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Un tè a Marrakesh
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Un tè a Marrakesh
E-book211 pagine2 ore

Un tè a Marrakesh

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Info su questo ebook



Il racconto viene proposto in forma di diario interiore di Sandra, archeologa ed è incentrato sulla storia di due amiche. Sandra, appunto, e Marla. Due persone molto diverse eppure simili: Sandra, estroversa e solare; Marla, introversa e misteriosa.
Si conoscono nei banchi di scuola, in un liceo artistico cagliaritano. La loro amicizia si muove fra alti e bassi, dall’improvvisa sparizione di Marla, fino a una rottura che sembra definitiva.
Sono passati tanti anni da quel periodo scolastico e universitario e le due amiche decidono di far pace e rinsaldare la loro antica amicizia. Ora Marla è diventata un medico che opera in un ospedale di Marrakesh, nel reparto malattie infettive. Sembra aver superato le ombre del passato e si è sposata con un affascinante collega, Aaron.
Sandra ora però si sente attratta dal marito dell’amica e capisce subito di essere ricambiata. La sua amicizia con Marla sembra tornare di nuovo in bilico.immagine di copertina: Ragazza con corde, maschera e cuore di Ann Mei – depositphotos.com
Patrizia Floris è nata nel 1958 e vive a Cagliari. Lavora come Informatore scientifico. Continua a dedicarsi alla scrittura, frequentando l’Accademia d’Arte.
E se avessi paura? il suo primo romanzo, pubblicato da AmicoLibro, sta ottenendo un largo consenso da parte del pubblico.
Da sempre innamorata della sua città, ha scelto di ambientarvi in parte il suo secondo romanzo.
LinguaItaliano
Data di uscita4 gen 2023
ISBN9791220281683
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    Anteprima del libro

    Un tè a Marrakesh - Patrizia Floris

    LeLune

    Patrizia Floris

    Un tè a Marrakesh

    Proprietà letteraria riservata

    l’opera è frutto dell’ingegno dell’autore

    © 2020 AmicoLibro

    Vico II S. Barbara, 4

    ⁰⁹⁰¹² Capoterra (CA)

    www.amicolibro.eu

    info@amicolibro.eu

    Prima Edizione

    finito di stampare nel mese di settembre 2020

    PATRIZIA FLORIS

    UN Tè A

    MARRAKESH

    Alle donne, alle amiche, alle compagne di un’avventura

    che si chiama vita.

    Le anime si incontrano sulle labbra degli amanti.

    Percy Bysshe Shelley

    "Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra,

    varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni".

    Alda Merini

    L’unico giudice della verità è il tempo.

    Il tempo è troppo lento per coloro che aspettano, troppo rapido per coloro che temono, troppo lungo per coloro che soffrono, troppo breve per coloro che gioiscono, ma per coloro che amano il tempo è l’eternità.

    Il tempo non conta per il cuore.

    Due amiche, due vite, due città

    L’abile scrittrice Patrizia Floris, già autrice di E se avessi paura?, torna alla pubblicazione con un nuovo, fresco e interessante romanzo intitolato Un tè a Marrakesh.

    Il racconto viene proposto in forma di diario interiore di Sandra, archeologa ed è incentrato sulla storia di due amiche. Sandra, appunto, e Marla. Due persone molto diverse eppure simili: Sandra, estroversa e solare; Marla, introversa e misteriosa.

    Si conoscono nei banchi di scuola, in un liceo artistico cagliaritano. La loro amicizia si muove fra alti e bassi, dall’improvvisa sparizione di Marla, fino a una rottura che sembra definitiva.

    Sono passati tanti anni da quel periodo scolastico e universitario e le due amiche decidono di far pace e rinsaldare la loro antica amicizia. Ora Marla è diventata un medico che opera in un ospedale di Marrakesh, nel reparto malattie infettive. Sembra aver superato le ombre del passato e si è sposata con un affascinante collega, Aaron.

    Sandra ora però si sente attratta dal marito dell’amica e capisce subito di essere ricambiata. La sua amicizia con Marla sembra tornare di nuovo in bilico.

    Patrizia Floris con grande maestria, ci propone un romanzo fresco, ricco di colori e colpi di scena. Due amiche così diverse che si incontrano; due storie, differenti ma parallele; due città così lontane ma entrambe affascinanti e piene di suggestioni come Cagliari e Marrakesh.

    Un tè a Marrakesh unisce una scrittura piacevole a una trama intricata e coinvolgente; un romanzo che appassionerà e terrà incollato il lettore fino all’ultima riga.

    Roberto Sanna

    Maggio 2019

    In un antico caffè sorseggio un tè dai sapori lontani. Un viaggio esotico che mi riporta indietro nel tempo, a quando ti incontrai la prima volta.

    Marocco due anni prima: un viaggio in treno.

    Seduta in uno scompartimento di seconda classe proveniente da Casablanca osservo il paesaggio: è primavera, l’aria così simile alla nostra. Ritrovo un attimo di serenità, socchiudo gli occhi e attendo che i raggi del sole, attraversando il finestrino, riscaldino il mio viso.

    La meta è Marrakesh, la medina, un quartiere labirintico di epoca medioevale, dove si possono trovare oggetti di ceramica, gioielli, tessuti pregiati e lampade di metallo.

    È uno dei tanti viaggi di lavoro, devo rinvenire pezzi di antiquariato per cultori del genere. Amo tantissimo questo lavoro, perché ho sempre pensato che ogni oggetto, anche il più piccolo e minuto, sia stato posseduto da qualcuno tanto tempo fa. Qualunque monile o pezzo prezioso ha una storia, e con le mani sfiorandolo in tutti i suoi contorni, sento che questo ha un’anima, prende vita. Questo viaggio non è solo motivo di lavoro, ma anche un ritrovare una persona che ho amato tanto.

    Quanto ho aspettato questo momento, quanto sono curiosa di intraprendere la ricerca di me stessa e un confronto con chi mi aspetta da tempo.

    Il treno arriva alla stazione. Raccolte le mie cose mi appresto a scendere. Eccola, è la mia più cara amica che mi viene incontro: lei, Marla, donna dolcissima con due occhi azzurri intensi e scintillanti, alta e filiforme, tipicamente inglese. Ha deciso di vivere in questi luoghi incantati.

    Con la sua solita euforia mi abbraccia forte e mi dice: Finalmente sei arrivata, non vedevo l’ora. Ho una sorpresa per te.

    Ciao Marla, cara amica mia, quanto tempo. Ansiosa di incontrarti. Sorpresa?

    Il mio abbraccio è forte, pensando alla nostra vecchia amicizia.

    Sì, una sorpresa. Non puoi immaginare quanto sono felice di averti qua, dopo tanto tempo.

    Lo so, siamo state troppo lontane, prese dal nostro lavoro, e dalle nostre vicissitudini personali. Ma ora siamo qui, una davanti all’altra come ai vecchi tempi.

    Lungo la strada mi prende sottobraccio, ricordiamo i momenti passati trascorsi insieme. Lei un medico, io un’archeologa, scelte diverse ma noi siamo sempre unite.

    Settembre 1991

    Primo anno di liceo: quattordici anni. Tutti sconosciuti, timorosi l’uno nei confronti dell’altro.

    Lei è là, seduta in un banco davanti al mio, appoggiata alla parete, scruta tutti silenziosa, introversa. Ha una situazione familiare tra le più difficili. Il padre di origine italiana e madre inglese, proviene da un paese dove un terremoto ha distrutto tutto, la sua casa e ha anche subito la perdita di parenti e amici.

    L’abbiamo coccolata e amata. Il padre ha aperto una piccola bottega da calzolaio in una stretta via in periferia, e abitano proprio di fianco. La loro famiglia è tra le più povere, faticano ad andare avanti, e molte persone si prestano ad aiutarli.

    Io, la meno timida, mi faccio avanti.

    Ciao, come ti chiami?

    Io? Marla.

    Piacere, Sandra. Ma non sei di qua?

    No, sono siciliana, risponde secca, e nient’altro.

    Rimane così silenziosa e non si fa mai coinvolgere per i primi mesi, senza essere partecipe alle nostre conversazioni e ai diversi lavori di gruppo, per non parlare delle scorribande con i compagni durante le ore di ricreazione.

    La nostra scuola si trova nel centro storico del quartiere Marina, a Cagliari, accoglie appunto gli abitanti che vivevano il mare, pescatori, marinai, nel passato e ancor oggi, ai giorni nostri. E poi successivamente vissuto da persone che hanno sempre amato questo quartiere. Lo definisco un luogo pieno di misteri, pensando a tutto quello che ricorda.

    La sede della scuola è nell’ex collegio di Santa Teresa, prima un convento e successivamente ha ospitato diversi istituti scolastici. La scuola è articolata su tre piani, e tre sezioni, un piano quattro classi, e la nostra è al primo. Il nostro è un liceo, diciamo molto particolare, si insegnano le arti pittoriche e architettoniche. Liberi di esprimere la nostra vena artistica e di pensiero. Diciamo che di vena artistica in molti non è presente, ma sono solo scansafatiche che amano poltrire e adagiarsi al dolce far niente.

    Ma io sì, amo questo mondo, fatto di artisti, dove in ogni angolo della mia scuola ci sono personalità e figure che sviluppano e forgiano ragazzi che poi andranno all’Accademia di belle arti oppure altri ancora faranno la scelta del disegno tecnico, come l’architettura.

    Con il passare del tempo Marla, finalmente, si è unita a noi. È anche molto simpatica, sorride sempre e parla un italiano maccheronico. La mamma le parla sempre e solo in inglese, perché le dice che bisogna conoscere una seconda lingua, straniera appunto. Tutte le volte che esprime concetti e pensieri, incarna proprio quell’inglese un po’ comico di certi attori, e di chi mastica un chewingum. Ci divertiamo come matti. In alcuni momenti la rimarca sempre più, e il suo parlare è ancora più divertente, tanto da essere sempre al centro dell’attenzione.

    L’intesa tra di noi è tale, che basta uno sguardo per capire cosa ci passa per la mente, e ne combiniamo di tutti i colori. Sgattaioliamo dall’aula per stare dietro le porte a spiare dalla toppa della chiave, dei ragazzi che in quel primo anno sono molto interessanti.

    Senti Sandra, mi fai da palo in questo momento? Non c’è nessuno, ma tu controlla se arriva qualcuno, mentre io spio dal buco della serratura.

    Sbrigati Marla, facciamo in fretta. Devo avere anche io la possibilità di vederlo almeno una volta.

    Solo che io non dovevo osservare dalla serratura, ma fare dell’altro. Ci infiliamo nel bagno delle femmine, e salgo in piedi sopra un lavandino per affacciarmi alla finestra che dà a un lucernario, e che a sua volta si trova di fronte alla classe del ragazzo che tanto mi piace. È quattro anni più grande di me, è in quarta, occhi verdi, biondo e una barba rasa che gli dà un’aria da bonazzo. È molto simpatico e mi fa certi sorrisi che spesso m’incanto aspettando che accada qualcosa.

    Entrambe siamo convinte, soprattutto quando li incontriamo che non abbiano occhi che per noi. Ma solo con il tempo ci siamo rese conto che siamo solo due corpi senza ombra per quei due.

    I compagni si chiedono sempre cosa facciamo fuori dalla classe nelle ore di lezione. Uno in particolare, Andrea è innamorato di Marla, e non fa altro che invitarla a uscire.

    Ciao bella inglesina, andiamo a prendere un gelato più tardi?

    Ma lei spesso lo allontana in malo modo. Ma lui insiste, facendole capire con complimenti e frasi carine, che le piace e che è interessato a continuare la sua conoscenza.

    Ma lei nulla, risponde con un Senti Andrea, non voglio ripeterlo tutte le volte. Sei un ragazzo carino, simpatico, ma non credo che possiamo stare insieme. E lo snobba completamente.

    È un anno piuttosto impegnativo, tra materie di studio e impegni teatrali, che i professori ci programmano e ci danno da studiare per portarci alla fine a delle scelte.

    Giornate intense di prove, dove ognuno di noi interpreta un personaggio. Il cavaliere Errante è la pièce teatrale. Don Chisciotte lo interpreta proprio lui, Nicola è il suo nome, il mio pensiero più grande. Quanto è bello in queste vesti, con l’armatura e la sua spada, cavalca un finto cavallo di legno. La parte di Dulcinea, pensate un po’ a chi l’hanno data: a lei, a Marla. Quanto l’ho invidiata. È sempre là nei pensieri di Nicola, che non fa altro che adularla. A me invece hanno dato una piccola parte, quella di una contadina, una comparsa che non deve dire nulla, ed emulare solo i lavori dei campi, insieme a altre ragazze. Odiosi!

    Li osservo durante le prove, il mio sguardo, anche se sono presa dalla finta semina, tende sempre verso di loro. Ogni tanto mi distraggo e la prof di recitazione e teatro mi riprende sempre. Senti un po’ mia cara, non vorrei essere troppo insistente, ma in questi giorni sei troppo distratta. Devi fare come gli altri del tuo gruppo, non incantarti. Mi hai capito bene? Contadinella!

    Rispondo sempre con un sì a malincuore, e appena voltate le spalle le faccio una smorfia, e tutti lì a ridere. Lei si volta di scatto e con il segno delle due dita rivolte ai suoi occhi e poi verso di me, vuol dire attenta, ti tengo d’occhio.

    Il giorno del

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