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L'ultima occasione
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E-book63 pagine53 minuti

L'ultima occasione

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Info su questo ebook

Un uomo e una maschera che compiono rapine spettacolo, rapine di protesta, di contestazione verso un mondo, una società, un sistema che sembra avere scopi ben precisi: distruggere i sogni delle persone, annientare la loro possibilità di avere un pensiero critico, rubarne il tempo per evitare che la gente possa avere una vita migliore, una vita fatta di materialità superflua, da una totale assenza di bellezza ma piena di sogni accantonati, naufragati prima che una possibile ultima occasione possa portarla in salvo.
LinguaItaliano
Data di uscita24 feb 2022
ISBN9788833469522
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    L'ultima occasione - Vincenzo Contreras

    ultima-occasione_fronte.jpg

    L'ultima occasione

    di Vincenzo Contreras

    Direttore di Redazione: Jason R. Forbus

    ISBN 9788833469522

    Pubblicato da Ali Ribelli Edizioni, Gaeta 2022©

    Narrativa – Intrecci

    www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com

    È severamente vietato riprodurre, in parte o nella sua interezza, il testo riportato in questo libro senza l’espressa autorizzazione dell’Editore.

    L'ultima occasione

    Vincenzo Contreras

    AliRibelli

    Indice

    L'ultima occasione

    Ringraziamenti

    Il mio problema è quello di essere egocentrico per eccellenza e non ho mai sopportato l’idea di avere una vita, come dire, normale.

    Essere un comune mortale mi avrebbe mortificato e giuro che, se lo fossi diventato, oggi non sarei qui a parlare con voi.

    «Certo, staresti in un normale ufficio a fare il tuo normale lavoro onestamente, come i comuni mortali!»

    «In ogni caso, non ci sarei mai stato in quel dannato ufficio, sarei morto, probabilmente mi sarei ucciso con le mie stesse mani!» dissi, guardando quegli uomini davanti a me.

    «Invece i giornali e i telegiornali di mezzo mondo hanno parlato di me e domani ci saranno centinaia di articoli che parleranno ancora e nuovamente di me!»

    «Credi di essere una grande celebrità?!»

    «In qualche modo lo sono, anche se le cose dovevano andare in modo diverso!»

    «Tu sei pazzo!»

    «Può darsi…»

    «Credi che questa sia una giustificazione? Credi che questo sia un buon motivo per fare rapine, rubare denaro, creare scompiglio e combinare tutto quel casino?!»

    So solo che mi divertivo da matti. Era il momento più bello della giornata.

    «Signori e Signore, Ladies and Gentlemen, questo è il mio show quotidiano, quindi, mi raccomando, tutti concentrati su di me!»

    Poi sceglievo una persona a caso, solitamente una persona poco robusta o che aveva la possibilità di sfuggire alla mia visuale.

    «Tu! Vieni qui!»

    La persona si avvicinava ed io gli consegnavo una busta nera.

    «Svuota il registratore di cassa e metti tutti i soldi qua dentro. E muoviti!» gli urlavo.

    Non avevo preferenze nello scegliere i locali, andavo a fiuto.

    Entravo con un programma ben definito, l’inizio come la fine.

    Avevo sempre avuto la fissa per quella maschera maledetta.

    Comprai tutto: la crema bianca, il rossetto rosso fuoco e la matita nera.

    «Signori state fermi e giuro che non vi succederà nulla, ve lo prometto! Fidatevi di me!»

    Puntavo la pistola contro la persona che avevo scelto per raccogliere i soldi e gridavo: «Tu, sbrigati se non vuoi avere una lapide al cimitero!»

    Era tutto questione di minuti, quattro, sei al massimo, quando erano locali con due o tre registratori di cassa. In quel caso le persone designate erano due, ma cercavo di evitare questo tipo di posti, perché spesso avevano delle telecamere a circuito chiuso pronte a mettermelo nel culo.

    «Allora?! Ti sbrighi?!» gridavo alla persona che stava raccogliendo i soldi.

    Ma questo accadeva raramente, perché la pistola puntata contro metteva il pepe nell’anima!

    Dopo i quattro o sei minuti calcolati, la persona mi si avvicinava tremante, con la busta di soldi tra le mani.

    «Adesso mettiti buono lì e non muovere il culo fino a quando non sarò uscito da questo posto di merda! Chiaro?»

    La persona eseguiva senza obiettare.

    Alla fine, davo uno sguardo completo al locale per vedere se mi fosse sfuggito qualcosa o qualcuno e per sapere come comportarmi fuori.

    «Signori e Signore, Ladies and Gentlemen, spero che lo spettacolo vi sia piaciuto e che vi comportiate allo stesso modo se avrete il piacere di assistere ad un altro mio show!»

    Dopodiché avveniva la parte più rischiosa della scena, perché poteva sfuggirmi tutto di mano, ma nulla avrebbe avuto senso senza quel gesto in cui scaricavo tutto me stesso:

    L’inchino.

    Mi inchinavo, portando il busto in avanti di quarantacinque gradi, il cilindro nella mano destra che scivolava davanti al capo. I capelli lunghi cadevano a peso morto a pochi centimetri da terra.

    Poi alzavo la testa e sorridevo ai miei spettatori.

    Avevo sempre tutto con me.

    Il trucco.

    In macchina, prima di iniziare lo spettacolo, mi spalmavo la crema bianca intorno al viso, tralasciando le labbra e due linee semisferiche sulle guance che andavo a pitturare con il rossetto. Poi prendevo la matita nera e disegnavo due linee verticali, di pochi centimetri, sotto gli occhi e due triangoli neri sulle sopracciglia.

    Mi guardavo nello specchietto retrovisore, sorridendo in modo da mettere in evidenza i canini.

    Quando mettevo in testa il cilindro nero, l’opera era terminata.

    Lanciavo ancora un altro sguardo nello specchietto e sorridevo di

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