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Tenco. Psicologia e Mistero Svelato
Tenco. Psicologia e Mistero Svelato
Tenco. Psicologia e Mistero Svelato
E-book167 pagine2 ore

Tenco. Psicologia e Mistero Svelato

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Info su questo ebook

Non una biografia, non un saggio investigativo destinato a scoprire trame oscure ma, più semplicemente, un tentativo di mettere insieme, in un modo più coerente possibile, i vari aspetti della personalità di Tenco attraverso quanto da lui scritto o dichiarato e tramite le testimonianze delle persone a lui più vicine. Sono analizzati i testi di alcune sue composizioni e messi in correlazione con situazioni di vita da lui vissute. Oltre a ciò, è formulata un’ipotesi con solide basi scientifiche relativa allo stato psicologico di Tenco nei giorni sanremesi con riferimento agli effetti complessi del farmaco da lui assunto prima della sua esibizione, tale da lasciare pochi dubbi sui motivi all’origine della sua tragica fine. Infine, è proposta una teoria psicobiologica unificante, che spiega in modo consequenziale l’origine degli aspetti caratteristici della sua personalità.
LinguaItaliano
Data di uscita24 gen 2019
ISBN9788827866689
Tenco. Psicologia e Mistero Svelato

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    Anteprima del libro

    Tenco. Psicologia e Mistero Svelato - Fernando Di Rienzo

    Rienzo

    1) INTRODUZIONE

    Dott. Di Rienzo, perché uno studio psicologico su Tenco?

    Nell’ampia letteratura disponibile sulla vita e sulle opere di Luigi Tenco si leggono giudizi unanimi nell’affermare la qualità, l’originalità delle sue composizioni e l’alto livello artistico delle sue interpretazioni. La stessa cosa non accade per i giudizi espressi sulla sua personalità, i quali appaiono a volte divergenti, se non addirittura contraddittori. Ad esempio, Tenco può essere descritto da alcuni che lo hanno conosciuto e frequentato come un ragazzo allegro, gioviale, pronto alla battuta e allo scherzo, ma da altri come un personaggio triste e malinconico. C’è chi ne evidenzia soprattutto il comportamento sensibile e riservato, altri quello scontroso, se non esaltato.

    Lo scopo che mi sono proposto, ben consapevole della difficoltà del compito, è quello di dare un contributo a una migliore comprensione della personalità di Tenco, ovviamente con tutti i pro e i contro del caso.

    Quali sono le difficoltà del caso?

    Le difficoltà e le limitazioni principali sono dovute al fatto che non ho mai conosciuto direttamente Tenco, non avrei mai potuto, per ragioni ambientali e anagrafiche. Nonostante le limitazioni, è oggi possibile effettuare un’analisi psicologica attendibile prestando attenzione a determinati processi di funzionamento mentale, attraverso l’uso di strumenti piuttosto diversi da quelli di un tempo.

    Perché in passato ciò non era possibile?

    Fino a 30 e più anni fa l’indagine psicologica era condotta utilizzando prevalentemente un’ottica di tipo analitico, che minimizzava l’importanza dei contenuti verbali e privilegiava l’accesso a una dimensione inconscia della persona che, a mio avviso, poteva portare in certi casi a conclusioni poco realistiche. Più recentemente, si è venuta ad affermare la prospettiva cognitivista che, nel tentativo di comprendere il vissuto psicologico di ognuno, si preoccupa di mettere in rilievo soprattutto i processi coscienti dell’individuo: ciò che riferisce, ciò che scrive, i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi comportamenti, valutati con l’uso dell’empatia, ossia della capacità dell’operatore della mente di entrare in sintonia emotiva con l’osservato. Come vedremo, l’aspetto cognitivo, riguardante i pensieri, quello emotivo e comportamentale sono strettamente collegati e ci permettono di formulare ipotesi plausibili circa il funzionamento dei processi psicologici. Questo tipo di lavoro sembra essere particolarmente adatto per uno studio sulla personalità di Tenco.

    Ma come si fa a comprendere la psicologia di una persona che non è più tra noi?

    Semplicemente attraverso lo studio delle testimonianze che ci ha lasciato, sotto forma di testi di canzoni, di interviste, di lettere e delle dichiarazioni riferite da chi aveva con lui un rapporto molto stretto.

    I testi di Tenco sono estremamente diretti, talvolta crudi e taglienti, ma comunque rivelatori di una peculiare sensibilità emotiva. In essi pone decisamente in primo piano se stesso e, osservandosi con la lente d’ingrandimento, racconta situazioni interne, pensieri ed emozioni come malinconia, angoscia, tristezza, ostilità, evidenziando una psicologia fatta di autocritica, dubbio, incertezze, ambivalenza, noia, solitudine, protesta, ma anche di momenti di divertita ironia.

    La trasparenza dell’opera artistica di Tenco risulta ancora più sorprendente se paragonata con la sua nota riservatezza.

    Io sono uno

    che parla troppo poco,

    questo è vero...

    (Io sono uno, RCA, 1966)

    Sotto questo aspetto Tenco può essere definito cantautore della soggettività, dell’introspezione, a differenza del contemporaneo De Andrè, che si guarda dentro molto poco, esprimendosi attraverso l’oggettività di situazioni a lui esterne. Pur provenendo dallo stesso humus, la cosmopolita Genova, importante crocevia portuale del Mediterraneo, la differenza fra i due è netta: De Andrè è narratore di fatti, situazioni, storie, in un contesto emotivo fatto di pudico distacco, mentre Tenco è auto-narratore diretto e coinvolto. I suoi testi assumono il significato di un sincero diario esistenziale, come chi, all’interno di una seduta psicologica, rivela i propri problemi, le difficoltà, i disagi, le indecisioni.

    Oltre ai testi, le interviste rilasciate alla carta stampata e ai giornalisti radiotelevisivi riportano dichiarazioni preziose relative alla sua filosofia di vita, ai suoi gusti, all’impegno musicale, che fanno trasparire rigore estremo, necessità di coerenza e orgogliosa onestà intellettuale.

    La mia più grande ambizione è quella di fare in modo che la gente possa capire chi sono io attraverso le mie canzoni, cosa che non è ancora successo...

    (Luigi Tenco, dalla trasmissione Radiofonica Rai Mondorama, intervista di Sandro Ciotti, Secondo Programma, 8/03/1962)

    Una canzone è un fatto troppo importante nella vita di un uomo. Deve rispecchiare uno stato d’animo, deve essere legata a un avvenimento, deve rievocare qualche cosa. Altrimenti è inutile comporla e inciderla.

    (Luigi Tenco, intervista al settimanale Bolero Film, 16/10/1966, firma NE)

    Ulteriore materiale psicologicamente ed umanamente significativo è emerso nei primi anni ‘90 ed è costituito dalle lettere scritte da Tenco alla fidanzata segreta Valeria. Questo materiale, oltre che rivelarci retroscena biografici infantili, fondamentali per una descrizione compiuta della sua personalità, ci svela con maggior dettaglio gli obiettivi della sua carriera artistica, i progetti di vita, come pure certe sue ansie, i suoi tormenti amorosi, le ambiguità affettive.

    Dove nasce la sincerità di Tenco, questo atteggiamento comunicativo forte e diretto, costantemente presente sia nelle sua poetica che nella vita?

    E’ molto probabile che Tenco sia stato influenzato nelle sue modalità espressive dallo stile relazionale presente nella sua famiglia, caratterizzato da un lato da una forte affettività di fondo, dall’altro da una comunicazione netta e categorica. E’ logico ipotizzare, ad esempio, che quando il piccolo Luigi si confidava con le persone per lui significative, ricevesse la giusta attenzione e comprensione e si sentisse a suo agio. Se l’atteggiamento dei suoi familiari nei confronti della sua espressione emotiva fosse stato di chiusura, o, peggio, negativo o giudicante, la sua poetica sarebbe stata probabilmente molto diversa, fatta di discorsi impersonali, di allusioni nascoste, di espressioni ermetiche. A un livello più intellettuale, la sincerità e la comunicazione profonda e diretta di Tenco potrebbe anche derivare da una particolare esigenza interiore di libertà espressiva in reazione alle costrizioni generate dalla società repressiva e bigotta del tempo.

    Quello che comunque mi pare importante sottolineare è che i testi delle sue canzoni, le sue interviste e le lettere alla fidanzata, costituiscono un materiale di prima mano, giunto a noi senza alcuna mediazione, senza il filtro esercitato da racconti o da giudizi di terze persone. Ci mostrano un Tenco che quasi appare davanti a noi, che parla, che argomenta, che dà chiari segni di sé, senza schermi né finzioni. La stessa immediatezza che aveva nei rapporti umani.

    Inoltre, per accedere all’universo psicologico di Tenco abbiamo a disposizione anche altri importanti strumenti: le testimonianze dei familiari e quelle degli amici, oltre a quelle di coloro - collaboratori, musicisti, giornalisti, ecc. - che ebbero con lui stretti rapporti di vicinanza.

    Secondo lei è possibile fidarsi di queste testimonianze?

    Degli amici a lui più vicini assai spesso sì, anche se qualche difficoltà di giudizio può derivare da chi ha condiviso con lui solo una parte della sua vita, ad esempio la gioventù. Da qui possono scaturire perplessità su espressioni come: Luigi era una persona allegra e simpatica, testimonianze veritiere, ma che esprimono solo un aspetto parziale e non generalizzabile della sua personalità, escludendone altri importanti come, ad esempio, quelli collegati alla sua poetica malinconica. Occorre perciò inserire le testimonianze e i ricordi in un contesto più ampio, in una successione di eventi che solo una persona che abbia avuto con lui una frequentazione costante può riferire. Questa ricostruzione a filmato sembra essere piuttosto valida nel caso di Tenco, la cui varietà della dimensione emotiva e comportamentale appare piuttosto spiccata. Seguendo questo metodo orizzontale nella raccolta progressiva degli elementi e usando una precisa modalità di analisi psicologica, potremo osservare come molti pareri discordanti o fatti apparentemente banali siano inquadrabili in un contesto psicologico più preciso, uno schema più unitario e coerente, tale da racchiudere in sé tante multiformità e spiegare meglio i numerosi aspetti contrastanti della sua vita, ad esempio, da una parte il rigore etico estremo, dall’altra il contraddittorio comportamento affettivo, da una parte il suo convinto antimilitarismo, dall’altra il bisogno di avere con sé un’arma.

    Nonostante spesso ognuno sostenga il contrario, è molto difficile, se non impossibile, farsi un’idea compiuta e precisa di chi si incontra in modo occasionale. In primo luogo, per la scarsità degli elementi a disposizione, secondo, perché ogni essere umano ha un suo modo personale di interpretare e di costruire giudizi su ciò che osserva, spesso per l’intervento di sottili meccanismi di epidermica attrazione o repulsione collegati alla parte più profonda del sistema nervoso, il cosiddetto cervello rettiliano. Tenco, come tutti gli esseri umani, poteva piacere istintivamente a qualcuno, come pure suscitare una viscerale antipatia in qualcun altro, che tendeva a travisarne i messaggi.

    Ovviamente, la ricostruzione della trama della vita di ognuno è piena di buchi, di zone d’ombra, di aspetti poco noti, per colmare i quali ci vengono in aiuto diverse biografie di Tenco, soprattutto quelle scritte da chi ha effettuato un lavoro protratto di paziente ricostruzione della sua vita. Queste biografie sono citate in bibliografia, cui si rimanda il lettore particolarmente desideroso di notizie più precise e dettagliate.

    Infine, mi è stata particolarmente utile la lettura di articoli di riviste e testimonianze rare riportate da siti internet dedicati a Tenco, che segnalo anch’essi in bibliografia.

    Ricostruendo i molti passaggi della vita di Tenco, lei si occupa anche dei vari aspetti relativi alla performance sanremese e all’impatto di tutta una serie di fattori, alcuni più noti, altri meno, sulla sua decisione ultima di togliersi la vita, un suicidio del quale lei appare piuttosto convinto.

    Sì, ne sono decisamente convinto. Ma non basta affermarlo. Occorre produrre tutta una serie di ragionamenti che diano un senso a stati emotivi e fenomeni comportamentali che un senso non sembrano avere. Il suicidio Tenco è un fenomeno complesso, nel quale sono implicate alcune variabili apparentemente incomprensibili che cercherò di chiarire.

    2 ) BREVE BIOGRAFIA

    Credo che per rendere più chiara e conseguente un’indagine sulla personalità di Tenco sia utile ricostruire la sua vita, anche perché non tutti ne conoscono le tappe. E una biografia, per quanto sommaria, inizia sempre con un nome, con una data e con un luogo...

    Luigi Tenco nacque il 21 marzo 1938 a Cassine, nella provincia di Alessandria, nelle Langhe - estesa regione collinare situata tra le province di Cuneo e Asti - da Teresa e Giuseppe Tenco, contadino. Quest’ultimo però non vedrà mai nascere il bambino, poiché sei mesi prima rimase vittima di un incidente, avvenuto in una stalla dove, sembra, fu ucciso dal calcio di una mucca.

    Questo è un evento fondamentale.

    Nonostante il clima familiare affettivo, sembra che la mancanza di una figura paterna di riferimento abbia influito non poco sullo sviluppo psicologico di Luigi, contribuendo a determinare in lui un senso di diversità rispetto ai suoi coetanei.

    Come era composta la sua famiglia?

    Oltre che Luigi e la madre, la famiglia comprendeva il fratello Valentino, maggiore di 9 anni, e dal fratello della mamma, Giuseppe, uomo energico, attivo e risoluto, che svolgeva il ruolo di capofamiglia, secondo lo schema classico della famiglia allargata e patriarcale di un tempo. Completavano la famiglia uno zio reso invalido dai postumi di una malattia neurologica e i genitori materni.

    Quali erano le condizioni economiche familiari?

    Lo zio Giuseppe si dedicava al commercio di vino all’ingrosso. La famiglia di Tenco può definirsi, se non ricca,

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