Dal male... il bene: Come rinascere dalle ceneri della pandemia
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Recensioni su Dal male... il bene
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Anteprima del libro
Dal male... il bene - Alfredo Stella
Parte prima
Capitolo I
Il Covid colpisce l’Italia - Una breve cronistoria ………..…..Pag. 19
Capitolo II
L’umanizzazione, un aspetto fondamentale del malato …......Pag. 23
Capitolo III
Cos’è in realtà un coronavirus …………….………………....Pag. 27
Capitolo IV
Il benessere negato ………………………………………......Pag. 32
La stretta di mano
L’abbraccio
Il bacio
Capitolo V
Lo smart working: ciò che separa e non unisce …………..… Pag. 55
Capitolo VI
Il trapano nella mente: il terrorismo mediatico…………...…. Pag. 63
Capitolo VII
Lo stress da lockdown………………………………………...Pag. 67
- Suicidi
- Femminicidi
- Omicidi
Capitolo VIII
Gli slogan in auge con la pandemia: la chiave di lettura….… Pag. 75
Io resto a casa
Andrà tutto bene
Parte seconda
Capitolo I
Pessimismo e Ottimismo …………………………………..….Pag. 83
Capitolo II
La Resilienza ………………………………………………….Pag. 87
Capitolo III
La pratica del benessere personale: il Mindfulness…………...Pag. 91
- La pratica del respiro
Capitolo IV
Il contatto con la natura………………………………………..Pag. 97
Capitolo V
Lo Shinrin-yoku, il bagno nella foresta………………………..Pag.105
Capitolo VI
La Pet Therapy………………………………………………... Pag.107
Conclusioni …………………………………………………………………Pag.113
Appendice
Storie di Covid ………………………………………………..Pag.115
PREFAZIONE
Il Sociologo e giornalista Alfredo Stella ci regala in queste pagine un affresco di quel grande evento epocale che è stato, è e sarà per gli anni futuri, la pandemia da coronavirus. Sicuramente nei libri di storia del futuro si parlerà di questi anni dolorosi, anni destinati a restare impressi nella memoria collettiva. Nel nostro lessico comune è impressa la memoria storica di eventi e catastrofi del passato, tanto che ancor oggi si allude alla peste per esprimere disappunto, sconcerto e soprattutto timore di fronte eventi che paiono essere incontrollabili. Pochi bambini sanno che quel sei una peste
, accompagnato da un sorriso e da una magnanima accondiscendenza è una locuzione che racchiude la storia della terribile peste nera che tra il 1349 e il 1352 travolse l’Europa riducendo la popolazione di due terzi e delle sue successive periodiche recrudescenze che seguiranno nei secoli, una delle quali splendidamente descritta dal Manzoni.
Spulciando nei meandri del nostro lessico troviamo la spagnola
, una influenza che causò più di dieci milioni morti non più di un secolo fa. Le catastrofi lasciano il segno nella storia ed è altamente probabile che la parola Pandemia, fino a pochi anni fa appannaggio degli esperti di epidemiologia, non sparirà più dal nostro lessico. Ricorderemo gli anni della Pandemia, le sue catastrofiche cifre fatte di morti, ospedalizzazioni, terapie intensive, contagi. Ricorderemo l’angoscia delle perdite economiche, della gente improvvisamente privata del proprio lavoro, delle chiusure forzate, dei litigi dei politici.
Ricorderemo tante cose pensando a questi tempi funesti ma tante altre rischiamo di dimenticarle. È possibile che non ci si ricordi di come si viveva prima della Pandemia, di quanto essa ci ha sottratto, modificando costumi e modi di vivere, di come essa sia penetrata nella profondità del nostro essere e abbia cambiato alcuni aspetti della nostra natura.
Non saremo più ciò che eravamo dopo un evento simile, qualcosa di profondo si è insinuato nell’animo di ciascuno di noi rendendoci diversi, alcune volte migliori, altre volte peggiori.
Qui interviene la sapienza pittorica di Alfredo Stella. Leggendo le sue pagine sembra di passeggiare in un museo e di godere della bellezza, dell’inquietudine e delle emozioni che una pinacoteca composta da bei quadri ci sa regalare. Passeggiando nelle pagine del suo libro possiamo cogliere affreschi di vita quotidiana che hanno preso un nuovo colore, un nuovo modo di comporsi e di essere a causa del Coronavirus. Scopriamo così che la Pandemia ci ha restituito il bisogno di umanità che era andato perduto nei vortici della nostra quotidianità produttiva, veloce e povera di scambi relazionali. Presi dai nostri meccanismi di vita eravamo diventati poco attenti a tante piccole cose che riscopriamo solo quando spariscono a causa della Pandemia. La sottrazione, il venir meno, la mancanza, diventano opportunità per riscoprire quanto siamo bisognosi di relazione, umanità, affetto, comprensione.
Alfredo Stella dipinge queste piccole perdite accompagnando il lettore nella profondità e nella densità di certi gesti di vita quotidiana. La stretta di mano, il bacio, l’abbraccio, il bisogno di star vicini, di sentire un altro corpo fremere insieme al nostro, di gustare con il tatto il calore di un essere umano, sono patrimonio di umanità che improvvisamente si eclissa dal nostro orizzonte, impoverendoci. Eppure quelle medesime azioni sembravano aver perso pregnanza quando si poteva accedere ad esse con facilità. Abbracciarsi, toccarsi, amarsi con passione parevamo essere retaggi di tempi lontani, quelli in cui la tecnologia non aveva reso lo schermo più interessante di uno sguardo.
La pandemia, ci dice l’autore, riporta l’uomo nella sua nuda realtà, che è poi quella di aver bisogno dell’altro, del proprio simile, per vivere e per essere. Questa lezione ci viene proposta con leggerezza, con lo stile del giornalista che racconta storie, ma allo stesso tempo con profondità di animo e sapienza sociologica.
Proprio l’occhio del sociologo riesce a cogliere altre significative trasformazioni che hanno modificato il nostro modo di vivere: la difficoltà di educare i giovani a distanza, la chiusura forzata del lockdown, la forza persuasiva e offensiva dei media.
L’esito di tutte queste situazioni è una condizione di dolore sordo, sotterraneo, taciuto e spesso misconosciuto che attanaglia tutti noi e ci porta in una dimensione di fragilità nella quale si mischiano, con varie alchimie, paura, tristezza e solitudine. Se gran parte delle persone hanno retto a questa difficile condizione un pensiero va rivolto a quelle vittime collaterali del virus che hanno scelto di non vivere, piegati dalle proprie fragilità e da quelle imposte dalla situazione pandemica.
Il libro racconta di questo dolore sordido e taciuto e dei modi per combatterlo, a partire dagli slogan inventati per esorcizzare la paura, combattere la solitudine ed esprimere sconcerto per quanto accade, per poi giungere fino alla ricerca di nuove sicurezze, di nuovi punti di riferimento. A questo punto l’autore si sofferma sulla Mindfullness, una metodica per entrare in contatto con se stessi e gestire le proprie emozioni e ancora una volta, seguendo sempre quella capacità di dipingere affreschi pregnanti, coglie il bisogno di ritorno a se stessi che la pandemia ha generato. Un bisogno di trovare risposte dentro
di sé e non più ancorandosi alla esteriorità delle mode, del successo, del denaro e di tutto ciò che viene imposto dalla società dell’immagi-ne. Esaltando la pienezza e la bellezza dell’essere umano, guidandoci verso la riscoperta di un Sé che sappia essere con gli altri per costruire il proprio benessere non poteva mancare, nella pinacoteca esistenziale dell’autore, un rischiamo al rispetto e alla riscoperta della natura. La natura, madre di ogni forma di vita e radice della nostra esistenza, luogo delle nostre vicissitudini e dei nostri destini, ci ricorda quanto siamo fragili ed esposti ai suoi capricci e quanto sia importante rispettarne gli equilibri e le leggi che regolano i suoi ritmi. Se il virus sta lì a ricordarci che la nostra potenza tecnologica, il nostro benessere, le nostre sicurezze possono essere spazzate via da una semplice mutazione esso ci pone anche nella condizione di ripensare il rapporto con la natura, di godere della bellezza e delle capacità curative che essa offre.
Infine una parola per i nostri amici a due e quattro zampe che hanno soccorso e lenito la solitudine di tante persone in questi giorni di chiusura forzata. Un richiamo alla bellezza di comunicare e amare la vita in quanto vita, in tutte le sue forme e in tutte le sue manifestazioni.
Passeggiare nelle pagine di questa pinacoteca è piacevole. Vi si trova la capacità di raccontare il dolore, la paura e l’angoscia senza perdere il lume della speranza. Vi si trova la nudità dell’uomo pandemico, un uomo forse più nudo e fragile ma più capace di parlare a sé stesso e trovare nuove vie per il proprio benessere e per quello del mondo in cui vive. Un libro di speranza e di umanità, due cose di cui si ha gran bisogno nei nostri tempi!
Gino Aldi
Psicologo e psicoterapeuta
INTRODUZIONE
Combattere una guerra non è mai cosa banale: occorrono mezzi, uomini, strategie e soprattutto un obiettivo, quello di sconfiggere il nemico. Va da sé che, in ogni guerra che si rispetti, al termine delle ostilità si conteranno milioni di vite spezzate, da una parte e dall’altra.
Ma quella che si sta tuttora combattendo dall’inizio del 2020 è una guerra diversa, unica nel suo genere, una guerra betteriologica già vissuta nei secoli precedenti, e alla quale non si era affatto preparati. E come tale di proporzioni mondiali, senza esclusione di razze, età, sesso e religioni, che non ha risparmiato gerarchie politiche e sociali. Una guerra contro un nemico invisibile: un virus.
Diverso, molto diverso da quello a cui si è abituati ogni autunno, quando una buona parte della popolazione finisce al letto con febbre, raffreddori e mal di gola. Ma un nemico di ben altro spessore che ha mietuto e continua a mietere milioni di vittime in ogni parte dell’emisfero terrestre. E, ancora da definire, se nato in natura (come ritengono molti scienziati con il salto di specie) o in laboratorio (e allora il discorso acquisirebbe una diversa connotazione).
In comune con il normale virus dell’influenza il covid ha solo la modalità di contagio: un banale starnuto, un colpo di tosse, una stretta di mano, un abbraccio, un bacio. Manifestazioni comuni a cui tutti siamo, pardon, eravamo abituati sin da piccoli ma che oggi, con la pandemia, hanno assunto un aspetto oscuro, per non dire nefasto.
Secondo una statistica pubblicata il 20 marzo scorso su Scienze & Tech: il Covid 19 uccide 3 persone su 100 che lo hanno contratto e ogni persona malata ne infetta a sua volta altre di 3.2. E che, nei casi più gravi, provoca una polmonite che ha, nel 5% necessità del ricovero d’urgenza in ospedale e, con l’aggravarsi, in terapia intensiva
.
È ovvio che, come ogni virus che attacca l’uomo, la sua capacità di azione è commisurata al sistema immunitario con cui viene a contatto, all’età della persona, al suo stato di salute oltre che alla virulenza del virus stesso. Va da sé che con il covid 19 sono state più le fasce deboli a pagare dazio: anziani, persone con patologie pregresse, disabili. Anche se abbiamo imparato che con questo virus non è mai una regola fissa.
Bisogna a questo punto guardarsi dentro e capire in realtà che cosa stia succedendo e, soprattutto, di chi siano le responsabilità. Non certo degli animali, come qualcuno ha superficialmente sentenziato.
PARTE PRIMA
Capitolo I
Il Covid colpisce l’Italia - Una breve cronistoria
Quando le prime notizie dei contagi giunsero al mondo con almeno tre, quattro mesi di ritardo, in Cina era già scoppiata l’epidemia. L’allora governo italiano presieduto da Giuseppe Conte non sembrava molto propenso a prestare attenzione a quanto stesse accadendo nel Paese asiatico, ostentando, di contro, una certa spavalderia: L'Italia è pronta - ebbe a dire il premier in maniera del tutto sconsiderata - per un eventuale arrivo del coronavirus
. Correva il 31 gennaio del 2020 quando sia il Presidente del Consiglio, appunto, che il Ministro della Salute, Roberto Speranza appena dopo la riunione del Comitato operativo, assicuravano il Paese che non c'era motivo di temere disastri
. Bastarono solo poche settimane per essere radicalmente smentiti.
E lo stesso segretario del Pd e Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, in un’intervista rilasciata il 3 febbraio del 2020 a ‘L’Aria che tira’