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Daniela
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E-book162 pagine2 ore

Daniela

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Info su questo ebook

La vita di una donna che non accetta l'idea del proprio tramonto e ne fa un disperato manifesto politico.

Daniela non vive in queste pagine se non attraverso i sentimenti di coloro che l'hanno incontrata.

Eppure la sua immagine, che si rivela attraverso un mosaico di ricordi, non è meno autentica di una biografia, poiché al di là di ciò che abbiamo temuto, sperato o conseguito, di ognuno di noi resterà soltanto ciò che abbiamo lasciato nella memoria degli altri.
LinguaItaliano
Data di uscita15 feb 2021
ISBN9791220320474
Daniela

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    Anteprima del libro

    Daniela - Anna Pulizzi

    Daniela

    ANNA PULIZZI

    DANIELA

    Il rivoluzionario che ha successo è uno statista,

    quello che non ha successo un criminale.

    (Erich Fromm)

    Daniela? Sì, certo che me la ricordo. Era la figlia di Maria, ‘na mia amica de tanti anni fa.

    Finché poi non sono annate via. Ma perchè ti interessa? Son passati un sacco d’anni. Un sacco e pure de più.

    Stavano qui al piano di sotto, ce vedevamo tutti i giorni. Lei era figlia unica, il padre non me ricordo neanche come se chiamava.

    Antonio? Ah sì, adesso il nome me sfuggiva. Ogni tanto venivano su la sera da noi, se giocava a carte noi quattro. A scala quaranta, me pare. Così, se facevano due parole per passa’ la serata. Daniela giocava con Francesco, che è mio figlio, ma lui era un po’ più piccolino de lei.

    Sì, anche a cena, qualche volta. Il padre, lì, Antonio, stava a discutere con Oreste, che era mio marito. Parlavano de politica, de cose così, che succedevano, che ne parlava il giornale.

    Eravamo buoni vicini, se po' di’ così? Andavamo d’accordo, sembrava gente normale. Pure ‘sta ragazzina, dico.

    Maria era ‘na brava donna. Lavorava. Io so’ sempre stata casalinga, lei invece ci aveva n’impiego. Era impiegata. Statale. A quei tempi era ‘na sistemazione. Era un po’ triste de carattere, ma era intelligente. Peccato che poi se n’è annata. Me piaceva parlare con lei. Ma d’altra parte, era rimasta sola lei con la figlia. Poi dopo ce semo sentite ancora qualche volta così, come va, come stai, ma poi finisce che ce se perde. Se non ce se vede più, è naturale.

    Ma te perché vuoi sapere di Daniela? La conoscevi? No eh? Che sei, ‘na giornalista?

    Come me la ricordo? Daniela era ‘na ragazzina minuta. Carina eh, mica no. Con dei begli occhi verdi. Però magra, tanto magra. Poi gli anni passano, quando l’ho rivista sul giornale s’era fatta più tonderella. D’altra parte pure sua madre... E pure io, che no? Non ti paro tonderella?

    Ti dico, era ‘na famiglia normale. Poi ci avevano anche loro i problemi che ci hanno un po’ tutti.

    Eh, te me guardi così, ma vedi che ‘ste cose succedono. Non proprio a tutti, ma siamo lì. Pure noi. Oreste, nominandolo da vivo, che poi pover’omo ha fatto ‘na brutta fine, ma me ne ha fatte passare pure lui, che ti credi?

    Poi un giorno s’è messo nel letto e nun s’è mosso più, che ci aveva un male che lo consumava, ma finché ha potuto me ne ha fatte passare.

    Gli uomini son così, è inutile che stai a di’. Te sei ancora ‘na giovinotta, magari ci hai dei bei sogni ed è giusto, ma credi a ‘sti capelli bianchi, che trova’ uno che se salva è ‘na lotteria.

    Mo’ non è che voglio dire male de mio marito. Oreste nun ci ha mai fatto manca’ niente, eh! Pure a Franceschino nostro.

    E’ sempre stato presente, come padre e devo di’ pure come marito, a parte qualche sbandata. Poi il male se l’è portato via. Son ventun anni tra due settimane.

    Antonio? Ah, e chi lo sa? Facile che non è neanche più de questo mondo. Lui ci aveva qualche anno di più di me e di Oreste.

    Fumava come un turco. Via una, l’altra. Certo che quello la sbandata se l’è presa secca. Aveva fatto che molla’ moglie e figlia e se n’era annato. E sai per chi? Per una che era la moglie di un direttore de banca, se nun ricordo male. Me pare un direttore de banca. Insomma, uno che stava bene.

    Ma mica da un momento all’altro. No, è stata una cosa lunga. Lui gli faceva comodo tenere il piede in due scarpe, capito?

    Gabriella se chiamava l’amante, ci ho il nome stampato qui in fronte perché Maria povera donna me l’ha nominata sai quante volte? Pure quell’altra ci aveva dei figli, fatte conto. Dico io, pure certe madri de famiglia!

    Però va a sape’, Antonio era uno che con le donne ce sapeva fa’. Era simpatico, faceva battute, brillante insomma. Proprio bello magari no, però alle donne piaceva. A certe donne soprattutto.

    Piaceva, niente da di’ Però aveva perso la testa proprio. E se vantava pure con gli amici, de quello che faceva con ‘sta Gabriella quando se vedevano.

    Pure con Oreste s’è vantato, ‘na volta. Mio marito l’ha guardato come di’, tieni ‘na famiglia, ma che stai a fa’? Finché è ‘na cosa così va pure bene, ma mica uno se va a gioca’ gli affetti, no?

    Niente, quello nun ragionava più. Oreste diceva che è la crisi de mezz’età. So mica. Mio marito ne ha fatte pure lui ma la testa l’ha sempre tenuta sul collo.

    Sta di fatto che un bel giorno Maria gli ha detto al marito, o me o quella. E de rospi ne aveva ingoiati poveretta, per tanto tempo. Ma sperava sempre che lui cambiasse, che tornasse a ragiona’. Se illudeva.

    Niente. Così lui se n’è annato. E Maria ha passato un momentaccio. Gli è andata bene che ci aveva il lavoro, uno stipendio. Vedi un po’ che dramma se capitava a me, che so’ sempre stata casalinga.

    Ma sai qual è la cosa che fa ride’? Cioè ride’ per modo de dire. E’ che poi ‘sta Gabriella mica l’ha lasciato il marito per andare con Antonio. Che scherzi? S’è tenuto il suo direttore de banca. Antonio invece era solo un operaio. Era puttana ma mica scema.

    _____

    Abitavamo a due caseggiati di distanza. Che ti posso dire? E’ passato un sacco di tempo. La vedevo ogni tanto in cortile, ma lei aveva qualche anno di meno e giocava con quelli della sua età.

    Mi ricordo che correva come un fulmine, questo sì. Facevano le gare lei e i suoi amici a chi arrivava prima a fare il giro del cortile, o dei giardinetti della scuola lì vicino. E beh, lei vinceva quasi sempre. Piccola e magra come un chiodo, ma filava via come il vento.

    Poi si cresce e finisce che ognuno si fa il suo giro. E allora non l’ho più vista. Cioè si, la vedevo ancora ogni tanto finché ha abitato lì, ma ci salutavamo e basta.

    Quando hanno parlato di lei in televisione, subito subito non l’ho riconosciuta. Capirai, dopo tutto ‘sto tempo! Poi ho fatto mente locale. Anche il nome non mi era nuovo.

    Non immaginavo. Davvero no! Io me la ricordo solo che era poco più che una bambina. Una ragazzina, diciamo.

    Però che fosse una tipa strana lo si capiva già da allora. Particolare, ecco. Io me la ricordo sempre di cattivo umore. Tranne quando correva. Allora sembrava lasciarsi indietro tutti i guai. E mi pare che in famiglia un po’ di guai li ha avuti.

    Era intelligente, leggeva molto. Sapeva a memoria tutte le capitali degli Stati, le bandiere, i confini.

    Adesso che mi fa pensare, c’era una specie di gioco che facevamo e che ci stupiva tutti. Le dicevamo di immaginare di essere in riva al mare in un punto qualsiasi dell’Africa, o magari del Sud America, o di un posto qualunque, fa lo stesso.

    Noi le dicevamo vai verso destra o sinistra e dicci tutti i paesi che tocchi camminando sempre lungo la costa. Lei chiudeva gli occhi e li elencava, mentre noi controllavamo sull’atlante. Oh, li sapeva tutti e non ne saltava uno, sembrava che avesse la carta geografica stampata nella testa. Faceva ancora le elementari, credo.

    Suo padre diceva che era una questione di memoria fotografica. Ecco, il padre me lo ricordo bene. Era pure lui un tipo strano, se devo dire.

    Perché strano? Beh, quando poi avevamo una certa età, era diventato un po’ il nostro consulente in questioni sessuali. Di me e dei miei amici. Voglio dire, ad un certo punto, crescendo, cominciavamo a frequentare le ragazze, ecco. E tante volte non si sapeva mica come comportarsi, che cosa fare e anche come farlo. Perchè tutto andasse bene, insomma. Per non fare figuracce, capito?

    Quindi niente, ci sedevamo con lui al tavolino del bar e lui ci spiegava dove dovevamo mettere le mani, per capirci. Trucchi e segreti, almeno per noi che eravamo alle prime armi ed eravamo degli imbranati. Mi ricordo che, beh mi viene da ridere ancora adesso, a ripensarci.

    Antonio, si chiamava. Che tipo! Si metteva lì a disegnare le cose dell’anatomia femminile sui tovagliolini di carta. A dire dov’erano i punti sensibili delle donne e quelle cose lì. Adesso non è che mi ricordo bene cosa diceva, magari erano anche tante stupidaggini buttate lì così… Gli piaceva fare l’esperto di donne, il dongiovanni. Noi che all’epoca capivamo niente ci sembrava che ne sapesse sempre una più del diavolo, che fosse un tipo eccezionale.

    Ci piaceva perché non provava imbarazzo, perché a quei tempi di certe cose non si parlava mica tanto, neanche in televisione come adesso. E noi ci confidavamo più con lui che con i nostri padri.

    Mio padre se ricordo bene diceva che Antonio era un cretino, uno che ci provava un po’ con tutte, specie con le donne sposate.

    Non so se era vero, ma ogni tanto tra gli avventori del bar c’era chi si dava le gomitatine e lo indicava. Ecco Antonio che parte alla carica e fa il piacione con qualche signora di passaggio. Non so se avesse successo o no. Forse qualche volta. Dicevano che ci provava perfino con le mogli dei suoi amici, quando capitava.

    Una volta l’hanno quasi menato lì sotto i portici, vicino al bar dove andavamo sempre. Non so perché, ma a pensarci adesso mi vien da dire che il motivo poteva essere solo quello, eh!

    Magari avrà fatto lo scemo con la moglie di qualcuno che non l’ha presa tanto bene. Niente di più facile.

    Eh, mi ricordo. Ero seduto lì sul muretto insieme alla mia combriccola, perché quello del bar, lì il proprietario, non voleva che gli occupassimo i tavolini, dato che non ci avevamo mai una lira in tasca e si stava lì senza consumare niente. Allora quando ci mandava via ci sedevamo sul muretto poco distante. A un certo punto sentiamo delle voci un po’ più in là, saranno stati cinquanta metri, sempre sotto i portici. Si capiva che stavano litigando, c’era uno che alzava le mani, un altro che cercava di mettersi in mezzo.

    Ci siamo avvicinati per vedere ma siamo arrivati che era già quasi tutto finito. C’era Antonio che si allontanava e un altro che gli urlava dietro mentre un suo amico lo tratteneva. Nessuno ci ha detto perché avevano litigato, ma non è che ci voleva molto a capirlo.

    Insomma era fatto così, per lui si vede che andavano bene tutte, bastava che respiravano. Forse gli piaceva fare l’intraprendente e pensava di fare bella figura, chissà.

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