Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il moro di Firenze
Il moro di Firenze
Il moro di Firenze
E-book124 pagine1 ora

Il moro di Firenze

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Quando in una sera di inizio Quattrocento rientra nella sua casa di Santo Spirito, Filippo Bargelli, ricco mercante fiorentino consacrato solo al proprio lavoro, non si può immaginare che la storia stia per travolgerlo. Storia che nel suo caso ha le sembianze di un giovane moro venuto dalla Spagna, Asmodeo, che bussa alla sua porta per parlare di affari.
Nella Firenze dello splendore, degli intrighi e della finanza, si dipanano i mille colpi di scena di un racconto seducente. La sulfurea volontà di Asmodeo, sostenuta dai denari di Filippo, si insinua irresistibile nelle pieghe della società fiorentina, stretta tra le rapacità dei mercanti, gli opportunismi dei politici e le ipocrisie degli ecclesiastici. È l’alba di un mondo tutto nuovo. La modernità della finanza spregiudicata sbaraglia il vecchio sistema economico di matrice feudale, spazzando via vecchi poteri e consegnando gli allori della gloria a chi è più scaltro, dinamico e spietato.
Asmodeo matura un enorme potere, e regala alla città che lo ha ospitato un lustro che sarà eterno.
Ma il caso è sempre pronto a stravolgere le carte in tavola. E poi i fiorentini, si sa, ne sanno una anche più del diavolo.
Giacché è vero che la storia in un modo o nell’altro viene sempre scritta dai vincitori, è suggestivo immaginare che non tutto nel passato sia poi andato proprio nel modo che a noi posteri è stato narrato. E che in fondo, non tutto ciò che gli uomini credono di controllare, oggi come ieri, sia davvero nelle loro mani…
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2021
ISBN9788832928716
Il moro di Firenze

Leggi altro di Daniele Coppa

Correlato a Il moro di Firenze

Ebook correlati

Fantasy per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Il moro di Firenze

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il moro di Firenze - Daniele Coppa

    Bibliografia

    Introduzione

    Né sulla terra né in cielo troviamo un’altra istituzione umana o naturale che si avvicini al modo di essere o di agire del denaro. Esso agisce senza essere una cosa fisica e senza essere neppure legato alla materia se non come simbolo.

    Vittorio Mathieu, Filosofia del denaro

    Il credito è la parte più importante dell’economia. È la sovrastruttura che regge tutto il sistema economico.

    Si presta del denaro e i debitori promettono di restituirlo con una somma supplementare chiamata interesse. Chi si indebita lo fa perché vuole qualcosa che non potrebbe permettersi. Quando i debitori promettono di pagare e il creditore si fida, si crea il credito. In pratica si crea denaro dal nulla e si scommette sul futuro. Quando un debitore riceve credito, aumenta la sua capacità di spesa, e la spesa traina l’economia. Se il debitore non può ripagare, ha attività o beni di valore per ripagare il creditore.

    Questo mette a loro agio i finanziatori, che sono sempre propensi a prestare denaro. Un maggior reddito permette un maggior indebitamento, che permette a sua volta di aumentare la spesa, e la spesa di uno è l’arricchimento di un altro.

    Che cosa c’è di più diabolico di questo?

    Un perverso meccanismo che mette tutti nella condizione di debitori. Gli stessi Stati, cioè tutti noi, sono indebitati. Nello stesso momento in cui nasce, un bambino è già gravato di un debito. E chi è indebitato è sotto ricatto, e dunque non è padrone del suo futuro.

    Ma come si è arrivati a tutto questo? Nel Medioevo il credito era quasi inesistente. La stessa Chiesa proibiva il prestito a interesse considerandolo usura. I contadini e gli artigiani vivevano sul loro e del loro. Gli stessi mercanti non ricorrevano mai al prestito per le loro attività, preferendo usare i soldi propri e di agire secondo le loro possibilità.

    Ma nel Quattrocento irruppe sulla scena fiorentina una famiglia dalle oscure origini, quella dei Medici, che attraverso le loro banche diventarono padroni prima della città di Firenze e poi di tutta l’Europa.

    I Medici finanziarono re, principi, grandi signori, alti prelati e papi, e tenendoli in pugno con l’arma del ricatto economico esercitavano la cosiddetta criptosignoria, ovvero un sovragoverno nascosto in grado di condizionare tutte le scelte politiche. Poi questo sistema avvinghiò anche livelli più bassi della società, mercanti, artigiani, gente comune.

    Certamente non furono i Medici a inventare le banche e il sistema del credito, ma loro lo portarono ai massimi livelli.

    Tutto questo prosegue ai giorni nostri.

    Daniele Coppa

    1

    Eugene Robert Black senior era nato a Atlanta nel 1898. La sua era una delle più autorevoli famiglie della città: il padre era avvocato, un suo zio era anche stato presidente della Corte Suprema e tra i suoi antenati figurava persino un deputato del Congresso ai tempi di Thomas Jefferson.

    Era stato un brillante studente all’università della Georgia e si era laureato nel 1917 con il massimo dei voti. Ma non aveva scelto la legge o la politica, lui si sentiva portato per l’economia e la finanza.

    Nel rispetto della tradizione di famiglia, la sua carriera era stata folgorante. Dapprima venne assunto come semplice impiegato alla Chase National Bank, ma dopo soli due anni ne era già vicepresidente. Quattro anni dopo, presidente. Fu membro autorevole della Chi Phi Fraternity e della Phi Kappa Literary Society. Durante la Seconda guerra mondiale si distinse per il suo feroce anticomunismo, cosa che lo rese particolarmente apprezzato alle autorità americane. Era un ferreo sostenitore del più libero capitalismo, che secondo lui avrebbe garantito la prosperità per chiunque. Così, quando nel 1946 venne fondato il Fondo Monetario Internazionale, si pensò subito a lui come presidente.

    Il FMI era un’istituzione creata per concedere prestiti a quei Paesi che registravano deficit nella bilancia dei pagamenti. Insomma, in teoria doveva essere una specie di opera di beneficenza che arrivava in soccorso ai governi in difficoltà.

    In realtà fu subito chiaro che il FMI era manovrato dai poteri economici e politici americani. Infatti questi ultimi erano fortemente coinvolti nella direzione finanziaria del Fondo, e gli fornivano la maggior parte delle risorse. Oltretutto, il Fondo non brillava in trasparenza riguardo alla provenienza delle sue entrate, e difettava di legittimità al momento di prendere delle decisioni.

    Si può dire che essa fosse solo la parola del suo presidente.

    Eugene si era sposato a venticinque anni con una sua compagna di università, ma il matrimonio era durato meno di tre mesi. Incompatibilità di carattere, venne detto. Ma in realtà il suo carattere era compatibile solo con la carriera, era quella che lui aveva sposato. Così dopo il divorzio nessuno lo aveva più visto con una donna.

    Questo finché al FMI non venne assunta come segretaria Susan Mary Fabretti. Una ragazza poco più che ventenne che discendeva da una famiglia di emigranti fiorentini. A cinquant’anni suonati Eugene si innamorò perdutamente di quella ragazza. Tutti i suoi collaboratori se ne accorsero. Quell’uomo duro e autoritario, che vedeva il proprio lavoro come un sacerdozio, si addolciva quando parlava con lei o di lei. Sembrava addirittura intimidito quando Susan gli portava qualche documento da firmare. È sempre così: gli uomini con un carattere forte hanno sempre un debole per una persona, di solito una donna, e diventano fragili con questa.

    Eugene le faceva la corte timidamente, con lei sembrava essere tornato un ragazzo. Non poteva certo dirsi un bell’uomo: era piuttosto piccolo di statura, grassottello, ed era anche stato precocemente calvo, in un periodo in cui le teste pelate non erano di moda e anzi si portavano con vergogna. Eppure Susan aveva finito per accettare la sua corte. E fu così che nel 1950 Eugene e Susan si sposarono.

    Convennero entrambi che non era il caso che marito e moglie lavorassero nello stesso ufficio. Susan era una donna in gamba, ma qualsiasi scatto di carriera sarebbe stato attribuito al fatto che lei era la moglie del capo. E così Susan diede le dimissioni e si ritirò a fare la moglie nella lussuosa villa di lui.

    La loro era una vita familiare tranquilla. Alla faccia di coloro che malignavano dicendo che l’aveva sposato solo per i soldi, Susan non dava assolutamente adito a sospetti sulla sua fedeltà al marito. Tutti gli uomini lo invidiavano. Ai ricevimenti Susan faceva sempre bella figura. Era una ragazza intelligente, colta e brillante. Susan ammaliava con il suo fascino discreto ed elegante, e Eugene era fiero di lei. Innamoratissimo, la ricopriva di premure. Erano davvero una gran bella coppia agli occhi di tutti.

    Nell’estate del 1955 Susan propose al marito di passare le vacanze a Firenze. Lui avrebbe preferito la Florida o la California, dove poter praticare i suoi hobby preferiti, che erano la pesca e il golf. Ma Susan insisté.

    Ma perché proprio a Firenze? aveva chiesto Eugene.

    Perché da Firenze viene la mia famiglia, caro Gene, gli aveva risposto Susan.

    Alla fine lui si lasciò convincere. Finiva sempre così tra di loro.

    Arrivati a Firenze presero alloggio nel più lussuoso albergo della città. Il capoluogo toscano si stava ancora riprendendo dalle ferite della guerra, ma i suoi monumenti e i suoi palazzi più importanti erano intatti. Susan lo portò a visitare la città. Lei, nata e cresciuta in America, non c’era mai stata, ma tra quelle vie si muoveva con disinvoltura, come se le conoscesse da sempre. Saranno stati i racconti dei suoi genitori. Videro la cattedrale di Santa Maria del Fiore.

    Quando è stata costruita era la chiesa più grande del mondo, gli spiegò Susan.

    Poi salirono sul campanile di Giotto, visitarono la Biblioteca Laurenziana e la chiesa di Santa Maria Novella. Quando passarono davanti al monumento di Cosimo I il vecchio, Eugene si fermò a osservarlo.

    È stato il più importante banchiere del suo tempo, e anche un mecenate, gli disse Susan.

    È lui che ha fatto costruire tutto? chiese Eugene.

    Susan sorrise, ma fu uno strano sorriso il suo: Così dicono…

    Che grand’uomo allora doveva essere, si lasciò sfuggire Eugene.

    Susan annuì senza spegnere quel sorriso. Arrivarono infine a Palazzo Vecchio. Una guida si propose di accompagnarli. Susan, che parlava perfettamente l’italiano, fece da interprete.

    La casata dei Medici è un’antica famiglia protagonista centrale della vita di questa città. Con la fondazione del Banco dei Medici, a opera di Giovanni e in seguito con Cosimo, la famiglia acquistò ricchezza e potere, divenendo finanziatrice delle realtà più influenti nel panorama politico europeo, ripeté come un pappagallo la guida.

    Poi proseguirono per la Galleria degli Uffizi. Eugene osservava i quadri alle pareti. Non gli interessavano per nulla. Per lui l’arte era qualcosa di completamente estraneo. La sua unica passione, oltre al lavoro, era il baseball. Qualche anno prima aveva accarezzato l’idea di comprare i Dodgers, la sua squadra del cuore, ne avrebbe avuto anche la possibilità, ma poi aveva rinunciato poiché temeva che

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1