Historical 2003
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Anteprima del libro
Historical 2003 - Federica Rescio
Capitolo 1
Buonasera Gin, come stai oggi?
Insomma. Ecco, lo sapevo
aprii la borsa accanto a me, presi i fazzoletti e asciugai le lacrime che scorrevano in fretta sul mio viso.
Questo scioglimento dei ghiacciai prima o poi finirà
mi sorrise col suo fare tranquillo e deciso.
Lo so, ma ogni volta che sono qui, piango
risposi singhiozzando.
Andiamo per gradi allora: pensieri, emozioni, comportamento
. Accavallò le gambe sulla sua poltroncina bianca, disposta di fronte al divanetto di pelle nera su cui ero seduta io, Ginevra Costantini, ventidue anni, psicologicamente instabile.
Non sono stata molto brava questa settimana, i pensieri non sono cambiati, le emozioni sono negative ed i comportamenti sono uguali
risposi, sempre singhiozzando mentre lui, Pierpaolo, il mio mentore, così mi piaceva chiamarlo, prendeva appunti sulla sua agendina.
Sei stata sempre a letto, quindi, il modo peggiore di reagire. Vogliamo parlare un po' del tuo passato?
.
Raramente mi chiedeva del mio passato, mi osservava, mi ascoltava quando riuscivo a parlare e nonostante la mia fase depressiva, che non mi permetteva di vivere la realtà in quel periodo della mia vita, riuscivo a percepire la sua strategia. Non mirava mai ad un unico problema, diceva sempre che la mia situazione non era dipesa da un passato apparentemente superato, ma da una serie di problemi che col tempo, mi avevano buttato giù.
Pensai a quella domanda, ma come sempre risposero le lacrime al posto delle parole, respirai un minuto e cercai di descrivere quell’immagine, un'unica immagine che aveva influenzato e influenzava ancora la mia vita.
Avevo otto anni quando mi trovai coinvolta in un incidente all’uscita da scuola. Tornavo a casa con Maddy, la mia amica di infanzia. La scuola non era molto distante dalle nostre abitazioni e quando i nostri genitori ce lo concedevano tornavamo a casa da sole. Era la scusa per passare da Concetta, una signora anziana che gestiva un piccolo supermercato in paese. Andavamo a comprare i chupa-chups delle Spice Girls, uno dei gruppi preferiti delle ragazzine a quei tempi, gli anni ‘90.
Ho solo un ricordo
risposi singhiozzando.
Prova a descriverlo, sono abituato alle tue lacrime ormai, cerca di gestire il pensiero
Ho l’immagine dei suoi occhi su di me, il sangue sulle sue mani, poi il buio totale
.
L’incidente stradale coinvolse tre auto, due di queste si scontrarono tra loro, l’altra per evitarle finì contro il supermercato di Concetta dove eravamo io e Maddy. L’impatto fu talmente forte che cadde parte del solaio, Concetta e Maddy riportarono diverse fratture, io fui colpita alla testa. Questo è ciò che mi hanno raccontato, ciò che ricordo io sono gli occhi di chi mi ha soccorso per poi entrare nel buio totale. Mi operarono d’ urgenza, ma persi gran parte dei miei ricordi, tutta la mia infanzia e gran parte delle mie capacità intellettive. Ne uscii fuori viva, ma per riprendermi dovettero passare anni.
Vedi Gin, è proprio questo uno dei punti essenziali. Quel giorno, a soli otto anni, hai imparato cosa volesse dire sopravvivere e lottare per la propria vita, hai reagito e ti sei salvata. Ti sei costruita dei nuovi ricordi, hai ricominciato a parlare, a studiare, memorizzare e ricordare … ma il punto è che questo ti ha sempre fatto pensare di essere forte e di poter permetterti di non pensare a te stessa, pensando sempre e solo al bene degli altri, a non far vedere mai le tue fragilità. Adesso tu non sei più in grado di reagire. Il tuo valore non è dettato da quanto riesci a salvare gli altri. Devi ricominciare a pensare a te stessa
.
Con una sola frase riusciva a farmi capire dove avevo sbagliato da sempre, fin da piccola.
Pier mi parlava di eroismo e aveva ragione. Dalla completa guarigione, non feci altro che pensare agli altri, a proteggere le persone a me care, a nascondere quello che mi portavo dentro per non ferirle, a proteggere chi mi voleva bene o fingeva di volermene, a non pensare mai a me stessa. Ero una sopravvissuta, mi sentivo invincibile, fino a quando non incontrai le persone sbagliate e crollai con un niente.
Quella frase, il tuo valore non è dettato da quanto riesci a salvare gli altri
, fu una delle frasi più efficaci durante tutta la terapia; mi fece sbalzare in un attimo lì dove i miei ricordi riprendevano colore, nel 2003.
Capitolo 2
Gin! Sbrigati è tardi!
Arrivo, un attimo Maddy!
Dai sbrigati, è già suonata la seconda campanella!
Arrivo, arrivo!
Primo giorno dell’ultimo anno di scuola media. Maddalena, con i boccoli dorati diventati con gli anni castano chiaro, un inizio di formosità sui seni e sui fianchi, occhi color nocciola e quell’immancabile sorriso sulle labbra.
Aveva l’ossessione del primo giorno di scuola, doveva arrivare puntuale e prima tra tutti per scegliere i posti di banco migliori, pur sapendo che la nostra professoressa d'italiano, avrebbe cambiato subito le postazioni scelte da noi ragazzi.
Il primo giorno di scuola era sempre un po’ particolare: ti ritrovavi dopo un’estate intera, con la paura di iniziare l’anno scolastico nel peggiore dei modi non avendo completato i compiti delle vacanze, come ogni anno.
Ginevra Costantini!!! Muoviti!
mi rimproverò di nuovo.
Ah ah ah andiamo Lisa, se no chi la sente più!
.
Lisa, capelli castani lunghissimi, pelle vellutata bianca, un viso d’angelo e migliore amica di Emy, carnagione scura, capelli corti lisci e notevolmente testarda.
Lisa ed Emy erano diventate nostre amiche dal secondo semestre del primo anno di scuola media, da allora non ci separammo mai. Lisa aveva un carattere simile al mio, per questo eravamo in continua sintonia; Maddy invece si trovava a suo agio con Emy, stesso carattere forte, solare, indipendente, stesso segno zodiacale: eravamo un quartetto perfetto.
Eccomi, eccomi!
le urlai sorridendo.
Se arriviamo per ultime, ci toccano i posti in prima fila!
Tanto lo sai che la Montefusco ci sposta subito!
le risposi.
Sì, infatti!
intervennero Lisa ed Emy all’unisono.
Vabbè, magari quest’anno la Montefusco è più buona!
rispose Maddy testarda.
Ah ah, questa speranza hai?
la presi in giro.
Si! Comunque hai visto chi c’è?
mi guardò sott’occhio.
Ti sta guardando da dieci minuti buoni!
mi sorrise Emy.
Dai andiamo a salutarli, guarda ci sono anche Patrick e Riccardo!
disse Maddy.
Scusa adesso non è più tardi per entrare?
le risposi.
Ah ah dai!
mi sorrisero tutte e tre.
Ci incamminammo verso il viale che conduceva a scuola. Accanto al cancello d’entrata, tre tipetti mori chiacchieravano indifferenti al suono della terza campanella; li conoscevo bene, ma dovetti sforzarmi per alzare lo sguardo imbarazzato e salutarli.
Ciaooo!!!
esclamarono Emy, Lisa e Maddy.
Ehi, eccole qui
rispose Patrick.
Patrick, il più esuberante del trio, bassino, moro, capelli a spina, sigaretta in mano, spigliato e simpatico.
Come state?
intervenne Riccardo.
Bene grazie, voi?
rispose Maddy.
Tutto bene, comunque dovremmo entrare
rispose di nuovo Riccardo.
Riccardo, quello serio, occhialetto simpatico, studioso, con un passato difficile alle spalle, ma forse anche per questo responsabile e maturo più dei suoi tredici anni.
Tu stai bene?
sentii una mano sfiorarmi leggera e calda sul viso. Marco.
Sì, tu tutto bene? Ti ho visto in giro in paese qualche volta quest’estate
, l’imbarazzo mi creava l’effetto contrario con lui, parlavo a raffica.
Davvero?
si sorprese.
Scusate se vi interrompo, ma dobbiamo entrare veramente ora
si intromise Maddy col suo fare ironico.
Sì, andiamo
risposi in fretta.
Che ti ha detto?
mi chiese subito Maddy sottovoce, mentre a passo veloce raggiungevamo l’aula, seguite da Emy, Lisa e gli altri.
Zitta che sta dietro! E comunque niente di che!
risposi scocciata.
Niente di che gne gne, stavi tutta rossa!
mi fece il verso.
Smettila!
la rimproverai di nuovo.
Arrivammo tutti e sette in classe due minuti prima che entrasse la Montefusco, la prof. di italiano.
Eravamo diciotto in classe, ma il nostro gruppetto era quello più affiatato e poi c’era lui, Marco.
Capitolo 3
Marco, alto, robusto, moro, occhi neri, sorriso da favola, dolce e timido.
Avevo scoperto di piacere a Marco l’ultimo giorno del secondo anno di scuola media, per questo motivo quando lo rividi a settembre, dopo l’estate, mi imbarazzai da morire.
Il secondo anno fu quello in cui, io, Maddy, Emy e Lisa ci avvicinammo molto ai ragazzi. Sapevano del mio passato, perché a differenza degli altri studenti dopo le lezioni io avevo il rientro pomeridiano. Avevo ancora difficoltà a leggere e a ricordare ciò che avevo studiato, ma in generale avevo fatto dei progressi notevoli.
Le mie difficoltà non mi pesavano e il rapporto con loro era così genuino e spontaneo a tal punto da non sentirmi mai a disagio.
Ridevamo durante le lezioni a rischio di note, ci scambiavamo bigliettini di nascosto, e alla ricreazione o in palestra giocavamo puntualmente sempre insieme.
Quell’anno io ero seduta accanto a Ric., Maddy accanto a Patrick di fronte al nostro banco, mentre Marco con Annachiara, una delle tante compagne. Lisa ed Emy si trovavano accanto a noi, stessa altezza, stessi posti, ma file diverse.
Era un disastro per la Montefusco, il più delle volte ci minacciava di cambiare posto, ma purtroppo per lei eravamo quelli più alti e doveva per forza lasciarci dietro.
Fu Annachiara a dirmi di Marco.
Ric. che ore sono?
chiesi sottovoce a Riccardo senza farmi notare dalla Montefusco.
Gin! Mancano ancora due ore!
mi rispose scocciato.
Uff, ma quando finiamo, oggi è l’ultimo giorno di scuola, non possiamo finire prima?
borbottai.
Shhhh!!
si girò Maddy e mi rimproverò.
Ma che avete oggi tutti che state facendo i santarellini?!
chiesi sempre sottovoce.
Costantini! La finiamo o no di parlare? Devo rimproverarti fino all’ultimo giorno?!
la Montefusco.
No, mi scusi professoressa!
Hai visto che ti sei fatta rimproverare?
mi sgridò Ric.
Uff che sei noioso certe volte
lo presi in giro.
Passai le ultime due ore contando minuti e secondi, mentre la Montefusco ci riempiva di compiti per le vacanze, che ovviamente io non scrivevo sul diario, a questo ci pensava Maddy, fin dalle elementari.
Mandai un bigliettino a Lisa anche, dovevo pur occupare il tempo in quelle due ultime e infinite ore.
Pss Pss, Marco?
lo chiamai sottovoce.
Gin no!
mi sorrise.
Dai tieni passalo a Lisa!
Sbrigati, passamelo!
faceva un po’ di storie, ma poi mi accontentava.
Passai in fretta il bigliettino a Marco in un momento di distrazione della professoressa.
Le avevo scritto stupidaggini, tipo: Scema - bla bla - che fai - gne
Ovviamente si mise a ridere e mi rispose con altrettante frasi sceme.
Quanto manca?
chiesi di nuovo a Ric.
Dieci minuti
mi rispose scrivendo sul quaderno.
Evvai!!!
scrissi con tre punti esclamativi e dieci faccine felici.
Ogni volta che parlavo con Ric. o ci scrivevamo delle cose sui quaderni, sentivo gli occhi di Marco su di me, ma fino a quel giorno non ne diedi molta importanza: sì, con lui parlavo, ma con Ric era diverso, avevo più confidenza, scherzavamo, giocavamo, ci volevamo veramente bene.
DRIIIIINNNN!!!
È suonata finalmente!!!
esclamai.
Chiusi in fretta e furia quaderni e libri, mentre ancora la Montefusco parlava e ci augurava le buone vacanze con un malloppo di compiti. Mi alzai e iniziai a salutare tutti i miei compagni.
Ric., ti mancherò vero?
gli chiesi sorridendo.
Per niente guarda!
mi rispose.
Ah ah, ma dove la trovi un’altra compagna di banco come me?
Sì sì, certo!
continuò a prendermi in giro.
Feci un giro di saluti al volo, salutai i miei compagni, le mie compagne, per ultima Annachiara, ragazzina tenera e timida.
Gin, noi ci salutiamo perché non credo che ci vedremo quest’estate, io ho casa al mare
mi disse.
Mmmh, hai ragione Anna, non ci vedremo, uff
le risposi.
Dai abbracciami va
si avvicinò.
Okay okay!
Devo dirti una cosa sottovoce e di nascosto: tu piaci molto a Marco, davvero!
mi sussurrò tra le sue braccia.
Come?
le chiesi un po’ confusa.
È innamorato di te, ma non riesce a dirtelo. L’ha confidato a me, fidati, ora non posso dirti altro
mi rispose.
"Ah okay, grazie per avermelo detto, sei