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Umanologia: La Via all'Albero della Conoscenza
Umanologia: La Via all'Albero della Conoscenza
Umanologia: La Via all'Albero della Conoscenza
E-book167 pagine1 ora

Umanologia: La Via all'Albero della Conoscenza

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Info su questo ebook

Cos’è l’Intelletto? Cosa significa essere Individui? Queste sono sicuramente domande difficili, impreviste, ma scoprirne le risposte ci darebbe la chiave per aprire un cancello chiuso da tempo: quello che porta a conoscere il proprio Sé. Ed è proprio questo lo scopo del presente saggio.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2021
ISBN9788884596314
Umanologia: La Via all'Albero della Conoscenza

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    Anteprima del libro

    Umanologia - Pino Polito Pesce

    Pagina di servizio

    Autore: Pino Polito Pesce

    Titolo: Umanologia

    Sottotitolo: La via all’albero della conoscenza

    Edizione: Settembre 2021

    ISBN 978-88-8459-631-4

    WIP Edizioni S.r.l.

    Via Capaldi, 37/A – 70125 Bari

    tel. 080.5576003

    www.wipedizioni.it – info@wipedizioni.it

    È vietata la riproduzione, anche parziale,

    con qualsiasi mezzo effettuata,

    senza l’autorizzazione degli Autori e dell’Editore.

    Dedicato a...

    Irene, mia figlia.

    Cresci, crea, strabilia.

    L’Albero della Conoscenza

    Io sono l’Albero della Conoscenza e della Vita Eterna.

    Le mie radici profonde

    nel buio prendono il necessario per mantenere la forma.

    Il mio tronco è una quercia poderosa

    e manifesta l’individualità.

    I rami numerosi e forti accolgono la Luce

    progettano e intrecciano figure mentre le foglie parlano

    il vento porta le loro parole.

    I fiori offrono il proprio nettare alle api.

    I frutti invitano gli uomini a gustare i sapori.

    Io sono l’Albero della Conoscenza e della Vita eterna.

    In me è Conoscenza

    nell’Uomo lo sono del bene e del male

    e quando sanno entrano in sé

    e appena vi si è giunti si è nell’Universo

    e l’alchimia del sapere li trasmuta

    e quel frutto distilla copioso il nettare della Vita eterna.

    Introduzione

    Questo libro è il mio Albero della Conoscenza, che racchiude, fra una nuova introduzione e una conclusione ampliata, la mia tesi di laurea triennale in Filosofia.

    Ho deciso di pubblicare il breve saggio che ne è il risultato, nella speranza che diventi una ramazza nelle mani di molte persone e che porti loro un fondamentale e risolutivo cambiamento.

    Il presente lavoro si assume l’impegno di accompagnare il lettore in un viaggio che lo porterà indietro nel tempo, fino al momento in cui furono gettate le fondamenta psicotrope sulle quali vennero costruite le strutture psicosociali imprigionanti che ancora oggi persistono. Ciò aiuterà a comprendere tutta l’impalcatura costruitaci attorno e a liberarcene.

    Per poter leggere quanto segue con assoluta tranquillità, apertura mentale e buona disposizione, occorre compiere un’azione preliminare, che potremmo definire una epochè. Essa consiste in una sospensione di giudizio che consente di attraversare la lettura senza distrarsi in commenti e confronti che si potranno riprendere appena conclusa.

    A lettura terminata, se la tesi vi ha convinto, avrete la possibilità di utilizzare la ramazza per pulire e preparare il terreno, per rinnovare le fondamenta sulle quali porre il nuovo sapere e dalle quali cominciare la ricostruzione per una nuova partenza.

    Questa rinnovata base, come vedremo, consentirà l’accesso alla conoscenza e coscienza di sé stessi, al proprio Sé.

    Qual è la necessità di cercare il proprio Sé?

    Il Sé è la condizione senza la quale l’Io non esiste. L’Individuo senza il Sé non è presente. Un Essere Umano, per potersi definire Individuo, deve possedere tutte le sue parti: intelletto, mente e corpo, per essere Intero, e i due indispensabili attributi, Volontà e Libertà, per essere anche Attivo. Ma dal momento che tutte le strutture culturali installate nella mente hanno lo scopo di limitare al massimo la percezione di sé stessi, fino a renderla nulla, l’Essere Umano perde la sua interezza. Queste strutture sono create per mantenere l’attenzione verso la parete della «Caverna»¹, proprio come se fossero dei paraocchi per la testa e ganasce per piedi e gambe. Così indirizzata e costretta, la mente dell’Individuo viene abitata da altri e perde la propria libertà, e con questa perdita, la sua volontà diventa immediatamente e assolutamente impotente; non può più né fare né desiderare, da sé per sé.

    A questo punto l’integrità dell’Individuo non gli è più presente ed egli vive di quel che è proiettato sulla parete della Caverna. Non solo, il soggetto costretto nella Caverna diviene oggetto e lo si può utilizzare come schiavo di cui i padroni si serviranno fino alla sua morte.

    Così fuori di sé, con la mente nella Caverna, a illudersi di vivere insieme alle ombre, mentre il suo corpo è fuori a lavorare e consumare, lo schiavo non avrà mai tempo per pensare ad altro, tantomeno a qualcosa di cui gli è stata fatta dimenticare l’esistenza: sé stesso. Inoltre l’educazione e l’abitudine a vivere nei due mondi esteriori, fa apparire l’esistenza del proprio Sé come un’aporìa. E lo schiavo non dubita della sua condizione.

    Si usano metafore per indicare il Sé, come: andare alla ricerca della perla più preziosa, trovare il tesoro più grande, investigare l’essenza della vita; ma la scoperta (e soprattutto l’assunzione) del proprio Sé non può neanche iniziarsi se non si capisce chi è questo Sé, se non si sa dove cominciare a cercarlo, a scavare o dare avvio alla demolizione; se non si conoscono gli strumenti con i quali compiere queste azioni e realizzare questa ricerca.

    Senza il Sé, l’Io non parla, non studia, non scrive, non legge, può solo ubbidire. La storia insegna che i sudditi sono sempre stati mantenuti in una profonda ignoranza.

    L’impegno maggiore è posto nell’educazione a non credere di avere delle proprie capacità, e questo è causa della mancanza di fede in sé stessi. La mente è educata e abituata alla presenza di qualcun altro: un Dio, un Santo, un dèo, un eroe, un partito, un ideale, un istinto ecc.

    Se nella nostra mente vi è un padrone con la sua ideologia strutturata che la fa apparire necessaria e costituzionale, allora sarà quell’ideologia a condurre; a far agire sarà la sua volontà; il suo desiderio porterà avanti il suo progetto mediante l’ospite.

    Per questo è necessario cercare il proprio Sé.

    Questo percorso, che porta a conoscere il Sé, è facile a comprendersi, così come il presente lavoro è veloce a leggersi; mentre quello che conduce alla riacquisizione del Sé è più lento, lungo e impegnativo, ma solo perché le sovrastrutture sono molte e molto pesanti, articolate, soffocanti e anestetizzanti. Per fortuna, data la gioia che si prova una volta compreso, l’impegno diviene, man mano che si progredisce, sempre più stimolante, leggero, piacevole e liberatorio, finché non ci si avvicina, finalmente risvegliati, al nucleo, a sé stessi. Si assumerà subito una visione più oggettiva, mediante la quale sarà possibile rimuovere le costrizioni che hanno mantenuto mente e corpo imprigionati fuori di sé, si recupererà la propria libertà e volontà, e si riacquisirà la coscienza dell’Intelletto, del proprio Sé. Allora si potrà valutare coscientemente la propria condizione in sé e nel mondo, e infine, raggiunta la coscienza di sé e l’interezza, si potrà ricostruire la propria identità e diventare Individuo, ed essere Libero e pieno di Volontà.

    Possedere sé stessi dalla A alla Z mette nelle condizioni di riscrivere la propria storia. Quando finalmente si appartiene a sé stessi, con la capacità critica, possiamo serenamente riesaminare tutto e risistemarlo secondo il personale punto di vista. Con la capacità di giudizio, possiamo pronunciare sentenze, togliere o aggiungere, lasciare o gettare via.

    Finalmente si può riporre la ramazza soddisfatti di essere tornati signori di sé.


    1 Sartori F. (a cura di) (2003). Platone. La Repubblica, libro settimo. Roma-Bari: Ed. Laterza, pp. 461-463.

    Divide et impera

    Con questo breve saggio mi propongo di mettere in evidenza una grande Verità negata che ritengo debba essere conosciuta, e di sottolineare le gravi conseguenze scaturite da tale negazione. Lo faccio nella speranza di interrompere l’incantesimo in cui è costretta l’Umanità e di rompere l’omertà radicatasi nella società. Mi auspico di riaprire la Via per la crescita filosofica e spirituale dell’Essere Umano.

    Scriverò con la maiuscola: Essere Umano, Umanità, Ente Individuo, Ente Intelletto, poiché voglio dare importanza ai termini che indicano la specie umana. Presenterò l’Ente Intelletto (di cui vengono censurati potenze e funzioni); dirò di come sia stato possibile occultarlo e sottacerlo fino alla sua alienazione e successiva censura; indicherò gli artefici di questo occultamento; mi soffermerò sul danno più devastante causato all’Umanità e infine suggerirò una riflessione che possa portare a un cambiamento per sé stessi e per la società.

    Ogni Essere Umano è un Ente singolo, indivisibile e irripetibile, completo di tutte le sue virtù e determinazioni, un Dio-Individuo in grado di creare un mondo tutto suo, che corrisponde ai suoi progetti e che soddisfa i suoi desideri e i suoi bisogni, ma viene reso inconsapevole e incosciente del suo Intelletto, sostanza che lo rende creatore.

    Nell’Intelletto, mediante le sue virtù (scienza, arte, sapienza e saggezza) e attraverso le sue facoltà (intuizione, apprensione, percezione, idea, intenzionalità, pensiero, verbo, proposizione), nascono e si formano le immagini e le ispirazioni. L’Intelletto è il luogo dove si comprendono le leggi della natura e dell’universo, dove si ipotizza la divinità, si intuiscono forme e si elaborano concetti. L’Intelletto è la sostanza, è l’Io-Sono che stabilisce il progetto, è il verbo che manifesta la propria appetizione ed esprime la propria volontà.

    La facoltà creativa esiste grazie all’Intelletto, che consente a ogni Essere Umano di leggere dentro le profondità del mondo spirituale ed energetico e gli permette di manifestare nel mondo fisico tutto il suo immaginario.

    L’attributo ontologico dell’Umanità è il pensiero, che Cartesio (1596-1650) indica come unica facoltà sostanziale del corpo:

    «Pensare? Ho trovato: è il pensiero; questa sola facoltà non può essere staccata da me. Io sono, io esisto; è certo. [...] E dunque sono esattamente soltanto una cosa che pensa, cioè una mente, un animo, un intelletto o piuttosto una ragione, parole che prima erano, per me, prive di significato. Ma dunque sono una cosa, e che esiste realmente. Ma quale cosa? L’ho detto: una cosa che pensa.»²

    Il pensiero consente il passaggio dall’invisibile (Intelletto) al visibile mediante la trasformazione dell’idea in parola e, in seguito, eventualmente, in manufatto, ovvero in qualcosa di realizzato dai

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