui era un ragazzo.

    -Dunque, Carl…qual era la tua idea?- chiese ritornando al discorso precedente. L’uomo si schiarì la voce.

    -Vedi, Richard…la mia idea è più che altro una proposta…anzi…forse è proprio una supplica.

    -Una supplica?

    -Esatto.

    L’uomo prese fiato e coraggio e iniziò a parlare.

    -Sono vecchio, ormai. Ho quasi settant’anni e nella vita non ho avuto il dono di un erede maschio. Ho solo la mia bambina e temo per il suo futuro. Finché sarò in vita sarò sempre suo padre e potrò impedire a qualsiasi uomo di dubbia moralità di prenderla in sposa…ma…cosa accadrà quando sarò morto?

    Richard lo ascoltava senza parlare, interessato al punto al quale voleva arrivare.

    -Mia figlia è giovane ed è uno spirito libero, una preda molto appetibile e non potrà difendersi da sola quando io non ci sarò più…

    -Mi stai chiedendo di prenderla in custodia? Vuoi che provveda io a lei e che decida il partito giusto da sposare? Vorresti che diventassi il suo mentore?

    -Vorrei che diventassi molto di più per lei…

    Richard ci mise pochi secondi a capire cosa gli stesse chiedendo e sgranò gli occhi, spalancò la bocca esterrefatto.

    -Carl, amico mio…mi stai chiedendo di sposare tua figlia?

    -Mi rendo conto che per un re sposare la figlia di un cavaliere sia inusuale…

    -Inusuale…?- Richard rise imbarazzato.

    -Ti prego, Richard, fammi finire…

    Lui alzò una mano per zittirlo:

    -Come potrei farlo, Carl? Ho il doppio dei suoi anni, inoltre… sai bene che non ho mai considerato il matrimonio come un legame fatto per me.

    -Ma prima o poi dovrai dare un erede al tuo trono! Mia figlia è giovane e forte e potrà darti un figlio maschio, ne sono convinto!

    -Santo Cielo, l’ultima volta che l’ho vista era poco più di una bambina…

    -Puoi posticipare la decisione di prendere moglie ancora per poco, Richard, ma quel momento arriverà perché hai la responsabilità di lasciare un’eredità a questo regno e quando dovrai farlo non credi che sia meglio che la madre di tuo figlio sia una scozzese piuttosto che una nobildonna proveniente da chissà quale parte d’Europa?

    Il re si fermò per un attimo assimilando il significato delle parole del suo vecchio cavaliere, che ne approfittò per continuare.

    -Io non vedo altro uomo accanto a lei. Mi fido di te come non mi fido nemmeno di me stesso, Richard. Se non sapessi quel che dico non ne sarei così convinto, non credi?

    Lui scosse il capo lentamente. Come poteva prendere in moglie la figlia di Carl? Ricordava ancora le lentiggini sul suo viso paffuto, sebbene fosse diventata una giovane donna l’avrebbe sempre ricordata bambina.

    Carl gli prese le spalle sussurrando, quasi piangendo.

    -Ti prego, mio re. Non potrò darti una grande dote, ma mia figlia sarà una buona moglie e madre e una brava regina se tu lo vorrai. Il mio piccolo esercito è sempre stato al tuo servizio e le mie terre saranno a tua completa disposizione. Ti prego, sposa mia figlia e rendimi un vecchio felice.

    Richard non lo aveva mai visto piangere e supplicarlo in quel modo, era sempre stato un uomo orgoglioso e fiero. Doveva essere davvero disperato. Sentì il cuore sciogliersi nel petto e lo abbracciò. Aveva sempre cercato di evitare di sposarsi, non perché temesse l’unione con una donna, ma perché, a differenza di ciò che la sua posizione richiedeva, non contemplava il matrimonio come un accordo tra parti, utile ad estendere la sua egemonia ed il suo potere su nuovi territori e domini. Pensare ad un matrimonio d’amore, poi, era ancor più difficile per un uomo come lui. Non aveva tempo di conoscere e frequentare qualcuno che potesse destare amore o quantomeno affetto nel suo cuore.

    Durante la guerra, però, c’erano stati diversi momenti di sconforto in cui aveva pensato che se avesse avuto qualcuno a casa a cui pensare avrebbe potuto essere un buon motivo per tenere duro in quegli anni difficili e, soprattutto, il pensiero che lo aveva turbato maggiormente era stato che semmai fosse caduto in battaglia non avrebbe avuto la possibilità di lasciare un erede che potesse prendere il suo posto al trono.

    Quel giorno Carl aveva di nuovo destato in lui quel turbamento. Rifletté per un lungo istante su quale fosse la decisione più giusta da prendere.

    Il suo amico aveva ragione, se avesse dovuto sposarsi avrebbe preferito di gran lunga che la sua donna fosse stata scozzese come lui, innamorata della sua terra e disposta a tutto pur di difenderla. Se la figlia di Carl aveva quelle qualità perché non avrebbe potuto valutare l’idea di sposarla?

    -Chi l’avrebbe detto che oggi avrei conosciuto la mia futura sposa?

    -Oh…dici sul serio, maestà?

    Richard sorrise lievemente:

    -Se tua figlia acconsentirà sarò lieto di sposarla.

    Carl diede sfogo al pianto e si inginocchiò ai suoi piedi, facendolo imbarazzare.

    Da quando era diventato re Richard aveva dovuto far fronte a grandi responsabilità, affrontato ingenti difficoltà e mille battaglie e se l’era cavata sempre molto bene, ma sapere che presto si sarebbe sposato, che avrebbe avuto a che fare con una donna per tutta la vita lo metteva in seria agitazione.

    Carl era a seduto a capo tavola, Richard alla sua destra e presto di fronte a lui si sarebbe seduta la sua futura moglie.

    L’ansia pian piano gli stava serrando la gola, si sentiva come prima di una battaglia, quando pensava alle cose peggiori che potessero succedere. Non temeva la morte, o almeno, cercava di affrontarla con coraggio. Ciò che temeva di più era che potessero perdere e che gli inglesi alla fine si potessero finalmente impossessare della sua terra!

    Quel giorno invece temeva il confronto con una donna!

    -Mia figlia è nei campi al mattino. Si interessa e segue personalmente le colture. Tutti la rispettano e la ammirano per quanto si dà da fare…

    Carl rise sotto i baffi, probabilmente pensava al futuro da regina di sua figlia. Richard si sforzò di sorridere, ma non ci riuscì, era troppo nervoso.

    La porta si aprì all’improvviso e entrambi gli uomini si voltarono in quella direzione. Sebbene Richard sapesse che la piccola figlia di Carl fosse cresciuta se l’era immaginata ancora bassa e minuta, con un mucchio di lentiggini sul viso, impacciata e timorosa, invece la donna che entrò nella stanza sembrava tutt’altra persona.

    Aileen era stata nei campi tutta la mattina, come al solito. Da quando suo padre aveva smesso di occuparsi di quei lavori lei se ne era fatta completamente carico nonostante non fosse un compito da affidare ad una donna. Se anche qualcuno si fosse proposto di sostituirla, però, lei avrebbe rifiutato; le piaceva darsi da fare per la sua Falkirk invece di starsene a poltrire in casa come la maggior parte delle sue coetanee.

    All’ora di pranzo un servo era andato a chiamarla per dirle che c’erano ospiti e che suo padre richiedeva la sua presenza, si era affrettata verso casa e non aveva avuto neppure il tempo di darsi una sistemata. Quando aveva attraversato il chiostro si era ritrovata faccia a faccia con un manipolo di soldati della corona accampati per un pasto frugale e aveva immediatamente capito chi fosse l’ospite venuto a far visita a suo padre. Il re era arrivato a Falkirk e lei, per non farlo attendere, lo avrebbe accolto con gli abiti da lavoro e i capelli in disordine.

    Entrò nella sala da pranzo provando ad ostentare sicurezza di sé, sperando che riuscisse ad ovviare alla sua impresentabilità.

    Man mano che si avvicinava, Richard poté osservare meglio la sua figura. Era alta, un fisico asciutto e agile, i capelli lunghi, castani come quelli di suo padre un tempo, erano raccolti in una lunga treccia ormai disfatta, gli abiti che indossava erano semplici, rattoppati in alcuni punti. Una cintura di cuoio stretta in vita evidenziava fianchi sinuosi e lineamenti aggraziati.

    Richard si alzò in piedi in segno di cortesia, sorridendo appena.

    -Maestà! Quale onore per noi la vostra visita!- esordì lei, inchinandosi con deferenza.

    -Mio re…ricordate mia figlia Aileen?

    Carl sembrava divertito dall’espressione dipinta sul viso di Richard, che la fissava meravigliato.

    Era davvero cambiata dall’ultima volta che l’aveva vista. Somigliava molto a suo padre, aveva gli stessi occhi castani, le labbra piene, per il resto era identica alla defunta madre, la bella lady Julia.

    -Siamo lieti che siate tornato a casa, sire.

    Richard si scosse e si sforzò di sorridere:

    -Ed io sono lieto di essere di nuovo tra la mia gente.

    Aileen ordinò che fosse portato il pranzo sotto lo sguardo fisso del re, Carl sorrideva soddisfatto, ma lei sembrava imbarazzata.

    -Posso chiedere il motivo della vostra visita, sire?

    -Aileen…- la ammonì suo padre.

    Richard sorrise:

    -Il motivo è che sono in giro per i miei feudi per controllare come procede la mia nuova politica di incentivi.

    -E’ stato davvero molto generoso da parte vostra utilizzare gli ultimi risparmi della corona per aiutare i feudatari a riprendersi.

    -I soldi della corona sono innanzitutto dei sudditi. Provengono da loro e a loro è giusto che ritornino quando serve…

    Aileen lo guardò ammirata e lui concluse:

    -Il denaro dello stato è frutto del lavoro dei miei sudditi. Durante gli anni di guerra è difficile supportare il re e il suo esercito e me ne rendo conto. Ho pensato che fosse giusto aiutare il mio popolo.

    -E aiutando il vostro popolo aiutate anche il vostro regno a diventare florido come una volta.

    -Esatto. Siete molto perspicace, Aileen, i miei complimenti.

    Si fissarono sorridendo; a quel punto Richard pensò che forse non ci sarebbero stati problemi tra loro se si fossero sposati.

    Il pranzo fu servito e Richard lo gustò con piacere.

    -Se avessi saputo che foste stato qui oggi avrei provveduto ad un pranzo più appropriato, maestà…- disse la ragazza.

    -In guerra ho mangiato molto peggio, milady, e sono sempre sopravvissuto. State tranquilla, Carl mi ha già informato sulle vostre condizioni.

    -A tal proposito, che ne dite se ne parliamo tutti e tre insieme, maestà?

    L’intervento di Carl fece capire a Richard che era giunto il momento di affrontare il discorso del matrimonio.

    -Certo…vuoi parlare tu, Carl?

    Richard si era aspettato che cominciasse col dire che il re aveva acconsentito alla sua richiesta di sposare Aileen, ma si accorse con sgomento, attraverso le sue parole, che lei non ne sapeva ancora nulla.

    -Aileen, stamattina io e il re abbiamo parlato a lungo ed inevitabilmente i nostri discorsi sono ricaduti su lord Gordon.

    -Uomo ignobile!- sibilò lei.

    -Il re andrà a parlargli molto presto per intimargli di starsene al proprio posto e lasciare in pace le nostre terre.

    -Vi ringrazio, maestà.

    -Ho confidato le mie ansie al nostro re e devo dire con soddisfazione e un’immensa gratitudine che ha accettato di occuparsi di te.

    -Di me…?- domandò lei stupita.

    -Sposandoti!

    Il sorriso sul viso di Aileen scomparve all’istante, Richard la fissò impietrito sperando che non ne fosse stata scossa.

    Aveva immaginato che lei e suo padre ne avessero già parlato, invece non era stato così, era all’oscuro dei piani di suo padre proprio come lo era stato lui.

    Gli occhi increduli della ragazza divennero di ghiaccio.

    -Padre…ma cosa state dicendo?

    -Credo che tu abbia capito, figliola. Ho chiesto al re di prenderti in moglie per evitare che ti succeda qualcosa quando io non ci sarò più e lui ha accettato.

    -Ma…io…

    Richard pensò che dovesse intervenire:

    -Mi rendo conto che sia un colpo duro e improvviso per voi, Aileen, ma credete…lo è stato anche per me…

    -Non posso sposarvi!

    Lei scattò in piedi con gli occhi lucidi. I due uomini la guardarono stupefatti.

    -Aileen, non essere ridicola…

    -Padre, non potete! Credo di essere abbastanza forte da poter affrontare lord Gordon e tutti quelli che vorranno la mia mano senza il mio consenso. Ma non potete darmi in moglie a un uomo che conosco a malapena…

    -Non osare rivolgerti al nostro re in questo modo!

    Richard stette in silenzio fissandoli entrambi senza sapere cosa dire per sciogliere la tensione che era alle stelle.

    Lei lo guardò con le lacrime agli occhi:

    -Maestà, sarò sempre una vostra umile e devota suddita, ma non potete costringermi a sposare un uomo che non amo!

    Così dicendo si voltò e scappò via dalla stanza.

    -Aileen!!!

    Carl si alzò per inseguirla, ma Richard gli prese il braccio.

    -Va tutto bene, Carl. Lasciala andare.

    -Ti prego di perdonarmi, Richard…non mi sarei mai aspettato una reazione del genere da una ragazza tanto responsabile come mia figlia!

    -E’ più che normale, amico mio. Le hai detto all’improvviso che presto si sposerà con il re di Scozia!

    -Io…credevo che avrebbe capito…

    -Credi che potrebbe cambiare idea se provassi a parlarle?

    -Non posso chiederti tanto. Hai già acconsentito a sposarla, non puoi anche cercare di convincerla

    Richard sorrise:

    -Tu lascia fare a me!

    Girò invano per il chiostro in cerca della sua giovane futura sposa. Alla sua età non avrebbe mai immaginato di poter fare una cosa del genere. Si sorprese a sorridere divertito e imbarazzato per quello che era successo; in una sola giornata avrebbe dovuto affrontare ben due gravi e seri problemi.

    Dannazione, era troppo vecchio per certe cose!

    Si era rassegnato all’idea che sarebbe morto senza un erede naturale al trono, ma improvvisamente Carl gli aveva dato la possibilità di ripensarci e riparare. Non sapeva per quale motivo stesse cercando lady Aileen per provare a convincerla; forse perché voleva tranquillizzare il suo amico, forse perché non gli sarebbe piaciuto fare la figura del sovrano rifiutato da una suddita. Più probabilmente perché quella ragazza, così giovane e determinata, aveva stuzzicato la sua curiosità e voleva conoscerla meglio.

    Si accorse che Aileen era nella stalla, la vide spazzolare un cavallo dal manto scuro con estrema grazia e maestria. A differenza delle sue coetanee lei si dava da fare e quella dote era sicuramente da apprezzare.

    Richard rimase fuori a fissarla pensieroso. Quella fanciulla era davvero molto giovane, sarebbe stata una buona regina? Sapeva che l’età non era un ostacolo alla saggezza, sua madre ne era la prova vivente, ma lei era salita al trono in tempi ben diversi. Lady Aileen sarebbe diventata sposa del sovrano in tempi di guerra, sarebbe riuscita ad abbracciare la missione che comportava essere la moglie del re?

    Non ebbe altro tempo per riflettere perché lei si voltò non appena avvertì la sua presenza, assumendo un’espressione costernata. Sapeva di non poter evitare un dialogo col suo re e smise in fretta di spazzolare il cavallo, si pulì le mani ed uscì in giardino.

    Fissò il suo sguardo negli occhi verdi e nel viso sicuro del suo sovrano, un viso che le aveva sempre suscitato rispetto e fiducia, ma che non si era mai soffermata a guardare con meticolosità.

    -Immagino che vogliate parlarmi, sire.

    Lui sorrise lievemente:

    -Ci sediamo?

    Indicò una panca di pietra alla loro destra, sotto un pergolato. Lei lo precedette e lui la seguì in silenzio. Quando furono seduti lei cominciò a scusarsi:

    -Sono desolata per quel che ho detto a pranzo…

    -La vostra reazione è stata del tutto legittima, lady Aileen.

    La sua risposta la lasciò sgomenta per un attimo, non si sarebbe aspettata che le desse ragione.

    Il re abbassò gli occhi sui suoi stivali, visibilmente imbarazzato, ma approfittò di quel momento di silenzio per proseguire.

    -Anche io sono rimasto sconvolto dalla richiesta di vostro padre e vi confesso che nemmeno io volevo acconsentire a sposarvi.- si accorse di essere stato troppo schietto quando la vide alzare lo sguardo quasi indispettita, allora abbozzò un sorriso:

    -Non fraintendetemi, siete ovviamente una bella fanciulla, non è questo che mi ha lasciato perplesso. Il fatto è che, arrivato a questa età, non consideravo più l’idea di contrarre matrimonio, ecco.

    -E perché improvvisamente ci avete ripensato?

    Richard cominciava a capire che non sarebbe stato facile interagire con quella ragazza. A differenza delle sue coetanee, chiunque delle quali avrebbe accettato senza fiatare la proposta di sposare il re, Aileen sembrava voler esprimere le proprie idee e lui non credeva che questo potesse dargli fastidio.

    -Perché la vita scorre via veloce, milady. Un uomo come me, che ha la responsabilità di un regno da governare, non può non badare allo scorrere del tempo e a questo punto devo pensare a dare un futuro al mio casato. Ho il dovere morale di lasciare un erede che mi succeda al trono.

    Aileen abbassò di nuovo lo sguardo e Richard pensò che fosse rimasta delusa dalle sue motivazioni, ma non voleva mentire ad una ragazza intelligente come lei. C’era un altro motivo, però, che lo aveva spinto in quella direzione e gli sembrava giusto metterla a parte anche in quel caso. Si voltò sorridendole.

    -A questo punto vi starete chiedendo perché abbia scelto voi. Beh… perché se devo unirmi in matrimonio voglio che sia con una ragazza di buona famiglia, osservante dei valori che le sono stati tramandati, amante della propria terra e voi sembrate soddisfare questi requisiti. Inoltre…correte un tale pericolo…

    -Non sono in pericolo, sire…

    -Aileen, non siate sciocca. Se un soggetto privo di scrupoli come lord Gordon decidesse di avervi ci riuscirebbe. In un modo o nell’altro.

    Lasciò che un breve silenzio cadesse tra loro così che lei potesse capire la gravità della situazione in cui era finita. Forse lei non ne era al corrente, ma Richard sapeva perfettamente che l’unica soluzione al problema sarebbe stata un matrimonio con un uomo più potente di quell’inglese sconsiderato.

    In tempi come quelli in cui vivevano, subito dopo la guerra, non era saggio bandire un inglese dalla sua patria, avrebbe innescato nuovi rancori. Doveva trovare altri modi per fermarlo e sposare la giovane figlia di Carl sarebbe stata la soluzione anche a quel problema.

    Gli occhi scuri di Aileen erano lucidi, sembrava volesse piangere, ma lui notò che cercava di trattenersi per pudore e questo destò il suo rispetto. Non sapeva quali caratteristiche dovesse avere la donna che avrebbe passato la vita al suo fianco, ma sicuramente non avrebbe sopportato una bambinetta lagnosa.

    Il viso pallido e stanco di Aileen lo intenerì per un momento; davanti a sé aveva una fanciulla poco più che ventenne, una bambina che, però, dimostrava di essere cresciuta in fretta e di essere capace di affrontare le avversità della vita.

    Richard pensò che dovesse trasmetterle sicurezza quindi le si avvicinò appena:

    -Di solito quando un re chiede in sposa una fanciulla nessuno osa declinare, ma oggi è successo tutto molto in fretta e senza nessun preavviso, quindi… vi concedo del tempo per pensarci, va bene?

    Lei lo fissò incredula, non si sarebbe mai aspettata una concessione del genere.

    -Mi state dando la possibilità di decidere?

    -Si…

    -E se decidessi di non sposarvi?

    Richard aspettò qualche momento prima di rispondere. Non voleva sembrarle un despota, ma neppure apparire insicuro e poco motivato.

    -Accetterei la vostra decisione, lady Aileen. Ma prima che lo facciate, vorrei che pensaste a vostro padre. Carl vi ha dato tutto ciò che poteva, siete stata la cosa più preziosa per lui. Ora vi sta chiedendo soltanto di stare al sicuro perché lui possa essere tranquillo.

    -Vuole privarmi della mia libertà…

    -E’ un padre! Concediamogli un po' di clemenza. Se lo merita, non trovate?

    Richard aveva pronunciato quelle parole con una tale dolcezza che Aileen non poté non alzare di nuovo gli occhi su di lui, questa volta per più tempo.

    Il sole che tramontava lentamente illuminava in parte i tratti del suo volto marcati, un tantino austeri. La pelle abbronzata rivelava i segni bianchi delle prime rughe dell’età, un accenno di barba castana gli conferiva un aspetto quasi trasandato. Se non avesse indossato l’armatura avrebbe potuto essere facilmente scambiato per un uomo comune. Aveva labbra sottili, atteggiate in un sorrisetto che ispirava fiducia in chi gli stava di fronte, e spalle ampie, che insieme all’altezza non comune gli conferivano un aspetto imponente, ricordando a chiunque gli fosse accanto che quello non era un semplice uomo, ma il re di Scozia!

    Aileen ancora non era soddisfatta, voleva indugiare sul suo viso ancora un po' e ciò che catturò la sua attenzione furono i suoi occhi verdi. Alla luce calda del sole pomeridiano apparivano quasi ambrati e sembravano voler essere l’elemento più importante su un viso che appariva scolpito nella pietra; l’elemento che suggeriva che, nonostante tutto, quello era un uomo con i suoi pregi ed i suoi difetti. Con i suoi punti di forza e le sue debolezze e questo, per un momento, le infuse coraggio, facendo nascere in lei un piccolo e flebile barlume di speranza.

    Abbassò lo sguardo in riverente silenzio non appena gli occhi di lui si accigliarono facendole capire di aver esagerato. Quando parlò, però, non le sembrò indispettito.

    -Me ne andrò stasera stessa perché domani dovrò visitare un altro villaggio. Ma aspettate una mia visita per domani sera.

    Aileen annuì in silenzio e lo vide porgerle una mano:

    -Desiderate che vi scorti in casa?

    -Vi ringrazio, ma ho ancora da fare qui, sire.

    -Come volete. Arrivederci, milady.

    Richard le fece un ultimo sorriso imbarazzato, poi le voltò le spalle e si incamminò lasciando che il saluto di lei le morisse silenziosamente sulle labbra.

    Vide la sua figura alta e massiccia allontanarsi fino a scomparire dietro le colonne di pietra del chiostro e respirò a fondo per un lungo momento.

    Il re di Scozia le aveva chiesto di sposarlo!

    Sembrava un sogno, invece era la realtà e lei, a differenza di una qualsiasi sua coetanea, che avrebbe fatto volentieri i salti di gioia, se ne stava lì impalata, col cuore a mille che pensava con tristezza alla sfortuna che le era appena capitata.

    Aveva sempre temuto che arrivasse il giorno in cui suo padre le dicesse di aver deciso di darla in sposa ad un nobile di sua conoscenza, e sebbene quella possibilità le avesse sempre dato fastidio sapeva bene che era la sorte che toccava a tutte le ragazze di buona famiglia come lei, ma aveva sempre creduto che ci fosse tempo per il matrimonio e, soprattutto, non si sarebbe mai aspettata di dover essere la sposa del re!

    A lei che amava essere libera ed indipendente non era mai piaciuta l’idea che fosse suo padre a scegliere con chi dovesse legarsi per il resto della vita, ma ogni volta che aveva pensato all’eventualità che accadesse aveva sempre creduto che diventare la moglie di un barone, prendersi cura del maniero e dei figli avuti dal matrimonio fosse una cosa che era sicura di poter fare. Diventare regina, invece, essere responsabile di dare un erede al trono, dover essere un personaggio pubblico con obblighi che andavano ben oltre il dover dare disposizioni per il pranzo era una cosa che non si sentiva per niente in grado di poter fare.

    Poteva ancora cambiare le carte in tavola? Se avesse convinto suo padre a ritirare la richiesta

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