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Gli amori di Frida Kahlo
Gli amori di Frida Kahlo
Gli amori di Frida Kahlo
E-book249 pagine2 ore

Gli amori di Frida Kahlo

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Info su questo ebook

Appassionata, irruente, emotiva. Al contempo romantica e audace. Di un uomo solo – il suo Diego – eppure decisa a non rinunciare a nessun batticuore.
Fortemente invalidata, pure nella sua sessualità, dal grave incidente che, a 18 anni, segnò la sua intera vita, ma decisa a non negarsi la ricerca e la sperimentazione del piacere.
Amata e amante di molti e molte, Frida Kahlo fu un personaggio rivoluzionario per l’epoca, tanto nello stile pittorico che nello stile di vita. E nei suoi amori. Distante dalla cultura stereotipata della famiglia, Frida Kahlo, compagna e moglie di Diego Rivera, amò politici, artiste, fotografi e modelle in piena libertà, senza sentirsi mai in dovere di mascherare quelle relazioni o nasconderle.
E di quegli amori fece arte e perfino filosofia, trasportando emozioni e sensualità nei suoi dipinti, nella “costruzione” di una nuova e più profonda idea di femminino e identità.
Resa “diversa” dall’incidente, prese spunto dalla sua condizione per approdare a una concezione più moderna del mondo, di sé e dell’altro.
LinguaItaliano
Data di uscita12 ago 2021
ISBN9788867183128
Gli amori di Frida Kahlo

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    Anteprima del libro

    Gli amori di Frida Kahlo - Valeria Arnaldi

    Valeria Arnaldi

    gli amori di frida kahlo

    immagine 1

    ISBN: 9788867183128

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    INDICE

    Pata de palo

    Il primo amore

    Mio Alex...

    Diego, scendi!

    Da donna a donna

    La moglie di Rivera

    Cristina

    Non dimentico le tue mani

    A casa

    Trotzista

    Vorrei che il mio sole ti toccasse

    Mi Niño

    «Ti innamorerai di lei...»

    Le ferite della felicità

    Querido Doctorcito

    Amiche

    In tre

    Andare, non scappare

    BIBLIOGRAFIA

    ¿Se pueden inventar verbos?

    Quiero decirte uno: yo te cielo,

    así mis alas se extienden

    enormes para amarte sin medida.

    FRIDA KAHLO

    Io sono amore. Io sono

    piacere, sono essenza.

    Sono un'idiota.

    Sono un'alcolizzata,

    sono tenace.

    Sono io,

    semplicemente sono...

    Perché studi così tanto? Quale segreto vai cercando?

    La vita te lo rivelerà presto. Io so già tutto,

    senza leggere o scrivere. Poco tempo fa,

    forse solo qualche giorno fa, ero una ragazza

    che camminava in un mondo di colori, di forme chiare e tangibili.

    Tutto era misterioso e qualcosa si nascondeva;

    immaginare la sua natura era per me un gioco.

    Se tu sapessi com’è terribile raggiungere tutta

    la conoscenza all’improvviso – come se un lampo illuminasse la terra!

    Ora vivo in un pianeta di dolore, trasparente come il ghiaccio.

    È come se avessi imparato tutto in una volta, in pochi secondi.

    Lettera a Alejandro Gomez Arias

    Ho bevuto perché volevo

    annegare i miei dolori,

    ma ora queste cose

    dannate hanno

    imparato a nuotare.

    Lettera a Ella Wolfe

    Pata de palo

    I passi veloci nel corridoio della scuola, le risatine soffocate dei compagni, poi il falso allarme, «Diego, attento, sta arrivando Lupe!», strillato a squarciagola dopo essersi nascosta dietro una colonna, per godersi al sicuro la scena del pittore, distratto dalla bella modella Nahui Olín, tornare ai pennelli rapidamente, prima del presunto ingresso della compagna Lupe Marín. È così, con un gioco da ragazzi, che Frida Kahlo, destinata a diventare una delle artiste più note del Novecento, fa il suo ingresso nella vita di Diego Rivera, il più noto artista messicano della sua epoca, con cui poi darà vita a una delle più significative coppie della storia dell’arte moderna. Rivera, che all’epoca aveva trentasei anni, era stato chiamato a dipingere un murale nell’anfiteatro Bolìvar della Scuola Nazionale Preparatoria, a Città del Messic o, frequentata dai figli delle fami glie eccellenti di Capitale e provincia. Inclusa Frida. Sono gli anni della grande rivoluzione culturale messicana. O quantomeno del suo sogno. Il Paese ha lasciato le armi e ora, fatte le necessarie riforme, vuole liberarsi anche dalle catene di mode e modelli stranieri. Il governo desidera sviluppare il rinnovato sentimento d’identità nazionale. Il ministro dell’educazione Josè Vasconcelos si affida ai grandi artisti del tempo per tradurre il fermento di rinnovamento e ribellione in educazione e crescita. L’arte può essere lo strumento ideale per far maturare le masse e regalare loro una nuova visione politica e sociale, frutto dell’orgoglio identitario, Vasconcelos ne è certo. Per questo sollecita e favorisce gli interventi degli artisti, lasciandoli liberi di esprime rsi senza censure o pressioni. D’altronde, l’ideale è condiviso, non c’è alcun bisogno di forzature. Il primo cantiere di questa rivoluzione dipinta è proprio la Scuola Nazionale Preparatoria. Non una scelta casuale. È l’istituto che forma l’élite del Paese. Un simbolo, una fucina di giovani menti necessarie al domani. Qui nascono i primi murales concepiti come esempi della nuova filosofia di arte per il popolo, realizzati da Clemente Orozco, Alfaro Siqueiros e, appunto Rivera, il più famoso, anche a livello internazionale. Tutti artisti riconosciuti e apprezzati, che hanno sposato la causa comunista.

    Frida, classe 1907, è troppo giovane per interessarsi pienamente a quelle questioni, ma non può non respirare lo spirito di rinnovamento che agita il Messico e, a suo modo, parteciparvi. È un’adolescente e con i suoi compagni, il gruppo dei Cachuchas – sette ragazzi e due ragazze chiamati così per i loro berretti – si fa portavoce di una sorta di socialismo con impronte patriottiche e identitarie, con la veemenza delle prime esperienze da adulta ma il romanticismo tipico dell’età. Quando vede per la prima volta Diego, quella ragazzina impegnata ha quindici anni ma, come poi racconterà l’artista, sembra più giovane, appena tredicenne. È snella, ha un fisico proporzionato, solo il seno importante testimonia qualche anno in più. Ma a Frida quelle curve sembrano interessare poco. Non ha i vezzi e le vanità tipiche delle sue compagne, né le frequenta granché. Le giudica volgari, eccessivamente sentimentali, meschine. Preferisce stare con i ragazzi, giocare con loro e come loro. Perché, in quel modo, si sente realmente libera. È una scelta dettata dal temperamento ma anche dall’esperienza. Dare mostra di non tenere in conto i canoni di una femminilità stereotipata diventa la prima testimonianza della sua ribellione, anagrafica e generazionale, ma è pure, più semplicemente, un modo per affrancarsi dal peso degli inevitabili confronti, già sperimentati con dolore nell’infanzia.

    Figlia del tedesco Karl Wilhelm – messicanizzato Guillermo – Kahlo e della sua seconda moglie, la bella e benestante Matilde Calderón y González, messicana di origini spagnole, Frida era una bambina allegra, intelligente, vivace. Una bambina come tante, più arguta delle sorelle, tanto da diventare subito la prediletta del padre. A sei anni la poliomielite l’ha costretta a letto, lasciandole poi in eredità evidenti difficoltà di movimento alla gamba destra. «Frida, pata de palo!», le gridano, spietati, i coetanei quando la incontrano. Frida, gamba di legno… ma Frida è forte e non si farà toccare o ferire da quelle cattiverie, è una promessa che la bambina fa a se stessa, e che però non riesce a mantenere. Non serve a nulla correre più forte degli altri, essere più spericolati, mostrare distacco. Non serve fingere di divertirsi, ridere di quegli insulti fingendoli battute, ripeterli per abituarsi al suono e attutirne la ferocia. Frida rimane pata de palo. A causa di quella gamba, per rinforzarla, il padre le fa praticare calcio, boxe, lotta libera. Sport da ragazzi, insomma. A causa di quella gamba, per nasconderla, Frida inizia a utilizzare più strati di calze e tessuti. E anche a causa di quella gamba, perché non sia più motivo d’offesa, Frida apprende come mostrarsi e inventarsi differente, ponendo le basi del fascino che, da adolescente, eserciterà sui suoi compagni. Un fascino alimentato dalle cicatrici, come sarà poi per tutta la sua vita.

    Quando Diego sente le urla in corridoio non ha idea di chi sia a farsi gioco di lui. E non può certo sospettare che si tratti della sua futura moglie. Gli servirà ancora qualche anno per farsi stregare da lei. O quantomeno qualche mese per vederne soltanto il viso. Una sera, mentre è al lavoro in compagnia di Lupe, sente gridare e battere alla porta della sala. Quando questa si apre sotto colpi e scossoni, dall’altra parte c’è una ragazzina. La pesante frangetta nera le scende sul viso a dare un tocco di femminilità al taglio maschile. Il corpo è castigato in una divisa alla tedesca: gonna di gabardine a pieghe blu scura, camicia, calze pesanti, scarponi e un cappello nero a tesa larga. Sulle spalle, uno zaino. Frida. Senza curarsi di Lupe o presentarsi, la studentessa si rivolge direttame nte all’artista: «Le darebbe fastidio se la guardassi lavorare?». Nessun tentennamento, pochi convenevoli. «No giovane signora», risponde Rivera, divertito e incuriosito dalla giovanissima ammiratrice, «ne sarei incantato». Frida si mette seduta in disparte, in silenzio, seguendo avida ogni movimento dei pennelli dell’artista. Rimane così per ore, fino a quando a stancarsi non è Lupe, gelosissima del suo amante e infastidita da quella presenza che, se a prima vista le era parsa insignificante, ora, conoscendo il piacere per le lusinghe del suo Diego, le sembra essersi fatta addirittura ingombrante. La donna insulta la bambina, tenta di spaventarla o cacciarla. Invano. Frida sostiene il suo sguardo senza dire una parola. Non ha paura degli insulti, né delle grida. Non ha timore delle donne. Ha conquistato da sola tutto quello che ha, il suo ruolo, le sue prospettive – i Cachuchas sono ritenuti destinati a diventare esponenti di spicco della società messicana – e lo ha fatto, pure, scegliendo con attenzione chi frequentare, come e quando. Non è calcolo ma naturale attrazione. È affascinata dalle menti e dai talenti straordinari. Lo sarà tutta la vita. Lupe non può essere un ostacolo nella sua visione del mondo. Dopo circa tre ore, Frida se ne va, senza ringraziare, dicendo solo buonanotte.

    Qualche giorno dopo, confessa alle amiche di essere innamorata di Rivera. Sarà lui il padre dei suoi figli, garantisce. Anche qui nessun tentennamento, nonostante i commenti di quante – tutte – criticano il suo amore: troppo maturo, troppo grasso, troppo brutto per poter essere oggetto di desiderio, per giunta di un’adolescente con un infinito potenziale, pure di incontri, davanti. Nulla da fare. Frida ha scelto. E non torna indietro. Vuole Diego. Lo ha deciso mentre lo spiava nei corridoi senza farsi notare dagli amici. Lo ha ribadito quando ha sparso del sapone sulle scale nel tentativo di farlo cadere, ufficialmente per riderne con gli altri, più o meno consciamente per attirare la sua attenzione e vederlo ai suoi piedi. E pure quando lo chiamava, dandogli un falso allarme per l’arrivo delle sue amanti: era la Frida maschiaccio a urlare, ma era la Frida innamorata gelosa ad aver ideato quel picc o lo trucco per farlo allontanare dalle altre donne. E, infine, lo ha dichiarato, nel suo modo tutt’altro che chiaro ma non per questo di minor impatto, quando è entrata nell’anfiteatro sfidando in aperto confronto Lupe. In assoluta e silenziosa devozione, Frida si è tacitamente offerta all’uomo invitandolo a farsi suo maestro. Si è imposta all’attenzione, si è battuta per ottenere il diritto a quel posto, si è difesa dagli attacchi di Lupe, puntando gli occhi fieri nei suoi, l’istante sufficiente a ribadire la calma e l’intensità del suo sentime nto, senza perdere di vista l’uomo.

    Ecco la Frida che farà innamorare Diego e molti altri e altre fino a stregare la storia. Una figura fragile nel fisico ma potente per determinazione. Una donna con l’irruenza e l’energia della gioventù ma l’indole resa più matura dalla malattia. Una ragazzina decisa a farsi protagonista della propria vita ma soprattutto eroina della sua avventura. Passionale e impulsiva, ma capace di un’inossidabile dedizione. Perfettamente consapevole del posto che vuole e sente di poter avere nel mondo. Frida, pata de palo, futura regina del cuore di uno dei più acclamati artisti del suo tempo. Frida il maschiaccio, la bambina brutta additata da molte madri dei suoi amici, l’adolescente ribelle in salopette e stivaletti che in bici si buttava, senza paura, a rotta di collo per le discese, per raggiungere prima quello che credeva sarebbe stato un luminoso futuro.

    L’anno in cui Diego vede Frida per la prima volta è lo stesso in cui sposa Lupe. Qualche mese dopo, nell’estate del 1923, Frida si fidanza per la prima volta. Ha deciso di sposare il suo artista ma non ha fatto voto – e non lo farà mai – di non amare altri. Al fianco della giovane ribelle, arriva un altrettanto giovane rivoluzionario, Alejandro Gómez Arias, il leader dei Cachuchas. Più grande di lei, più apprezzato e conosciuto nella scuola, più bello e colto. Un fine oratore, dai m odi ricercati, che si fa vincere dalla freschezza di quella ragazzina, di cui per qualche tempo è stato mentore oltre che amico. Insieme a lui Frida sperimenta il primo corrisposto batticuore. Insieme a lui scopre l’emozione dei primi baci, dei primi progetti di coppia, delle prime fughe d’amore. E pure il primo dolore per il cuore spezzato. A lui, che chiama «Mio Alex», scrive le prime lettere innamorate – «Ogni tanto pensami: è ciò che vuole la tua sorella (fidanzata, amante, moglie)» – tempestandole di baci e riempiendole, lei così fiera, di suppliche. «Non puoi immaginare con quanto piacere darei tutta la mia vita solo per baciarti».

    immagine 1

    I genitori di Frida: Karl Wilhelm Kahlo e la sua seconda moglie, Matilde Calderón y González.

    immagine 2

    Il padre di Frida, Karl Wilhelm, fotografo, che in Messico cambiò il suo nome in Guillermo.

    immagine 3

    Matilde Calderón, bambina, insieme alla sua famiglia. La madre

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