Per una pagnotta di segale
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È la vicenda di una donna che agli occhi superficiali di un mondo ormai troppo accelerato può pure sembrare come mille altre, ma che non manca mai di mostrare caratteristiche esemplari di affetto, tenacia, serietà, riconoscenza e attaccamento irriducibile ai propri cari.
Imperscrutabile come tutte le vicende elementari, il mosaico dell’esistenza di Annunziata è un insieme di vita e di morte, di speranze preservate o deluse, di illusioni, di sospetti e di rancori accumulati, e più di ogni altra cosa, di ricordi che ambiguamente oscillano tra il piacere e il dolore.
Costruita sui toni intimi di una testimonianza passata con discrezione di voce in voce e raccolta con cura e passione, pregna della calda spontaneità propria della tradizione orale, la storia di Annunziata è fatta di mille fili, che compongono in una ricca trama una epopea familiare che si districa tra i frangenti drammatici del contemporaneo.
Una storia amara e tenera, segreta e crudele, la storia di una famiglia che traccia la sua rotta nelle acque agitate del tempo, e la storia di ognuno di noi alla ricerca della felicità.
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Anteprima del libro
Per una pagnotta di segale - Marcello Faralli e Silvia Gionta
2018
Introduzione
In principio fu Natalia
Questioni di cuore, la rubrica di Natalia Aspesi, giornalista di costume a Repubblica fin dalla sua fondazione, ha un buon numero di lettrici, ma anche di lettori, in vena di confidenze o racconti di fallimenti amorosi.
Marco, che la frequenta con discreta continuità, ha notato un susseguirsi di lettere di signore che lamentano la mediocrità degli uomini di cui hanno avuto la sventura di essere state compagne o che, in qualche modo, hanno frequentato. Tutte descrivevano questi ex a tinte forti: brutti, sporchi e cattivi.
Un giorno, Marco non resiste alla tentazione di intervenire in prima persona, raccontandosi con toni pacati come persona gentile, di buone maniere, amante di viaggi, di sport, di buona cucina, delle diverse espressioni della cultura: lettura, scrittura, pittura, musica. Non pensa che la sua lettera sia così interessante da essere pubblicata, per cui non chiede di omettere la sua e-mail. Con grande sorpresa, nell’arco di pochi giorni, riceve una caterva di risposte che invitano ad aprire un dialogo per via telematica.
Per la maggior parte sono messaggi intriganti, che destano la curiosità di scoprire la verve, la fantasia, la creatività delle corrispondenti delle e-mail le cui autrici si celano dietro nomignoli fantasiosi: alicetta, ciaomondo, ugolando, neneluna, alchimie, alidavalli21, anima323, idelolis, ordalia-ordalia, penelope 2410, etc.
Anche Benedetta si presenta con uno pseudonimo a protezione della privacy: niente ironia, ma tanta dolcezza, empatia e bisogno di calore umano, di affetto. Amante della musica e del canto, della poesia, delle buone letture, si dichiara anche cultrice della buona tavola e ottima cuciniera.
Con il procedere delle interlocuzioni, cadono le iniziali riserve. Alla fine, i due decidono di incontrarsi a Roma, in piazza del Popolo. In un certo senso il centro del mondo, dove chissà quanti amori sono sbocciati.
Le caratteristiche personali, reciprocamente raccontate via web, trovano ampia conferma nel primo incontro. Per verificare se possono esserci le condizioni per costruire un rapporto di amicizia o perché no di amore, si rende necessario proseguire il dialogo, incontrarsi ancora, conoscersi meglio. E così accade. Cominciano a scambiarsi storie di vita, tante storie: divertenti, tristi, allegre, drammatiche, esotiche anche…
1
Alle origini dei protagonisti
Il golfo di Gaeta, oltre a offrire un suggestivo panorama, tramonti infuocati, mareggiate squassanti, colori cangianti secondo i venti, è ricco anche di pregiate specie ittiche e numerosi sono i pescatori professionisti che vi operano.
Vincenzo Vittorini è ben noto nella Formia del periodo successivo alla Prima guerra mondiale; è commerciante di filati, reti da pesca e tintura in polvere per la coloritura delle stesse, e amministra anche una cooperativa di pescatori. Ha basi finanziarie solide e relazioni commerciali importanti. Il salmastro ce l’ha nel sangue. Tutti requisiti, questi, per essere un riferimento sicuro della marineria gaetana, uno dei settori trainanti della zona.
Si fidanza, ancora giovane, con Concetta Flori, una bellissima ragazza, figlia di un ricco commerciante di spezie. Si tratta di merce pregiata: servono sì per cucinare, ma sono pure farmaci, cosmetici, profumi. Rendono ricchi chi le vende e tutti coloro che ci ruotano attorno. I droghieri, a Formia, commerciano anche alcune specie di pesci essiccate, quali il baccalà e lo stoccafisso, oltre a una vasta gamma di legumi sfusi: ceci, fagioli, cicerchie e lupini. Hanno per questo una vasta e assortita clientela.
Nella Gaeta benestante, le frequentazioni dipendono molto dalla classe sociale di riferimento. Le famiglie Vittorini e Flori sono del medesimo livello. Si conoscono bene e sono in relazione tra loro.
Concetta è la maggiore e la più attraente di quattro sorelle, e il padre le ha affidato la conduzione della bottega di aromateria. È quindi esposta all’attenzione non solo di chi va lì per fare acquisti, ma anche di giovani che, con un pretesto qualsiasi, intendono avvicinarla.
Vincenzo, spigliato e intraprendente, riesce a entrare nelle sue grazie. Cominciano ad amoreggiare prima della partenza di lui per il servizio militare. Sguardi fugaci, passeggiate sul molo, forse qualche tenero bacio sulle guance, all’ombra delle tamerici del lungomare. Amore allo stato nascente, subito osteggiato però dal padre di lei.
Il giovane viene destinato alla base militare di La Spezia. I due innamorati continuano a tenersi in contatto attraverso un’assidua corrispondenza del tutto particolare. All’inizio, le lettere che Vincenzo invia a Concetta sono scritte in italiano, e il padre gliele prende, le apre e le legge, con grande disappunto della figlia.
Papà, non ti devi permettere di aprire la mia posta!
Ma la richiesta fa l’effetto di un refolo di vento nei pensieri del padre. I due fidanzati, molto ingegnosi, mettono allora a punto una specie di scrittura stenografica, di modo che nessuno possa comprendere gli slanci di tenerezza e le frasi d’amore che lui le invia. Piccoli messaggi sono inoltre scritti su un foglio di carta bianca con un pennino intinto nel succo di limone, che si rivela solo se esposto in controluce.
Hanno tutto il tempo di perfezionare i loro ingegnosi sistemi di comunicazione, perché la ferma nella regia Marina è di quattro anni. Possono così consolidare, pur nella distanza, il loro rapporto affettivo.
2
Il matrimonio tra Vincenzo e Concetta
Quando lui torna dal servizio militare, dopo un breve periodo di fidanzamento, hanno l’età giusta per sposarsi. Lo fanno nel settembre del 1925, con il pieno consenso del padre, che ora non osteggia più il loro rapporto. Se lo aveva fatto all’inizio, forse era stato per gelosia, malattia tipica di tanti padri nei confronti delle figlie.
Ricevono molti regali, tra cui uno particolarmente prezioso: un servizio da tè cinese finemente lavorato, dono di uno zio marinaio giramondo che l’aveva acquistato in uno dei suoi tanti itinerari.
Fanno un bel viaggio di nozze a Roma: è l’Anno Santo, promulgato da papa Pio XI con la bolla Infinita Dei misericordia. Viaggiano su un treno speciale per il trasporto dei pellegrini, in cui si respira un’atmosfera di devozione e di speranza.
Il primo impatto con la città è la grandiosità della stazione Termini. E di meraviglie, loro che provengono da una cittadina di provincia, dio sa quante ne scoprono!
Partecipano alla santa messa in piazza San Pietro, celebrata dal pontefice. Per Concetta, fervente cattolica praticante, è un’emozione unica che custodirà nel suo animo per tutta la sua esistenza.
Il primogenito, Andrea, nasce nel 1926. Annunziata Maria Assunta, la prima femmina, viene alla luce nel 1928. Questo terzo nome sembra già preludere a un destino di perenne impegno in tutti i ruoli che la vita può riservare a una donna: madre, moglie, sorella, educatrice, nonna, capofamiglia, anche serva.
A seguire, Concetta mette al mondo Lorenzo, Elvira, Enrico. Ha allattato tutti i figli ma, per quest’ultimo, il prezioso liquido materno non scende. Arriva in soccorso un’aitante balia del frusinate, mantenuta a pensione per tutti i mesi dell’allattamento.
È una famiglia numerosa, ma le condizioni economiche del padre consentono di mantenere alto il tenore di vita e di fare studiare i figli.
Concetta, oltre ad accudire la famiglia con l’aiuto di una domestica, da amante del ricamo, si diletta di questa pratica, per cui ha fatto anche una scuola. Ha a disposizione il cotone che le serve: il marito, che commercia anche in filati della Cucirini e Cantoni Coats, dispone di gomitoli e matassine da ricamo in quantità. Col telaio circolare crea centrini, tovaglie, lenzuola e asciugamani finemente lavorati, che ama esibire compiaciuta alle amiche. Alle figlie dice: Quando vi sposerete vi ritroverete alcuni pezzi di pregio, che valorizzeranno il vostro corredo
.
È entusiasta di questi suoi lavori. Sono molto più del risultato di un hobby: veri e propri capolavori di fine artigianato. Alcuni di questi manufatti circolano ancora nelle case di alcune sue eredi di seconda generazione.
Cura amorevolmente i figli, sempre puliti, ordinati, all’altezza di ogni circostanza.
Annunziata è una piccola figlia della lupa, ma va controvoglia alle adunate fasciste del sabato. Sempre impeccabile però nell’abito di scena: scarpe lucide nere, calzettoni bianchi fin sotto al ginocchio, gonna nera plissettata, camicetta bianca. Nota che poche delle partecipanti sono inappuntabili come lei: chi ha i calzettoni rammendati, chi le scarpe polverose, chi la camicetta lisa. È orgogliosa del suo portamento molto dignitoso, ma ha la percezione di partecipare a una malinconica sceneggiata.
Le sue qualità di ragazzina diligente, esuberante, elegante, sono l’essenza vera della sua personalità. È bravissima in educazione fisica, flessuosa nei movimenti, abile nel salto con la corda e nell’esercizio con il cerchio. È anche un’ottima scolara: la sua maestra la considera la migliore della classe. Parla in italiano e lo scrive correttamente, anche perché il padre ha imposto ai figli di non parlare in dialetto. Consegue la licenza elementare con il massimo dei voti.
Il padre vive nel recinto dei propri affari e si mantiene il più lontano possibile da ogni manifesta adesione al fascismo. Certo, i suoi figli più grandi partecipano alle adunate del sabato, ma il clima che si respira in famiglia è del tutto estraneo alla propaganda e al trionfalismo del regime.
Concetta accudisce i figli con dedizione e amore. Nel tempo libero, oltre al ricamo, preferisce leggere i romanzi di appendice pubblicati dal Corriere della sera: La signorina Cormon di Honoré de Balzac o Madame Bovary di Gustave Flaubert.
Mentre Vincenzo, alla sera, dopo la sua lunga giornata di lavoro, riunisce i figli in circolo, nella stanza da pranzo, per leggere loro le favole con tono declamatorio e mimica vivace.
Ma il caldo e spensierato clima familiare non durerà a lungo. Di lì a poco il destino consegnerà alla famiglia il primo avviso della disgrazia.
Nel 1940, anno dell’entrata in guerra dell’Italia, Concetta si ammala di tubercolosi, contratta nell’assistere una cugina.
La sua malattia getta nella disperazione il marito e i figli, a cui viene proibito anche di avvicinarsi al letto della madre per evitare il contagio. In quel momento Concetta ha trentasei anni; il figlio più grande, Andrea, ne ha quattordici; Annunziata, la ragazzina destinata a ereditare il ruolo di angelo del focolare, di anni ne ha dodici, e giù giù fino a Enrico che ne ha solo quattro e non riesce a comprendere perché gli impediscano di stare vicino alla madre quando lei sta male.
Dopo una lunga sofferenza, Concetta muore e alla piccola Annunziata, detta Nunziatina, scoppia il cuore di dolore; ben consapevole del futuro che l’attende,